Scala minore

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La scala minore è una scala musicale in cui il I e il III grado distano tra loro una terza minore ossia un tono + un semitono. Ogni scala minore deriva da una ben precisa scala maggiore la cui fondamentale sta un tono e mezzo sopra quello della minore. Ad esempio la scala di Si minore è la relativa minore della scala di Re maggiore poiché il suono Si sta una terza minore sotto il suono Re.

Tradizionalmente le scale minori sono distinte in tre tipi in base alla distribuzione degli intervalli che le compongono:

Secondo Diether de la Motte (Manuale di Armonia, La Nuova Italia, 1991, pag. 113-114), la suddivisione del modo minore in tre tipi diversi, che normalmente si trova nei manuali elementari, è priva di senso. Il modo minore andrebbe piuttosto inteso come una riserva di nove suoni (e il modo maggiore, analogamente, come una riserva di sette suoni) messa a disposizione di ogni composizione che si voglia impostare in minore. Per il De la Motte la scala di La minore si riassume dunque nei seguenti nove suoni: La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Fa♯, Sol, Sol♯, La. Da questa riserva, in base a necessità espressive ed armoniche ampiamente testimoniate in letteratura, si possono ritagliare di volta in volta le altre forme tradizionali della scala di La minore: (La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol, La = naturale), (La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol♯, La = armonica) e (La, Si, Do, Re, Mi, Fa♯, Sol♯, La = melodica). Per quest'ultima resta aperta la questione dell'utilizzo del segmento melodico Fa♯-Sol♯. Secondo la comune manualistica esso dovrebbe essere utilizzato "in ascendere" solo se sfocia nel La successivo (ad esempio Fa♯-Sol♯-La ecc.). Se invece esso "discende" dal La in direzione del Mi dovrebbe essere rimpiazzato dal segmento Sol-Fa (es. La-Sol-Fa ecc.). Nella prassi compositiva la questione si sottrae ad una codificazione meccanicistica. Non ci sono rigidi algoritmi musicali ma solide composizioni nelle quali si osserva, di volta in volta, l'utilizzo plastico fatto dai Maestri dei due "gradi cangianti" della scala minore: il VI e il VII. Giova in proposito consultare l'edizione dei "371 Vierstimmige Choralgesange" di Johann Sebastian Bach editi da Breitkopf & Hartel ove, come nei corali 12, 13, 41, 228, 370, si rintracciano significativi esempi di trattamento della scala di La minore.

Scala minore naturale

La scala minore naturale è una delle tre forme convenzionali in cui, nella pratica compositiva, si può presentare la cosiddetta scala minore musicale. Essa contiene la stessa successione d'intervalli dell'antico modo eolio (La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol, La), uno dei quattro che, nel corso del XVI secolo, furono aggiunti da Glareano (Dodekachordon, 1547) agli otto modi ecclesiastici già esistenti. La distribuzione degli intervalli del modo eolio (modo di La) è di un semitono (s) fra il II e III nonché fra il V e VI grado mentre è di un tono (T) fra tutti gli altri gradi:

T, s, T, T, s, T, T

Applicando questa successione di intervalli, partendo da ciascuno dei dodici suoni componenti la scala cromatica temperata (Do, Do♯, Re, Re♯, Mi, Fa, Fa♯, Sol, Sol♯, La, La♯, Si), si possono ottenere altrettante scale minori naturali il cui nome deriva dal loro suono di partenza (tonica), detto anche fondamentale. Ogni scala minore naturale è correlata ad una ben determinata scala maggiore le cui toniche distano reciprocamente di una terza minore (un tono + un semitono). Ad esempio la scala naturale di La minore può essere ottenuta da quella di Do maggiore iniziando da una terza minore sotto il Do, cioè dal La. Si osservi che queste due scale contengono esattamente gli stessi suoni ordinati però diversamente. Due scale tra le quali sussista un tale rapporto generativo sono dette l'una la relativa dell'altra. La scala di Do è la relativa maggiore della scala di La minore così come la scala di La minore è la relativa minore della scala di Do.

Esiste un diverso procedimento per derivare una scala minore da una scala maggiore, generandone una che, pur non avendo la stessa composizione di suoni di quella maggiore, condivide però con essa lo stesso suono di partenza, ossia la stessa tonica. Tale scala è detta scala omologa minore e la si ottiene abbassando di un semitono il III, il VI e VII grado della scala maggiore di partenza. In questo modo, ad esempio, da Do maggiore (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do) si ottiene la scala di Do minore (Do, Re, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si♭, Do) che costituisce la forma omologa del Do maggiore.

Schema generale delle scale minori naturali

Scala minore omologa Scala maggiore Scala minore relativa[non chiaro]

Scala minore armonica

La scala minore armonica è una scala derivata dalla scala minore naturale. Differisce da quest'ultima perché il settimo grado viene alzato di un semitono (divenendo "sensibile"), creando quindi un intervallo di un tono e mezzo (ovvero un intervallo di 2° aumentata) con il grado precedente della scala (ovvero il 6°), cosa che le conferisce un carattere vagamente orientaleggiante.

Esempi

La sequenza intervallare è (t = tono, s = semitono):

t, s, t, t, s, 3s, s

dove 3s= 3 semitoni= un tono e mezzo

La formula è:

1, 2, 3♭, 4, 5, 6♭, 7, 8

Dalla scala minore naturale di Do:

Do, Re, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si♭, Do

Deriviamo la scala minore armonica alzando la settima di un semitono:

Do, Re, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si, Do

Scala minore armonica di La:

La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol♯, La

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