Per umanesimo veneziano si intende la declinazione storico-geografica del movimento umanista all'interno dell'area della Repubblica di Venezia. Già fiorente a partire dall'inizio del XV secolo grazie all'annessione di Padova, una delle principali roccaforti spirituali dell'eredità petrarchesca, l'umanesimo veneto si caratterizzò essenzialmente in due direttrici: la prima, quella pedagogica, volta alla formazione dei futuri uomini politici dello Stato appartenenti all'aristocrazia; la seconda, quella celebrativo-encomiastica, che trovò espressione nel genere della storiografia. Durante la seconda metà del XV secolo, inoltre, si sviluppò l'editoria libraria a cura del grande Aldo Manuzio, rendendo la città lagunare il centro principale per la diffusione della stampa a caratteri mobili.

Caratteri generali

Firenze e Venezia

L'umanesimo veneziano si può inquadrare, nella sua declinazione geo-politica, in un umanesimo politico non molto dissimile da quello adottato dalla Repubblica di Firenze, se non per un elemento legato alla sfera socio-politica. La differenza tra i due modelli repubblicani fiorentino e veneziano consisteva, difatti, nella flessibilità delle classi sociali: se a Firenze uomini umili, grazie al loro ingegno, potevano essere notati dalle famiglie magnatizie rendendoli celebri ed onorati, a Venezia tale esempio di meritocrazia era praticamente assente, rendendola a tutti gli effetti una repubblica nobiliare oligarchico[1].

L'umanesimo pedagogico

In seguito all'espansione militare sulla terraferma e l'acquisizione di Verona, Padova e Vicenza, la Serenissima permise la fusione della coscienza umanistica con la volontà di rendere prestigioso lo Stato[N 1], con l'intento di formare future classi dirigenti che sostenessero, in chiave letteraria, la grandezza della patria[2].

Il primo umanesimo veneto

Il modello pedagogico

Il modello pedagogico di base, invece, era stato imitato dall'umanista e pedagogo Giovanni Conversini (1343-1408), maestro di Guarino Veronese e di Vittorino di Feltre e già fondatore di scuole a Treviso e a Padova. Prosecutore dell'opera di Conversini sarà Gasparino Barzizza (1360-1431), il quale, oltre a Venezia, insegnò a Pavia e a Milano[3].

Pier Paolo Vergerio e le scuole "patrizie"

L'importanza della filosofia umanista a Venezia venne recepita già a partire dagli anni '60 del '300, quando Petrarca, supportato dal Cancelliere e ammiratore Benintendi Ravagnani, aveva stabilito dei contatti con la Repubblica, nel tentativo di donarle, al momento della morte, la sua biblioteca privata[4]. Benché non avesse risieduto che pochissimo tempo a Venezia, Petrarca gettò il seme della sua rivoluzione culturale tramite i contatti epistolari con l'élite intellettuale veneziana.

Il primo importante umanista in area veneta fu Pier Paolo Vergerio il vecchio (1370-1444). Vergerio, pedagogo e autore di un celebre epistolario, si era formato a Padova e, dopo la sua conversione all'umanesimo, pubblicandovi un edizione critica dell'Affrica[5]. Entrato in contatto, durante il soggiorno fiorentino, con Coluccio Salutati ed Emanuele Crisolora, Vergerio raffinò ulteriormente la padronanza di ambo le lingue classiche, favorendone la diffusione poi a Venezia[5]. Vergerio, inoltre, cercò anche di rendere il nascente umanesimo uno strumento del potere in mano alla Repubblica, spingendo la classe dirigente repubblicana a fondare scuole ove si potessero formare studiosi ed intellettuali finalizzati a questo scopo[6]. Il Vergerio stesso contribuì a fornire alla cultura veneta un "modello" di trattato filo-governativo, cioè il trattato intitolato De republica veneta, in cui viene esaltata la costituzione mista di Venezia, prendendo spunto dal modello aristotelico e polibiano[7].

Leonardo Giustinian

Leonardo Giustinian (1388-1446) era membro di una delle più illustri famiglie patrizie veneziane e umanista lui (importante la traduzione in latino delle Vite plutarchee di Cimone e Lucullo)[8]. Autore di un'orazione funebre a Carlo Zeno del 1419, in cui il Giustinian elogia il tipico servitore dello Stato[9], più che un grande umanista il Giustiunian è un fervente promotore del programma scolastico propugnato dal Vergerio e dal Barbaro, manentendo contatti con Flavio Biondo e Francesco Filelfo[10].


