La ferrovia Massaua-Saati fu la prima ferrovia in Eritrea; venne costruita dall'Italia per ragioni militari nel 1887-1888.

Massaua–Saati
Stati attraversatiEritrea (bandiera) Eritrea
Attivazione1888
Lunghezza26,885 km
Scartamento950 mm
Elettrificazioneno
Ferrovie

Storia

I lavori di costruzione iniziarono sotto il comando del generale Tancredi Saletta a ottobre 1887 e proseguirono con il generale Alessandro Asinari di San Marzano[1]. Fu armata a scartamento ridotto da 0,95 m, strutturata come "Decauville", con rotaie provenienti da Swansea. Molti carri merci ed una vettura di 1ª classe erano di costruzione belga; le vetture di 3ª classe e le miste ed alcuni vagoni merce erano stati costruiti a Castellammare di Stabia su disegni già usati per le complementari sarde; quattro locomotive erano di costruzione Henschel & Sohn, di Cassel e una piccola locomotiva di Esslingen[2].

Precedentemente esisteva una ferrovia, sempre costruita per ragioni militari, che arrivava fino a Monkullo utilizzando il sistema Decauville.

La ferrovia partiva da Massaua per arrivare alle fortificazioni di Saati (cioè "pozzi d'acqua", poco dopo Dogali) rioccupate dagli italiani il 1º febbraio 1888. La ferrovia, completata il 15 marzo 1888, era lunga 26 km ed era stata costruita in quasi sei mesi di lavoro, costando dai 3 ai 10 milioni di lire (il costo varia a seconda delle fonti). Per la costruzione erano stati impiegati quattro ingegneri, quattro assistenti, un capo meccanico, due macchinisti, un capo fabbro, un segretario contabile e 325 operai provenienti dall'Italia. Guidava i lavori l'ingegnere Emilio Olivieri. Il capitano del genio Pio Spaccamela si occupò della tracciatura con picchetti del primo tratto di linea nella penisola di Abd el Kader. Sin dall'arrivo a Massaua dall'Italia si manifestarono grandi difficoltà: un operaio e un assistente moribondi, gli alloggiamenti da costruire in fretta e lo scarico dei materiali che impegnò per 4 mesi dalle 40 alle 120 persone compresi gli indigeni[2].

Il tracciato iniziava dalla penisola di Abd el Kader, percorreva circa 3 km in una valle deserta e arrivava al villaggio di Otumlo (ove esisteva un fortino). Da qui il terreno diveniva collinoso, con continui sali-scendi il tracciato risaliva la sponda destra, di marna argillosa, del torrente Uissa, arrivando dopo 2 km, alla Missione Svedese e, dopo altri 2 km, al forte di Moncullo (Monkullo, M'kullu o Emcullu, 40 m.s.l.m.); proseguiva incontrando due affluenti dell'Uissa, l'Obel (o Tata) e l'Amashat (il cui nome deriva dalle regioni attraversate) risalendo l'Amashat, a 4 km da Monkullo, e raggiungeva il Piano delle Scimmie. Abbandonava quindi il fiume Amashat per scendere a quello di Takabat, incontrando quattro torrenti (che si riuniscono più in basso formando l'Uadi-Bò, che sbocca nel Mar Rosso poco più a nord dell'Uissa). Incontrava poi il piccolo torrente Agbalo, che sfocia nel Desset, dove si trovava il villaggio di Dogali (Dahali) ove la vegetazione diveniva migliore con presenza di alberi, in particolare tamarischi. Arrivato al rio Saati, affluente del Desset, lo risaliva per circa 3 km, arrivando ad una cascata di oltre 20 metri di altezza. Sopra un colle scosceso sulla destra, a 60 metri sopra il fondo valle, si trovava il forte di Saati il cui nome viene dal fatto che ai piedi della cascata si trovavano alcune buche profonde scavate per rifornire d'acqua le carovane[2].

Tra i vari problemi affrontati durante la costruzione vi furono la lenta e difficoltosa produzione del ballast e la stagionalità dei corsi d'acqua di cui non era sempre ben definibile l'alveo. Un violento temporale, il 20 novembre 1887, spazzò via le baracche e un cantiere danneggiando circa un km di linea in costruzione, rendendo necessaria la rivalutazione dei parametri dei corsi d'acqua e costruendo alcuni ponti. Da sondaggi fatti nell'occasione si scoprì che l'acqua nella zona di Dogali poteva esser trovata a circa 10 m di profondità (a confronto dei 1–2 m dei pozzi nella zona di Saati). Per la costruzione di alcuni ponti per l'attraversamento dei vari corsi d'acqua, a causa della mancanza di materiali, li si dovettero trasportare dall'Italia via mare.

La ferrovia risultò lunga 26,885 km, con 57 curve, tre delle quali con raggio di 100 metri, le altre con raggio superiore ai 120 m. Lo scartamento era di 0,95 m. e le rotaie pesavano da 21 a 22 kg al metro. La massicciata era larga 3,5 m. Le traverse erano di legno per i primi 5 km, poi d'acciaio. La pendenza massima era del 23‰ in direzione di Saati presso la stazione dell'Amashat. Il punto più alto della linea era la stazione di Saati a 140,30 m s.l.m.. Vi erano in tutto 85 tra ponti e ponticelli, i più importanti dei quali erano quelli sul Desset, sull'Obel, sull'Amashat, sugli affluenti dell'Uadi-Bo e sul rio Saati, mentre gli altri variavano da 0,60 a 4 m di larghezza.

Percorso

Stazioni e fermate.
 
0 Massaua (Abd el Kader, forte) 1 m s.l.m.
 
3 Otumlo + binario morto 14,00 m s.l.m.
 
5 Missione Svedese + binario morto
 
7 Monkullo Doppio binario + binario morto 34,00 m s.l.m.
 
fiume Obel
 
fiume Amashat
 
11 Piano delle Scimmie + binario morto
 
15 Amashat Doppio binario + binario morto
 
fiume Uadi-Bò
 
fiume Desset
 
20 Dogali Doppio binario + binario morto 102,00 m s.l.m.
 
Poggio Comando + binario morto
 
rio Saati
 
26+885 Saati + binari x manovre 140,30 m s.l.m.

Note

  1. ^ Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale Vol.1, Milano 1992, p.265, 278, 284-290
  2. ^ a b c Oliveri

Bibliografia

Voci correlate

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