Fausto Bertinotti
Fausto Bertinotti (Milano, 22 marzo 1940) è un politico italiano.
Già sindacalista di sinistra, è oggi Presidente della Camera dei Deputati in carica della XV legislatura della Repubblica italiana.
L'infanzia e l'adolescenza
Fausto Bertinotti nasce a Milano, nel quartiere di Precotto, da Enrico, macchinista delle Ferrovie dello Stato, e da Rosa, casalinga. È il secondogenito, dopo Ferruccio, oggi ferroviere in pensione.
Nel 1957 si trasferisce con tutta la famiglia nel paese natale paterno, Varallo Pombia (NO).
Nel 1962 si diploma, con tre anni di ritardo per via di alcune bocciature, come perito elettronico all'istituto Omar di Novara.
Nel 1965 sposa la diciottenne Gabriella Fagno. La cerimonia avviene in chiesa per volontà dei genitori di lei.
Nel 1970 nasce il suo unico figlio, Duccio, così chiamato in onore del partigiano Duccio Galimberti.
Il sindacato
Aderisce al Partito Socialista Italiano nel 1960.
Nel 1964 entra nella CGIL, diventando il segretario della Federazione Italiana degli Operai Tessili (l'allora FIOT) di Sesto San Giovanni, e tre anni dopo diviene segretario della Camera del lavoro di Novara.
Sempre nel 1964 è tra i socialisti che rifiutano di fare del Psi un partito di governo e partecipa alla scissione del Psiup che nel 1972 confluirà nel Partito Comunista Italiano.
Dal 1975 al 1985 è segretario regionale della CGIL piemontese (si era infatti trasferito a Torino).
Diventa il leader della corrente più a sinistra della CGIL, ovvero Essere sindacato, fortemente critica nei confronti della politica di concertazione condotta dalla maggioranza.
Da questa importante prospettiva prende parte alle grandi lotte operaie di quel tempo, e quindi a quella degli operai della FIAT, terminata con la famosa occupazione di 35 giorni delle fabbriche, nel 1980. Sindacalista "duro e puro", sosterrà la necessità della classe operaia di scioperare contro "le ingiustizie della classe padronale" attirandosi l'ira anche dei sindacalisti più moderati. Nasce in quel periodo la polemica con Sergio Cofferati che continua, seppur in maniera diversa, fino ai giorni nostri.
Nel 1985 entra nella segreteria nazionale della Cgil e si trasferisce a Roma.
Tra il 1989 e il 1991 è tra i comunisti che non accettano lo scioglimento del Pci, ma seguirà poi il consiglio di Pietro Ingrao, suo storico punto di riferimento, di aderire al Partito Democratico della Sinistra.
Nel maggio 1993 lascia il Pds perché questo si astiene sul voto di fiducia al governo Ciampi, anziché votare contro. Poco dopo farà lo stesso anche Ingrao. A settembre accetta l'invito di Armando Cossutta e Lucio Magri di iscriversi al Partito della Rifondazione Comunista per diventarne, nel gennaio 1994, segretario nazionale. Abbandona ogni incarico sindacale.
Continua ancor oggi ad occuparsi di economia e dei diritti dei lavoratori, tantoché molti esponenti dell'Ulivo, gli propongono la carica di Ministro del Lavoro nel governo Prodi II, da lui però seccamente rifiutata.
La politica
Bertinotti è, sostanzialmente, un socialista massimalista fin da ragazzo. Nei primi anni '60 milita nel Partito Socialista Italiano all'interno della corrente di sinistra di Riccardo Lombardi.
Quando, nel 1964, il Psi entra al governo, entra nello scissionista Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, una piccola forza che nel 1972 confluirà nel Partito Comunista Italiano.
Qui Bertinotti si avvicina a Pietro Ingrao e, da ingraiano, nel 1991 si oppone alla nascita del PDS, accettando di militarvi comunque fino al maggio 1993, quando decide di abbandonare la politica per il sindacalismo.
Iscrizione al PRC
Poco dopo (settembre 1993) entra nel Partito della Rifondazione Comunista di cui diventa segretario nel gennaio 1994, prendendo il posto di Sergio Garavini che aveva diretto il partito fin dalla sua fondazione al momento dello scioglimento del Partito Comunista Italiano. Curiosamente Bertinotti negli anni ottanta entrò nella segreteria della Cgil prendendo il posto di Garavini.
L'avvicendamento al vertice è appoggiato da Armando Cossutta, dalla cui linea politica col tempo Bertinotti si affranca, riuscendo a consolidare un crescente consenso all'interno del partito.
È segretario costantemente riconfermato
La carica di segretario del PRC gli è confermata anche nel terzo (dicembre 1996), nel quarto (marzo 1999), nel quinto (aprile 2002) e nel sesto (marzo 2005) congresso di Rifondazione. In quest'ultimo, però, la sua relazione ottiene meno consensi del solito, attestandosi circa al 59% delle preferenze. In seguito all'elezione a Presidente della Camera dei Deputati si ritira da segretario del partito e il 7 maggio 2006, il Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista elegge segretario Franco Giordano.
