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Posidippo:
Commedie tradotte dai commediografi latini (come anche per Menandro, Apollodoro [di Gela o di Caristo?], Alessi), ma ottenendo risultati meno brillanti degli originali greci (Aulo Gellio, II, 23);v. anche rif. in Lindsay, p. 106, Christ, p. 283, Walton (Plautus’ Menaechmi in English Translation [De Gr.])
Con il termine santi martiri di Lione si indica un gruppo di 48 cristiani uccisi nel 177 a Lugdunum (odierna Lione), durante l'impero di Marco Aurelio. Un resoconto del martirio fu redatto dai cristiani di Lugdunum e Vienne sotto forma di lettera indirizzata alle chiese d'Asia e di Frigia; di questa lettera restano solo alcuni estratti citati da Eusebio di Cesarea nel quinto libro della Storia ecclesiastica, che costituiscono l'unico racconto sopravvissuto del martirio. La memoria liturgica di questo gruppo di martiri, tra i quali furono anche anche san Potino e santa Blandina, è il 2 giugno.
Resoconto del martirio
Il racconto di Eusebio inizia con la descrizione della situazione dei cristiani a Lione all'inizio della persecuzione,[1] probabilmente prima del giugno del 177:[2] mentre il governatore della provincia (di cui non si fa il nome) era assente, molti cristiani furono attaccati, molestati e condotti dalla folla presso i magistrati della città, davanti ai quali confessarono la loro fede e per questo furono imprigionati in attesa del ritorno del governatore. Rientrato in città, il governatore fece cercare in città ed arrestare i cristiani, accusati di crimini quali l'amore incestuoso di Edipo ed i banchetti di Tieste,[3] nonostante il rescritto di Traiano, confermato dai suoi successori, che vietava di cercare i cristiani:[4] tra questi vi erano anche Potino, primo vescovo di Lione, e Santo, diacono di Vienne. Nonostante le torture subite, che causarono direttamente la morte di alcuni degli arrestati, tra cui il novantenne Potino,[5] nessun cristiano si dichiarò colpevole dei crimini loro imputati, ma la maggior parte confessò la propria fede. Coloro che la rinnegarono furono comunque tenuti in carcere accusati di crimini comuni e omicidio; molti di essi, però, dopo una prima abiura si pentirono e confessarono anch'essi la propria fede.[6] I cittadini romani confessori furono decapitati, mentre coloro che non avevano la cittadinanza furono gettati alle belve durante uno spettacolo appositamente organizzato:[7] tra questi vengono ricordati in particolare Maturo, Santo, Blandina e Attalo, che pure era cittadino romano.[8] I cadaveri dei martiri furono dati in pasto ai cani; i resti, dopo essere stati esposti per sei giorni agli insulti del popolo, furono bruciati e le ceneri gettate nel Rodano.[9]
Identità dei martiri
Eusebio non fornisce i nomi di tutti i martiri di Lione, poiché sostiene di averli elencati in una lista a parte, la Raccolta dei martiri,[10] che però è andata perduta. È però possibile ricostruire l'elenco, pur con alcuni dubbi, incrociando i dieci nomi ricordati da Eusebio con le liste del Martyrologium Hieronymianum, della In gloria martyrium di Gregorio di Tours e di altre liste antiche di martiri, che generalmente indicano in 48 il numero dei martiri di Lione.[11] Tra i nomi ricordati da Eusebio, parecchi sono greci: ciò può essere dovuto sia ad una forte maggioranza della componente greca tra i primi cristiani di Lione, sia al fatto che l'autore della lettera volesse evidenziare la componente greca ai destinatari asiatici della missiva.[12] In base ai trattamenti ricevuti, molti martiri erano probabilmente di estrazione umile, probabilmente schiavi, come Blandina; tuttavia, non mancano figure più importanti, come Vettio Epagato, che pagò con la vita il tentativo di difendere i cristiani, o Attalo, cittadino romano.[13]
Il luogo del martirio non è noto con certezza,[14] né la data: si conosce l'anno, il 177, ma non il giorno dell'esecuzione; probabilmente il martirio avvenne in più giorni, ad una carta distanza luno dall'altro.[15]
Attendibilità del resoconto
Vari studiosi si sono interrogati sulla veridicità e storicità del resoconto del martirio di Lione. Sebbene alcuni ritengano che il racconto tramandato da Eusebio non sia degno di fede,[16] la maggioranza degli studiosi ritiene il resoconto sostanzialmente attendibile.[17] Alcuni episodi sono ritenuti esagerati o quantomeno sospetti, come il prodigio per cui il corpo di Santo, dopo aver subito gravi torture, fu successivamente sottoposto a nuovi tormenti, che però ebbero l'effetto di guarire le prime ferite, o le risposte ai magistrati dei martiri, che ricordano quelle di personaggi della letteratura pagana;[18] singoli episodi come questi, però, si ritiene che non privino di veridicità il resto del resoconto.[19]
Note
- ^ Eusebio, V, 1, 1-V, 4, 3.
