Anzio (città antica)

antica città costiera del Lazio, il cui territorio corrispondeva alle attuali Anzio e Nettuno

L'antica Anzio (latino Antium) era una città italica, che sorgeva sulla costa tirrenica del Lazio antico. Fu fondata dai Latini agli inizi del primo millennio a.C., e in seguito occupata dagli antichi Volsci, che erano giunti nella zona costiera tra il VI e il V secolo a.C. In epoca romana luogo termale e di villeggiatura, la città era frequentata da patrizi e imperatori. Copriva un territorio oggi occupato dalle odierne città di Anzio[1] e Nettuno, che ne conservano le vestigia e ne sono quindi eredi[2].

Antium
I ruderi della Domus Neroniana.
Civiltàlatino-volsca e romana
EpocaInizi del I millennio a.C. - VI secolo d.C.
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Provincia  Roma
Amministrazione
PatrimonioAnzio e Nettuno
Sito webwww.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/MenuPrincipale/LuoghiDellaCultura/Ricerca/index.html?action=show&idluogo=101478
Mappa di localizzazione
Map

Storia

Età latino-volsca

  Lo stesso argomento in dettaglio: Satricum, Longula e Polusca.
 
Ricostruzione dell'antico Latium, che illustra, fra le altre cose, il percorso della Via Severiana. Notare anche che l'interpretazione proposta dalla cartina pone il porto Cenone degli Anziati (qui chiamato P. Ceno) a oriente della voce Antium (che trovasi in corrispondenza del Capo d'Anzio), quindi nel territorio oggi occupato dall'odierna Nettuno, nella zona del fiume Loricina (in base ad una tesi avanzata da alcuni studiosi). L'interpretazione esclude quindi la localizzazione del Cenone nell'area del successivo porto neroniano, posto invece sul Capo d'Anzio, sul lato occidentale (come vuole invece invece l'altra tesi).

Secondo la tradizione leggendaria di Xenagora, Antium (che per Plinio il Vecchio era la città di Afrodisio[3]) venne fondata da Anteo, figlio di Ulisse e della maga Circe[4], mentre un'altra leggenda del ciclo troiano indica della città un diverso fondatore: Ascanio, figlio di Enea. Sebbene la scoperta di reperti archeologici risalenti all'età della pietra provi la presenza dell'uomo fin da quell' epoca, le fonti storiche hanno accertato la fondazione della città vera e propria, col nome di "Antium", nell'epoca della civiltà laziale[5][6].

Affacciandosi su quel promontorio (oggi Capo d'Anzio, nell'odierna Anzio) che interrompe il piatto scorrere della costa laziale a sud di Roma, dalla foce del Tevere fino al Circeo, agli inizi del primo millennio la città doveva a tale posizione la propria origine ed il proprio sviluppo.

Fin dalle origini notevole centro commerciale, in epoca pre-romana Antium, secondo un'interpretazione proposta, fra diversi studiosi, da Paola Brandizzi Vittucci, si estendeva approssimativamente (per longitudine) dal Capo d'Anzio al fiume Loricina, nell'attuale Nettuno[7].

Un aggere, muro di difesa rafforzato da un terrapieno e completato da un fossato, a protezione della città, detto vallo volsco (iniziato dai Latini e poi migliorato dai Volsci, per cui l'espressione alternativa sarebbe vallo latino-volsco[8]) si estendeva in gran parte del territorio dell'odierna Anzio (soprattutto sull'altopiano delle "Vignacce", primo nucleo di Antium, meglio difendibile per le sue caratteristiche naturali - i resti dell'opera sono visibili, in modo particolare, lungo Via dell'oratorio di S. Rita[9]).

Del resto, che la città fosse situata su un'altura, dava notizia Strabone scrivendo che "si trova su masse di roccia.."[10].

Vi era un antico oppidum anziate, un castello fortificato e abitato, chiamato Caenon (Cenone)[11], che fin dal periodo latino fungeva da porto, da foro per il mercato e da deposito per i viveri[12] (la localizzazione dell' oppidum col porto è oggetto di dibattito[13][14][15]); punto strategico, da esso partivano le scorrerie piratesche per tutto il Mediterraneo[16].

Antium, che nel periodo volsco osteggiò lungamente Roma, per molto tempo fu la capitale dei Volsci Anziati (stanziati sulla costa tirrenica, e distinti dai Volsci Ecetrani, dell'entroterra). Colonie anziati furono le città di Ecetra[17], Longula, Polusca e Satricum (oggi Conca).

Antium si pose alla guida di altre città divenute volsche e intraprese una belligeranza che vide numerosi episodi, tra cui il più noto è quello del patrizio Coriolano, il quale, in esilio presso gli Anziati[18], fu accolto dal nobile Attio Tullio e con lui organizzò la strategia di guerra contro Roma; il primo, ora comandante delle loro truppe volsche, tra il 489 a.C. e il 488 a.C. arrivò a minacciare seriamente l'Urbe, portando i Volsci ad arrivare al IV miglio della via Latina[19]. Ad Antium Coriolano fu poi ucciso, mentre si apprestava a difendere il proprio operato al Foro[20].

Nel 484 a.C., nel territorio antistante la città, i Volsci inflissero in battaglia una dura sconfitta alle legioni romane, condotte da Lucio Emilio Mamercino, costringendole ad una clamorosa fuga notturna[21].

Nel 469 a.C. i Romani conquistarono e devastarono la città-castello di Cenone[22]. Nel 468 a.C., dopo aver perso la battaglia di Antium, gli Anziati si arresero ai Romani, che stabilirono un presidio armato in città[23]. L'anno seguente Roma fondò una colonia di diritto latino nel territorio anziate[24]. Ma in seguito, nel 459 a.C., assediò nuovamente e conquistò Antium (dopo aver già preso Ardea e sottomesso i Rutuli, e dopo che i Volsci anziati coi coloni romani si erano ribellati al suo controllo)[25][26].

Nel 338 a.C. il console Gaio Menio Publio, nel contesto delle guerra latina, guidava l'esercito contro gli Anziati, cui erano confederati i Lanuvini, i Veliterni e gli Aricini: assaliti all'improvviso presso il fiume Astura, li vinceva e mandava in rotta[27]. Antium capitolava, col porto di Cenone definitivamente distrutto, e diventava la prima colonia romana[28]. Nello stesso anno, Gaio Menio faceva installare i rostri bronzei delle più vecchie navi anziati nel Foro romano (furono posti in esposizione permanente al basamento della tribuna, da allora in poi detta rostra[29]); mentre con quelle pienamente operative, le migliori, si organizzò la prima militare militare romana.

