Discussione:Heidegger e il nazionalsocialismo
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Il 21 aprile 1933 Heidegger è nominato rettore dell'Università di Friburgo, proprio mentre Husserl viene allontanato, a causa delle sue origini ebraiche, dall'insegnamento;[1] è allora che aderisce, seppur brevemente,[2] al partito nazionalsocialista. In quest'occasione egli pronuncia un discorso dal titolo L'autoaffermazione dell'università tedesca, nel quale difende l'autonomia dell'istituzione universitaria rispetto alla cosiddetta "scienza politicizzata", ma senza alcun riferimento al nazismo.[3]
Nello stesso anno, tuttavia, il 3 novembre pronuncia un altro discorso, dal titolo Appello agli studenti tedeschi, in cui si esprime in questi termini: «Non teoremi e idee siano le regole del vostro vivere. Il Führer stesso e solo lui è la realtà tedesca dell'oggi e del domani e la sua legge». A ogni modo si dimette dall'incarico di rettore nel 1934, pur continuando ad insegnare; da quel momento in poi Heidegger non parteciperà più direttamente all'azione politica del nazismo.
Intanto, parallelamente alla vita matrimoniale con la moglie Elfride, aveva intrapreso sin dagli anni di Marburgo una relazione sentimentale con la filosofa ebrea Hannah Arendt, al tempo sua giovane allieva, caratterizzata dal forte ascendente del pensatore su di lei. La relazione si interruppe nel 1933 e ricominciò nel 1950[4][5][6][7]. La giovane studentessa riuscirà a riconoscere solo molto più tardi il coinvolgimento di Heidegger col nazismo, e in ogni caso resterà interiormente sempre devota al suo maestro, pur dissociandosi dalle sue idee politiche.[8]
Nel 1987 un libro di Victor Farias ha sollevato nuovamente la polemica,[9] del resto mai sopita, sulla compromissione biografica e filosofica di Heidegger con l'ideologia e la vicenda storica del nazismo. Le tesi di Farias, tuttavia, sono state criticate a fondo da François Fédier, pensatore francese, allievo di Jean Beaufret, che ne ha denunciato la mancanza di basi documentali e l'intento esclusivamente diffamatorio.[10] In ogni caso, ancora oggi molti ritengono che Heidegger non abbia mai pronunciato un'abiura esplicita riguardo al nazismo,[11] sebbene egli in realtà abbia fornito varie spiegazioni del suo coinvolgimento politico (come il suo sentimento anticomunista[12]), come, ad esempio, in un'intervista al periodico tedesco Der Spiegel,[13] pubblicata, per suo stesso volere, dopo la sua morte.[14]
Molte sono state le reazioni e le interpretazioni, in particolare di condanna, seguite al coinvolgimento politico del pensatore tedesco. Alcuni suoi allievi o discepoli, come Karl Löwith o Emmanuel Levinas,[15] hanno preso le distanze sin dagli anni Trenta e Quaranta, sottolineando anche quanto l'esplicito anti-umanismo dell'opera heideggeriana abbia contribuito, in un certo senso, all'elaborazione di un'ideologia totalitaria negatrice dei diritti umani, quale quella nazista,[16] tanto che di recente il filosofo torinese Maurizio Ferraris ha parlato di semi-cecità generale circa la sua adesione ideologica al Führerprinzip.[17] Altri, come Hans-Georg Gadamer, hanno preso le difese del maestro,[18] sottolineando la superficialità di molte accuse, spesso scarsamente documentate e tendenziose,[19] che non tengono conto di come Heidegger, nei suoi corsi degli anni Trenta, abbia anzi cercato di mostrare il fondamento nichilistico del nazismo, soprattutto in relazione al biologismo razziale.[20][21] Alcuni studenti temevano addirittura che Heidegger potesse essere arrestato e giustiziato come avvenuto ai membri della Rosa Bianca.[22] Del resto, è acclarato che la Gestapo lo tenesse sotto sorveglianza dal 1935 e spesso gli chiedesse conto dei suoi allievi ebrei.[23]
