Palazzo Vecchio si trova in Piazza della Signoria a Firenze (Italia) ed è la sede del comune della città. Al suo interno il palazzo ospita un museo che espone fra l'altro opere di Agnolo Bronzino, Michelangelo Buonarroti e Giorgio Vasari.

Palazzo Vecchio

Chiamato in origine Palazzo della Signoria, nome dell'organismo principale della Repubblica fiorentina, ha assunto nei secoli nomi diversi: da Palazzo dei Priori a Palazzo Ducale, secondo i diversi ordinamenti governativi instauratisi nella città. Il nome Vecchio lo assunse nel verso il 1560 quando la corte del Duca Cosimo I si spostò nel "nuovo" Palazzo Pitti.

La prima costruzione dell'edificio è attribuita ad Arnolfo di Cambio, che lo iniziò nel 1299, incorporando l'antica torre dei Foraboschi nella facciata. Dopo la morte di Arnolfo nel 1302, il palazzo fu portato a termine da altri due artisti nel 1314 e fu poi sottoposto ad altri due stadi d'allargamento fino al XVI secolo. La forma dell'edificio dall'esterno è quella di un parallelepipedo a cui è aggiunta, sulla facciata principale a bugnato, la Torre di Arnolfo, uno degli emblemi della città.

Palazzo Vecchio durante la commemorazioni dei 40 anni dall'alluvione del 1966.

Storia

 
Il retro dell'edificio ben mostra la successione di ampliamenti avvenuta nei secoli

Alla fine del XII secolo la città di Firenze decise di costruire un palazzo in modo da assicurare ai magistrati un'efficace protezione in quei tempi turbolenti, ed al contempo celebrarne l'importanza. Il palazzo è attribuito a Arnolfo di Cambio, l'architetto del Duomo e della chiesa di Santa Croce, che iniziò a costruirlo nel 1299. Il palazzo al tempo chiamato Palazzo dei Priori fu costruito sulle rovine del Palazzo dei Fanti e del Palazzo dell'Esecutore di Giustizia, a quel tempo posseduto dalla famiglia degli Uberti. Incorporò l'antica torre della famiglia Vacca utilzzandola come parte bassa della torre nella facciata. Questa è la ragione per cui la torre rettangolare (94 m) non è nel centro dell'edificio. Questa torre contiene due piccole celle in cui furono imprigionati in tempi diversi Cosimo il Vecchio (1435) e Girolamo Savonarola (1498). La torre è anche conosciuta come la Torre d'Arnolfo.

Il grande orologio con una sola sfera fu originariamente costruito dal fiorentino Nicolò Bernardo, ma fu rimpiazzato nel 1667 da uno costruito da Vincenzio Viviani.

Questo palazzo è attualmente il risultato di tre costruzioni successive portate a termine fra il XIII ed il XVI secolo. Dopo la morte di Arnolfo, il palazzo fu completato da altri nel 1314. Da allora fu la sede della Signoria, ovvero del consiglio cittadino con a capo i Priori (fra cui Dante nel 1300), e del capo della giustizia, il Gonfaloniere della giustizia.

Il palazzo a forma cubica da l'impressione di solidità anche per mezzo della finitura esterna in pietra grezza a vista, è ornato da due file di bifore in stile gotico, ognuna delle quali ha un arco trifogliato. Michelozzo Michelozzi aggiunse bassorilievi. Il palazzo è coronato da merli protettivi sorretti da piccoli archi aggettanti. Sotto gli archi c'è una serie ripetuta di scudi della repubblica fiorentina. Alcuni di questi archi possono essere utilizzati per gettare su eventuali invasori olio bollente o pietre.

Il palazzo venne utilizzato come sede del governo da molti leader, inclusi il Duca di Atene, Walter VI di Brienne. Egli iniziò le prime modifiche nel periodo (1342-1343), dandole l'aspetto di una fortezza. Ma le modifiche più importanti avvennero nel periodo 1440-60 sotto Cosimo de' Medici, con l'introduzione di decorazioni in stile rinascimentale nella Sala dei Dugento ed il primo cortile di Michelozzo. La Sala dei Cinquecento fu costruita durante la repubblica di Savonarola. Fra il 1540 e il 1550 fu la casa di Cosimo I de' Medici, il quale incaricò il Vasari di allargare il palazzo per assecondare i gusti esigenti della corte granducale. Il palazzo raddoppiò il proprio volume per effetto delle aggiunte sulla parte posteriore.