Età romana

  Lo stesso argomento in dettaglio: Torre Astura.
 
Vestigia dell' orchestra del teatro romano sito sul del colle de "Le Vignacce" (S. Teresa).
 
Resti della peschiera appartenente alla villa marittima romana nel sito di Torre Astura (è visibile la torre). La prima costruzione risale al I secolo a.C.. Potrebbe trattarsi della villa di Astura appartenuta a Cicerone, che ne parlava nelle sue lettere ad Attico.
 
Busto dell'imperatore romano Gaio Cesare Germanico, detto Caligola (31 agosto 12- 24 gennaio 41), nativo di Antium.
 
Testa in marmo dell'imperatore romano Nerone (15 dicembre 37- 9 giugno 68) presso la Gliptoteca di Monaco di Baviera. Egli era nativo di Antium.
 
La villa e le grotte di Nerone, sul lato ovest del Capo d' Anzio.
 
Le biblioteche nella Domus Neroniana, sulla costa occidentale del Capo d' Anzio.

Agli inizi del I secolo a.C., durante la guerra civile tra il democratico Gaio Mario e l'aristocratico Lucio Cornelio Silla, Antium si era schierata col secondo, e per questo aveva poi conosciuto serie devastazioni da parte dell'esercito mariano[30]. Di conseguenza aveva subito una battuta d'arresto nel suo sviluppo turistico.

Superata la crisi locale, la città riprese il ruolo di soggiorno marino; ospitò eminenti romani che vi costruirono numerose ville in riva al mare, e tra essi Cicerone e Mecenate. Antium conobbe il massimo sviluppo durante il periodo imperiale (vi vennero a contatto tutti gli imperatori)[31], fin da Augusto[32]. Tiberio vi trascorreva brevi periodi di riposo, dopo le fatiche del governo. Nella città nacquero Nerone (15 dicembre dell'anno 37 d.C.)[33] che vi condusse una colonia militare[34], e, secondo Svetonio e Livio, Caligola (31 agosto dell'anno 12)[35], il quale vi sposò Lollia Paolina.

Meno di dieci anni dopo la morte di Nerone, avvenuta il 9 giugno dell'anno 68, Antium era quasi tutta in rovina[36][37].

Ma in seguito tornò ad essere frequentata dagli imperatori, particolarmente da Vespasiano e Tito; altri come Domiziano e Adriano[38], Commodo e Settimio Severo vi fecero costruire ulteriormente, per poi, questi ultimi due, farla chiamare successivamente colonia Commodiana e Severiana[39].

Almeno ai tempi di Strabone, la parte più importante della città si trovava forse sull'altura occupata oggi dalla Villa Bell'aspetto o Villa Borghese[40].

Riguardo all'estensione di Antium romana, l'archeologo Antonio Nibby scriveva che ..andando da Anzio a Nettuno tutta la spiaggia vedesi ricoperta di rovine imponenti di fabbriche, residui di ostraco, pavimenti di mosaico ecc. indizi tutti della popolazione che aveva occupato tutta questa costa..[41]. Non lo contraddiceva lo storico Giuseppe Tomassetti[42].

E secondo il Lugli, anch'egli archeologo: ...I confini del territorio anziate nell'età romana erano rappresentati ad est e a nord-est dal fiume Astura - che lo divideva dall'Agro Pontino e dalle città di Satricum e di Velitrae - fino alla località detta Guarda Passo, nella tenuta di Campomorto (oggi Campoverde); di qui dobbiamo tirare una linea fino al miglio 29 della via di Anzio, comprendendo entro il perimetro le selve di Padiglione e di Nettuno. Il fosso del Diavolo, che sbocca in mare alla Torre S. Lorenzo formava forse il confine settentrionale fra Anzio e Ardea... [43]. Quindi la città, destinata allo svago e al riposo dei nobili romani[10] si estese su tutto il territorio ora occupato dalle due città di Nettuno e di Anzio, e anche oltre[44]:

Molte erano le principali opere o costruzioni anziati:

Dalla fine del II secolo a.C., il litorale da Tor San Lorenzo ad Astura (oggi località di Torre Astura) fu costellato di ville romane. A partire dal secolo successivo, il lido orientale compreso tra Anzio moderna e Torre Astura si popolò di moltissime villae maritimae (con peschiera, lat. piscina, per l'allevamento ittico) del tipo delle ville d' otium, secondo la nuova concezione romana che destinava un tipo di villa suburbana al riposo e al piacere degli aristocratici, facendola perlopiù di carattere residenziale.