Altri ancora, come Jürgen Habermas, hanno preso una posizione per certi versi neutrale e maggiormente filosofica;[24] secondo Jacques Derrida il cosiddetto «silenzio di Heidegger sul nazismo» sarebbe scaturito dalla consapevolezza, da parte del filosofo, della propria inadeguatezza nel misurarsi criticamente con lo spirito di questa ideologia (che comunque non lo annoverò mai tra gli ideologi ufficiali, come Alfred Rosenberg e Alfred Baeumler).[25]
La posizione di Heidegger nei confronti del nazismo rimane un argomento controverso, la cui discussione tra gli studiosi è ancora aperta.[26]
- ^ Husserl verrà tuttavia reintegrato il 20 luglio. Riferimenti a documenti originali riguardo alla questione possono essere trovati in Husserl Chronik, pp. 428-429 e 433. Questi documenti sono conservati negli archivi dell'Università di Friburgo. Copie di tali documenti possono essere visionati nell'"Archivio Husserl" di Lovanio.
- ^ Egidio Sterpa, Qualcosa di liberale, p. 105, Greco Editori, 2005.
- ^ Cfr. il Discorso di rettorato pronunciato da Heidegger il 7 maggio 1933.
- ^ Hannah Arendt, Martin Heidegger, Lettere 1925-1975, a cura di e tr. it. di Massimo Bonola, postfazione di Ursula Ludz, Roma / Ivrea, Edizioni di Comunità, 2001 [1998], pp. 49, 51, 279, 280, 285, 286, ISBN 88-245-0627-5. URL consultato il 6 giugno 2014.
- ^ (EN) Daniel Maier-Katkin, Birgit Maier-Katkin, Love and Reconciliation: The Case of Hannah Arendt and Martin Heidegger, in Harvard Review, n. 32, Houghton Library, Harvard University, 2007, p. 38, ISSN 10772901 , JSTOR 27569287. URL consultato il 24 giugno 2014.
- ^ (EN) Kurt H. Wolff, On the Landscape of the Relation between Hannah Arendt and Martin Heidegger, in The American Sociologist, vol. 28, n. 1, New York, Heidelberg, Dordrecht, Springer, 1997, p. 126, ISSN 00031232 , JSTOR 27698817, E-ISSN 19364784. URL consultato il 24 giugno 2014.
- ^ George Steiner, Heidegger-Arendt, in La Stampa, 14 marzo 1999. URL consultato il 24 giugno 2014.
- ^ Heidegger e la Arendt rimarranno amici fino alla morte e lei testimonierà in suo favore nel processo a cui Heidegger verrà sottoposto nel dopoguerra, che lo escluderà dall'insegnamento per due anni.
- ^ Victor Farias, Heidegger et le nazisme, Verdier, Lagrasse 1987; trad. it. di M. Marchetti e P. Amari, Bollati Boringhieri, Torino 1988.
- ^ François Fédier, Heidegger e la politica. Anatomia di uno scandalo, ed. it. a cura di Gino Zaccaria, trad. di Maurizio Borghi, Egea 1993.
- ^ Le opinioni di alcuni sostenitori di questa tesi sono riportate in AA.VV., Risposta a colloquio con Martin Heidegger, trad. it. di Carlo Tatasciatore, Guida, Napoli 1992.
- ^ Costantino Esposito, Heidegger
- ^ Parte dell'intervista è pubblicata ne Il colloquio di «Der Spiegel» con Martin Heidegger, in AA.VV., Risposta a colloquio con Martin Heidegger, op. cit., pag. 107 e segg.
- ^ Si veda il breve riepilogo nell'intervista a Nicolas Tertulian per l'Enciclopedia Multimediale delle scienze filosofiche.