Il nome venne cambiato ufficialmente quando Cosimo si spostò a Palazzo Pitti e chiamò la precedente residenza Palazzo Vecchio mentre la piazza Piazza della Signoria mantenne il proprio nome. Vasari inoltre costruì un percorso, il Corridoio Vasariano, che collega ancor'oggi Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti attraversando l'Arno sul Ponte Vecchio.

Cosimo I inoltre spostò la sede del governo negli adiacenti Uffizi. Il palazzo guadagnò nuova importanza quando fu sede del governo provvisorio nel periodo 1865-71, quando Firenze divenne capitale del Regno d'Italia.

Anche se oggi la gran parte di Palazzo Vecchio è adesso un Museo, è ancor'oggi simbolo del governo locale. È sede del municipio di Firenze e sede del consiglio comunale.

L'esterno

Entrata

 
L'entrata principale col frontespizio

Sopra la porta principale c'è un notevole frontespizio decorativo in marmo datato 1528. Al centro, affiancato da due leoni c'è il monogramma di Cristo, circondato dalla scritta "Rex Regum et Dominus Dominantium" (Gesù Cristo, Re dei Re e Signore dei Signori). Questa iscrizione risale al tempo di Cosimo I e sostituisce l'iscrizione precedente ispirata da Savonarola. Dichiarava infatti Cristo come sovrano della città, ed era nelle intenzioni del monaco sottintendere come nessuno avrebbe mai osato "spodestare" il Cristo prendendo il comando della città. Cosimo I la fece sottilmente sostituire con quella presenza, indicando Cristo sì Re, ma Re dei Re e Signore dei signori.

Il David di Michelangelo marcò l'ingresso dal 1504, anno del suo completamento, fino al 1873 quando venne spostato all'Accademia. Una copia è al suo posto dal 1910, fiancheggiato da un Ercole e Caco di Baccio Bandinelli.

Gli stemmi sulla facciata

 
Gli stemmi sulla facciata visti dalla terrazza sulla Loggia dei Lanzi

Sotto gli archi del ballatoio nel 1353 vennero dipinti una serie di stemmi che simboleggiano alcuni particolari aspetti della Repubblica fiorentina e ancora oggi fotografano, in certo senso, la situazione politica trecentesca.

La serie di nove stemmi si ripete due volte sulla facciata e due stemmi si ritrovano anche sul lato sinistro.

Il primo che si incontra da sinistra è la croce rossa in campo bianco, che rappresenta le insegne del popolo fiorentino, che segnala le cose pubbliche a Firenze.

Successivamente si incontra il giglio fiorentino rosso in campo bianco, attuale simbolo cittadino, adottato dai guelfi ai tempi della cacciata dei ghibellini nel 1266, ribaltando lo stemma ghibellino, dipinto un po' più avanti, che rappresenta un giglio bianco (come se ne trovano numerosi nella campagna di Firenze) in campo rosso.

Il successivo stemma è partito verticalmente tra bianco e rosso e rappresenta il legame tra Fiesole (il cui stemma è in campo bianco) e Firenze (il cui antico stemma era in campo rosso, appunto), che i fiorentini ricorderanno sempre come un rapporto di madre/figlia.

Il quarto stemma sono le chiavi d'oro in campo rosso e rappresenta la fedeltà verso il papato. Il quinto è la scitta Libertas d'oro in campo azzurro, simbolo dei Priori delle arti e motto della libertà e indipendenza cittadina.

La successiva aquila rossa in campo bianco che aggrinfia un drago verde è lo stemma del paertito guelfo. Le città guelfe erano caratterizzate nel medioevo da uno stemma bianco/rosso (Firenze, Lucca, Pisa...), mentre quelle ghibelline generalmente presentavano come colori il bianco e il nero (Siena e Arezzo).

