Attilio Calderara
Attilio Calderara (Verona, 26 ottobre 1886 – 1952) è stato un generale e aviatore italiano, che combatte durante la Guerra italo-turca e nella Prima guerra mondiale, come pilota da ricognizione e al comando del dirigibile M.3. Decorato con una Medaglie d'argento e due di bronzo al valor militare, fratello del più noto Mario, fu autore dell'apprezzato libro Nell'azzurro – L'aeronautica dalle sue origini leggendarie ai giorni nostri, edito nel 1928.
Attilio Calderara | |
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Nascita | Verona, 26 ottobre 1886 |
Morte | 1952 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito Regia Aeronautica |
Arma | Genio |
Specialità | Dirigibilista |
Anni di servizio | 1908-1940 |
Grado | Generale di brigata aerea |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare d'Artiglieria e Genio di Torino |
Pubblicazioni | vedi qui |
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1] | |
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Biografia
Nacque a Verona il 26 ottobre 1886, figlio del generale degli alpini Marco e di Eleonora Tantini, si arruolò nel Regio Esercito venendo ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare d'Artiglieria e Genio di Torino da cui uscì nel 1908 con il grado di sottotenente, assegnato all'Arma del genio.[1] Promosso tenente ottenne il brevetto di pilota militare a Somma Lombardo[2] nel maggio 1912,[1] volando su monoplani Nieuport e Caproni 35 hp. Nell'ottobre 1913 assunse il comando del campo d'aviazione di Bologna, continuando nel contempo a volare. Con l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, entrò in azione in seno all'8ª Squadriglia Nieuport di stanza a Campoformido,[2] effettuando numerosi voli di ricognizione, tra cui un bombardamento su accampamenti nemici nella zona di Gorizia all'alba del 12 luglio, che gli valsero la concessione della Medaglia di bronzo al valor militare.[1]
Promosso capitano[2] nel settembre 1915[1] transitò in forza al Battaglione Dirigibili, conseguendo il relativo brevetto, volando a bordo del dirigibile M.3[3] come comandante in seconda fino al 1917, transitando quindi sull'M.14 con lo stesso incarico, assumendone poi il comando.[1] Promosso maggiore nel 1918, assunse il comando dell'M.11 nel 1920, in sostituzione del capitano Angelo Berardi, e rimase in forza al Battaglione Dirigibilisti fino al 1922, distinguendosi nel rilevamento fotografico dei nuovi confini orientali.[1]
All'atto della costituzione della Regia Aeronautica transitò in forza allo Stato maggiore[2] con lo stesso grado,[4] promosso tenente colonnello nel 1925 e colonnello nel 1927.[2]
Insegnante[1] alla Scuola di guerra aerea[2] di Firenze nel 1929, passo poi in forza allo Stato maggiore della 2ª Zona aerea Territoriale (Z.A.T.) di Padova,[2] di cui divenne Capo di stato maggiore nel 1931.[2] L'anno successivo fu nominato direttore[1] dello Stabilimento Costruzioni Aeronautiche di Montecelio-Guidonia rimanendovi fino al 1935 quando fu nominato Addetto Aeronautico presso l'Ambasciata d'Italia a Londra, Gran Bretagna.[2] Posto in posizione ausiliaria per raggiunto limite d'età nel 1938, fu richiamato in servizio attivo poco tempo dopo e promosso Generale di brigata aerea lasciò la Gran Bretagna nel gennaio 1940 per rientrare in Italia.[2] Abbandonò il servizio attivo prima dell'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno dello stesso anno, ritirandosi a vita privata. Si spense nel 1952.[2]
Onorificenze
Pubblicazioni
- Nell'azzurro – L'aeronautica dalle sue origini leggendarie ai giorni nostri, Edizioni Arti Grafiche L. Giachino, Torino, 1928.[2]
- Lezioni di aeronautica per gli ufficiali della Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio, Edizioni Arti Grafiche L. Giachino, Torino, 1929.[2]
Note
- ^ a b c d e f g h i Mancini 1936, p.134.
- ^ a b c d e f g h i j k l m Stanchina 2012, p.12.
- ^ Di stanza a Boscomantico a partire dal 17 marzo 1916, l’M.3 era al comando del capitano Tullio Benigni. La prima missione bellica, eseguita nella zona del Tonale, fu drammatica. Il dirigibile fu raggiunto da un proiettile sparato da una batteria in alta quota, e nel percorso di ritorno venne attaccato a Brescia dalla contraerea italiana e poi anche da due idrovolanti che lo costrinsero ad atterrare a Borgosatollo. Ripartito molto danneggiato fu nuovamente attaccato da un Farman italiano che lo aveva preso per una aeronave nemica.
- ^ In forza alla Regia Aeronautica conseguì l'abilitazione al pilotaggio di velivoli H.D.C.A., Fiat R.2, Fiat R.22, Ansaldo A.300, Ansaldo A.100.
Bibliografia
- Alessandro, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1885.
- Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
- Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.
Periodici
- Paolo Stanchina, Una missione del dirigibile militare “Angelo Berardi”, in Ali Antiche, n. 103, Torino, Gruppo Amici Velivoli Storici, luglio-settembre 2012, pp. 9-12, ISSN 0394-6185 .