  • Infatti, secondo gli storici, molti nobili romani avevano le loro ville nei pressi del fiume Loracina, oggi Loricina (che scorre a levante del Borgo medievale nettunese), nei cui dintorni infatti sono stati trovati molti reperti archeologici[45]. Tito Livio scrisse che il pretore romano Caio Lucrezio, nell'anno di Roma 583 (170 a.C.), si fece costruire una villa nei pressi del fiume detto Loracina, ove vi sarebbe stato un acquedotto dal quale vi conduceva l'acqua[46][47][48].
  • Cicerone ebbe una villa con biblioteca (tornato poi dall'esilio, riorganizzò i resti delle sue biblioteche, per metterli in un posto sicuro) ove spesso si recava, quando non nell'altra di Astura[49][50].
  • Secondo l'antiquario Pirro Ligorio, come scrive lo studioso Calcedonio Soffredini (e come riportato anche dal Lugli), Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa "a sei miglia da Antium", presso le acque Caldane (oggi Tor Caldara), ove innalzò una statua ad Augusto come protettore della fonte[51][52][53].
  • La località di Astura ospitava, fra le molte ville, quella con peschiera costruita nel I secolo a.C. (potrebbe trattarsi della villa di Cicerone); vi era inoltre un approdo per le imbarcazioni, sulle rovine del quale sarebbe stata poi costruita la torre medievale.
  • Nerone fece costruire dei palazzi, tra cui la sua villa imperiale sul mare[54], nonché templi, impianti termali e circhi[55]. Organizzò quindi feste e giochi. Volle anche l'edificazione di un nuovo porto romano[56] (del quale ancora oggi si vedono i resti, sulla costa occidentale del Capo d'Anzio[57]); era caratterizzato da moli addossati a due piccoli promontori. Quello a occidente, di cui rimangono emersi pochi avanzi, aveva una lunghezza di circa 850 metri; quello orientale, col faro alla sua estremità, era lungo 700 metri. L'imbocco, largo 60 metri, si rivolgeva a Sud Est. Non si conosce il lato diritto del porto sulla terraferma; vicino al molo occidentale hanno ancora i loro resti dei magazzini portuali.
  • Opere d'arte come la La Fanciulla di Anzio, Il Gladiatore Borghese, oggi al Louvre, e l'Apollo del Belvedere, conservato in Vaticano[58], nonché il Gallo morente, una replica dell' Hermes Ludovisi, l' Anubi Aldobrandini e molte altre, furono rinvenute perlopiù nell'area della villa imperiale, situata sul Capo d'Anzio.
  • Di Vespasiano erano stati scoperti due acquedotti di piombo. Nel 1726, come riferiva l'erudita Giuseppe Rocco Volpi, fu rinvenuto un altro acquedotto, la cui iscrizione[59] indica che Vespasiano e Prosia Crispina restaurarono gli acquedotti anziati[60].
  • Adriano edificò invece depositi di grano per gli eserciti, numerosi altri palazzi e, anch'egli (come, peraltro, anche Domiziano) una biblioteca.
  • Il questore di Antium Lucio Verazio Afro, secondo una tesi, avrebbe invece abitato nell'antica zona nettunese che era prima chiamata San Biagio[61].
  • Era presente un teatro imperiale, emerso dagli scavi nel XX secolo nell'area de "Le Vignacce". La costruzione rinvenuta, con un lungo colonnato dietro alla scena, ha un diametro di 30 metri; la sua cavea è suddivisa in 11 cunei, che un corridoio semicircolare coperto taglia a metà. Un fornice centrale e due laterali, nei pressi della scena, consentivano di entrare nella cavea. La scena aveva stanze sottoterra destinate agli attrezzi, nonché camere riservate agli attori. Rispetto a questa, il portico sul retro aveva lunghezza ben maggiore (originariamente, era dotato di 18 colonne, poi ridotte a 14). Tutta l'ossatura muraria era rivestita di marmo, a testimonianza della destinazione a pochi spettatori di rango scelto[52].
  • Un edificio con fronte a semicerchio e lati rettilinei, probabilmente un circo, ha i suoi resti nell'odierna Anzio, situati tra la villa Corsini ed il tratto della via Antiatina in direzione di Roma.
  • Nella parte alta della città romana (oggi S. Teresa), l'odierna villa Spigarelli ad Anzio è costruita sulle rovine molto estese di una villa antica, di cui rispetta la pianta e conserva molte vestigia[52].
  • Nei pressi della menzionata villa imperiale, in riva al mare, villa Mastrella è ricavata da un'opera del II-I secolo a.C; conserva l'impianto antico la parte dell'atrio, caratterizzato da impluvium e pavimento a mosaico. I resti della costruzione romana si estendono anche al di fuori della villa moderna.
  • Si possono vedere i resti di un acquedotto, risalente al II sec. d.C., che portava l'acqua da una sorgente sita ad Ovest della città, presso il mare.
  • Pare che l'intera città dell'odierna Nettuno sia attraversata da una grande rete di gallerie sotterranee, che dovrebbero essere le rovine nettunesi dell'antica città (e che, altresì, sono state utilizzate dai soldati americani durante lo sbarco di Anzio e Nettuno).
  • Cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, erano stati rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni (che si trova all'interno del Borgo medievale), durante gli scavi del 1937. Depositati poi nel municipio di "Nettunia porto", sparirono durante la Seconda guerra mondiale.

Riguardo ai principali templi:

Antium romana ne aveva molti, e tra essi:

  • Il tempio della Dea Fortuna (di cui tuttora non sembra rimanere traccia)[62] che secondo molti storici sorgeva nel sito della Chiesa di San Francesco, a Nettuno, al di sotto della quale si sarebbero le sue vestigia[63][64];
  • Il tempio di Ercole, le cui rovine dovrebbero trovarsi al di sotto o nei pressi dell'attuale Forte San Gallo (costruito sulle rovine di un'antico edificio romano), nell'area della villa Belvedere, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua marmorea di questo dio, la cui gamba era stata trovata, nel 1845, più a ponente[65][66];
  • Due templi del Dio Nettuno, uno dei quali si sarebbe trovato presso la villa imperiale (Anzio odierna)[67]; mentre l'altro, presente, presumibilmente, già nell'Antium pre-romana, doveva avere le sue rovine sotto l'attuale chiesa di San Giovanni, interna al Borgo medievale[68][69][70];
  • Il tempio di Esculapio[71] e di Apollo, presente dall'epoca pre-romana, dei quali furono rinvenute le statue in ottime condizioni[72];
  • Il tempio di Venere Afrodisia, che avrebbe dovuto trovarsi non lontano dal porto neroniano[73].

Per quanto concerne le principali strade:

  • La via Antium-Lanuvium (di cui un tratto, identificato con la via storica dallo studioso G. M. De Rossi, è oggi visibile nella località nettunese "La Campana", dove è stato stato dissotterrato nel 2002) affondava le sue radici in un' epoca molto antica, forse nell' VIII secolo a.C.. Iniziava da Lanuvium e, entrata nel territorio di Nettuno odierna, andava verso "La Campana" e poi in direzione del "Fosso dell’Armellino"; passava poi attraverso la località dei "Cioccati" e, superato il ponticello sul torrente "Pocacqua" (zona Tinozzi), assumeva una biforcazione: il ramo principale proseguiva verso Anzio moderna, mentre il secondario, in direzione sud Sud Est, continuava a Nettuno lungo le attuali Via di San Giacomo e Via Romana (che giunge nelle adiacenze del borgo medievale, che, un tempo più esteso, la ospitava al suo interno), per poi terminare, finalmente, al litorale. Questo tratto ultimo della via era documentato nel '500 come “strada romana”, nome che infatti conserva ancora oggi. Inoltre una seconda via forse si staccava dalla direttrice principale che partiva da Lanuvium, a circa 2 km prima di "Torre del Monumento", e puntava direttamente a Nettuno centro (il Borgo suddetto)[74].
  • La via Antiatina, in corrispondenza della porta anziate rivolta verso Roma (quella occidentale), si congiungeva con la Severiana, e nel tratto extra-urbano aveva lo stesso tracciato della moderna Via Nettunense.
  • Come accennato, la città era attraversata dalla famosa via Severiana, costruita nel 198 dall'imperatore Settimio Severo; collegava Portus a Terracina. Ad Antium, nel punto in cui usciva dal vallo latino-volsco verso Astura, la via attraversava la porta orientale della città, e si trovava anche in asse, verso il mare, con la porta meridionale.

I Fasti Antiates Maiores

  Lo stesso argomento in dettaglio: Calendario romano e Calendario giuliano.

