Istituto centrale per il patrimonio immateriale

ente pubblico italiano

L’Istituto centrale per la demoetnoantropologia (IDEA) è stato istituito con decreto del presidente della Repubblica del 26 novembre 2007 n. 233. I compiti istituzionali dell'IDEA sono prevalentemente di tutela, studio, valorizzazione e promozione del patrimonio etnografico italiano. L'IDEA ha una propria autonomia scientifica e di ricerca ma è inserito giuridicamente nell'amministrazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) ed in particolare è un istituto dipendente dalla Direzione generale Belle arti e paesaggio da cui dipende per risorse, finalità istituzionali, adesione alle regole generali dell'ordinamento dello Stato.

Sono parte integrante dell'istituto:

È possibile consultare la documentazione degli archivi e della biblioteca previa richiesta scritta al direttore dell'Istituto, specificando i motivi della consultazione dei materiali. L'Istituto è dotato anche di un laboratorio di restauro che si occupa dell'immenso materiale esposto nel Museo e custodito nei depositi dell'Istituto.

Storia

Il nuovo Istituto centrale per la demoetnoantropologia assorbe le competenze del Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari (MAT) e si basa sul modello teorico che ha ispirato la grande Mostra di etnografia italiana realizzata a Roma da Lamberto Loria (1855-1913) nell'ambito dell'Esposizione internazionale del 1911.

Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari

Promotore e primo raccoglitore delle attuali raccolte del Museo (MAT) è l'etnologo Lamberto Loria (1855-1913). Si tratta di oggetti che testimoniano le arti e le tradizioni popolari tra la fine dell'800 e la prima metà del '900, documentando la vita quotidiana, il lavoro e la religiosità popolare nel periodo precedente all'industrializzazione.

Il nucleo principale delle collezioni venne raccolto ed esposto alla mostra etnografica di Roma del 1911 in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia. Le collezioni, arricchite di numerose acquisizioni e donazioni, sono state collocate nell'attuale sede dell'EUR nel 1956.

Istituto centrale per la demoetnoantropologia

La missione della nuova istituzione è finalizzata alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, e alla promozione di iniziative volte a tutelare i settori fortemente legati all'identità collettiva e al senso di appartenenza dei vari gruppi sociali presenti sul territorio, nonché alle espressioni delle diversità culturali

In particolare l'IDEA svolge le seguenti attività:

  • Tutela, salvaguardia, valorizzazione e promozione, in Italia e all'estero, dei beni costituenti il patrimonio etnoantropologico italiano, nonché studio, ricerca, esposizione e divulgazione della conoscenza dello stesso;
  • Consulenza nei riguardi degli altri organi dello Stato e degli enti pubblici in generale, in relazione all'identità, autenticità e valore dei beni materiali e immateriali costituenti il patrimonio etnoantropologico italiano;
  • Cura dei rapporti e degli scambi con organismi di ricerca italiani ed internazionali, nonché con gli enti, pubblici e privati, nazionali ed internazionali finalizzati ad attività rientranti tra i propri compiti istituzionali incluse le attività di studio e di ricerca.

L'Istituto inoltre ospita nelle sale del Museo mostre tematiche su arti e tradizioni popolari italiane ed estere, nonché mostre di arte contemporanea di autori le cui opere sono realizzate con metodi e materiali riconducibili alla tradizione.

Archivi e laboratori

Biblioteca

La biblioteca possiede un cospicuo patrimonio documentario nell'ambito delle discipline demoetnoantropologiche. Oltre ai 30.000 volumi e periodici, possiede un fondo speciale di Letteratura popolare (libretti e fogli volanti), miscellanee (opuscoli) e un'emeroteca composta da ritagli di giornale databili dalla fine dell'800 ad oggi.

