Attore bambino

chi durante l'infanzia interpreta un ruolo in un film, in uno spettacolo teatrale o in una fiction televisiva

Attore bambino è in generale chi durante l'infanzia interpreta un ruolo in un film, in uno spettacolo teatrale o in una fiction televisiva. Più specificamente la locuzione - in particolare l'equivalente inglese child actor - designa attori cinematografici e televisivi che raggiungono il successo in tenera età. In questi casi si parla talvolta di divo bambino[1] o anche genericamente di enfant prodige.[2]

L'attore bambino Carl Switzer, celebre interprete del personaggio di Alfalfa nella serie Simpatiche canaglie.

Nell'accezione più limitata di «divo bambino» o child actor (teenager actor se riferito a un adolescente) l'attore bambino, specie nello star system hollywoodiano e al pari di altri giovanissimi artisti, è una figura che un diffuso luogo comune considera problematica: capace di progredire in una brillante carriera ma anche di finire in rovina, al punto che i media parlano talora enfaticamente di «maledizione dei divi bambini».[3]

Nella realtà tuttavia, sebbene solo un piccolo numero di attori bambini - come ad esempio Jodie Foster e Drew Barrymore - riesca a costruirsi una carriera adulta,[2] la maggior parte di essi approda comunque a una vita del tutto normale, perlopiù al di fuori del mondo dello spettacolo.[4]

In lingua inglese, la madre di un attore bambino è detta stage mother.

Storia

L'impiego di bambini nello spettacolo (nel teatro, nel circo, nelle piazze e nelle fiere) è molto antico. Fino a quando alle donne era precluso il palcoscenico era comune che le parti femminili fossero affidate a giovani adolescenti. Nel Teatro elisabettiano si trovano attori adolescenti di sesso maschile che danno vita a intere compagnie, assai di moda all'epoca di Shakespeare (boy players).[5]

La presenza sempre piu' massiccia di attrici a partire dal XVII secolo riduce la presenza di attori bambini, in quanto i ruoli di bambino/a nel teatro e nell'opera sono ora di regola interpretati da giovani attrici e cantanti.[6] Ai bambini rimangono parti secondarie e di carattere che servono alla loro formazione e introduzione alla carriera scenica, secondo un percorso di apprendistato che di norma avveniva all'interno di compagnie professionali di attori, cui i bambini si aggregavano per legami familiari o per sfuggire alla fame e alla miseria. Se l'esperienza della crescita sul palcoscenico e' comune a quasi tutti gli attori e attrici del tempo, delle loro esperienze di interpreti bambini non rimane memoria nelle cronache; solo al bambino prodigio e' eccezionalmente dato un pubblico risalto come ad un fenomeno da esibire allo stupore dei presenti nelle corti e nei salotti dell'aristocrazia, come nel caso del piccolo Wolfgang Amadeus Mozart e di sua sorella Maria Anna Mozart.

Nel 1805, all'eta' di 13 anni, John Howard Payne, destinato egli stesso ad una brillante carriera di attore, pubblica su The Thespian Mirror una serie di note di critica teatrale che per la prima volta includono le biografie di alcuni bambini attori del tempo. [7] Se ne ricava che nel teatro in lingua inglese i giovani attori e attrici dell'epoca si perfezionavano in parti come quella del Duca di York in Richard III di Shakespeare o del giovane Norval in Douglas di John Home, per poi affrontare ruoli da protagonisti come quella del piccolo Pickle in The Spoiled Child (che rappresentata per la prima volta nel 1790 resta la piu' famosa opera teatrale per l'infanzia per tutta la prima meta' dell'Ottocento).[8]

Le notazioni di John Howard Payne sono il segno di una situazione che sta rapidamente cambiando. Per la prima volta nella societa' anglo-sassone si comincia a dare spazio alle problematiche dell'infanzia e si sviluppa una letteratura che ha al centro le esperienze e i sogni di ragazzi o ragazze: Oliver Twist (1837-39), David Copperfield (1849-50) e Grandi speranze (1860-61) di Charles Dickens; Gli anni di scuola di Tom Brown (1857) di Thomas Hughes; Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) di Lewis Carroll; Piccole donne (1868-69) di Louisa May Alcott; Le avventure di Tow Sawyer (1873) e Il principe e il povero (1881) di Mark Twain; L'isola del tesoro (1883) di Robert Louis Stevenson, Il piccolo Lord (1885) di Frances Hodgson Burnett; Il meraviglioso mago di Oz (1900) di L. Frank Baum; fino a Peter Pan (1902) di James Matthew Barrie.

Il successo commerciale di queste opere produce non solo sensibilita' ed attenzione ai temi dell'infanzia ma una tradizione di adattamenti teatrali destinati al grande pubblico e quindi maggiori opportunita' per gli attori bambini di uscire dall'anonimato come interpreti, specialmente negli Stati Uniti, dove il teatro e' piu' libero da censure e regole formali[9] Nel 1852 la piccola Cornelia Howard, sulla scena accanto ai propri genitori George e Howard, contribuisce all'enorme successo a New York della prima produzione teatrale di Uncle Tom's Cabin di Harriet Beecher Stowe. A fine Ottocento Elsie Leslie e' gia' una celebrita' negli Stati Uniti come protagonista sulle scene in ruoli come "Little Lord Fauntleroy" nel 1888 e "The Prince and the Pauper" nel 1890.

L'avvento del cinema: l'epoca del muto (1895-1929)

La nascita del cinema si colloca quindi in un'epoca in cui l'interesse ai bambini attori e' gia' vivo. Da parte loro, "i bambini si rivelano subito dotati di una naturale inclinazione a lasciarsi riprendere e, in un misto di incoscienza e narcisismo, appaiono attratti dall'idea di entrare nell'inquadratura, propensi a mostrarsi sullo schermo con lo stesso istintivo desiderio di esibizione che mostrano nella vita reale." [10] Gia' i primissimi cortometraggi realizzati dai fratelli Louis e Auguste Lumière contengono immagini delle loro figlie e da allora i bambini saranno nel cinema una presenza familiare e costante.

 
Marie Eline nel 1910
 
Adele DeGarde a 13 anni (1912)

Assai di piu' del teatro di prosa e dell'opera lirica, il cinema si dimostra uno strumento tecnicamente adatto a cogliere le capacita' espressive peculiari dell'infanzia. Da un lato "il bambino, non ancora preda dei turbamenti, delle crisi e delle contraddizioni dell'adolescenza, si offre alla macchina da presa così com'è, senza alcun filtro. Con le sue emozioni, le sue paure e le sue propensioni ludiche."[11] Dall'altro, il bambino acquista sullo schermo una presenza scenica diversa che sul palcoscenico: la macchina da presa e' capace di coglierne in primo piano le espressioni anche piu' intime e di trasmetterle direttamente agli spettatori.