Rinvenuti presso la Villa di Nerone sul Capo d'Anzio (di qui il nome Antiates), rappresentano l'unico calendario romano precedente alla riforma giuliana (dunque un esempio del calendario di Numa) sopravvissuto ai giorni nostri. I Fasti presentano una datazione tra l'84 e il 55 a.C.; trattasi di una affresco scoperto in frammenti, che però ne permettono un'ampia e sicura ricostruzione, tale da renderlo nuovamente un calendario completo. I Fasti Antiates Maiores sono ora esposti nel Museo Nazionale Romano, a Roma.

In età tardo-antica

Seguì poi la decadenza dei nuclei abitativi già dal III secolo d.C. e lo sviluppo della comunità cristiana con sede vescovile, a cui vennero devoluti l'amministrazione e l'approvvigionamento annonario[75].

Distruzione di Antium e sua eredità storica

Il porto neroniano era certamente ancora agibile fino al 536-537, se Procopio di Cesarea scriveva che alcune navi vi erano approdate per mandare viveri a Roma assediata dai Goti[76].

All'inizio del VI secolo d.C. Antium, fra molte altre, fu oggetto di saccheggio e distrutta dai Goti, che seminavano morte e distruzione per il Lazio[77].

La storiografia sembra concorde nell'affermare che il "castello di Nettuno", agli inizi del Medioevo, continuò la storia di Antium, né raccolse l'eredità sviluppandosi sul suo territorio come nuovo, autonomo centro abitato. Se Antonio Nibby ipotizzava che i "primitivi abitanti" nettunesi non fossero degli anziati susperstiti, ma gente venuta da altrove[78], altri orientamenti propendono per una versione secondo cui, in seguito alle incursioni gotiche e a quelle successive dei Saraceni, abbandonato l'antico porto neroniano e tutto il resto del territorio, gli Anziati sopravvissuti si spostarono in massa in un oppidum o borgo (che anticamente era forse il Caeno o Caenon, e che già dal periodo intorno al I secolo d.C. aveva probabilmente assunto il nuovo nome Neptunus, prendendolo dal tempio, al suo interno, dedicato all'omonimo dio[79]), dove, fin da subito, si fortificarono intorno a un tempio del Dio Nettuno; di qui derivò il borgo medievale, che quindi assunse (se, come detto, non l'avesse già da molto prima) la denominazione Neptunus.

Sorse una nuova città, che, inizialmente quartiere suburbano di Antium, prese possesso di tutto il suo territorio[80][81].

A tal riguardo, è importante citare il Lugli: ..Anzio, come tutte le città marinare della costa tirrenica, fu soggetta all'inizio del Medioevo alle incursioni dei pirati e dei Saraceni, per cui il porto (neroniano) fu danneggiato e la città abbandonata, e nel vasto territorio rimasero soltanto una domusculta (Liber Pontificalis, ediz. Duchesne, I, p. 435) e una torre di segnalazione. [...] Nell'età papale la popolazione si era spostata di un paio di chilometri più a sud, intorno al castello di Nettuno, situato in località meglio difensibile dal mare, e la nuova città aveva assunto la eredità di Anzio...[82][83].

Dello stesso avviso era stato Giuseppe Tomassetti[84].

Ad ogni modo, il borgo o castello di Nettuno aveva probabilmente quel nome, e si era posto come nuova città erede, già nel VII secolo, quindi era presente al momento dell'arrivo dei Saraceni. Antium dovette cessare la sua esistenza, o comunque di chiamarsi col vecchio nome, già agli inizi del VI secolo[85]. Comunque Stefano Borgia poneva il borgo di Nettuno nell'elenco dei paesi che facevano parte, intorno all'anno 778 d.c., del Ducato Romano[86].

L'area di Capo d' Anzio andò ripopolandosi nel XVIII secolo, in seguito all'inaugurazione del porto innocenziano (1700). Il nome di Antium (nella forma italianizzata di Anzio) tornò definitivamente in auge nel 1827, con la nascita del Comune di Nettuno e del Porto d'Anzio. Nel 1857, papa Pio IX istituì il Comune di Anzio, cedendogli circa 1/3 di Nettuno[87].

Nel Medioevo il borgo rappresentò quindi i resti della vecchia Antium. Molte iscrizioni marmoree ritrovate recitano Neptunum olim Antium ossia "Nettuno una volta Antium", oppure Neptuno in Antium. Infatti gli abitanti non fecero altro che cambiare il nome della contrada da Antium a Nettuno (probabilmente in onore del Dio Nettuno). Pare che i Nettunesi avessero la consapevolezza di far parte di quel territorio una volta chiamato Antium, e ci tenessero a chiamarsi Nettunesi Antiatis, per differenziarsi da tutti coloro che giungevano da altre località[88].