Dopo il già citato giglio bianco in campo rosso, antico simbolo cittadino, troviamo lo stemma del Re di Francia, i tre gigli dorati in campo azzurro, stemma quindi di Carlo di Valois che decretò la vittoria dei guelfi neri sui bianchi nel 1302.

L'ultimo stemma, partito a fasce nero/oro e gigli d'oro in campo azzurro è l'arma di Roberto d'Angiò.

Sul lato sinistro sopra i peducci degli archetti si trovano anche alcune figure zoomorfe in bronzo. Queste sculture, già in pietra serena, sono teste leonine e altre figure.

La torre di Arnolfo

 
La Torre di Arnolfo

La torre di Palazzo Vecchio fu costruita verso il 1310 quando il corpo del palazzo era quasi terminato. Posta sulla facciata (ispirandosi probabilmente al Castello dei Conti Guidi a Poppi), si apoggia solo in parte alle murature sottostanti, presentando il lato frontale costruito completamente in falso (cioè sporgente rispetto alle strutture sottostanti) con una soluzione architettonica insieme audacissima e esteticamente soddisfacente. presenta in alto merli ghibellini (a coda di rondine), a differenza di quelli guelfi(di forma quadrata) sul ballatoio.

Alta circa 94 metri, la torre poggia su una casa-torre preesistente appartenuta ai Foraboschi o, secondo altri studi, ai Della Vacca.

Il corpo della torre, oltre alle scale, presenta un piccolo vano denominato l'Alberghetto dentro il quale vennero tenuti prigionieri, tra gli altri, Cosimo il Vecchio di ritorno dall'esilio (1433) e Girolamo Savonarola prima di essere impiccato ed arso in Piazza il 23 maggio 1498. L'orologio funzionante risale al 1667 e fu realizzato da Giorgio Lederle di Augusta

Il ballatoio della cella campanaria è sostenuto da mensoloni con archetti ogivali, sopra il quale poggia un'edicola con archi a tutto sesto sostenuti da quattro massicce colonne in muratura sormontate da capitelli a foglie. Attorno ad una delle colonne si può vedere la scaletta a chiocciola che permette di salire sul tetto.

Sulla sommità si trova una grande (più di due metri d'altezza) banderuola a forma di Marzocco che tiene una bandiera: si tratta di una copia, l'originale può essere ammirato in tutta la sua grandezza nel secondo cortile del palazzo.

Guardando le mensole che sostengono la balconata della torre dal basso si ha la strana sensazione che quelle d'angolo non poggino su niente, come piccole piramidi capovolte: è un curioso effetto ottico causato dalle ombre agli spigoli[1].

La Dogana

La porta sul lato nord, vicino a Via dei Gondi, reca sul portale, oltre ai consueti stemmi scopliti di Firenze e del Popolo, una porticina merlata intarsiata in marmi policromi, stemma della Dogana. Da qui si accedeva infatti agli uffici della dogana che aveva i suoi magazzini nei sotterranei del palazzo. Istituita ai tempi di Leopoldo II di Toscana, raccoglieva le merci provenienti da fuori il Granducato e le prendeva in deposito in attesa che il destinatario le rilevasse ("sdoganasse") pagando la relativa tassa. Dopo la piena dell'Arno del 3 novembre 1844 le merci vennero gravemente alluvionate, per cui si spostò questo ufficio nel Casino di San Marco in Via Cavour, prima che vi fossero sistemati gli uffici giudiziari della Corte d'Appello.

I cortili

Primo cortile

Il primo cortile fu progettato nel 1453 da Michelozzo. Nelle lunette, tutto intorno al cortile, sono riprodotte le insegne delle chiese e delle congregazioni delle arti e mestieri della città. Al centro la fontana in porfido è di Battista del Tadda. Il Bambino con ali e delfino al centro della vasca è una copia dell'originale del Andrea del Verrocchio (1476), che è in mostra al secondo piano del palazzo. Questa piccola statua era inizialmente posta nel giardino della Villa Medici di Careggi. L'acqua che sgorga dalle narici del delfino arriva dal Giardino di Boboli.