Gli studi cinematografici si strutturano come le compagnie teatrali del loro tempo. Ogni studio ha i suoi piccoli attori, impiegati nei ruoli piu' vari in decine e decine di cortometraggi e con orari e ritmi di lavoro intensissimi. Sono soprattutto bambine, considerate piu' affidabili, disciplinate e mature, capaci di interpretare all'occorrenza sia parti maschili che femminili e di conservare per piu' anni fino all'adolescenza un aspetto infantile. Nella loro breve carriera Gladys Egan, Adele DeGarde e Marie Eline compaiono ciascuna in oltre cento cortometraggi, alternando parti da protagoniste con ruoli di supporto.

Si da' inizio anche alle prime serie di cortometraggi con bambini come personaggi protagonisti. La moda comincia in Europa, dove nel 1910 in Francia Pathe lancia il personaggio di "Bebe" (Anatole Mary), seguita in Italia da "Cinessino" (Eraldo Giunchi) della Cines. Nel 1912 e' la volta di "Willy" (Willie Sanders) della Edison, e quindi negli anni successivi "Sonny Jim" (Bobby Connelly) della Vitagraph, e "Little Billy" (Paul Jacobs) della Keyston.

 
Gladys Hulette in Alice's Adventures in Wonderland (1910)

La tradizione del teatro fa ancora sentire fortemente il suo peso nel momento in cui si producono i primi lungometraggi. Specie per le parti drammatiche piu' impegnative si finisce per preferire giovani attrici dal fisico minuto e dall'aspetto adolescenziale, le quali possano interpretare ruoli maschili o femminili di eta' anche notevolmente inferiore alla loro, mentre agli attori bambini si riservano le parti di supporto. [12] Alcune delle grandi attrici del cinema muto si cimentano con grande successo in ruoli di bambino/a, come Mary Pickford, Lillian Gish, Mary Miles Minter, e Marguerite Clark. Sono poche le eccezioni, tre le quali la piu' notevole e' quella di Gladys Hulette, bambina prodigio del teatro e del cinema, alla quale, ancora giovanissima, vengono affidate le parti di Puck in A Midsummer Night's Dream (1909) e di Alice in Alice's Adventures in Wonderland (1910).

 
Marie Osborne (Baby Mary), considerata la prima star bambina del cinema muto
 
Gordon Griffith in Tarzan of the Apes (1918)

La situazione pero' e' in rapida evoluzione. Il cinema riflette la sempre maggiore attenzione che l'intera societa' dedica ai bambini, visti ora anche dal punto di vista giuridico come persone dotate di diritti e da essere difese contro lo sfruttamento degli adulti. Negli anni in cui negli Stati Uniti il National Child Labor Committee incarica il fotografo Lewis Hine di documentare le drammatiche condizioni del lavoro minorile, il cinema di Hollywood contribuisce alla causa con il film The Cry of the Children (1912) diretto da George Nichols (con protagonista la piccola Marie Eline), nel quale si includono immagini documentarie di bambini lavoratori.[13]

Marie Osborne ("Baby Mary") e' la prima star bambina del cinema muto americano con una serie di film diretti da Henry King, tra cui Little Mary Sunshine (1916). Nel 1918 Gordon Griffith riscuote grande successo come Tarzan bambino nel primo film sul personaggio della giungla, tanto da essere chiamato a ripetere il ruolo, questa volta come "figlio di Tarzan", nel 1920, anno in cui diventa anche il primo "Tom Sawyer" bambino della storia del cinema. In Europa intanto l'ungherese Tibor Lubinszky e' il primo attore bambino a interpretare i ruoli classici di "Little Lord Fauntleroy" (1918), "Oliver Twist" (1919) e "The Prince of the Pauper" (1920), fino ad allora tradizionalmente riservati a giovani attrici.

 
Jackie Coogan con Charlie Chaplin ne Il monello (1921)
 
Diana Serra Cary (Baby Peggy) nel 1922

Nel 1921 il film Il monello (The Kid) segna un momento di svolta radicale. Charlie Chaplin e' il primo regista a intuire e a sfruttare fino in fondo le capacita' protagonistiche che i bambini potevano avere davanti alla macchina da presa. A sei anni Jackie Coogan era gia' un attore consumato sia nel vaudeville sia sul set cinematografico.[14] All'indomani della prima guerra mondiale, segnata dal dramma di migliaia e migliaia di orfani, Coogan commuove con il suo personaggio di bambino povero, abbandonato, desideroso di affetto e al tempo stesso pieno di vita, di inraprendenza e di speranza nel futuro. Il suo stile realistico di interpretazione si ripete con successo negli anni seguenti, da Oliviero Twist (1922) a The Rag Man (1925), ed offre un modello per un'intera generazione di attori bambini, a cominciare da Diana Serra Cary ("Baby Peggy"), l'altra stella emergente dei primi anni Venti negli Stati Uniti.[15] e a Jean Forest e André Heuzé in Francia. Ma l'impatto e' piu' profondo. Da un lato, l'esperienza della serie delle Simpatiche canaglie, vera fucina di giovani talenti dal 1922 al 1944, conferma che c'e' un mercato vasto e remunerativo per film interpretati da bambini. D'altro lato, a differenza di quanto avveniva nel teatro, i registi sono ora più propensi ad assegnare a bambini ruoli di primo piano anche in importanti produzioni per adulti. Le interpretazioni di Philippe DeLacy in Love (Anna Karenina) (Edmund Goulding, 1927) e The Student Prince in Old Heidelberg (Ernst Lubitsch, 1927), di Micky Moore in The King of Kings (Cecil B. DeMille, 1927), e di Bobby Gordon in The Jazz Singer (Alan Crosland, 1927) contribuiscono in modo significativo al successo di questi film.

L'avvento del sonoro (gli anni Trenta)

 
Jackie Cooper
 
Freddie Bartholomew and Mickey Rooney in Lord Fauntleroy (1936)

Con il passaggio dal muto al sonoro alla fine degli anni '20, si rafforza la presenza e il ruolo degli attori bambini. Il cinema e' ora in grado di utilizzare pienamente, e meglio di ogni altro mezzo, la recitazione "naturale" dei bambini, cogliendo le loro espressioni e la loro voce senza alcuna forzatura. Il film Skippy (regia di Norman Taurog, 1931) e' il primo film interpretato da bambini ad essere premiato con un Oscar e tre nominations. Il protagonista Jackie Cooper diventa a 9 anni il piu' giovane interprete ad essere nominato all'Oscar come miglior attore. Famosi rimangono i suoi film in coppia con Wallace Beery: Il campione (1931), The Bowery (1933), Treasure Island (1934), and O'Shaughnessy's Boy (1935).

