Giovanni Dall'Orto
Template:Membro delle istituzioni italiane Giovanni Dall'Orto (Reggio nell'Emilia, 26 settembre 1900 – Milano, 1990) è stato un politico italiano, direttore dell'Ente fascista della cooperazione, membro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[1], presidente della Confederazione dei commercianti.
È padre dell'attore Italo Dall'Orto e zio dell'attore Romolo Valli.
Biografia
Fino al 1923
Nato in una famiglia della piccola borghesia originaria di Montecchio Emilia, impregnata di patriottismo esasperato (il nonno Giovanni Dall'Orto aveva cospirato contro l'Austria), con la complicità d'un parente militare, il generale Gherardo Pàntano, riuscì a falsificare i documenti e farsi mandare al fronte nel 1917, dove combatté fra gli arditi. Fu congedato nel 1919 col grado di tenente. Al ritorno dalla guerra proseguì gli studi universitari di chimica prima e di legge poi, ma senza laurearsi.
Come molti giovani della sua generazione e della sua classe sociale, condivise il mito della "vittoria mutilata", entrando molto precocemente nell'orbita del partito fascista: nell'inverno 1919/20 fu uno dei tre giovani reggiani che contattarono Arnaldo Mussolini per fondare il Fascio di combattimento di Reggio Emilia[2], effettivamente nato il 1° novembre 1920[3]. Sempre nel 1920 iniziò a giocare come portiere nella Reggiana, allora in Prima Divisione Emiliana (sostanzialmente l'attuale "Serie B"); rimase nei granata fino al 1922.
Di idee repubblicane, il 15 febbraio 1921 risultò fra i cinque giovani espulsi dal Partito Repubblicano di Reggio Emilia per avere aderito al fascismo
Nello stesso periodo divenne segretario politico del Fascio di Reggio Emilia, poi comandante delle squadre d'azione (a lui furono affidate le coorti "Amos Maramotti" e "Gino Germini")[5], responsabili di azioni violente contro i sindacati e gli esponenti di sinistra della zona.[6]
Partecipò alle azioni squadriste antecedenti la Marcia su Roma, il 27-30 ottobre 1922 (Sandro Spreafico lo definisce senza mezzi termini: "uno squadrista della prima ora, noto a Reggio come bastonatore")[7].
Le barricate di Parma
Durante gli avvenimenti di Parma, membro dello stato maggiore di Italo Balbo[8] Dall'Orto fu inviato nell'Oltretorrente, insieme ai reggiani Rino Del Rio e Carlo Ferrari, per eseguire la mappatura del quartiere e segnalare la posizione di tutte le barricate erette ipotizzando che in caso di futuri disordini si sarebbe provveduto ad erigere le barricate negli stessi posti[9][10]. Nell'ottobre 1922 Balbo convocò una riunione a Cortemaggiore in cui prospettò un progetto per l'occupazione totale del quartiere dell'Oltretorrente di Parma. L'ipotesi inizialmente sostenuta da Balbo e Dall'Orto di un colpo di mano fu accantonato in favore di un'azione di sorpresa che portasse all'occupazione di tutti i punti di accesso e dei ponti per poi stabilire una tregua che permettesse lo sfollamento dei civili[9]. Il progetto sottoposto a Mussolini fu approvato e si ipotizzò che da Parma sarebbe potuta iniziare la conquista dello Stato nel caso in cui la monarchia non avesse accolto le richieste fasciste[11]. La decisione presa nel frattempo di avviare la Marcia su Roma fece però accantonare il progetto[9][10] già fissato per il 14 ottobre[12]. L'attività di Dell'Orto a Parma ricevette l'encomio solenne di Italo Balbo[13]
Dopo il 1923
Dal 1923 gli squadristi - elemento di turbolenza e illegalità che mal si conciliava con il volto di "legge ed ordine" con cui amava presentarsi il nascente regime fascista - furono via via inquadrati nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, Dall'Orto con Bigliardi fondò la 79ª Legione "Cispadana" (Reggio Emilia) della MVSN[14]. Nel 1926 Dall'Orto fu inviato a Tivoli col grado di Seniore (equivalente a quello di maggiore) della Milizia stessa.[15] Qui rimase fino al 1930, quando si trasferì a Roma (dove sarebbe rimasto fino al 1943) passando gradualmente dai ruoli di "polizia" a quelli di controllo politico e di organizzazione in senso cooperativistico (e poi "corporativistico") dell'associazione dei commercianti. Nel 1935 risultava infatti "Console[16], Segretario generale dell'Ente fascista della cooperazione, Membro del Consiglio Nazionale delle Corporazioni",[17] mentre nel febbraio 1939 risultava direttore dell'Ente fascista della cooperazione.[18]
Per questi motivi il governatore della Libia Italo Balbo, suo amico, lo chiamò in Africa per affidargli l'organizzazione delle cooperative di produzione e distribuzione fra i coloni italiani che Balbo stesso stava facendo affluire, in particolare la rete di distribuzione all'ingrosso e al dettaglio per tutti i nuovi villaggi agricoli della Libia.
