Tolomeo V

sovrano del Regno tolemaico d'Egitto (r. 204-180 a.C.)

Tolomeo Epifane (in greco antico: Πτολεμαῖος Ἐπιφανής?, Ptolemaĩos Epiphanés; 9 ottobre 210 a.C.[1]180 a.C.), chiamato nella storiografia moderna Tolomeo V, è stato un faraone egizio appartenente al periodo tolemaico, quinto sovrano della dinastia dal 204 a.C. alla sua morte.

Tolomeo V
(Tolomeo Epifane)
Busto di Tolomeo V Epifane
(Museo archeologico nazionale, Napoli)
Signore d'Egitto
In carica204180 a.C.
PredecessoreTolomeo IV
SuccessoreTolomeo VI e Cleopatra I
Nome completoΠτολεμαῖος Ἐπιφανής
Ptolemaĩos Epiphanés
Nascita9 ottobre 210 a.C.
Morte180 a.C.
DinastiaTolemaica
PadreTolomeo IV
MadreArsinoe III
ConsorteCleopatra I
FigliTolomeo VI, Cleopatra II, Tolomeo VIII

Biografia

Origini familiari

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia tolemaica.

Tolomeo era nato all'interno della dinastia tolemaica, che regnava sull'Egitto dal 305 a.C., quando il suo trisavolo Tolomeo I Sotere si era proclamato faraone.[2] Era figlio di Tolomeo IV Epifane ed Arsinoe III, che erano fratelli; i suoi nonni erano quindi Tolomeo III Evergete e Berenice II, i suoi zii Lisimaco, Alessandro, Magas e Berenice. Era inoltre anche un lontano discendente dei Seleucidi, sovrani dell'Impero seleucide.[3]

Giovinezza e ascesa al potere (210-201 a.C.)

 
Tetradramma con l'immagine di Tolomeo V Epifane

Pochi mesi dopo la nascita venne nominato coreggente insieme al padre a partire già dal 210 a.C.[4] Tolomeo IV morì nella primavera o nell'estate del 204 a.C. e, essendo il nuovo sovrano ancora molto giovane, i due potenti ministri reali Agatocle e Sosibio acquisirono subito il potere.[5] I due, per evitare che la madre Arsinoe III prendesse la reggenza, la fecero subito assassinare, in modo da assicurarsi la loro posizione. Convocarono quindi un consiglio con le guardie reali e i generali di cavalleria e fanteria, annunciando la morte della coppia, e leggendo il testamento, probabilmente falso, di Tolomeo IV: loro due sarebbero stati i guardiani del giovane re, che sarebbe stato affidato alle cure di Agatoclea, l'amante di Tolomeo IV.[6]

Sosibio, tuttavia, morì poco dopo e Agatocle rimase come unico reggente del regno, posizione molto scomoda dato che non era molto amato soprattutto dopo l'uccisione della regina Arsinoe, molto benvoluta dagli alessandrini.[7] Tutti gli uomini di una certa importanza vendere mandati lontani dalla capitale: Pelope fu inviato alla corte di Antioco III in Asia Minore come ambasciatore, Tolomeo, figlio di Sosibio, andò in Macedonia da Filippo V e Tolomeo di Megalopoli si recò a Roma.[8]

 
Busto di Antioco III il Grande, sovrano seleucide al tempo di Tolomeo V (Museo del Louvre, Parigi)

Intanto ad Alessandria cresceva il malcontento verso il ministro e si distinse Tlepolemo, stratego di Pelusio; alla fine del 203 a.C. Agatocle fu massacrato insieme alla sua famiglia in una rivolta popolare e Tlepolemo assunse quindi la carica di nuovo reggente.[9] Tlepolemo fece uscire dalla vita politica i due figlio di Sosibio, Tolomeo (che era tornato in Egitto) e Sosibio, quest'ultimo membro della guardie reale di Tolomeo; tuttavia, mostrando di non avere grandi capacità amministrative, venne anche lui sostituito nel 201 a.C. da Aristomene di Alyzia, un amico del vecchio ministro Agatocle.[10]

Guerre contro Filippo V e Antioco III (201-197 a.C.)

Quando ancora Tlepolemo amministrava il regno, il re seleucide Antioco III entrò con il suo esercito, sostenuto da quello macedone di Filippo V, nei territori tolemaici della Celesiria, conquistando Damasco e iniziando la quinta guerra siriaca; Tlepolemo allora invocò l'aiuto di Roma inviando un'ambasciata in Italia. Antioco conquistò tutta la Siria nel 201 a.C. e a Tolomeo restarono solamente le città costiere della Fenicia; il generale tolemaico in Siria, Tolomeo, passò dalla parte dei Seleucidi e venne nominato governatore di Celesiria e Fenicia. Nell'inverno tra il 201 e il 200 a.C. i tolemaici si riorganizzarono sotto il comando di Scopas che riconquistò molte città, compresa Gerusalemme, ma venne poi sconfitto nella battaglia di Panea. Antioco conquistò quindi Sidone, l'ultima roccaforte egizia, e Scopas andò in Etolia, per reclutare un esercito in caso Antioco avesse invaso l'Egitto stesso; il seleucide rimase però in Celesiria, consolidando il potere nella regione appena acquisita.[11]