Se Jackie Cooper e' l'erede di Jackie Coogan, Freddie Bartholomew lo e' di Philippe De Lacy, del quale ripete il ruolo del figlio di Anna Karenina nella versione sonora del 1935 sempre interpretata da Greta Garbo. Per alcuni anni, Bartholomew e' l'attore bambino piu' pagato di Hollywood, con una serie importante di successi, da David Copperfield (1935) a Lord Fauntleroy (1936) e Capitani coraggiosi (1937).

 
Shirley Temple con un'ammiratrice di eccezione, First Lady Eleanor Roosevelt
 
Bobby Breen con Louise Beavers in Rainbow on the River (1936)

Ma gli anni Trenta sono soprattutto il decennio di Shirley Temple, che ottiene una notorieta' (e una retribuzione) da grande star del cinema con una serie di film di grande successo popolare, da Bright Eyes (1934) a The Little Colonel (1935), Curly Top (1935), Wee Willie Winkie (1937), Heidi (1937), The Little Princess (1939). Nel 1935 riceve un Oscar speciale in riconoscimento del suo talento e come segno di gratitudine per aver largamente contribuito con gli incassi dei suoi film alla sopravvivenza dell'industria cinematografica nei difficili anni della Grande Depressione. Temple e' un'attrice completa, il cui talento, manifestatosi gia' nel cinema muto, trova piena espressione nel sonoro. La bambina recita, balla, canta e si mostra perfettamente a suo agio nell'interagire anche con le piu' celebrate star del cinema americano, cosi' come lo e' di fronte alle numerose personalita' della societa' e della politica che incontra al di fuori del set. Da adulta mettera' a frutto queste sue doti con una carriera importante di diplomatica, come ambasciatrice degli Stati Uniti in Ghana (1974-76) e in Cecoslovacchia (1989-92).

Bobby Breen (b.1927) e' in quegli anni il corrispettivo maschile di Shirley Temple. Dotato di una voce eccezionale e' uno dei cantanti piu' popolari degli anni '30 in America e protagonista tra il 1936 e il 1939 di ben 8 film di grande successo commerciale, da Let's Sing Again (1936) a Way Down South (1939).

 
Judy Garland ne Il mago di Oz (1939)

Anche Mickey Rooney, Deanna Durbin e Judy Garland raggiungono grande fama negli anni '30 con un lungo apprendistato di attori e cantanti bambini nel teatro e nel cinema, che vale a ciascuno di loro il riconoscimento dell'Oscar giovanile tra il 1939 e il 1940. Per anni continueranno da giovani attori ad interpretare parti di adolescenti.

Fuori dal coro, Bonita Granville viene nominata all'Oscar per un parte che si distacca dallo stereotipo imperante dell'infanzia come era dell'innocenza e della bonta'. Nel film La calunnia (1936) e' una bambina perfida e viziata pronta a rovinare la vita di due sue insegnanti con le proprie calunnie.

Il divismo degli attori bambini a Hollywood e' all'origine di una serie infinita di cause legali, che li oppongono a membri delle loro stesse famiglie, circa l'usufrutto dei loro consistenti profitti. Nel 1939 si giunge finalmente in California all'approvazione di una legge che salvaguardia una porzione degli introiti per la maggiore eta' del minore e regolamenta le condizioni di lavoro spesso massacranti cui i bambini erano spesso sottoposti, offrendo loro la possibilita' di conciliare studio e lavoro e di avere maggiore tempo libero.

Il fenomeno degli attori bambini dall'America si espande ad altri paesi, pur senza raggiungere forme comparabili di divismo.[16] La Francia ha Robert Lynen (Pel di carota, 1932), l'Inghilterra ha i gemelli Billy e Robert Bautch (Il principe e il povero, 1937). L'indiano Sabu e' il primo attore bambino non di origine europea ad acquisire notorieta' nel cinema con la sua interpretazione di La danza degli elefanti (1937), Il principe Azim (1938) e Il ladro di Bagdad (1940). Nella Germania nazista (Jürgen Ohlsen in Hitlerjunge Quex, 1933) e nella Russia sovietica (Aleksei Lyarsky ne L'infanzia di Maxim Gorky, 1938) gli attori bambini sono sfruttati dalla propaganda ideologica diretta alle giovani generazioni come efficaci simboli e modelli di eroismo e idealismo; ai due giovani attori, prigionieri del loro ruolo, non restera' altra alternativa nella loro vita futura che di cadere in disgrazia (Ohlsen) per non essersene dimostrato all'altezza o di identificarsene fino in fondo (Lyarsky), fino alla morte sul campo di battaglia.

Gli anni Quaranta: l'impatto del neorelismo

 
Johnny Sheffield con Johnny Weissmuller

Gli attori bambini sono una presenza ormai radicata nell'industria dell'intrattenimento. Dal 1939 al 1947 Johnny Sheffield e' il popolarissimo "Boy", figlio adottivo di Tarzan e Jane, in una lunga serie di film. Elizabeth Taylor e Natalie Wood raggiungono i loro primi successi gia' da bambine rispettivamente nei film National Velvet (1944) e Il miracolo della 34 strada (1947). Margaret O'Brien e Dean Stockwell sono i piu' prolifici e richiesti tra gli attori bambini professionisti del periodo, con una lunga serie di film di successo.