Nel 1936-39, durante la guerra di Spagna, organizzò i rifornimenti alle forze franchiste e per incarico del Ministero degli Esteri definì un accordo di scambio economico fra Italia e Spagna. Nel 1939 fu inserito col grado di capitano nell'entourage del principe ereditario Umberto di Savoia (che nominalmente guidava le operazioni dell'aggressione italiana alla Francia), e fu poi in Albania come combattente, negli Alpini. Fu infine congedato in quanto padre di otto figli e da quel momento ebbe solo incarichi amministrativi, in particolare la presidenza della Confederazione dei commercianti.
Dopo l'8 settembre 1943
Con l'8 settembre 1943 Dall'Orto decadde da tutti i suoi incarichi istituzionali, ma alla nascita della Repubblica Sociale Italiana vi aderì, ricoprendovi nuovamente il ruolo di presidente della Confederazione dei commercianti, e trasferendosi al Nord. Peraltro il suo convincimento che fosse giunta l'occasione per applicare le tesi del Socialismo nazionale ispirate da Filippo Corridoni[19], non mancò di creargli screzi con alcuni membri del regime[20].
Dopo la guerra fu processato per il suo legame col regime fascista, ma fu assolto perché il suo ruolo era stato puramente amministrativo (era stato fra le altre cose sequestratario della Liebig italiana, di proprietà inglese, che peraltro giudicò corretta la sua amministrazione). Dal 1945 in poi non rivestì più, fino alla morte, alcun ruolo pubblico, neppure nel Movimento Sociale Italiano, col quale pure era rimasto in contatto. Nel 1946-1956 fu comproprietario di un'azienda per la produzione di calze di nylon; successivamente lavorò fino alla pensione come consulente nel campo della grande distribuzione e come amministratore d'aziende.
Scritti
- Giovanni Dall'Orto, "Sviluppi della cooperazione rurale", Cooperazione rurale, dicembre 1935, pp. 10–13.
- Giovanni Dall'Orto, Il sacrificio e la gloria di Amos Maramotti. Rievocazione (Gruppo universitario fascista Amos Maramotti, Reggio Emilia), Officine grafiche fasciste, Reggio Emilia, 1936.
- Giovanni Dall'Orto, Corporazioni, consorzi obbligati e compagnie commerciali, Officine grafiche Mantero, Tivoli 1937. Estratto da "L'ordine corporativo", 12 pp.
Note
- ^ http://storia.camera.it/deputato/giovanni-dall-orto-19000926
- ^ Aurora Cattabiani, I giovani nelle origini del fascismo, "Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggina", n. 3 1967, pp. 21-60, p. 27.
- ^ http://www.istitutoparri.eu/public/allegati/annale_5.pdf pag. 72
- ^ Anonimo, I Repubblicani di Reggio contro il Fascismo, "La Giustizia", 15 febbraio 1921, citato in Cattabiani, p. 40, che specifica che l'espulso "protesterà dalle pagine del «Giornale» in stile già decisamente fascista, rovesciando improperi sul possibile autore dell'articolo pubblicato dalla "Giustizia", ed inneggiando al suo eroismo; dichiara infatti "che il sottoscritto di sedici anni e mezzo era in trincea volontario di guerra". (Giovanni Dall'Orto, Lettera al Direttore, "Giornale di Reggio", 15 febbraio 1921).
- ^ Rolando Cavandoli, Le origini del fascismo a Reggio Emilia, 1919-1923, Editori Riuniti, Roma 1973, p. 136 e 235; Rolando Cavandoli, Fascismo omicida: Reggio Emilia e provincia, 1920-43, Lega per le autonomie e i poteri locali, 1973, p. 14
- ^ Aurora Cattabiani, Op. cit. , p. 53.
- ^ Sandro Spreafico, I cattolici reggiani dallo stato totalitario alla democrazia, Volume 1, Tecnograf 1986, p. 277.
