Utente:Continua Evoluzione/sandbox

Palamede

Posidippo:

  • Commedie tradotte dai commediografi latini (come anche per Menandro, Apollodoro [di Gela o di Caristo?], Alessi), ma ottenendo risultati meno brillanti degli originali greci (Aulo Gellio, II, 23); v. anche rif. in Lindsay, p. 106, Christ, p. 283, Walton (Plautus’ Menaechmi in English Translation [De Gr.])

Cristianizzazione

 
Martirio di santa Blandina


A Lugdunum è attestata la prima comunità cristiana di Gallia, risalente alla metà del II secolo. Essa si struttura attorno al vescovo Potino, il primo della città, e raccoglie membri di provenienze diverse, anche se principalmente originari della Frigia e dell'area dell'impero di influenza greca[1]. Nel 177 Potino muore durante la persecuzione contro i cristiani di cui rimane una descrizione fornita da Eusebio di Cesarea[2]: con lui sono uccisi altri 47 cristiani, tra cui persone in vista come Vettio Epagato[3], ma anche schiavi come Blandina, genericamente ricordati come i martiri di Lione. Potino muore in prigione, mentre altri martiri, fra cui Blandina, vengono uccisi nell'anfiteatro.

Ireneo è il successore del vescovo Potino. È uno dei primi teologi cristiani di lingua greca e lotta contro le eresie che minacciano l'unità della comunità cristiana. Il suo scritto Contro le eresie testimonia dell'opposizione di Ireneo nella regione contro un certo Marco d'Egitto che professava lo gnosticismo. Ireneo partecipa anche con il vescovo di Roma Vittorio I ai dibattiti sulla scelta della data della Pasqua per fissare la data delle celebrazioni della resurrezione, un tema che divide cristiani d'Occidente e d'Oriente.[4]

 
Pergamena della Historia Francorum di Gregorio di Tours

Nel III secolo, la comunità cristiana si sviluppa durante il periodo di pace che segue l'editto di Milano. Il vescovo di Ludgunum è in relazione epistolare con Cipriano di Cartagine[5] e si preoccupa dello sviluppo dell'eresia di Novaziano in Gallia. La comunità si cementa attorno alla figura dei martiri del 177; forniscono un racconto strutturante per l'identità locale ed una forma di celebrare la comunità ed un "passato esemplare" attraverso le feste dei santi martiri che si ripetono ogni anno. Ai 48 martiri del 177, si sono aggiunti Epipode e Alessandro di Lione ed il vescovo Ireneo. Lo stesso Gregorio di Tours trasforma le uccisioni che hanno accompagnato il sacco di Lugdunum sotto Settimio Severo in una persecuzione contro i cristiani[6].

Ormai diventato il Cristianesimo una religione accettata ed ufficiale, il vescovo esercita un'autorità morale nella città ed un ruolo importante (anche economicamente). Le lettere di Sidonio Apollinare forniscono la descrizione della cattedrale: circondata di portici, la cattedrale è decorata con pietre preziose, marmo, foglie d'oro e poemi[7]. La città antica è trasformata: i templi sono stati chiusi ed abbattuti alla fine del IV secolo ed un centro episcopale si è sviluppato sulla riva della Saona attorno ad un battistero[8]. I sacrifici sono stati proibiti e le messe e le processioni hanno soppiantato le celebrazioni religiose politeiste. Si parla della "visita dei luoghi santi della città di Lugdunum"[9]. La città è anche uno dei luoghi culturali della cristianità; mentre il potere dei romani diminuisce e cresce quello dei Burgundi e poi dei Franchi, i vescovi di Lione portano il titolo di metropolitani ed ospitano numerosi concili.

  1. ^ (FR) Glen W. Bowersock, Les martyrs de Lyon, in Les églises de Lyon et de Vienne: relations avec l'Asie, Lione, 1978, pp. 249-256.
  2. ^ Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, libro V, 1-3.
  3. ^ Marco Rizzi, Da testimoni a martiri. Pratiche di martirio e forme di leadership nella tradizione cristiana, in Patrizia Pozzi (a cura di), Il martirio nell'esperienza religiosa di ebrei, cristiani e musulmani, atti del convegno, Mimesi Edizioni, 13 novembre 2002. URL consultato il 19 dicembre 2015.
  4. ^ Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, V, 24.
  5. ^ Tascio Cecilio Cipriano, lettera 68.
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore historia francorum
  7. ^ Sidonio Apollinare, Lettere II, 10, 2-4 e IX, 3.
  8. ^ (FR) André Pelletier, Histoire et Archéologie de la France ancienne – Rhône Alpes, Horvath, 1988, pp. 103-107, ISBN 2-7171-0561-1.
  9. ^ Gregorio di Tours, La gloria dei confessori, 62.