La storiografia e Francesco Barbaro

 
Francesco Barbaro, statua attribuita a Enrico Merengo sulla facciata di Santa Maria del Giglio a Venezia.

Risultato di questi sforzi fu una vera e propria proliferazione di scritti celebrativi di Venezia e del suo sistema di governo. Tra i più significativi prodotti dell'umanesimo veneto si ricordano quelli di Lauro Quirini (1420-1479) e di Francesco Barbaro (1390-1479)

Di Lauro Quirini ricordiamo principalmente la definizione di nobiltà secondo la società oligarchica veneziana, esposta nel trattato De Nobilitate e scritto in chiave polemica con Poggio Bracciolini che, al contrario, negava valore alla nobiltà. Quirini, in un discorso articolato e complesso, afferma che la nobiltà è sia un valore intrinseco (proveniente da Dio e trasmesso nelle creature maggiori, i nobili), sia un valore da acquisire tramite l'esercizio dei valori dell'età classica[11].

Avendo come fonte la Politica di Aristotele, Quirini compose un De Republica in cui afferma che nessuna delle tre forme di governo (monarchia, oligarchia e democrazia) sono aliene da difetti, e che soltanto in una res publica in cui pochi governano lo stato per incarico di molti, con a capo un re sorvegliato dal popolo, lo stato può funzionare[12].

Francesco Barbaro è considerato l'umanista più importante che Venezia abbia mai avuto, il «campione dell'interesse della classe dirigente della Serenissima per la nuova cultura»[13]. Allievo di Guarino, Barzizza e Conversini, Barbaro diede impulso allo studio della letteratura greca da un lato traducendo Plutarco, dall'altro difendendone, nel trattato Apologia de rerum graecarum, la sua dignità culturale da chi invece la vedeva come superflua per la preparazione dell'umanista[14]. Dopo un soggiorno a Firenze (1415) ove conobbe Leonardo Bruni, Niccolò Niccoli e Giovanni de' Medici, Barbaro diventò senatore della Serenissima nel 1419[14]. In questa veste, dal 1419 fino al 1454, Francesco Barbaro, coadiuvato dal già citato Leonardo Giustinian, si dedicò anima e corpo alla progettazione concreta dell'umanesimo politico veneziano tramite l'attività politica (procuratore di San Marco nel 1452) e quella letteraria[14]. Tra i lavori principali di questo periodo ricordiamo il De re uxoria, trattatello famigliare in cui Barbaro sottolinea l'importanza della madre nell'educazione del bambino secondo i costumi patrii[15].

Note

Note esplicative

  1. ^ Tutte e tre le città sono luoghi significativi per l'umanesimo: la prima è la patria di Guarino Veronese, patrocinatore della pedagogia umanista con Vittorino da Feltre; Padova si poteva considerare la "sede spirituale" del petrarchismo per la forte impronta che l'insegnamento del Petrarca ebbe sull'élite politica e culturale locale; a Vicenza, infine, nacque l'umanista "politico" Antonio Loschi, allievo di Coluccio Salutati e futuro cancelliere del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Si vedano: Cappelli, p. 140 e Tateo, cultura umanistica, pp. 92-93