Note

  1. ^ La moderna Anzio sorse il 1° Gennaio 1857, per separazione da Nettuno, con l'entrata in vigore, in quel giorno, del decreto pontificio emanato il 26 Giugno 1856 dal pontefice Pio IX
  2. ^ Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II; Giuseppe Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, Firenze, Olschki, 1979-’80, vol II; Brandizzi Vittucci Paola, Antium. Anzio e Nettuno in epoca romana, Roma, Bardi Editore, 2000, ISBN 88-85699-83-9; Giuseppe Lugli, Saggio sulla topografia dell'antica Antium, Roma, RIASA 7 (1940), pp. 153-188.
  3. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 57.
  4. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 63.
  5. ^ Riguardo alla necropoli di Antium arcaica, Giuseppe Lugli così scriveva: "..La scoperta di un considerevole gruppo di tombe dell'età del ferro, avvenuta alcuni anni fa nella zona ad occidente del faro" (l'attuale Faro di Anzio) "fissa il sito della necropoli arcaica in quel luogo, cioè subito fuori della cinta preromana. Si rinvennero circa venti tombe che appartenevano al periodo fra l'VIII e VII secolo a. C.; le tombe più antiche erano a cremazione, le più recenti a inumazione; il materiale somiglia molto a quello dei corrispondenti sepolcri dei Colli Albani e fa pensare che si tratti di popolazione latina, anziché volsca..." (Giuseppe Lugli, Op. cit., p. 181).
  6. ^ Recentemente sono stati scoperti materiali appartenenti a un gruppo di tombe databili tra il IX e il VII sec. a.C. (quindi alla fasr "laziale"), rinvenute nel 1962, nell'area di Viale Severiano (Anzio odierna) e poste all'interno del vallo che circondava la città pre-romana.
  7. ^ Lo studioso Giuseppe Lugli collocava la città volsca e l' acropoli volsca, fortificate da un vallo (detto volsco), nella sola località collinare de "Le Vignacce", occupata dall'attuale zona di S. Teresa, sovrastante la zona costiera di Capo d'Anzio (indicava l'acropoli situata nelle immediate vicinanze della città, più a oriente). Antonio Nibby (Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. I, p. 184) argomentava invece che Antium volsca, nel suo complesso, da "Le Vignacce" si estendesse molto più a oriente, quindi su tutto il "ripiano scosceso e dirupato" fino all'attuale Riserva naturale di Villa Borghese (a Nettuno), e anche oltre, con la sua acropoli, la "cittadella originale", nel sito dell'attuale Palazzo Borghese al suo interno. Di diverso avviso P. Francesco Lombardi, che voleva l'acropoli, la "Cittadella primitiva", nell'area del Palazzo Pamphily (P. Francesco Lombardi, Anzio antico e moderno: opera postuma, Roma, Fratelli Pallotta Tipografi, 1865, pp. 84-85). L'insieme delle ricerche fino ad oggi sembra comunque confermare l'estensione dell'abitato fortificato fino al mare, almeno nell'area del Capo d'Anzio.
  8. ^ A conferma dell'origine latina di Antium, il vallo presenta caratteristiche del tutto simili rispetto alle mura di antiche città latine come Aricia, Gabii, Lavinium e Ardea. Inoltre, lo scavo operato dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio (1980-1981) ha consentito di datare una prima fase di costruzione dell'aggere, corrispondente a un periodo non successivo alla metà del VII sec. a.C., quindi alla fase protostorica di Antium, precedente all'arrivo dei Volsci.
  9. ^ La tesi di Paola Brandizzi Vittucci (Op.cit.) sostiene in effetti che l'insediamento con vallum e necropoli, cioè a dire l'oppidum protostorico e la prima colonia latina (467 a.C.) sono ubicabili nel sito di Anzio odierna (Colle delle Vignacce)
  10. ^ a b Strabone, Geografia, V, 3, 5.
  11. ^ Livio chiamava il porto anziate col nome di Caenonem, mentre Dionigi di Alicarnasso lo indicava col termine navale (Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 56; Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, II, 63).
  12. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII
  13. ^ Per la studiosa Paola Brandizzi Vittucci, il Cenone (il cui nome latino, Caenum, indicava un semplice "ricettacolo per navi", piuttosto fangoso, poco profondo e di natura paludosa, ossia un pantano) si trovava in corrispondenza del fiume nettunese Loricina, che scorre ad oriente del Borgo medievale di Nettuno. Giuseppe Tomassetti sosteneva che l' "arsenale marittimo Cenon [...] corrisponde, per consenso dei topografi, al Castello di Nettuno" (il Borgo medievale anzidetto). Riguardo alla parte relativa al porto, la collocava ai suoi piedi (Giuseppe Tomassetti, Op. cit, pag. 372); per altri studiosi, come Antonio Nibby e Giuseppe Lugli, il Cenone era invece situato nel luogo poi occupato dal porto neroniano, o nelle sue immediate vicinanze; dunque sul Capo d'Anzio, a sud-ovest della città alta (Antium con la sua acropoli).
  14. ^ Nell'odierna Nettuno fu ritrovata un'iscrizione marmorea, forse risalente al II secolo d.C., in cui si accenna (oltre che all'esistenza di un tempio di Apollo), anche alla presenza di una sorgente d'acqua, di un foro per il mercato di erbe e di bestiame, di depositi di grano e di vestigia del "porto di Nettuno"; il testo è riportato nel Corpus Inscriptionum Latinarum, repertorio epigrafico ufficiale (CIL VI, 29830 cfr. 36613): T(emplum). APOLLINIS AQUAE. PEN. Mle FOR. BOARIUS PORT(us). EX NEPTUNI FORI. OLITORIUS HORREA BAL. FAUSTINA. La sorgente pare corrispondere alla nota "fontana vecchia", presente all'interno del Borgo medievale di Nettuno; i depositi di viveri ai molti pozzi di grano che una volta erano visibili nella piazza detta "dei pozzi" (l'odierna Piazza Mazzini, confinante col borgo menzionato, che un tempo era più esteso e la racchiudeva), e il porto a quello dell'antico Cenone (di cui in epoca romana si dovevano vedere ancora i ruderi). Anche Dionigi di Alicarnasso (Antichità romane, IX, 56) descriveva il Caenum, oltre che come "porto degli Anziati", anche come "foro per il mercato e il deposito dei loro viveri". Lo studioso Giovanni Matteucci ricordava che gli antichi parlavano del Cenone con le stesse parole dell'iscrizione sovraesposta: ".. Citandoci i primi Storici il Cenònis, Forum, horrea: locché mostra di secoli tanti e tanti la Opulenza in Mare e per terra di quegli industri e potenti Anziati ..." e inoltre sosteneva che l'espressione della lapide, PORTUS NEPTUNI, lascia intendere che il porto di Cenone, in età romana interrato e in rovina, già durante l' Impero aveva perso la denominazione originaria e veniva ricordato con quella di Neptunus; lo stesso nome del suo borgo adiacente (l'oppidum in precedenza chiamato Caenon, che sarebbe divenuto il borgo medievale), che si chiamava così fin dal periodo intorno al I secolo d.C. (Giovanni Matteucci, Cenni storici sull'Anzio antico, Nettuno e Porto d' Anzio, Tip. di D. Vaselli, 1872, pp. 19-20) Si pensa quindi che il porto di Cenone fosse collocato nelle adiacenze dell'attuale borgo medievale e rivolto verso il fiume Loricina (o situato in corrispondenza di quest'ultimo), che scorre non lontano de esso, a oriente.