Nella nicchia davanti la fontana è installata Sansone e il Filisteo di Pierino da Vinci.

Gli affreschi sulle pareti, rappresentanti scene delle abitazioni degli Asburgo, sono del 1565 ad opera di Giorgio Vasari, realizzati per le nozze di Francesco, il figlio maggiore di Cosimo I de' Medici, con Giovanna d'Austria, sorella dell'imperatore Massimiliano II. Le colonne armoniosamente proporzionate allo stesso tempo lisce e non lavorate, sono riccamente decorate da stucchi dorati.

Le volte del porticato sono arricchite da decorazioni grottesche.

Secondo cortile

Il secondo cortile, anche conosciuto come "La Dogana", ha pilastri massicci costruiti nel 1494 dal Cronaca per sostenere il "Salone dei Cinquecento" al secondo piano.

Terzo cortile

Il terzo cortile è utilizzato pricipalmente per uffici della città.

Fra il primo ed il secondo cortile l'imponente e monumentale scalone del Vasari porta al "Salone dei Cinquecento".

L'interno

 
Salone dei Cinquecento

Questa sala imponente ha una lunghezza di 54 metri ed una larghezza di 23. Fu costruita nel 1494 da Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, su commissione di Savonarola che, rimpiazzando i Medici alla guida di Firenze, volle questa sala come sede del Consiglio Maggiore appunto di 500 membri.

In seguito questa sala fu allargata da Vasari così che Cosimo I potesse far corte in questo salone. Durante la trasformazione (1555-1572) i famosi, ma incompleti, La battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci e La Battaglia di Cascina di Michelangelo vennero coperti o distrutti, ancora non è chiaro. Della Battaglia di Anghiari esiste una celebre copia di Rubens al museo del Louvre, ma in ogni caso delle due opere ci restano altre copie e a volte i bozzetti.

Al tempo in cui Firenze fu capitale del Regno d'Italia, i parlamentari si incontrarono qui (1865-1871).

Sulle pareti sono realizzati grandi affreschi che descrivono le battaglie e successi militari di Firenze su Pisa e Siena:

  • "La presa di Siena",
  • "La conquista di Porto Ercole",
  • "La vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana",
  • "La sconfitta dei pisani alla torre di San Vincenzo",
  • "Massimiliano d'Austria tenta la conquista di Livorno",
  • "Pisa attaccata dalle truppe fiorentine"

Il soffito è realizzato con 39 pannelli costruiti e dipinti da Vasari e dalla bottega, rappresentati "Importanti episodi della vita di Cosimo I", i quartieri della città e la città stessa, con al centro l'apoteosi rappresentante: "Scena di glorificazione come Gran Duca di Firenze e di Toscana".

Sul lato nord della sala, illuminata da enormi finestre, c'è il livello rialzato chiamato L'udienza, costruito da Baccio Bandinelli per Cosimo I per ricevere cittadini ed ambasciatori. Sopra ci sono affreschi di eventi storici fra cui quello in cui il papa Bonifacio VIII ricevette gli ambasciatori e rendendosi conto che erano tutti fiorentini pronunciò la famosa frase "Voi fiorentini siete la quintessenza".

Nelle nicchie sono ospitate sculture di Bandinelli: al centro la statua di "Leone X" (realizzata con l'aiuto dell'assistente Vincenzo de' Rossi) e sulla destra la statua di "Carlo V incoronato da Clemente VII".

Alle pareti sono in mostra anche diversi suntuosi arazzi medicei incluso "Storie della vita di Giovanni Battista", ripreso dal un'affresco di Andrea del Sarto.

Le sei statue lungo le pareti rappresentano le "Fatiche di Ercole" sono opera di Vincenzo de' Rossi.

Nella nicchia centrale nella parte sud della sala c'è il famoso gruppo marmoreo di Michelangelo Il genio della Vittoria (1533-1534), originariamente preparato per la tomba di papa Giulio II.