Note bibliografiche

  1. ^ Canfora, p. 34:
    «Si trattava di una forma di stato repubblicano ovviamente sui generis, fondato sulla conservazione istituzionale, sull'equilibrio tra i poteri e sulla programmatica esclusione dell'allargamento della partecipazione al governo cittadino.»
  2. ^ Tateo, cultura umanistica, p. 92:
    «...il primo umanesimo veneto appare caratterizzato soprattutto da funzioni - per così dire - istituzionali: accolto nelle grandi famiglie dell'aristocrazia, l'umanesimo contribuì soprattutto alla formazione di uomini politici, ambasciatori, prelati.»
  3. ^ Tateo, cultura umanistica, pp. 92-93:
    «Venezia non era sede di un tradizionale centro culturale organizzato, ma la vicina Padova, assoggettata al dominio veneziano, costituiva una fonte attivissima di irradiazione culturale; e a Padova....insegnarono alla fine del secolo XI Giovanni di Conversino...Gasparino Barzizza...Pier Paolo Vergerio. Lo spiccato indirizzo pedagogico dell'insegmaneto umanistico a Padova ebbe certo la sua parte notevole nell'orientamento dell'umanesimo veneziano...»
  4. ^ Wilkins, p. 220
  5. ^ a b Gambaro
  6. ^ In Cappelli, p. 145, si ricorda la fondazione, nel 1446, della scuola privata di San Marco, prototipo del modello scolastico delineato dai dirigenti della Repubblica. A differenza però di Firenze, Venezia era una repubblica rigidamente oligarchica, in cui poche famiglie patrizie detenevano gelosamente le redini del potere spartendosi il controllo delle cariche statali.
  7. ^ Cappelli, pp. 148-149
  8. ^ Tissoni Benvenuti, p. 251
  9. ^ Pastore Stocchi, p. 242
  10. ^ Tissoni Benvenuti, p. 250
  11. ^ Finzi, pp. 359-360:
    «La nobiltà, continua Quirini, altro non è che una superiorità, un eccellere sugli altri, di un elemento su un altro, di un gruppo sull’altro [...] Sono da considerare nobili per natura tutti quelli che sono di animo grande, che eccellono per ingegno e capacità di vedere lontano, cioè quelli che secondo Aristotele sono capaci di governare se stessi e gli Stati. Per converso nessuno è adatto a governare, se non è migliore dei governati. Si dice infatti che siano adatti al governo proprio coloro che mostrano tali virtù e imprese da essere chiamati nobilissimi [...] La distinzione tra nobili e non nobili è dunque soprattutto distinzione politica, tra chi alla vita politica partecipa e chi ne è escluso [...] Lauro Quirini non difende un astratto concetto di nobiltà, del quale tutto sommato poco potrebbe importargli, ma difende la concreta realtà del ceto nobiliare veneziano, che è nobile perché fa politica e fa politica perché è nobile.»
  12. ^ Si veda il saggio di Guido Cappelli, Aristotele veneziano. Il "De Republica" di Lauro Quirini e la tradizione politica classica.
  13. ^ Canfora, p. 34
  14. ^ a b c Cappelli, p. 159
  15. ^ Tateo, cultura umanistica, p. 95

Bibliografia

  • Davide Canfora, Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma-Bari, Editori Laterza, 2005, ISBN 88-420-7786-0.
  • Guido Capelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, 2013, ISBN 978-88-430-5405-3.
  • Claudio Finzi, La polemica sulla nobiltà nell’Italia del Quattrocento, in Cuadernos de Filología Clásica. Estudios Latinos, vol. 30, n. 2, Madrid, Universidad Complutense de Madrid, pp. 341-380, ISSN 1131-9062 (WC · ACNP). URL consultato il 30 aprile 2016.
  • Angiolo Gambaro, VERGERIO, Pietro Paolo, il Vecchio, collana Enciclopedia Italiana, vol. 35, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937, OCLC 311374384. URL consultato il 30 aprile 2016.
  • Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia dell'Umanesimo italiano, Milano, FrancoAngeli, 2014, ISBN 978-88-204-5854-6. URL consultato il 30 aprile 2016.
  • Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, a cura di Carlo Muscetta, collana La letteratura italiana, 3, tomo I, Bari, Laterza, 1971, SBN IT\ICCU\FER\0090081 Controllare il valore del parametro sbn (aiuto). Si sono presi in considerazione:
    • Francesco Tateo, La cultura umanistica e i suoi centri, Capitolo II.
  • Salvatore Silvano Nigro, Francesco Tateo e Antonia Tissoni Benvenuti, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, a cura di Carlo Muscetta, collana La letteratura italiana, 3, tomo II, Bari, Laterza, 1971, SBN IT\ICCU\FER\0090081 Controllare il valore del parametro sbn (aiuto).
  • Ernest Hatch Wilkins, Vita del Petrarca, a cura di Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli, 2012 [1964], ISBN 978-88-07-72364-3., edito per la prima volta negli Stati Uniti col nome di (EN) Life of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, 1961, OCLC 343931.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Angela Caracciolo, Umanesimo veneziano, su lettere2.unive.it, Università degli studi di Venezia. URL consultato il 1º maggio 2016.