  15. ^ Cicerone, nelle sue epistole ad Attico, accennava ad un luogo situato alquanto a sud di Antium, in direzione della sua villa di Astura, denominandolo "Castello di Coenon" (questo oppidum quindi esisteva ancora in epoca romana, sebbene ormai privo del porto); ciò farebbe supporre che il Cenone fosse localizzato nell'area dell'odierno Borgo medievale di Nettuno (secondo la proposta "nettunese" di alcuni studiosi) e che fosse sempre stato una città fortificata a se stante, piuttosto distante dalla "madre" Antium. (Cicerone, Epistulae Ad Atticum, IV, 8; XII, 19; XIII, 26, ecc.)
  16. ^ In passato Antium era stata una località dove si raccoglievano numerose imbarcazioni, da cui partivano incursioni di pirateria (Strabone, Geografia, V, 3,5).
  17. ^ "..I coloni anziati tenevano congressi palesemente in Ecetra..." (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, III, 10).
  18. ^ Plutarco, Vite parallele, 6. Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade, XXII, 1.
  19. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 1-36.
  20. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 58.
  21. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 83-85.
  22. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 56.
  23. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 57-58.
  24. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, III, 1.
  25. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, III, 22.
  26. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, X, 21.
  27. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, VIII, 13.
  28. ^ In virtù di una politica di integrazione, inviati già in città circa trecento coloni, Roma concesse agli anziati superstiti (tra quelli non ridotti in schiavitù né uccisi) la cittadinanza (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, VIII, 14.) e, per rispondere alle loro richieste, il senato gli accordò la concessione di "patroni" al fine di riorganizzare le leggi della nuova colonia (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IX, 12). In tal modo, Roma si valse dell'esperienza cantieristica anziate, per creare una valida flotta in grado di primeggiare nel Mediterraneo.
  29. ^ Per Lucio Floro le navi rostrate erano sei (Lucio Anneo Floro, Rerum romanorum, I, IX)
  30. ^ Appiano, Historia romana, De bellis civilibus, Liber I,, V.
  31. ^ Soprattutto i Cesari della Dinastia giulio-claudia frequentarono molto la città.
  32. ^ Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), II, 58.
  33. ^ Vi nacque, nel 63 d.C., anche sua figlia Claudia Augusta (Tacito, Annales, XV, 23); durante il grande incendio di Roma del 64 d.c., Nerone si trovava ad Antium (Tacito, Annales, XV, 38, 42).
  34. ^ Tacito, Annales, XIV, 27
  35. ^ “[...] tanto più che Antium fu, tra tutti, il luogo e il ritiro da lui preferito, proprio come si predilige il luogo della propria nascita. Si dice persino che, annoiato dell’Urbe, abbia pensato di trasferirvi la sede dell’Impero..” (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IV, 8); Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), IV.
  36. ^ Plinio il Vecchio, morto nel 79 d.C., scriveva che "..Antium, patria di Nerone, distava da Roma trentamila passi; ora giace quasi tutta in rovina" (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 5, 9).
  37. ^ "..Dopo l'epoca di Nerone niuna notizia ci resta più di Anzio, che meriti di essere menzionata..." (Antonio Nibby, Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II, p. 232)
  38. ^ Adriano ebbe un'illustre regia ad Antium (Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, VIII, cap. 8
  39. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, libb. VIII
  40. ^ "...Tutto il tratto però fra Anzio, e Nettuno dovea essere occupato dall'antica città" (Antium) "come dalle rovine apparisce. Anzi da questa parte" (a Nettuno) "esister dovea l'antica città a' tempi di Strabone (Strabone, Geografia, V, 3, 5), che la dice posta sopra rupi (Antonio Nibby, Op. cit, pp. 235-236).
  41. ^ Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II, p. 404.
  42. ^ "...Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio..." (Giuseppe Tomassetti, Op. cit., p. 366).
  43. ^ Giuseppe Lugli, Op. cit., p. 154
  44. ^ E il Lombardi, dopo aver riportato le parole di Plinio il giovane (Epistularum libri, II, 17, A Gallo.): "..tutto il lido è ornato di ville, le une contigue, le altre separate, che per la loro differente bellezza formano il più incantevole aspetto del mondo, ed insieme offrono a' tuoi occhi più d'una città..". aggiungeva: "...A levante, poi, tutta la deliziosa curva fino ad Astura ne era fiorita, com'è a vedersi dagli avanzi che tratto tratto appariscono sul lido. Grandiosi in ispecie sono quelli che trovansi al quarto miglio, oltre Nettuno, in un sito nominato i Grottoni" (località de "Le Grottacce" a Nettuno) "parte de' quali sono di opera incerta, cioè dell'era repubblicana, e parte di opera reticolata, appartenente a' primi tempi imperiali..." (P. Francesco Lombardi, Op. cit, pp. 102-103).
  45. ^ Lo studioso Luigi Jacono, nei primi anni del XX secolo, documentò graficamente la struttura di tre peschiere che aveva individuato e osservato sul litorale di Nettuno (una di queste era situata di fronte alla "fontana vecchia", interna al borgo medievale); queste, oggi distrutte, testimoniavano la presenza di almeno tre villae maritimae.
  46. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, XLIII, 4, 6
  47. ^ "...Abbiamo notizia delle seguenti ville: del pretore Caio Lucrezio, nella prima metà del II secolo a.C., lo stesso che spese 130.000 sesterzi ex manubiis per condurre l'acqua potabile ad Anzio dal fosso di Loracina (LIV., XLIII, 4, 6-7)..." (Giuseppe Lugli, Op. cit., pp. 153-154).
  48. ^ Vi sarebbero notizie su resti di acquedotto, localizzato nell'attuale Nettuno, la cui captazione ex flumine Loracinae era indicata da Tito Livio (XLIII, 4, 6) al 170 a.C., e che forse era stato un'opera pubblica (Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.).
  49. ^ Cicerone, Epistulae Ad Atticum, II, 3, 6; III, 2; IV, 8; XII, 19; XIII, 26, ecc.