Alla fine della sala è stata realizzata una piccola stanza laterale senza finestre. Questo capolavoro, lo Studiolo o Studio di Francesco I de' Medici, fu anch'esso progettato da Vasari e realizzato in stile manieristico (1570-1575). Le pareti e le volte sono completamente coperta da dipinti, stucchi e sculture. Molti dipinti sono della scuola del Vasari e rappresentano i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco. Il ritratto di Cosimo I e sua moglie Eleonora da Toledo fu realizzato da Bronzino. Le delicate sculture in bronzo sono state costruite dal Giambologna e Bartolomeo Ammannati. Smontate da decenni, sono state ricostruite solo nel XX secolo.

Quartieri monumentali

Le altre stanze del primo piano sono i "Quartieri monumentali". Queste stanze, residenza dei Priori e i quartieri di Leone X, sono state a lungo utilizzate come sale di rappresentanza dal Sindaco; tuttavia, di recente sono state in parte rese visitabili dai turisti (Sala di Leone X e Sala di Clemente VII), compreso l'ex ufficio del Sindaco.

In una delle stanze di Leone X è raffiguarata la Battaglia di San Leo, vinta da Lorenzo Duca d'Urbino per il papa stesso. Nello sfondo si vede bene la fortezza di San Leo, celebre per essere stata il luogo di prigionia di Cagliostro. Una curiosità del dipinto è rappresentata dal satiro in primo piano che tiene un grande orcio. Nell'orcio zampilla acqua proveniente dalla roccia, che a ben guardare ha l'aspetto di un uomo in piedi che sta orinando, un'allegoria della sorgente del fiume Marecchia.

Secondo Piano

Una scala, progettata da Vasari, porta al secondo piano. Questo piano contiena la "Cappella della Signoria", la "Sala delle Udienze", la "Sala dei Gigli", lo Studio e le Sale degli Elementi.

Appartamenti degli Elementi

Questi appartamenti consistono in cinque sale e due loggiati. Cosimo I commissionò originariamente la realizzazione a Battista del Tasso, ma alla sua morte le decorazioni furono portate a termine da Vasari e bottega. Questo fu il primo lavoro di Vasari per i Medici. Queste stanze erano l'appartamento privato di Cosimo I.

Le pareti delle Sale degli elementi sono riempite con affreschi allegorici "Allegoria dell'acqua, fuoco e terra" e sul soffitto è rappresentato "Saturno".

L'originale della statua "Bambino con ali e delfino" del Verrocchio è mostrata in una delle stanze più piccole (La copia è al piano terreno nella fontana del primo cortile).

(nota: si chiama "Putto con Delfino" e non "Bambino con ali e delfino": non è un bambino qualunque ma un "Puttino" cioè un Angioletto).

Terrazza di Saturno

Questo splendido Loggiato di Saturno, chiamato così per il motivo decorativo del soffitto, permette una magnifica vista a sudovest verso Piazzale Michelangelo, Piazza Santa Croce con la omonima Chiesa di Santa Croce (famosa per i le monumentali tombe citati da Ugo Foscolo nel "dei Sepolcri"), e Forte Belvedere. Si possono anche ammirare i resti della Chiesa di San Pier Scheraggio.

Sala di Ercole

Questa sala prende il nome dal soggetto dei dipinti sul soffitto. Anche gli arazzi mostrano storie di Ercole. La stanza ospita una "Madonna con Bambino" e un mobiletto in ebano, uno stipo, ricoperto da pietre semipreziose.

Sala di Giove

La stanza prende il nome dall'affresco del soffitto. Sulle pareti tapezzerie fiorentine fatte da vignette di Giovanni Stradano (XIV secolo).

Sala di Cibele

Sul soffitto il "Trionfo di Cibele" e le "Quattro stagioni". Contro le pareti armadietti in guscio di tartaruga e bronzo. Il pavimento risale al 1556. Dalla finestra si può vedere il terzo cortile.

Sala di Cerere

Questa sala prende il nome dalle decorazione del soffitto, realizzato da Doceno, uno dei pupilli di Vasari. Alle pareti alcuni arazzi fiorentini con scene di caccia su cartoni di Stradano.

