Il bruno mummia, noto anche come bruno egiziano, è un pigmento organico che fu in uso principalmente dal XV al XVII secolo.

Con questo nome si indica un colorante composto da pece, mirra, e resti macinati di mummie umane o di gatto[1]. È un colorante dall'uso molto limitato per la sua caratteristica del tutto negativa di non consolidarsi mai completamente, facilmente soggetto alle colature in caso di aumento della temperatura. Fu usato limitatamente alle velature, o come vernice finale per il tono dorato che conferiva al dipinto, aggiungendovi olii inspessiti e litargirio come essiccante.[2]

Dal nome arabo della pece, mumyya, è derivato il nome delle salme nell'antico Egitto, perché utilizzato nel trattamento per la conservazione del defunto.

Note

  1. ^ (EN) AJules Adeline, Hugo G. Beigel, The Adeline Art Dictionary, F. Ungar Pub. Co, 1966.
  2. ^ Gino Piva, Manuale Pratico di Tecnica Pittorica, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1959.
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