  50. ^ Astura (che dall’età romana rappresentava il prolungamento e il confine orientale della colonia di Antium) fu il luogo in cui si consumarono le ultime fasi dell'inutile fuga di Cicerone da Antonio, come riporta Plutarco in Cicerone, 47, 1-7.
  51. ^ Calcedonio Soffredini, Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno, Roma, Tipografia della pace, 1879, p. 34.
  52. ^ a b c Giuseppe Lugli, Op. cit.
  53. ^ E' interessante notare che, partendo dalla località di Tor Caldara (che si trova a nord del sito centrale di Antium) e andando verso sud calcolando le sei miglia (il miglio romano corrisponde a circa 1500 metri) si arriva nell'area dell'odierna Piazza Mazzini, limitrofa al Borgo medievale di Nettuno.
  54. ^ Non può tuttavia essere identificata con certezza, sebbene venga generalmente posta nei pressi del cosiddetto Arco Muto, dove tuttora si trovano le rovine di un teatro. La dimora dell'imperatore si estendeva sul Capo d'Anzio lungo una fascia costiera di circa ottocento metri e venne edificata sul sito di una precedente villa dove Augusto aveva ricevuto una delegazione da Roma per essere acclamato Pater Patriae. Nerone volle erigere una villa degna, per dimensioni e magnificenza, del suo status di imperatore. Dopo la morte di Nerone tutti i Cesari romani la utilizzarono fino alla Dinastia dei Severi.
  55. ^ In uno di quei circhi anziati Nerone fece un ingresso trionfale e ricevette gli applausi dal pubblico, allorché tornò dalla Grecia vincitore dei giochi olimpici (Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), VI, 25).
  56. ^ Svetonio giudicava il porto neroniano un'opera sontuosissima (Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), VI, 9)
  57. ^ ".. la periferia dell'antico porto fabbricatovi da Nerone [...] ad occidente del porto moderno.."(Antonio Nibby, Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II, p. 233).
  58. ^ Antonio Nibby, Op.cit., p. 234.
  59. ^ E' la seguente: IMP. AUG. VESPASIANI PROSIAE CRISPINAE (Giuseppe Rocco Volpi, Vetus Latium Profanum, Patavii, Cominus, 1726-45, Lib.IV, cap. III, pag. 40). E' riportata, in due parti anche nel Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL 10, 06684 = CIL 15, 07790; CIL 10, 06695 = CIL 15, 07798).
  60. ^ Calcedonio Soffredini, Op. cit., p. 38
  61. ^ "..... Nell'Ottobre del 1877, sotto una piccola chiesa antica dedicata a S. Biagio, a breve distanza da Nettuno" (a poca distanza dall'odierna Piazza Mazzini, ora confinante col borgo medievale nettunese, che una volta, più esteso, la racchiudeva) "si ritrovò un sepolcreto, e in questo due lapidi con iscrizioni latine, nonché il frammento di una terza. La prima, bene incisa e dei migliori secoli dell'impero, è la seguente: L. VERATIO C. F. QUI AFRO FORO IULI VETERANO DECURIONI QUAEST0R ANTI L. MUNATIUS SABINUS SPECUL. C MAMILIUS NAUS COH VII PR. N NAEVIUS RUFUS COH VI VIG. L VERATIUS CERTUS LEG. HAEREDES IN FRONTE P XX IN AGRO P XX .... " (Calcedonio Soffredini, Op. cit., p. 182). Tali iscrizioni sono riportate nel Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL 10, 06674).
  62. ^ Il celebre tempio era dedicato alla Fortuna Anziate (che si contendeva la fama con la Fortuna di Palestrina), caratterizzata dalla duplice forma di divinità della buona e cattiva sorte, ed invocata da Orazio: “O diva gratum quae regis Antium” (Orazio, I, Ode XXXV).
  63. ^ Come riportavano Calcedonio Soffredini (Op. cit.) e P. Francesco Lombardi (Op. cit.), nel 1585, in una base marmorea nell'odierna Chiesa di S. Francesco (costruita sulle rovine di un tempio antico), si leggeva scolpito il seguente voto alle Fortune Anziati: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASCO S.D.D. Il testo fu riportato anche da Giuseppe Rocco Volpi (Op. cit., Lib. IV, cap. V, p. 99), che aggiungeva, dell'iscrizione, la seguente frase: SENATUS DECRETUS DICAVIT. Potrebbe risultare indicativa, sulla reale collocazione del tempio della Dea Fortuna, la notizia dataci da Tacito (Annales, XV, 23), il quale scriveva che il Senato romano, in seguito alla nascita di Claudia Poppea, figlia di Nerone, ad Antium, decretò delle "gare sul tipo di quelle tenute per celebrare la vittoria di Azio, e la collocazione di statue d'oro alle due Fortune sul trono di Giove Capitolino.
  64. ^ Giuseppe Tomassetti (Op. cit.) supponeva invece che il sito del tempio fosse nell'attuale Villa Albani, nell'odierna Anzio; ma di diverso avviso era Giuseppe Lugli, che si dimostrava incerto riguardo alla vera collocazione.
  65. ^ Calcedonio Soffredini, Op. cit., p. 74; Giovanni Matteucci, Op. cit., p. 11; P. Francesco Lombardi, Op. cit., p. 167.
  66. ^ P. Francesco Lombardi (Op. cit., p. 168 e 175) argomentava invece l'esistenza del tempio di Ercole dentro l'odierna Villa Aldobrandini, verso l'odierna Anzio, dopo però aver parlato di un'iscrizione relativa al dio, che era stata ritrovata presso la Batteria Panfili, a Nettuno, quindi laddove fu poi rinvenuta la sua gamba: SANCTISSIMO HERCULI PACIFICO INVICTO SACRUM P. IUNIUS P. F. CERINUS. PRAEF. EQ. SING V. S. L. M. L'epigrafe era stata riportata anche da Giuseppe Rocco Volpi (Op. cit., Lib. IV, cap. IV, pag. 96) e da Raffaele Fabretti (Inscriptionum antiquarum quae in aedibus paternis asservantur explicatio et additamentum, Biblioteca pubblica di Lione, 1699, pag. 128).
  67. ^ P. Francesco Lombardi affermava che tale tempio "apparteneva alla villa imperiale" (P. Francesco Lombardi, Op. cit., p. 162)
  68. ^ Nel Borgo medievale, fra i molti avanzi di vestigia antiche, era stata rinvenuta una lapide, riferita da Raffaele Fabretti (Op. cit., pag. 405) e da Giuseppe Rocco Volpi (Op. cit., Lib. IV, cap. IV, pp. 91-92): NEPTUNO REDUCI SACRUM Q. MANILIUS Q. FIL. PAL. VI VIR AUGUSTALIS ET FLAM. TITIAL. VOTUM SOLVIT LIBENS MERITO. Il Volpi riporta anche un'altra iscrizione, scoperta nello stesso luogo, che fa riferimento a un sacerdote del dio Nettuno: ACCIAE. MANILIAE. C.F. VIXIT. ANNIS. XLII. L. ACCIUS. L. F. OUFENT. VARUS NEPTUNI.III. SACERDOS. D. D.
  69. ^ Antonio Nibby decisamente afferma che: "..Nello sbarcare a Nettuno si veggono dentro il mare le sostruzioni del tempio di Nettuno...." (Antonio Nibby, Op. cit., p. 236)
  70. ^ "..l'altro tempio, certamente più antico dell'imperiale e più grandioso, sorgeva alle sponde del mare la' dove ne' bassi tempi" (nel Medioevo) "surse il Castello di questo nome..." Nettuno (P. Francesco Lombardi, Op. cit., p. 164).
  71. ^ La prima notizia di un tempio di Esculapio ad Antium si ha, fra gli altri, da Valerio Massimo (Factorum et dictorum memorabilium libri IX, Liber I, 8, 2).