Sala Verde

 
Il passaggio del Mar Rosso (Bronzino)

Chiamata la "Sala verde"' a causa del colore delle pareti. Con decorazioni del soffitto ad opera di Ridolfo del Ghirlandaio. Sulla destra c'è la Cappella affrescata dal Bronzino (1564), con le "Storie di Mosè". Sempre del Bronzino è la grande Pietà sull'altare. La piccola porta mostra l'inizio del passaggio costruito dal Vasari su ordine di Cosimo I che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.

Sala delle Sabine

È così chiamata a causa della decorazione del soffitto. Un tempo era usata come sala d'attesa per le signore che aspettavano di essere ammesse alla corte di Eleonora di Toledo. Contiene fra l'altro Ritratti dei principi Medici di Giusto Susterman, statue di scuola fiorentina ed arazzi di Fevère.

Sala da Pranzo

Sul soffitto è rappresentata l'Incoronazione di Ester di Stradano, con un'iscrizione in onore di Eleonora di Toledo. La sala contiene un lavabo e due arazzi di Van Assel rappresentanti Primavera e Autunno.

Sala di Penelope

Sul soffitto Penelope al telaio, nel fregio, Episodi tratti dall'Odissea. Sulle pareti: Madonna con Bambino e Madonna con Bambino con San Giovanni del Botticelli.

Camera Privata di Eleonora

Originariamente chiamata "Stanza della Gualdrada", dal soggetto del dipinto sul soffitto, questa stanza fu una delle stanze private di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici. I dipinti sono del pittore fiammingo Jan Van der Straet (1603-1605), meglio conosciuto con il suo nome italianizzato Stradano. Contro le pareti c'è un mobile con mosaici in stile fiorentino.

L'adiacente cappella, riccamente decorata, è affrescata in stile manieristico dal Bronzino, uno dei suoi capolavori.

Sala dell'Udienza

 
"Vita di Furio Camillo" nella Sala dell'Udienza

La Sala dell'Udienza o Sala della Giustizia era utilizzata per ospitare gli incontri dei sei Priori. Oggi contiene le decorazioni più antiche.

Il tetto a botte, laminato con oro puro, è opera di Giuliano da Maiano (1470-1476).

Sul portale della cappella c'è un iscrizione in onore di Cristo (1529). La porta, che comunica con la Sala dei Gigli è una piccola meraviglia. Il marmo è stato scolpito dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano. Il portone intarsiato è stato creato dda Del Francione. Si riconoscono ritratti dei poeti Dante e Petrarca.

I grandi affreschi alle pareti, rappresentanti le "Storie di Furio Camillo" di Francesco Salviati, furono portati a termine nella metà del XVI secolo. Dato che Salviati era membro della scuola romana di Raffaello questi affreschi sono ispirati alla tradizione romana e non tipici dell'arte fiorentina. Furio Camillo fu un generale Romano, menzionato nelle opere di Plutarco.

Cappella della Signoria

Una piccola porta laterale porta ad una piccola cappella adiacente dedicata a San Bernardo. Contiene un reliquario del Santo. Qui i priori erano usi a supplicare l'aiuto divino nell'espletamento del loro ufficio. In questa cappella Girolamo Savonarola recitò la sua ultima preghiera prima di essere bruciato vivo in Piazza della Signoria.

I meravigliosi affreschi alle pareti ed al soffitto, imitanti mosaici in oro, sono opera di Ridolfo Ghirlandaio. Di particolare interesse sono la Santa Trinità sul soffitto e L'Annunnciazione sulla parete di fronte all'altare. Sull'altare è presente un dipinto rappresentante la Sacra Famiglia di Mariano Graziadei da Pescia, un pupillo di Ridolfo Ghirlandaio. Questo dipinto è stato spostato nei corridoi della Galleria degli Uffizzi. Al suo posto è stato messo un discreto dipinto di San Bernardo di autore sconosciuto.