- ^ E. Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo (1934), trad. it. Quodlibet, 1997.
- ^ K. Löwith, Der europäische Nihilismus (1940), Il nichilismo europeo. Considerazioni sugli antefatti spirituali della guerra europea, trad. it., Laterza, Roma-Bari 1999.
- ^ «(...) quello che non si è visto in generale (e che ha provocato una semi-cecità circa le propensioni ideologiche di Heidegger) è che il pensiero heideggeriano nel suo insieme è iper-gerarchico, e che l'appello al nichilismo e alla volontà di potenza, l'insistenza sulla Decisione, l'abbandono della nozione tradizionale di "verità", costituiscono una adesione profonda e non opportunistica al Führerprinzip» (Maurizio Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, Laterza, Bari 2012, p. 15).
- ^ Cfr. l'intervista a Gadamer, Heidegger fu un gran genio senza coraggio, 22 maggio 2001.
- ^ Gadamer, Superficialità e ignoranza. In merito alla pubblicazione di Victor Farias, in Risposta a colloquio con Martin Heidegger, pag. 175 e segg., op. cit.
- ^ Nelle lezioni del '33 il filosofo avviò lo strappo da Hitler, dall'archivio storico del Corriere della Sera, 16 aprile 2011.
- ^ Così si espresse tra gli altri lo studente Siegfried Bröse, uditore dei corsi di Heidegger dal 1934 al 1944: «[…] almeno a partire dalla fine del 1934 e l'inizio del 1935, e con una sempre maggiore lucidità, Heidegger non ha mai perso l'occasione, durante i suoi corsi, di precisare il suo punto di vista rispetto ai discorsi del ministro della Propaganda del Reich, Goebbels, e di altri corifei, e molto spesso con una tale acutezza nella critica e una tale chiarezza nel rifiuto che i suoi studenti potevano quanto meno temere di essere perseguiti politicamente.[…] I corsi di Heidegger non erano frequentati soltanto da studenti, ma anche da persone che esercitavano già da tempo una professione, o addirittura da pensionati; ogni volta che ebbi l'occasione di parlare con costoro, emergeva sempre l'ammirazione per il coraggio con il quale Heidegger, dall'alto della sua posizione filosofica e nel rigore del suo discorso, osava attaccare il nazionalsocialismo» (da una lettera di Siegfried Bröse al rettore dell'Università di Friburgo, 14 gennaio 1946, pubblicata in Critique, novembre 1966).
- ^ Tratto da: "Libro Bianco", Studenti di Heidegger e il nazismo.
- ^ Mio padre Heidegger e il «Terzo Reich»
- ^ Jürgen Habermas, Der Philosophische Diskurs der Moderne. Zwölf Vorlesungen, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1985. Tr. it.: Il discorso filosofico della modernità. Dodici lezioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 2ª ed. 2003, p. 159. ISBN 88-420-5239-6; ISBN 978-88-420-5239-5.
- ^ Derrida, Il silenzio di Heidegger, in Risposta a colloquio con Martin Heidegger, op. cit., pag. 183.
- ^ Così George Sans, Al crocevia della filosofia contemporanea, Gregorian & Biblical Press, Roma 2012, pag. 208. ISBN 978-88-7839-160-4
Iniziamo a rivedere
- egli aderì, seppur brevemente,[2] al partito nazionalsocialista. Heidegger non si è mai dimesso dallo Nsdap fino al suo scioglimento occorso nel 1945. Chi è che sostiene il contrario? Sappiamo che il 1° maggio 1933 prende la tessera dello Nsdap, qualche biografia (accademica!) che io non conosco sostiene che si sia dimesso prima del '45? Tutte le biografie negano questa eventualità. --Xinstalker (msg) 13:51, 11 ago 2015 (CEST)
- Questo accade quando si utilizzano queste fonti per questo genere di voci... --Xinstalker (msg) 14:02, 11 ago 2015 (CEST)