Il patto di desistenza
Alleato della coalizione dei "Progressisti" perdente alle elezioni politiche del 1994, stipula un patto di desistenza con l'Ulivo nel 1996: Rifondazione non si presentava in alcuni collegi, dando ai suoi elettori l'indicazione di votare per i candidati scelti da Romano Prodi, e il centro-sinistra faceva lo stesso, cioè non si presentava in alcune città, favorendo così l'elezioni dei candidati comunisti.
Il ritiro della fiducia a Prodi
Le elezioni politiche del 1996 sono vinte dall'Ulivo e Prodi diviene Presidente del Consiglio. Non mancano, durante il suo governo, attriti con Bertinotti: sulla riforma delle pensioni e, soprattutto, sulla legge finanziaria del 1999, quando, dopo aver votato "a scatola chiusa" due leggi finanziarie indigeste, Prodi si aspetta di incassare il terzo sì bertinottiano ("senza prendere ordini da chi non fa parte del governo") nel voto di fiducia. Ma il PRC vota contro, il governo cade ed alcuni esponenti abbandonano il PRC fondando il partito dei Comunisti Italiani, con a capo Armando Cossutta. Il Segretario del PDS Massimo D'Alema diviene cosi Presidente del Consiglio del successivo governo. Il PRC, indebolito dalla scissione, alle elezioni europee del 1999 ha un sostanziale insuccesso, nonostante Bertinotti risulti eletto deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel 2001 è promotore della desistenza unilaterale e sopravvive una sua rappresentanza in Parlamento.
Appoggio ai "Movimenti"
A partire dal 2001, Bertinotti porta il PRC ad assumere posizioni vicine al movimento alter-mondialista. L'appoggio e la condivisione delle istanze dei movimenti diviene caratteristica della politica del PRC, numerosi esponenti aderiscono a Rifondazione, come Vittorio Agnoletto, Luisa Morgantini, Daniele Farina, Francesco Caruso. Nel 2005, grazie anche al PRC nasce un importante organismo politico europeo della sinistra d'alternativa, la Sinistra Europea.
È tra i promotori del referendum del giugno 2003, fallito, sull'estensione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche ai lavoratori subordinati delle aziende con meno di 15 dipendenti.
Il disgelo con l'Ulivo e la nascita dell'Unione
Dal 2002 inizia il disgelo tra Rifondazione e il Centro-sinistra, che si alleano sia alle elezioni amministrative, sia per le europee del 2004 (dove il PRC ottenne il 6,1% dei voti), sia per le regionali del 2005, nettamente vinte dall'Unione, la nuova denominazione dell'alleanza di centro-sinistra, di cui Rifondazione entra a far parte.
Nel frattempo, Bertinotti è eletto al Parlamento europeo alle lezioni del 2004, ricevendo in tutta Italia circa 380 mila preferenze. Iscritto al gruppo della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica di cui è presidente, è membro della Commissione per i problemi economici e monetari; della Commissione giuridica; della Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia.
L'altro referendum fallito
Al referendum sulla fecondazione assistita del 12 e 13 giugno del 2005, sostiene il sì per tutti e quattro i quesiti. Il referendum fallisce per il mancato raggiungimento del quorum di votanti (solo il 25,5% degli aventi diritto si reca alle urne, la percentuale più bassa nella storia referendaria della Repubblica).
Le primarie dell'Unione
Alle elezioni primarie (del 16 ottobre 2005) per la scelta del candidato premier della coalizione dell'Ulivo alle elezioni politiche del 2006, Bertinotti arriva secondo dopo Prodi, raccogliendo 631.592 voti (il 14,7% dei consensi).
Presidente della Camera della XV Legislatura
Il 29 aprile 2006 Bertinotti è eletto Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana alla quarta votazione, superando con 337 voti la soglia dei 305 richiesti dal quorum.
Le opere
- La Camera dei lavori. Ediesse, Roma, 1987
- La democrazia autoritaria. Datanews, Roma, 1991
- Tutti i colori del rosso (a cura di Lorenzo Scheggi Merlini). Sperling & Kupfer, Milano, 1995
- Il nostro nuovo Comunismo (ripartendo da Marx) (a cura di Carlo e Norberto Valentini). Carmenta, Milano, 1996
- Le due sinistre (con Alfonso Gianni). Sperling & Kupfer, Milano, 1997
- Pensare il '68 per capire il presente. Con una riflessione sul movimento no global (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 1998
- Le idee che non muoiono (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2000
- Per una pace infinita (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2002
- Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, (con Lidia Menapace e Marco Revelli). Fazi, Milano, 2004
- L'Europa delle passioni forti, (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2005
- Io ci provo (con Cosimo Rossi). Manifestolibri, Bologna, 2005
- Il ragazzo con la maglietta a strisce (con Wilma Labate). Aliberti, Roma, 2005
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Il sito ufficiale della candidatura alle Primarie
- Il sito ufficiale di Rifondazione Comunista
- Biografia alla Camera dei Deputati
- Dichiarazione di interessi finanziari al Parlamento europeo
- Discorso di Fausto Bertinotti eletto Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana
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