 
La stele di Rosetta, lastra che presenta il decreto di Menfi emesso da Tolomeo V nel 196 a.C. (British Museum, Londra)

Contemporaneamente, durante la guerra di Creta, Filippo V di Macedonia si impossessò delle isole tolemaiche dell'Egeo, tra le quali vi era Samo, la base della flotta tolemaica in Grecia. Tuttavia l'isola fu riconquistata grazie all'aiuto di Attalo di Pergamo, che era in aperta guerra con Filippo. Alla fine del 201 a.C. gli ambasciatori ellenistici arrivarono a Roma e così il Senato romano decise di inviare a sua volta degli emissari: con l'intervento di Roma anche Atene si schierò contro Filippo e questi , per risposta, invase la Tracia tolemaica. I romani scesero allora in campo, iniziando la seconda guerra macedonica, sotto il comando di Marco Emilio Lepido.[12]

L'ambasciata romana raggiunse quindi Alessandria nel 200 a.C. ma non perpetrò la causa di Tolomeo e anzi lasciò libero Antioco di occupare i territori tolemaici in Asia Minore a patto che non si schierasse con Filippo V contro Roma.[12] Antioco completò quindi la totale annessione della Celesiria nel 198 a.C. e dalla primavera dell'anno successivo invase l'Asia Minore: iniziando dalla Cilicia, si mosse con l'esercito e con la flotta lungo tutto il territorio tolemaico arrivando a Efeso, un potente base tolemaica, nell'autunno del 197 a.C. Riuscendo a giungere sul suolo europeo, Antioco fece dell'impero seleucide la più importante potenza ellenistica del tempo.[13]

Età adulta e fine (197-180 a.C.)

Nel 197 a.C. arrivò ad Alessandria Policrate di Argo, celebre militare e politico, mentre Aristomene di Alyzia era ancora al potere e amministrava un regno debole senza un potere regio. Il 26 marzo 196 a.C. a Menfi Tolomeo venne incoronato faraone dall'alto sacerdote di Ptah e Aristomene fu allontanato e soppiantato da Policrate.[14] Nel 193 a.C. sposò la principessa seleucide Cleopatra I, figlia di Antioco III, come parte dei trattati di pace tra l'Egitto e i seleucidi.

Sul fronte interno continuarono le rivolte capeggiate da Haruennefer ed Ankhuennefer in Tebaide, riconquistata nel 186 a.C., e nel Delta. In politica estera Tolomeo strinse rapporti stretti con Roma, la quale assunse formalmente la protezione del regno con l'invio in missione ad Alessandria nel 201-200 a.C. di Marco Emilio Lepido, censore nel 179, incaricato dal Senato della tutela del re d'Egitto. Morì nel 180 a.C.; gli successe il figlio, Tolomeo VI Filometore.

Note

  1. ^ Hölbl 2001, pag. 133, 150; Whitehorne 2002, pag. 205; la data di nascita è riportata sulla stele di Rosetta ed è il 30° giorno del mese di Mesore.
  2. ^ Hazzard 2000, pag. 164.
  3. ^ Clayman 2014, pag. 173.
  4. ^ Hölbl 2001, pag. 133; Clayman 2014, pag.173.
  5. ^ Hölbl 2001, pag. 134.
  6. ^ Polibio, XV, 25; Hölbl 2001, pag. 134.
  7. ^ Polibio, XV, 25.3-12; Hölbl 2001, pag. 134-135.
  8. ^ Polibio, XV, 25.13-15; Hölbl 2001, pag. 135.
  9. ^ Polibio, XVI, 21.1; Hölbl 2001, pag. 135.
  10. ^ Polibio, XVI, 22; Hölbl 2001, pag. 135-136.
  11. ^ Hölbl 2001, pag. 136.
  12. ^ a b Hölbl 2001, pag. 137.
  13. ^ Hölbl 2001, pag. 138.
  14. ^ Hölbl 2001, pag. 138-139.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • Dee L. Clayman, Berenice II and the Golden Age of Ptolemaic Egypt, Oxford University Press, 2014, ISBN 978-01-953-7089-8.
  • R. A. Hazzard, Imagination of a Monarchy: Studies in Ptolemaic Propaganda, University of Toronto Press, 2000, ISBN 978-08-02-04313-9.
  • Günther Hölbl, A History of the Ptolemaic Empire, Psychology Press, 2001, ISBN 9780415234894.
  • John Whitehorne, Cleopatras, Routledge, 2002, ISBN 9781134932160.

Voci correlate

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