- ^ Keresztes, p. 84.
- ^ Eusebio, V, 1, 13-14.
- ^ Plinio il Giovane, Lettere, X, 97, 2, dove Traiano scrive a Plinio che i cristiani "Conquirendi non sunt" ("Non devono essere cercati"); si veda anche Atti e passioni, p. 398 e Keresztes, pp. 81-82 per altri casi in cui i governatori ignorarono il rescritto imperiale.
- ^ Eusebio, V, 1, 29-31.
- ^ Eusebio, V, 1, 32-35.
- ^ Eusebio, V, 1, 47.
- ^ Eusebio, V, 1, 50-52.
- ^ Eusebio, V, 1, 59-62. Secondo Gregorio di Tours, In gloria martyrium, 48, i martiri di Lione sarebbero stati gettati nel Rodano nei pressi di Ainay, da cui l'appellativo di Athanacenses con cui li designa; su Ainay si veda Atti e passioni, p. 403.
- ^ Eusebio, V, 4, 3.
- ^ Ohtani, pp. 125-127; i nomi delle varie liste sono confrontati nello stesso articolo alle pagine 132-134.
- ^ Keresztes, p. 78.
- ^ Keresztes, pp. 78-79.
- ^ Eusebio, V, 1, 8 dice solo che i cristiani furono interrogati nel forum di Lione, corrispondente all'attuale Fourvière (Atti e passioni, p. 398), ma non parla del luogo dell'uccisione.
- ^ Keresztes, p. 80.
- ^ (EN) James Westfall Thompson, The Alleged Persecution of the Christians at Lyons in 177, in The American Journal of Theology, vol. 16, n. 3, 1912, pp. 359-384.
- ^ Tra i vari studi che riconoscono storicità al racconto del martirio, si vedano in particolare Keresztes, Ohtani, Simonetti.
- ^ Simonetti, pp. 49-50.
- ^ Simonetti, p. 50; Keresztes, p. 80.
Bibliografia
- Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica.
- Manlio Simonetti, Qualche osservazione a proposito dell'origine degli Atti dei martiri, in Revue d'Etudes Augustiniennes Et Patristiques, vol. 2, n. 1-2, 1956, pp. 40-57, DOI:http://dx.doi.org/10.1484/J.REA.5.103905.
- (EN) Paul Keresztes, The massacre at Lugdunum in 177 A.D., in Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte, vol. 16, n. 1, 1967, pp. 75-86.
- A.A.R. Bastiaensen, A. Hilhorst e G.A.A. Kortekaas (a cura di), Atti e passioni dei martiri, Milano, Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore, 1987.
- (EN) Satoshi Ohtani, Martyrs and confessors of Lugdunum: A validation of Eusebius' documentation, in Scrinium, vol. 11, n. 1, 2015, pp. 122-134, DOI:10.1163/18177565-00111p13.