Il nucleo storico della biblioteca nasce nei primissimi anni del ‘900 dalla volontà di Lamberto Loria di raccogliere, oltre agli oggetti etnografici, ogni sorta di pubblicazione sulle tradizioni popolari italiane per costituire una biblioteca specializzata. Il patrimonio librario, integrato in occasione dell'esposizione del 1911 con numerosi testi di letteratura popolare, è stato riordinato e ulteriormente accresciuto tra il 1937 e il 1943.

Archivio storico

L'archivio storico contiene la documentazione relativa alla realizzazione della prima Mostra di Etnografia Italiana, organizzata da Lamberto Loria nel 1911, nonché un fondo di manoscritti di particolare rilevanza. La documentazione più cospicua è costituita dal fitto carteggio tra Loria e i suoi collaboratori e investe un arco di tempo che va dal 1908 al 1913 (anno della sua morte). L'intero fondo consiste in 1145 fascicoli più 56 in appendice ed è stato riordinato con la consulenza dell'Archivio Centrale dello Stato tra il 1986 e il 1988. Successivamente sono stati realizzati indici regionali di consultazione per la parte riguardante le informazioni sugli oggetti etnografici; tale lavoro di indicizzazione è attualmente ancora in corso. Il carteggio consente di ricostruire la complessa rete di eventi che hanno portato alla nascita dell'attuale Museo, e di individuare il contesto storico-sociale che ha determinato la raccolta, le metodologie scientifiche che l'hanno caratterizzata e le riflessioni teoriche elaborate nel corso del Congresso di Etnografia Italiana del 1911.

Dell'archivio fa parte anche un fondo di manoscritti contenente atti notarili, pergamene musicali e documenti di narrativa popolare, tra cui una raccolta di narrativa donata al Museo da Domenico Comparetti.

Archivio di antropologia visiva

I documenti conservati nell'archivio di antropologia visiva, databili dal 1939 ad oggi, si riferiscono in prevalenza alle tradizioni italiane e ripropongono per immagini i temi espositivi del Museo: riti e cerimonie, lavoro, musica, danza, artigianato, giochi, ecc. Particolarmente significativo è il fondo cinematografico che conserva materiali relativi all'Italia del Sud prodotti tra gli anni '50 e '60. Agli inizi degli anni '70 risalgono invece i filmati realizzati da Annabella Rossi che promosse una campagna di documentazione effettuata in prevalenza in Calabria e Campania e incentrata su eventi festivi ed espressioni melocoretiche.

Allo stato attuale l'archivio conserva più di 1.500 documenti videocinematografici, in parte acquisiti esternamente e in parte realizzati dal Museo nell'ambito di indagini su temi d'interesse museale. Il programma di nuove acquisizioni ha come tema preferenziale le tradizioni festive delle varie regioni italiane.

L'archivio organizza inoltre proiezioni in occasione di mostre, rassegne e iniziative didattiche, e collabora con istituti universitari, scuole e centri culturali nell'ambito di festival, convegni, seminari e incontri di studio.

Archivio sonoro

La collezione dell'archivio sonoro è composta da circa 2.700 supporti tra nastri e dischi che documentano il patrimonio culturale orale ed etnomusicale della tradizione italiana. Si devono ad Annabella Rossi i primi rilevamenti effettuati nell'Italia meridionale intorno agli anni '60: si tratta di un rilevante patrimonio documentario sugli aspetti festivi, rituali, magico-religiosi e sociali della cultura popolare del sud Italia.

Gli incrementi successivi dell'Archivio documentano non solo la musica e la narrativa orale, ma i diversi aspetti della cultura popolare, con particolare riferimento alla ritualità festiva, alla sfera culturale e magico-religiosa, alle condizioni di vita e di lavoro agropastorali e marinare, alle tecniche artigianali, alla narrativa di tradizione orale, alle storie di vita, all'etnomusicologia, al teatro popolare.

