Il programma atomico sovietico fu l'insieme dell'attività di ricerca, produzione e verifica sperimentale svolto dall'Unione Sovietica per costruire la bomba atomica. Il programma, iniziato a livello teorico negli anni 30 e proseguito con notevoli difficoltà durante la seconda guerra mondiale, si sviluppò con grande rapidità e sorprendente successo a partire dalla fine del conflitto a seguito soprattutto delle splosioni atomiche americane di Hiroshima e Nagasaki e delle decisione di Stalin di affrettare al massimo la ricerca per controbattere e neutralizzare la supremazia strategica dell'avversario della guerra fredda.

Il programma intensivo per la produzione della bomba atomica, guidato da Lavrentj Berija e denominato in codice operazione Borodino si avvalse di tutte le risorse disponibili messe a disposizione da Stalin, dei migliori ricercatori sovietici sotto la direzione di Igor' Vasil'evič Kurčatov, ed anche dell'apporto della scienza tedesca e dell'informazioni fornite da spie occidentali favorevoli per motivi ideali all'Unione Sovietica. La prima bomba atomica sovietica venne fatta esplodere con successo il 29 agosto 1949 a quattro anni dalla bomba americana.

1941-1942: l'inizio del programma nucleare sovietico

La ricerca teorica degli scienziati sovietici degli anni trenta aveva sviluppato importanti studi nel campo dell'atomo e delle sue possibili applicazioni pratiche, tuttavia a livello politico i dirigenti sovietici, concentrati su molti altri problemi strategici e militari, non ritennero prioritario sollecitare ulteriori ricerche finalizzate all'invenzione di nuove armi[1]. Prima dell'inizio del conflitto modiale, il centro di ricerca principale era l'Istituto Radiologico di Leningrado del professor Abram Ioffe, ma i programmi avevano una bassa priorità e non avevano attirato l'attenzione della dirigenza politica[2].

L'inizio della seconda guerra mondiale sul fronte orientale con il suo andamento catastrofico per l'Unione Sovietica provocò ulteriori conseguenze negative per la ricerca sperimentale sull'atomo. In primo luogo la frettolosa evacuazione delle industrie e anche dei centri di progettazione e ricerca causò una grande dispersione degli scienziati e degli instituti con conseguente ulteriore rallentamento dei programmi e mancanza di comunicazione teorica tra i ricercatori; il centro radilogico del professor Ioffe per esempio venne trasferito a Kazan[2].

Personale coinvolto nel progetto

Stalin mise come capo amministrativo del programma nucleare sovietico Lavrentij Berija, il capo della sicurezza di Stato, mentre come direttore scientifico il fisico Igor Kurchatov.

Il progetto iniziò nel villaggio di Sarov, poco fuori Mosca.

Altre importanti figure nel progetto nucleare sovietico furono Yuli Khariton, Pëtr Kapica e il capo del piano teorico della bomba all'idrogeno (e futuro dissidente) Andrei Sakharov.

Spionaggio

Il progetto nucleare sovietico beneficiava di informazioni di agenti segreti sovietici che erano a conoscenza del Progetto Manhattan (chiamato dai sovietici col nome in codice di Enormoz).

Tali spie atomiche, che furono Donald Maclean, Alan Nunn May, Theodore Hall, Julius Rosenberg e soprattutto Klaus Emil Jules Fuchs, erano parte della rete di agenti facenti capo a Pavel Sudoplatov e sotto il controllo di Lavrentij Berija.

Lo studioso Alexei Kojevnikov, basandosi su documenti sovietici recentemente desecretati, ha stimato che le informazioni avute dalle suddette spie avrebbero effettivamente velocizzato il progetto nucleare sovietico.

Test nucleari

Il più grande problema che inizialmente i sovietici dovettero affrontare fu tuttavia quello dell'acquisizione del minerale di uranio che scarseggiava. Il primo reattore nucleare sovietico, che venne messo in funzione il 24 dicembre 1946, fu infatti rifornito usando l'uranio confiscato derivante dal programma nucleare tedesco.

Comunque il programma fu coronato da successo il 29 agosto 1949, con il test (nome in codice "Operazione prima luce", ribattezzato dagli statunitensi "Joe-1") della prima bomba atomica a fissione al plutonio sovietica (che era sostanzialmente una copia di "Fat Man") effettuato nel poligono di Semipalatinsk in Kazakistan.

Per il test della prima bomba atomica a fissione all'uranio si dovette aspettare invece fino al 1951 mentre la prima bomba all'idrogeno fu fatta esplodere il 12 agosto 1953 (entrambi gli esperimenti furono effettuati sempre nel poligono di Semipalatinsk).

Città segrete dove si sviluppavano armi nucleari

Durante la guerra fredda, l'Unione Sovietica aveva creato dieci città segrete dove si faceva ricerca e si sviluppavano le armi nucleari.

Nome durante la guerra fredda Nome attuale Stabilito nel Funzioni primarie
Arzamas-16 Sarov 1946 Progettazione, sviluppo e assemblaggio bombe
Sverdlovsk-44 Novouralsk 1946 Arricchimento uranio
Chelyabinsk-40 e più tardi Chelyabinsk-65 Ozyorsk 1947 Produzione plutonio, realizzazione componenti (nel comprensorio amministrato dalla città di Ozyorsk è situato il noto impianto di Majak)
Sverdlovsk-45 Lesnoy 1947 Arricchimento uranio, costruzione bombe
Tomsk-7 Seversk 1949 Arricchimento uranio, costruzione componenti
Krasnoyarsk-26 Zheleznogorsk 1950 Produzione plutonio
Zlatoust-36 Tryokhgorny 1952 Assemblaggio bombe
Penza-19 Zarechny 1955 Assemblaggio bombe
Krasnoyarsk-45 Zelenogorsk 1956 Arricchimento uranio
Chelyabinsk-70 Snezhinsk 1957 Progettazione e ricerca sulle bombe


  Lo stesso argomento in dettaglio: Città chiusa.

Note

  1. ^ C. Bellamy, Guerra assoluta, p. 557.
  2. ^ a b J. Erickson, The road to Berlin, p. 79.

Bibliografia

  • David Holloway. Stalin and the bomb: The Soviet Union and Atomic Energy 1939-1956. (in inglese) Yale, Yale University Press, 1995. ISBN 0-300-06664-3.
  • Richard Rhodes. Dark Sun: the Making of the Hydrogen Bomb. (in inglese) Simon & Schuster, 1995. ISBN 0-684-80400-X.
  • Stefania Maurizi. I segreti di Ted Hall, la spia che aiutò l'URSS. Intervista a Joan Hall, La Stampa (inserto "Tuttoscienze"), 27 agosto 2003 (testo)

Voci correlate