Il cinema e' continuamente alla ricerca non solo di nuovi talenti ma di nuove prospettive. Alcuni registi non si accontentano di raccontare storie di bambini ma cercano di esplorare la realta' (anche nei suoi aspetti piu' crudi e drammatici) attraverso gli occhi dei bambini. E' cosi' con Roddy McDowell in How Green Was My Valley, Luciano De Ambrosis in I bambini ci guardano (1942), e Peggy Ann Garner in Un albero cresce a Brooklyn (1945). E' il preludio alla grande svolta neorealistica del cinema italiano del dopoguerra che nei film di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini si afferma a livello internazionale anche in larga misura attraverso l'interpretazione spontanea di bambini attori non professionisti come Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni in Sciuscià (1946); Alfonsino Pasca in Paisà (1946); Enzo Staiola in Ladri di biciclette (1948); e Edmund Meschke in Germania anno zero (1948). La lezione del neorealismo si fa sentire nella produzione di film documentari o semi-documentari che mettono al centro le sofferenze dei bambini nell'immediato dopoguerra (e in cui per la prima volta si fa riferimento esplicito al dramma dell'Olocausto), come The Children of Europe (regia di Theodore Andrica, 1947), Our Children (Unzere Kinder, regia di Natan Gross e Shaul Goskind, 1948) o Somewhere in Europe (Ungheria, 1948). Il cinema di Hollywood risponde con Ivan Jandl in Odissea tragica (1948), interpretazione gli vale l'Oscar giovanile. L'influenza del neo-realismo si avverte anche in generi distanti, come il racconto storico di Oliver Twist (1948), che nell'interpretazione di John Howard Davies diventa cruda denuncia dello sfruttamento minorile, o i thriller L'idolo infranto (1948) con Bobby Henrey e La finestra (1949) con Bobby Driscoll.

All'innocenza dei bambini e' associata una sensibilita' particolare che li porta ad essere protagonisti di storie che li pongono al contatto con il soprannaturale. Amy Carter ne Il giardino delle streghe (The Curse of the Cat People, 1944) e Dean Stockwell ne Il ragazzo dai capelli verdi (1948) offrono i primi esempi di bambini la cui innocenza e sensibilita' li rende capaci di "vedere i morti" e di dialogare con loro.

Nel decennio Hollywood premia questi giovanissimi talenti con uno speciale Oscar giovanile assegnato a Margaret O'Brien, Peggy Ann Garner, Claude Jarman (Il cucciolo, 1946), Ivan Jandl, e Bobby Driscoll.

La televisione e il ritorno agli attori professionisti (gli anni '50)

In Bellissima (Italia, 1951) Luchino Visconti erge una bambina (Tina Apicella) a simbolo della ricerca ossessiva di piccoli talenti naturali da sacrificare all'illusione del successo. La grande stagione del Neorealismo italiano si chiude cosi' con un personaggio che "sembra criticare l'illusione creata proprio dai film neorealisti: quella di giovanissime star passate come meteore nell'universo cinematografico." Il modello neorealista rimane comunque vivo, negli anni Cinquanta, a livello internazionale, dove si continuano a preferire interpreti non professionisti come Georges Poujouly e Brigitte Fossey (Giochi proibiti, Francia, 1952), Pablito Calvo Marcelino pan y vino (Spagna, 1955), Subir Bannerjee (Pather panchali, India, 1955; Il lamento sul sentiero); e Jean-Pierre Léaud (The 400 Blows, Francia, 1959).

Il cinema americano, con l'unica notevole eccezione di Richie Andrusco in Little Fugitive (1953), torna invece a privilegiare attori bambini che abbiano ricevuto un apprendistato piu' formale. Sia Brandon deWilde che Patty McCormack arrivano al cinema ripetendo le parti che li hanno resi celebri a Broadway. Entrambi riceveranno la nomina all'Oscar per le loro interpretazioni. Jon Whiteley in Gran Bretagna Richard Eyer, Michel Ray Billy Chapin

La televisione comincia a offrire le prime parti importanti a molti giovani attori e la prospettiva non solo di un valido apprendistato ma di una continuita' di lavoro che cinema e teatro non potevano loro garantire. Il piccolo schermo contribuisce al tempo stesso ad ampliare le loro possibilita' espressive, prima di tutto con la produzione di popolari serie per ragazzi come le Le avventure di Rin Tin Tin (1954-59, con Lee Aaker) e Fury (1955-60, con Bobby Diamond), o "serie per famiglia" come Father Knows Best, 1954-60, con Lauren Chapin, e Leave It to Beaver (Il carissimo Billy), 1957-63, con Jerry Mathers.[17] Nel 1951 l'opera lirica "Amahl and the Night Visitors " di Gian Carlo Menotti, la prima prodotta espressamente per la televisione, mostra come grazie alla ripresa televisiva i bambini possano proporsi come protagonisti anche nell'opera lirica, portando al successo giovani interpreti come Chet Allen e Bill McIver.

I personaggi dei bambini negli anni Cinquanta si fanno piu' complessi e sfaccettati. Con Billy Gray e Michel Rayla fantascienza si aggiunge ai generi offerti agli attori bambini, ancora sfruttando la loro curiosita' e innocenza e la loro disponibilita' ad accogliere il nuovo in contrasto alle paure degli adulti. Sul versante opposto, Patty McCormack mostra come il male non sia estraneo all'infanzia e posso produrre tragici risultati, offrendo in The Bad Seed (1954 dramma e 1956 film) un inquietante ritratto di bambina psicotica e priva di rimorsi che giunge coscientemente all'omicidio.

Il musical degli anni Sessanta

Gli attori bambini sono ormai una presenza riconosciuta nel cinema internazionale. I nomi di molti di loro sono inclusi nello Hollywood Walk of Fame, a cominciare dall'8 febbraio 1960 quando il riconoscimento fu dato a Sherley Temple, Jackie Coogan, Jackie Cooper, Freddie Bartholomew, Mickey Rooney, e Judy Garland.

Negli anni Sessanta gli attori bambini coprono ormai una gamma amplissima di registri, dagli estremi dell'innocenza e del sacrificio a quelli della malvagita' e della perversione.

I bambini sono la consolazione dei loro genitori, specie nelle serie televisive: Ronny Howard (The Courteship of Eddie's Father; Billy Mumy (Dear Brigitte e Lost in Space, 1965-68); Marc Copage (primo attore bambino afro-americano in una serie non stereotipata in Julia (1968-71); Brandon Cruz in The Courtship of Eddie's Father (1969-72). Curiosamente sono quasi tutti chiamati nella finzione (ad eccezione di Mumy) ad interpretare figli unici di genitore vedovo/a.