- ^ Rolando Cavandoli, Le origini del fascismo a Reggio Emilia, 1919-1923, Editori Riuniti, Roma 1972, p. 233.
- ^ a b c Morini, p. 69
- ^ a b Rolando Cavandoli, p. ..
- ^ Rolando Cavandoli, Le origini... , Op. cit. , pp. 233-236, "Dall'Orto in Parma vecchia".
- ^ Morini, p. 70
- ^ http://www.istitutoparri.eu/public/allegati/annale_5.pdf pag. 72
- ^ http://www.istitutoparri.eu/public/allegati/annale_5.pdf pag. 72
- ^ Al momento delle nozze, nel 1926, risulta insignito del titolo di cavaliere, come si evince dalla composizione poetica del suocero Virginio Mazzelli, Alla mia figlia Gina, nel dì delle sue nozze col seniore cav. Giovanni Dall'Orto, X maggio MCMXXVI, in: Prose e poesie scelte, Scuola di bibliografia italiana, Reggio d'Emilia 1931, p. 110.
- ^ Cioè "Console generale" della Milizia, grado equivalente a quello di generale di brigata. Dall'Orto nel 1931 risulta anche "Capo di Stato Maggiore della Milizia Universitaria Fascista di Roma": Virginio Mazzelli, Op. cit. , p. 273.
- ^ Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Formiggini, Roma 1936 (stampa 1935), p. 276-77.
- ^ Benito Mussolini, Opera omnia: Dalla proclamazione dell'impero al viaggio in Germania (10 maggio 1936-30 settembre 1937), vol. 28, La fenice, Firenze 1959 e 1972, p. 224.
- ^ Nel 1937 con queste parole aveva caldeggiato la cogestione:
«Ecco una grande azienda: la Fiat. Crediamo di non sbagliare se diciamo che i camerati dirigenti della Confederazione dei Lavoratori dell'Industria pongono in cima al loro duro e quotidiano lavoro l'aspirazione di fare del lavoro il soggetto dell'impresa. (...) Ebbene, che ne direbbero se si riuscisse domani a far partecipare gli operai più intelligenti e i capi tecnici più capaci al capitale azionario della Fiat, attraverso piccole trattenute salariali, sino a fare arrivare qualcuno di essi, in rappresentanza della categoria, attraverso questo diritto, al consiglio di amministrazione? (...) Si potrebbero così approfondire, attraverso l'intelligenza dei nostri lavoratori, tanti misteri, oggi sconosciuti persino al fisco.»
- ^
Tullio Cianetti riferisce la sua posizione critica espressa in un colloquio immediatamente prima del Gran Consiglio del Fascismo che portò alla decadenza di Mussolini:
«Ricordo che uno dei più accesi nel commentare la situazione fu il Cons. Naz. Dall'Orto, Presidente della Confederazione dei commercianti, il quale mi disse pressappoco quanto segue: "Spero che oggi, voi membri del Gran Consiglio, metterete chiaramente le carte in tavola e farete comprendere a Mussolini che è ora di farla finita con i capricci. Bisogna togliergli dalle mani le principali leve di comando. Lasci fare tutto a voi, cominciando dal Segretario del Partito, e si contenti di dare il suo nome alla compagine governativa'.
Non mi sbilanciai troppo con quel focoso camerata, ma non potei non riflettere su quelle parole che venivano pronunciate da uno dei più ardenti innamorati di Mussolini.»
Bibliografia
- Aurora Cattabiani, I giovani nelle origini del fascismo, "Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggina", n. 3 1967, pp. 21-60, passim. (A cura dell'Istituto per la storia della Resistenza e della lotta di liberazione, Reggio Emilia).
- Rolando Cavandoli, Le origini del fascismo a Reggio Emilia, 1919-1923, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 136-37, 233-236 (cap. "Dall'Orto in Parma vecchia") e passim.
- Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi (3ª edizione), Formiggini, Roma 1936 (stampa 1935), p. 276-77.
- Tullio Cianetti, Memorie dal carcere di Verona (a cura di Renzo De Felice, Rizzoli, Milano 1983, p. 406.
- Virginio Mazzelli, Alla mia figlia Gina, nel dì delle sue nozze col seniore cav. Giovanni Dall'Orto, X maggio MCMXXVI, in: Prose e poesie scelte, Scuola di bibliografia italiana, Reggio d'Emilia 1931, p. 110.
- Franco Morini, Parma in camicia nera, Edizioni Zara, Parma, 1987
Voci correlate
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