Sala dell'Orologio

Il tetto a botte della sala dei Gigli, come è conosciuta questa stanza, è decorata con fleur-de-lys, e la Statua di San Giovanni Battista e Putti sono tutti di Benedetto da Maiano e suo fratello Giuliano. I fiori dei gigli sono in oro su di un fondo blu sul soffitto e su tre pareti sono per ricordare i buoni rapporti (durati poco) fra la repubblica fiorentina e la corona francese.

Una parete è decorata con affreschi di Domenico Ghirlandaio (1482). L'apoteosi di San Zanobi, primo santo patrono di Firenze, fu dipinto creando una illusione prospettica dello sfondo. Sullo sfondo si possono riconoscere la Cattedrale, con la facciata originale di Giotto e il campanile. Nella lunetta superiore c'è un bassorilievo della Madonna con Bambino. Questo affresco è affiancato su entrambi i lati di affreschi di famosi Romani, sulla sinistra "Bruto, Muzio Scevola e Camillo" e a destra "Decio, Scipione e Cicerone". Medaglioni di imperatori romani riempiono lo spazio fra le varie sezioni degli affreschi.

La porta in questo muro porta verso la Stanza del Guardaroba. Questa porta è fiancheggiata da due pilastri di marmo nero, originariamente in un tempio romano.

Dopo un lungo restauro, alla statua Giuditta e Oloferne di Donatello è stato dato il giusto rilievo al centro della sala nel 1988.

Stanza del Guardarobe

La Sala delle mappe geografiche o del Guardaroba è dove i Gran Duchi dei Medici custodivano i loro beni preziosi. I mobili ed il soffitto curvato sono opera di Dionigi Nigetti.

Le porte degli stipetti sono decorate con 53 notevoli mappe di interesse scientifico, dipinti ad olio del frate domenicano Ignazio Danti (1563-1575), fratello dello scultore Vincenzo Danti e Stefano Buonsignori (1575-1584). Sono di notevole interesse storico e danno l'idea delle conoscenze geografiche del XVI secolo. Danti, seguiva il sistema tolemaico per il moto degli astri, ma utilizzava il nuovo sistema cartografico di Mercatore.

Al centro della sala è esposto il celebre globo "mappa mundi" rovinato da eccessivi restauri.

Vecchia Cancelleria

Questo era l'ufficio del Machiavelli quando era Segretario della Repubblica. Il suo busto policromo in terracotta e il suo ritratto sono di Santi di Tito. Probabilmente sono stati modellati dalla sua maschera mortuaria. Al centro della stanza, su un piedistallo c'è il famoso Giovinetto alato con Delfino del Andrea del Verrocchio, collocato originariamente nel Primo Cortile.

Studio

La stanza è stata usata da Cellini per restaurare i tesori dei principi dei Medici. Dalla finestra piccola nella parete Cosimo I spiava i suoi assistenti ed ufficiali durante le riunioni nel Salone dei Cinquecento.

Curiosità

 
Il volto scolpito sul fianco del palazzo
  • Sull'angolo destro della facciata è scolpito sommariamente un profilo: non se ne conoscono le origini, ma la tradizione popolare indica Michelangelo come autore, che avrebbe voluto immortalare un condannato a morte, scolpendo un ritratto istantaneo addirittura lavorando voltato di schiena, oppure un suo debitore che lo attanagliava particolarmente. L'unica cosa certa è che non era una cosa da tutti poter scolpire impunemente sul Palazzo più importante della città e che l'autore doveva essere qualcuno su cui il corpo di guardia avrebbe potuto chiudere un occhio.
  • Nella sala di Ercole è costodina una Madonna rinascimentale chiamata popolarmente Madonna dell'Ufo per via di un oggetto volonate non identificabile dipinto nel cielo sullo sfondo. Si tratta di un qualcosa grigio che emette dei raggi dorati, al quale guardano due figurine sullo sfondo, ed è una delle fonti iconografiche antiche più citate nel campo dell'ufologia.

Note

  1. ^ Rodolfo Malquori, le vecchie strade e le piazze di Firenze raccontano la storia di Firenze Edizioni Polistampa, 2005.

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Collegamenti esterni

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