Gli stessi "adorabili" bambini possono trasformarsi in mostri omicidi, come Martin Stephens in the Village of the Damned (1960) o lo stesso Billy Mumy nel celebre episodio ('"It's a Good Life, 1961) di Twilight Zone (Ai Confini della realta'). Nel film What Happened to Baby Jane? (1962) e' l'ex attrice bambina a trasformarsi da adulta in un personaggio d'orrore, quasi a voler rivelare la sua natura nascosta. Il racconto post-apocalittica Lord of the Flies (1963) demolisce il mito dell'innocenza "naturale" dei bambini, mostrando i velocissimi effetti "regressivi" che l'abbandono ha su un gruppo di bambini "civilizzati" una volta che siano lasciati a se stessi in un'isola deserta. Da oggetto del desiderio la bambina diventa seduttrice in Lolita (1962)

Alla televisione si trasmettono ben due serie che prendono in giro questi film d'orrore che coinvolgono ora anche i bambini: The Addams Family (1964-66, TV series) e The Munsters (1964-66, TV series)

Anche laddove i bambini siano riproposti come eroi positivi, il cinema si sofferma sui terribili risvolti a livello psicologico dell'odio che si trovano a combattere: sia esso la guerra per [[ ]] (L'infanzia di Ivan di Tarkovski o l'intolleranza razziale To kIll a Mocjkinbird, o la follia omicida di un adulto (in the Nanny).

L'ultimo Oscar giovanile viene assegnato nel 1960 ad una giovane attrice Hayley Mills, capace di esprimersi con grande abilita' sia nelle parti piu' sentimentali e di intrattenimento (Pollyanna, 1960); The Parent Trap, 1961) che in parti piu' complesse e drammatiche (The Tiger Bay, 1959; Whistle Down the Wind, 1962).

Nel 1965 e nel 1968 l'Oscar per i miglior film va a due musical (Tutti insieme appassionatamente e Oliver!), in cui c'e una presenza fondamentale di un cast di attori-cantanti bambini. Nel 1966 Frankie Michaels riceve a 10 anni il Tony Award per la sua interpretazione del giovane Patrick nel musical "Mame" a Broadway.[18] Da questo momento il musical si affianca stabilmente al cinema e alla televisione come uno dei principali veicoli di successo per gli attori bambini.

Sulla spinta del successo commerciale di film come Yours, Mine and Ours (1968) e With Six You Get Eggroll (1968), anche alla televisione si affermano con The Brady Bunch (1969-74) (padre, madre e sei figli) show che mostrano famiglie numerose con figli di eta' anche molto diversa, il che permette di sfruttare le abilita' di alcuni attori bambini gia' affermati, dando tempo nel frattempo ad altri di crescere sullo schermo per diversi anni.

Gli anni Settanta

 
Tatum O'Neal con il padre Ryan O'Neal, in Luna di carta (1973)
 
Jodie Foster in Paper Moon (serie televisiva)
 
Adam Rich nel 1977
 
Michael Jackson (al centro) con i fratelli

Nel 1974 Tatum O'Neal diventa a 10 anni la più giovane vincitrice di un Premio Oscar in Luna di carta (1973). Interpreta un ruolo simpatico di bambina precoce e smaliziata che mostra gia' una comprensione da adulto dei fatti della vita. In suo ruolo sara' ripreso nel 1974 nell'omonima serie televisiva da Jodie Foster, la piu' famosa e versatile attrice bambina di quegli anni. Lo stesso registro di precocita' e' al centro delle interpretazioni di Quinn Cummings in Goodbye amore mio! (1977) e di Justin Henry in Kramer contro Kramer (1979), che valgono loro la nomina al Premio Oscar.

Gli anni Settanta sono forse l'epoca piu' fosca per gli attori bambini. Si rompe ogni limite: Linda Blair e' posseduta dal demonio in L'esorcista (1973), Jonathan Scott-Taylor e' l'Anti-Cristo in Il presagio (1976). Cade anche il tabu' sulla sessualita' dei bambini che diventano cosciente oggetto di desiderio degli adulti, in modo ancora ambiguo con Björn Andrésen in Morte a Venezia (1971) ma esplicitamente diretto nelle prostitute bambine interpretate da Jodie Foster in Taxi Driver (1977) e Brooke Shields in Pretty Baby (1979).

Non mancano tuttavia le occasioni di emergere anche nel genere di fantasia e di intrattenimento: Peter Ostrum in Willy Wonka & the Chocolate Factory (1971), Johny Whitaker in Tom Sawyer (1973), Andrea McArdle in Anne: The Musical (1977), Kelly Reno in Black Stallion (1979).

Con la fine della segregazione razziale si aprono anche a Hollywood nuove possibilita' per attori afro-americani. Kevin Hooks e' il primo attore bambino afro-americano cui sia data l'occasione di una parte importante non stereotipata nel film Sounder (1972). Alle televisone, in Il mio amico Arnold (1978-86) due bambini afro-americani (Gary Coleman e Todd Bridges) adottati da un padre bianco diventano i primi attori afro-americani protagonisti di una serie televisiva di successo, mentre The Waltons (1972-81), Little House on the Prairie (1974-82), e Eight Is Not Enough (1977-81) (con Adam Rich) proseguono il filone gia' affermato di serie con numerosi attori bambini.

A livello internazionale si segnalano: Benoît Ferreux in Soffio al cuore (1971), Samy Ben-Youb in Madame Rosa (1977); David Bennent in Il tamburo di latta (1979).

Nel 1978 viene creata la Young Artist Association, un'organizzazione non-profit destinata a sostenere attori bambini o adolescnti, attraverso iniziative legislative, borse di studio ed un premio annuale che riconoscesse i giovani talenti nel cinema, televisione, teatro e musica. La prima cerimonia per il conferimento degli Young Artist Awards si tiene nell'ottobre 1979 in California e da allora si e' ripetuta annualmente. Tra i premiati per la loro attivita' negli anni '70 si sono Diane Lane e Thelonious Bernard, protagonisti del film A Little Romance (1979), Justin Henry in Kramer vs. Kramer (1979), Adam Rich e Gary Coleman per le serie televisive Eight Is Enough e Il mio amico Arnold, e il giovane Michael Jackson (bambino prodigio per eccellenza nella musica di intrattenimento degli anni '70).

Gli anni Ottanta e Novanta e il ritorno all'innocenza perduta

Negli anni '80 si avverte un deciso cambio di tendenza sia da parte del pubblico e della critica. Ad essere premiati con lo Young Artist Award sono ora in prevalenza attori bambini protagonisti di film di avventura, fantasia, e buoni sentimenti Ricky Schroder in Little Lord Fauntleroy (1980), Henry Thomas in E.T. (1982), Aileen Quinn in Annie (1982), Sean Astin in The Goonies (1985). Si segnalano anche Jonathan Ke Qua in Indiana Jones and the Temple of Doom (1980); Noah Hathaway e Barrett Oliver in The Never-Ending Story (1984).

Anche laddove si mantenga una maggiore vena realistica, il personaggio non perde la propria innocenza pur nell'affrontare situazioni tragiche: una difficile situazione familiare (Beril Guve in Fanny and Alexander, 1981; Anton Glanzelius in La mia vita a quattro zampe, 1985); la poverta' e il degrado del proprio ambiente sociale (Garry Cadenat in Sugar Cane Alley, 1984; Danny de Munk in Ciske de Rat, 1984; Pelle Hvenegaard in Pelle alla conquista del mondo, 1986); la guerra (Sebastian Rice-Edwards in Hope and Glory (1987) e Christian Bale in Empire of the Sun, 1987), l'Olocausto (Gaspard Manesse e Raphaël Fejtö in Au revoir les enfants, 1987), persino l'esperienza di una catastrofe nucleare (Ross Harris in Testament, 1983).

Questo dimensione di ritrovata innocenza di fronte alle difficolta' e' sintetizzata nell'interpretazione piu' popolare degli anni Ottanta a livello internazionale: Salvatore Cascio in Nuovo Cinema Paradiso (1988), il film di Giuseppe Tornatore, premio Oscar come miglior film straniero. Cascio riceve anche lo Young Artist Award.

Negli anni Ottanta, alla televisione si afferma Kim Fields in The Facts of Life (1979-88) e soprattutto il gruppo di attori bambini afro-americani nel The Cosby Show (1984-92), primo programma di successo interamente incentrato sulle vicende di una famiglia afro-americana.

Con il film Home Alone (1990), Macaulay Culkin diventa la star del decennio nel film di intrattenimento. Assieme a lui, Elijah Wood, Joseph Mazzello e Brad Renfro, tutti vincitori di Young Artist Awards, sono i piu' popolari attori bambini nella prima meta' degli anni Novanta, contribuendo al successo di film come Jurassic Park (1993), Shadowlands (1993) o The Client (1994), talora interagendo in film come Radio Flyer (1992), The Good Son (1993), e The Cure (1995). Anna Paquin vince il premio Oscar quale miglior attrice non protagonista in The Piano (1993). A livello internazionale si segnalano Julien Ciamaca in My Father's Glory & My Mother's Castle (Francia 1990); Victoire Thivisol in Ponette (Francia, 1996); Misha Philipchuk in The Thief (Russia, 1997); Vinícius de Oliveira in Central Station (Brasile, 1998).

Alla televisione gli attori bambini contribuiscono in modo determinante al successo di serie che dagli Stati Uniti rimbalzano sulle reti di mezzo mondo: Neil Patrick Harris in Doogie Howser (1989-93; Sara Gilbert e Michael Fishman in Roseanne (1988-97); Zachery Ty Bryan, Taran Noah Smith, e Jonathan Taylor Thomas in Home Improvement (1991-99); Jodie Sweetin, Mary-Kate Olsen e Ashley Olsen in Full House (1987-95); Fred Savage in The Wonder Years (1988-93); Madeline Zima in The Nanny (1993-99); Ben Savage in Boy Meets World (1993-2000).

Daisy Eagan non ha ancora compiuto 12 anni quando e' premiata per la sua interpretazione nel musical "The Secret Garden" (1991). Giorgio Cantarini contribuisce in maniera significativa al successo del film La vita è bella (1997), vincitore di tre Premi Oscar; anche a lui va il Young Artist Award. Fa la sua prima comparsa anche la vicenda di un bambino terrorista nel film The Boy from Lebanon (1994).

Alla fine degli anni Novanta il regista M. Night Shyamalan ripropone il modello del bambino che spinto della propria sensibilita' entra in contatto con il soprannaturale, prima con il film Ad occhi aperti (1998) con Joseph Cross e poi con l'eccezione successo di The Sixth Sense - Il sesto senso (1999) con Haley Joel Osment.

Il nuovo millennio (2000-presente)

 
Jamie Bell in Billy Elliot (2000)
 
Billy Elliot the Musical, 5th Birthday Show (2010)

From Wikimedia Commons, the free media repository Jamie Bell nel film Billy Elliot (2000) offre una interpretazione così convincente che il suo personaggio, un ragazzo pronto a sfidare quasi suo malgrado i pregiudizi della famiglia e del proprio ambiente per esprimere se stesso come ballerino, diventa uno dei simboli del decennio. Elton John adatta la storia ad un musical di successo che offre a numerosi giovani talenti la possibilità di affermarsi sulle scene internazionali e ottenere importanti riconoscimenti. I tre Billy del cast originale londinese (Liam Mower, James Lomas, George Maguire) ricevono nel 2005 il Laurence Olivier Award, mentre il Tony Award premia nel 2009 il cast originale americano (Kiril Kulish, David Álvarez, Trent Kowalik).

Sull'onda del fenomeno letterario dei racconti di Harry Potter, i suoi giovani interpreti sul grande schermo (Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint) acquistano enorme popolarita' internazionale.

Due attrici bambine vengono nominate all'Oscar, Keisha Castle-Hughes in La ragazza delle balene (2002) e Abigail Breslin in Little Miss Sunshine (2006).

Il cinema si occupa dei bambini anche con coraggiosi documentari di denuncia della precaria condizione dell'infanzia in alcune aree del mondo. Tra di essi si segnalano: Children Underground (2001) (dedicato ai ragazzi di strada rumeni), e due opere sull'esperienza dei bambini-soldato in Africa, Children of Congo: From War to Witches (2008) e Children of War (2009).

 
Quvenzhané Wallis in Re della terra selvaggia (2012)

Nel gennaio 2013 Quvenzhané Wallis entra a 9 anni nella storia del cinema come l'attrice più giovane ad essere candidata all'Oscar per la sua interpretazione del film Re della terra selvaggia (2012). L'attrice riceve numerosi riconoscimenti (incluso lo Young Artist Award) anche come protagonista del film Annie (2015). Lo Young Artist Award premia anche Chloë Grace Moretz (Hugo Cabret, 2011) e Sophie Nélisse (The Book Thief, 2013). Si segnalano anche le interpretazioni di Thomas Doret in Il ragazzo con la bicicletta (2011), Asa Butterfield in Hugo Cabret (2011), Thomas Horn in Molto forte, incredibilmente vicino (2011), Tom Holland in The Impossible (2012), e Jacob Tremblay in The Room (2015).

Italia

 
Maria Bay (Firulì) in una immagine del 1911

In Italia gli attori bambini sono attivi da tempo immemorabile nelle piazze, nei circhi e nei teatri. Tuttavia, perché del loro nome si conservi memoria occorre tuttavia attendere lo sviluppo del cinema agli inizi del Novecento. [19]

Sin dagli inizi del cinema muto i bambini sono interpreti di numerosi cortometraggi, spesso protagonisti di serie comiche sotto nomi d'arte, a somiglianza di quanto avveniva nelle popolari contemporanee serie a fumetti. La prima bimba attrice ad avere successo in Italia fu le settenne Maria Bay, lanciata dalla Ambrosio Film di Torino. La piccola interpretò decine di film negli anni dal 1911 al 1916, dapprima dando vita al personaggio, tra il comico ed il patetico, di Firulì, per poi passare indifferentemente a ruoli di bambina o di bambino. Altri piccoli attori di quell'epoca sono Edoardo Notari (Gennariello, 1912-17); Ermanno Roveri (Frugolino, 1913-14); Eraldo Giunchi (Cinessino, 1913-15); Luigi Petrungaro (1913-17); Renato Visca (1913-19); Ettore Casarotti (1917-22); Mimmo Palermi (1917-25); Franco Capelli (1920-22). Poi la crisi della produzione cinematografica italiana, con il fallimento dell'U.C.I., interrompe anche le giovani carriere di questi piccoli interpreti.

L'avvento del sonoro offre agli attori bambini nuove possibilità di espressione, ma le condizioni generali del cinema e della società italiani non portano all'emergere di celebrità paragonabili a quelle dei loro colleghi americani.

 
Miranda Bonansea
 
Luciano De Ambrosis ne I bambini ci guardano

Gli attori bambini che si segnalarono in questo periodo furono Pino Locchi (1932-42), Cesare Barbetti (1935-45), Gianni Glori (1941-43), Ennio Sannangelo (1936-40) e Paolo Ferrari (1938-43) che nel suo primo ruolo (Ettore Fieramosca di Blasetti) fu presentato come Tao Ferrari. Tra le bimbe, oltre a Miranda Bonansea (1935-39), ebbe grandissimo, anche se breve, successo Mariù Pascoli (1941-46), esordiente nel Piccolo mondo antico di Soldati, per il quale fu scelta attraverso un concorso bandito dalla casa produttrice "Lux Film". Non volendo esser da meno, l'anno successivo l'altra importante casa di produzione italiana dell'epoca, la "Scalera", scelse con lo stesso metodo Luciano De Ambrosis, destinato ad essere Pricò ne I bambini ci guardano con cui De Sica inaugura una serie di opere drammatiche dedicate alla condizione dell'infanzia, che proseguirà poi con Sciuscià, Ladri di biciclette e che secondo alcuni arriverà sino a L'oro di Napoli. È un film che, a parere unanime della critica, costituisce assieme al coevo Ossessione di Visconti (e, per molti, anche con 4 passi fra le nuvole di Blasetti), il preludio alla grande stagione del neorealismo.

I piccoli interpreti non professionisti di quei film del dopoguerra sono i primi attori bambini del cinema italiano ad acquisire fama internazionale. Sono Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni in Sciuscià (regia di Vittorio De Sica, 1946); Alfonsino Pasca in Paisà (regia di Roberto Rossellini, 1946); Enzo Staiola in Ladri di biciclette (regia di Vittorio De Sica, 1948); Edmund Meschke in Germania anno zero (regia di Roberto Rossellini, 1948); e Agnese e Nella Giammona in La terra trema (regia di Luchino Visconti, 1948).

 
Mariù Pascoli in Piccolo mondo antico, regia di Mario Soldati, 1941
 
Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni con Maria Campi nel film Sciuscià (1946)

Nel 1949 esordisce, a soli 5 anni, Paola Quattrini, nel film di Brignone Il bacio di una morta, primo impegno di una lunghissima carriera teatrale, cinematografica e televisiva. Nel 1951 Visconti sceglie una bambina di cinque anni, Tina Apicella, da affiancare alla grande Anna Magnani nella drammatica critica al cinismo del mondo del cinema di Bellissima, ed in questo caso, invece, si tratterà dell'unico film interpretato. Tuttavia, negli anni '50, '60 e '70, ai giovani attori italiani si danno meno occasioni di emergere a livello internazionale. Vittorio De Sica e Sophia Loren portano al successo la già adolescente (12 anni) Eleonora Brown ne La ciociara (1960) e Carlo Angeletti ne La baia di Napoli (1960). Luchino Visconti si affida ad un ragazzo svedese (Björn Andrésen) per la parte di Tadzio in Morte a Venezia (1971), mentre Vittorio De Seta, Bernardo Bertolucci e Paolo e Vittorio Taviani puntano su bambini con forti caratteristiche regionali e dialettali: Peppeddu Cuccu in Banditi a Orgosolo (1961); Paolo Pavesi e Roberto Maccanti in Novecento (1976); e Fabrizio Forte in Padre padrone (1977).

Lo sviluppo dei programmi televisivi offre alcuni parti di grande popolarità, a Sandro Pistolini ne Il piccolo Lord (1960) e a Roberto Chevalier in David Copperfield (1965), fino allo straordinario successo di critica e di pubblico di Andrea Balestri ne Le avventure di Pinocchio (1972). Con lo sceneggiato sull'opera di Carlo Collodi, Luigi Comencini corona un percorso che lo afferma, dopo Vittorio De Sica, come il regista italiano più sensibile ai temi dell'infanzia e il più capace di lavorare con giovanissimi talenti, da Giancarlo Damiani ne La finestra sul Luna Park (1957) a Stefano Colagrande in Incompreso (1966) fino a Domenico Santoro che "scoperto" nel documentario I bambini e noi (1970), sara' il Lucignolo dello sceneggiato televisivo accanto al Pinocchio di Andrea Balestri. Sempre a livello televisivo ottiene alla fine degli anni sessanta una grande popolarità Giusva Fioravanti, interprete a dieci anni della serie La famiglia Benvenuti (1968-69), che poi da adulto verrà condannato per attività terroristiche.

Un panorama, forzatamente sintetico, di questi anni, registra, oltre a quelli già citati, i seguenti nominativi: Anna Pisani in La spiaggia (regia di Alberto Lattuada, 1954); Geronimo Meynier e Andrea Scirè in Amici per la pelle (regia di Franco Rossi, 1955); Edoardo Nevola e Marco Paoletti ne Il maestro... (regia di Aldo Fabrizi, 1957); Renato Cestiè ne L'ultima neve di primavera (regia di Raimondo Del Balzo, 1973), e Nicoletta Elmi in Profondo rosso (regia di Dario Argento, 1975).

File:Salvatore Cascio.jpg
Salvatore Cascio in Nuovo Cinema paradiso (1988), film premiato con l'Oscar
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Giorgio Canterini con Roberto Benigni e Nicoletta Braschi in La vita è bella (1997), film anch'esso premiato con l'Oscar

Gli anni '80 e '90 sono segnati dai successi internazionali di Totò Cascio in Nuovo Cinema Paradiso (regia di Giuseppe Tornatore, 1988) e di Giorgio Cantarini ne La vita è bella (regia di Roberto Benigni, 1997). Entrambi i film vincono l'Oscar come miglior film straniero; era dai tempi del neorealismo che degli attori bambini italiani non giungevano ad un tale livello di popolarità internazionale, segnata anche dal conferimento di importanti riconoscimenti della critica come il Premio BAFTA 1989 per Cascio e lo Young Artist Award 1999 per Canterini.

Tra le altre interpretazioni di rilievo si segnalano ancora una volta i giovani attori dei film di Luigi Comencini: Francesco Bonelli in Voltati Eugenio (1980); Carlo Calenda in Cuore (1984); e Santo Polimeno in Un ragazzo di Calabria (1987). Anche Cristina Comencini, Carlo Carlei e Roberto Faenza offrono importanti parti di protagonisti ai loro giovani interpreti: Asia Argento in Zoo (1988); Manuel Colao in La corsa dell'innocente (1993); e Jenner Del Vecchio in Jona che visse nella balena (1993). Per alcuni bambini del cast del film Io speriamo che me la cavo (regia di Lina Wertmüller, 1992), questa sarà solo la prima tappa di una lunga carriera di attori: e' il caso di Ciro Esposito e Adriano Pantaleo. Sempre nel 1992 alla bimba Valentina Scalici ed al bimbo Giuseppe Ieracitano vengono assegnati due David di Donatello speciali per la loro interpretazione del Ladro di bambini di Gianni Amelio.

I primi anni del XXI secolo non hanno visto finora alcun film con attori bambini italiani distinguersi in modo netto a livello internazionale, al di là dei consensi ricevuti dalla critica per alcune interpretazioni, soprattutto quella di Giuseppe Cristiano in Io non ho paura (2003) di Gabriele Salvatores. Da ricordare anche: Gianluca Di Gennaro in Certi bambini (regia di Andrea Frazzi e Antonio Frazzi, 2004); e Greta Zuccheri Montanari in L'uomo che verrà (regia di Giorgio Diritti, 2009). A segnalarsi sono piuttosto due documentari, entrambi del 2015. Il primo, Protagonisti per sempre di Mimmo Verdesca, premiato al Giffoni film festival, raccoglie i ricordi di alcuni tra i più famosi attori bambini italiani, ormai adulti. Nel secondo, I bambini sanno, Walter Veltroni intervista trentanove bambini, tra gli otto e i tredici anni, raccontando come loro osservino e giudichino l’Italia, la loro vita, gli adulti, il futuro, similmente a quanto Luigi Comencini aveva fatto nel suo documentario del 1970.

Note

  1. ^ Kashner-Schoenberger, p. 440.
  2. ^ a b Silipo.
  3. ^ O'Connor, p. 67.
  4. ^ O'Connor, p. 68
  5. ^ Anselmi, p. 61.
  6. ^ Elizabeth Reitz Mullenix. Wearing the Breeches: Gender on the Antebellum Stage (New York: St. Martin’s Press, 2000).
  7. ^ Dunlap, William. A History of the American Theatre from its Origins to 1832 (Champaign, IL: University of Illinois Press, 2005)
  8. ^ The Spoiled Child: A Farce (London: Simpkin, 1822).
  9. ^ Jeanne Klein, "Without Distinction of Age: The Pivotal Roles of Child Actors and Their Spectators in Nineteenth-Century Theatre" in The Lion and the Unicorn 36.2 (April 2012)
  10. ^ Giovanni Grazzini, "I bambini", in Enciclopedia del Cinema Treccani.it.
  11. ^ Giovanni Grazzini, "I bambini", in Enciclopedia del Cinema Treccani.it.
  12. ^ Gaylyn Studlar, Precocious Charms. Stars Performing Girlhood in Classical Hollywood Cinema (Berkeley, University of California Press, 2013).
  13. ^ Ian Wojik-Andrews, Childrens Films: History, Ideology, Pedagogy, Theory (Routledge, 2002). p. 227; Michelle Tolini Finamore, Hollywood Before Glamour: Fashion in American Silent Film (Palgrave Macmillan, 2013). p. 188.
  14. ^ Diana Serra Cary, Jackie Coogan: The World's Boy King (Scarecrow Press, 2003).
  15. ^ Diana Serra Cary, What Ever Happened to Baby Peggy: The Autobiography of Hollywood's Pioneer Child Star (St. Martins Press, 1996).
  16. ^ Grazzini, I bambini attori.
  17. ^ David Dye, Child and Youth Actors, p.x.
  18. ^ Los Angeles Times
  19. ^ Enciclopedia del cinema, Treccani.it; John Holmstrom, The Moving Picture Boy" (Norwick: Michael Russell, 1996).

Bibliografia

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  • Giovanni Grazzini, Dolci, pestiferi, perversi: i bambini del cinema, Parma, Pratiche, 1995, ISBN 978-88-73-80411-6.
  • (EN) John Holmstrom, The Moving Picture Boy. An International Encyclopaedia from 1895 to 1995, Norwich, Russell, 1996, ISBN 978-08-59-55178-6. URL consultato l'8 aprile 2016.
  • Gian Mario Anselmi, Mappa della letteratura europea e mediterranea, vol. 2, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 978-88-42-49526-0. URL consultato l'8 aprile 2016.
  • (EN) Jane Catherine O'Connor, The Cultural Significance of the Child Star, Londra, Routledge, 2008, ISBN 978-11-35-89826-7. URL consultato l'8 aprile 2016.
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  • Sam Kashner e Nancy Schoenberger, Furious love. Liz Taylor, Richard Burton: la storia d'amore del secolo, tradotto da Gianni Pannofino, Milano, Il Saggiatore, 2011, ISBN 978-88-65-76116-8. URL consultato l'8 aprile 2016.
  • (EN) Gaylyn Studlar, Precocious Charms. Stars Performing Girlhood in Classical Hollywood Cinema, Berkeley, University of California Press, 2013, ISBN 978-05-20-27424-2.
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Collegamenti esterni

  • Giovanni Grazzini, I bambini attori, in Enciclopedia del cinema, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003. URL consultato l'8 aprile 2016.
  • Raffaella Silipo, Bambini prodigio: che fine fanno?, in La Stampa, 12 febbraio 2014. URL consultato l'8 aprile 2016.