Archivio fotografico

La collezione dell'archivio fotografico comprende 120.000 immagini che testimoniano in particolare il patrimonio immateriale delle regioni italiane. Il nucleo originario è costituito dalla collezione di fotografie, cartoline e documentazione raccolta da Loria per la mostra di etnografia Italiana del 1911: immagini provenienti dagli archivi dei Fratelli Alinari e di Giacomo Brogi (Firenze) e di Romualdo Moscioni (Roma) che comprendono ritratti di singoli e di gruppi familiari, come anche fotografie prodotte con fini di ricerca e incentrate sulle reali condizioni di vita delle comunità agropastorali.

Il fondo originario si è ampliato nel tempo con materiali dagli anni '50 ad oggi che documentano i temi principali della ricerca antropologica: comportamenti devozionali, pratiche rituali, tecniche di lavoro agricolo, e artigianale, vita pastorale e marinara, giochi e spettacoli di piazza, ecc. Tra i nuclei più significativi si segnalano le fotografie dell'antropologa Annabella Rossi che documentano 20 anni di ricerca visiva, dagli anni '50 agli anni '70, nel Salento e in Campania.

Il patrimonio fotografico viene continuamente incrementato con materiali di interesse storico, spesso collegati alle mostre organizzate dal Museo, ma anche con immagini relative alle tradizioni contemporanee con la collaborazione di Enti locali e associazioni culturali.

Gabinetto delle Stampe

L'avvio della raccolta di stampe (oltre 14.000 immagini) risale agli inizi del ‘900 quando Loria, in occasione della Mostra del 1911, decise di allestire una sezione di iconografia popolare. I materiali raccolti con la collaborazione di Francesco Novati e Achille Bertarelli, vennero allora suddivisi secondo un criterio di classificazione tuttora in vigore: I La Divinità; II Il Mondo e le Creature; III L'Uomo; IV L'Aldilà. Il Ciclo dei Novissimi.

La raccolta, cronologicamente inquadrabile tra la fine dell'800 e i nostri giorni, è formata da materiali i cui temi si ricollegano alla realtà culturale popolare ampiamente documentata nell'esposizione museale. I soggetti si riferiscono sia alla tematica sacra che a quella profana con immagini di feste, di giochi, di costumi, di mestieri, di proverbi e di altre immagini che illustrano il modo di vivere semplice della gente comune.

Laboratorio di restauro

Il Museo raccoglie una vasta gamma di oggetti di natura prevalentemente polimaterica, nonché di reperti in fibre facilmente degradabili per cause esogene e di invecchiamento naturale. Si tratta di oggetti che in buona parte hanno assolto a funzioni d'uso che perciò possono presentare segni di deperimento che fanno parte della stessa storia e che vanno distinte dalle alterazioni chimico-fisiche naturali. Pertanto, il volume degli interventi di restauro è notevole e di varia natura.

Al Laboratorio di restauro spetta il compito di recepire il significato l'opera con l'ausilio di più figure professionali (antropologo, storico dell'arte, biologo) e di attuare gli interventi adatti alle diverse circostanze. Il Laboratorio punta a interventi minimi ma determinati, capaci di risolvere i guasti materiali di un oggetto etnografico, lasciando spazio all'inventiva risolutiva dell'operatore per ottenere il miglior risultato che mantenga inalterata la capacità dell'oggetto stesso di manifestare la propria natura di documento.

Patrimonio

Patrimonio immateriale

L'Istituto centrale per la demoetnoantropologia, in un percorso suddiviso per regioni, cataloga il materiale delle feste italiane principali attraverso documentazione fotografica conservata negli archivi. Tale catalogazione è finalizzata alla conoscenza e alla valorizzazione di un patrimonio culturale immateriale dalle feste religiose e non.

La Convenzione UNESCO, per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, definisce tale patrimonio «trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d'identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana».

L'elenco delle principali feste, distinto per regioni, è il seguente[1]:

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

Lazio

Molise

Puglia

Sardegna

Sicilia

Toscana

Umbria

Fonti

Carta dei servizi dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

Decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233

S. Massari, Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, Roma, 2001

Note

Collegamenti esterni