  72. ^ Secondo una tesi proposta, fra gli altri, da Calcedonio Soffredini: "...Il tempio di Esculapio e di Apollo doveva sorgere nelle vicinanze del presente Nettuno" (ossia nelle adiacenze del borgo, il castello di Nettuno) "ove era il Cenone, porto anziate in cui dovette approdare il naviglio venuto dalla Grecia, e sarebbe provato dalla seguente iscrizione rinvenuta presso questo tempio (è riportata nel Corpus Inscriptionum Latinarum: CIL VI, 29830 cfr. 36613) [...]: T(emplum). APOLLINIS AQUAE. PEN. Mle FOR. BOARIUS PORT(us) EX NEPTUNI FORI. OLITORIUS HORREA BAL. FAUSTINA. [...] nella quale [...] è accennato il foro pel mercato dei buoi e dell'erbe, e i pozzi granai che esistevano nel Cenone (antico porto anziate), i quali essendo sotterra, tuttora si riconoscono colla loro superficie circolare innanzi l' antico castello di Nettuno nella piazza grande chiamata perciò dei Pozzi, ora della Indipendenza" (l'odierna Piazza Mazzini, che confina col borgo, che una volta, più esteso, la comprendeva al suo interno) "cancellando così una memoria storica...." (Calcedonio Soffredini, Op. cit., pp. 64 - 65); Giuseppe Lugli (Op. cit.) affermava invece la grande incertezza sulla localizzazione del tempio.
  73. ^ Pier Francesco Lombardi (Op. cit.) ricordava che Giuseppe Rocco Volpi (Op. cit), indicava gli avanzi del tempio sul lido del mare aldilà del porto neroniano.
  74. ^ Paola Brandizzi Vittucci (Op. cit., pp. 124-128) sostiene che gli assi principali dell'assetto viario (via Antium-Satricum, via Antium-Lanuvium, via Hostis-Lavinium-Antium-Terracina, documentate dalla Tabula Peutingeriana) che collegava la colonia romana di Antium (costituita nel 338 a.C.) con altre città laziali convergono nella zona dell'attuale borgo medievale di Nettuno. Che il sito affondi le sue radici nell'antichità, sarebbe provato dall'impianto ortogonale delle strade al di fuori del perimetro della cinta medievale del borgo, e da un importante cippo di confine riportante un lunga iscrizione, rinvenuto di recente, che rappresenterebbe una solida controprova di opere di centuriazione conosciute grazie alle fonti. Sempre secondo la Brandizzi Vittucci, anche la toponomastica più antica andrebbe a sostegno dell'ipotesi, essendo l'attuale piazza Mazzini (che confina col borgo, che una volta, essendo più grande, la includeva al suo interno) invariabilmente denominata nella cartografia storica col nome "Piazza dei Pozzi di grano"; il toponimo va collegato con le numerose allusioni alla produzione cerealicola di Antium (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IV, 56, 6; VI, 3, 5-8.).
  75. ^ Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.
  76. ^ Procopio di Cesarea, De Bello Gothico, I, Capo 26.
  77. ^ Il Papa Gregorio I così descriveva: "..Dovunque vediamo lutti, dovunque sentiamo gemiti. Distrutte le città, abbattute le fortezze, devastate le campagne, la terra è ridotta a deserto [...]Da ogni parte siamo circondati dalle spade, da ogni parte temiamo imminente il pericolo di morte [...] Ormai sono costretto ad interrompere il commento, perché l'anima mia sente il tedio della vita". (Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele, II, 6, 21-22; II, 10, 24).
  78. ^ Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II, pp. 405-406.
  79. ^ Giovanni Matteucci, Op. cit.
  80. ^ Paola Brandizzi Vittuci afferma che ad Antium, accanto alla civitas tardo-antica (sita nell'odierna Nettuno), sorgeva nel VI secolo d. C. il borgo fortificato (Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.).
  81. ^ Lo storico anziate Pier Francesco Lombardi scriveva che gli Anziati, avviliti dopo le incursioni saracene, si fortificarono "..in un prossimo fabbricato, già tempio di Nettuno.." dando così "..origine al paese di tal nome [...] sotto la cui dipendenza tutto il territorio anziate fece passaggio.." Affermava poi che la storia di Nettuno riempiva "..la lacuna lasciata vuota nella Storia Anziate dalla sua caduta fino al risorgimento Innocenziano.." Quindi proseguiva: ".. Che Nettuno perciò principiasse col finire di Anzio, sembra non potersene dubitare [...] L'avvocato Carlo Fea, il quale assicura di aver fatte molte ricerche per rintracciare la storia di Nettuno, e la sua denominazione [...] che però crede che la mera località isolata, o il nominato tempio di Nettuno avran dato origine a questo paese, e ciò fosse nell'ottavo, o nono secolo: e con molta probabilità può ritenersi questa opinione, sendoché le città marittime in questo torno di tempo si ebbero i maggiori guasti dai Saraceni nel 740...." (P. Francesco Lombardi, Op. cit., pp. 286 e 389, 390 - 391).
  82. ^ Giuseppe Lugli, Op. cit., pp. 154-155.
  83. ^ Paola Brandizzi vittucci afferma che solo a partire dal XVIII secolo la zona di Capo d'Anzio, col nuovo porto innocenziano, tornò a ripopolarsi (Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.).
  84. ^ "...il moderno Anzio [...] di recente costituzione (1858), essendo stato sempre appodiato di Nettuno [...] vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati..." Più avanti scriveva "...Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato" (di Nettuno) "nel medioevo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio" (Antium) "fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.." (Giuseppe Tomassetti, Op. cit., pp. 366 e 381-382).
  85. ^ "..Falsa è così quell'opinione, ché Anzio perisse per man de' Saraceni. Occuparon Essi per la prima volta quel littorale negli ultimi del seguente Secolo settimo: ma Anzio da oltre un secolo non v'era più. Qué feroci pirati poteron solo come fecero, danneggiar il porto Neroniano, opprimere l'indifeso Nettuno, rosicchiare solo con rabbia ogni resto dell'Anzio infelice, di cui appena restava memoria..." (Giovanni Matteucci, Op. cit., p. 46)
  86. ^ Stefano Borgia, Breve istoria del dominio temporale della Sede Apostolica nelle Due Sicilie descritta in tre libri, in Roma, 1789. Lo stesso Pier Francesco Lombardi, a tal riguardo, cita la fonte storiografica di Stefano Borgia (P. Francesco Lombardi, Op. cit., p. 393.
  87. ^ P. Francesco Lombardi, Op. cit..
  88. ^ Per esempio, il nettunese Domenico Segneri nel 1656 pubblicò un'opera dal titolo "Opus dei admirabile, seu de monarchia divi pietri. Studio Dominici Segneri Antiatis explicata", che vuol dire "Mirabile opera di Dio, ossia del regno di S. Pietro, descritta da Domenico Segneri, Anziate" (Domenico Segneri, Pierre Miotte, Opus Dei admirabile, typis HH. Corbelletti, 1656).

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni