Utente:Memnone di Rodi/Sandbox
Simboli patri spagnoli
La bandiera;
lo stemma;
il motto;
il toro;
Santiago Matamoros;
la Marcha Real;
il 12 ottobre;
la peseta.
Simboli patri uruguaiani
- la bandiera uruguaiana;
- la bandiera di Artigas;
- la bandiera dei Trentatré orientali;
- l'Himno Nacional de la Repùblica Oriental del Uruguay;
- la coccarda nazionale;
- lo stemma;
- il motto;
- il 25 agosto;
- il peso uruguaiano;
- il ceibo;
- il Sole di maggio.
Lettura sociale
La lettura sociale (in inglese social reading) è un servizio online offerto da alcuni siti, che permette agli utenti di discutere a proposito dei propri libri e autori preferiti e di comprare libri elettronici a prezzi scontati, in definitiva dei veri e propri social network dedicati alla lettura.
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Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
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Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
Memnone di Rodi - Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο
Repubbliche marinare
Template:Repubbliche marinare
Amalfi
http://books.google.it/books?id=DZzmzLkCL54C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
Agrigento, Cagliari, Marsiglia, Barcellona, Cordoba, Siviglia, Aleppo
Gaeta
Roma, Sardegna, Sicilia, Tarquinia
Costantinopoli
Napoli, Frascati
http://books.google.it/books?id=03oKAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=Gaeta&f=false
Barberia
Tunisi, Bugia
Pisa
Genova, Pavia
Tripoli, Marocco
Siria
Palermo, Salerno, Puglia, Famagosta.
Castro, Cava
Duchi di Gaeta
ante 1032: Dinastia Docibili - Indipendente 1032-1039: Pandolfo IV di Capua - Diepndente da Capua 1040-1045: Guaimario IV di Salerno - Dipendente da Salerno 7 1046-1057: Atenolfo I - Indipendente 11 1058-1061: Giordano I - Dipendente da Capua 4 1062-1065: Atenolfo II - Indipendente 4 1066-1067: Dannimbaldo - Indipendente 2 1068-1084: Goffredo Ridello - Dipendente da Capua 1085-1092: Rinaldo Ridello - Dipendente da Capua 24 1093-1100: Landolfo - Indipendente 1101-1104: Guglielmo Blosseville - Indpendente 1105-1111: Riccardo Dell'Aquila - Indipendente 1112-1113: Andrea Dell'Aquila - Indipendente 1114-1120: Gionata di Caleno - Indipendente 1121-1135: Riccardo III di Caleno - Indipendente 42
Noli
http://www.comune.noli.sv.it/it/noli/storia/informazioni.htm
La fortuna di Noli cominciò con le Crociate: la sua particolare posizione geografica la rese infatti un'importante porto per la costruzione delle navi e il trasporto di uomini e vettovaglie diretti in Terra Santa.
Partecipando alle crociate, Noli ottenne numerosi privilegi dai sovrani cristiani di Antiochia e di Gerusalemme e soprattutto ingenti ricchezze, con cui poté comprare gradatamente i vari diritti marchionali dai marchesi del Carretto, da cui dipendeva, fino alla completa indipendenza nel 1192, ufficializzata quattro anni dopo da Enrico VI di Svevia.
Ad appena dieci anni dalla sua nascita, i consoli del neonato comune decisero intelligentemente di allearsi con la vicina e assai più potente Repubblica di Genova: nel 1202 infatti Noli ne divenne un protettorato, condizione che sarebbe durata per tutta la sua esistenza.Questo rese Noli una repubblica marinara "anomala" rispetto alle altre: infatti non batté mai moneta propria né ebbe fondachi autonomi, appoggiandosi per queste cose ai genovesi, pur mantenenendo una totale indipendenza interna.
La piccola repubblica visse per un periodo di florida espansione durante tutto il XIII e il XIV secolo, in cui costruì molte nuove torri, si dotò di una cinta muraria ed estese i suoi confini fino a comprendere i limitrofi paesi di Orco, Mallare, Segno e Vadocittà; città fortemente guelfa, aderì alla Lega lombarda contro Federico II e fu per questo premiata da papa Gregorio IX con la costituzione della diocesi di Noli nel 1239 e la donazione dell'Isola di Bergeggi.
Ma la prosperità di Noli era legata alle crociate: quando queste terminarono, la sua posizione geografica, tanto utile nel Duecento, si rivelò inadatta ai taffici di maggior cabotaggio delle navi quattrocentesche; i nolesi, tagliati fuori dai commerci marittimi, cessarono ogni attività mercantile e divennero pescatori. Questa è un'altra peculiarità della storia di Noli: infatti a partire dal 1400 la repubblica di Noli smise di fatto di essere "marinara", pur conservando la propria indipendenza per altri quattro secoli.
All'isolamento commerciale si aggiunsero le continue guerre con i vicini comuni di Savona e Finale Ligure, che contribuirono a condannare la cittadina ligure a una lunga decadenza, che sarebbe durata fino alla fine dell'indipendenza, avvenuta nel 1797 con l'annessione alla Repubblica Ligure.[1][2][3]
- ^ http://www.comune.noli.sv.it/it/noli/storia/storia.htm
- ^ Michelin / MFPM, Liguria, Michelin, 2010.
- ^ Touring Club Italiano, Liguria, Milano, Touring Editore, 1982. ISBN 8836500099
Arte
generico (Ragusa) bizantino (Amalfi, Venezia, Ancona, Genova, Gaeta) arabo/arabo-normanno (Amalfi, Venezia, Gaeta, Pisa, Noli) romanico (Noli, Pisa, Gaeta, Venezia, Ancona) franco-inglesi (Genova)
Corbezzolo
Il corbezzolo è la pianta nazionale italiana; esso infatti, nel periodo di Natale ha contemporaneamente le foglie verdi, i fiori bianchi e i frutti rossi, gli stessi colori della bandiera italiana. L'ideatore di questa simbologia fu Giovanni Pascoli, che per commentare il passo dell'Eneide di Virgilio in cui si parla del cadavere di Pallante adagiato su rami di corbezzolo, scrisse un'ode in cui considera Pallante il primo eroe morto per la causa nazionale, e il corbezzolo come una prefigurazione del tricolore.Il tema fu ripreso in lingua latina nel Carme Hymnus in Romam.
Ducato di Sorrento
http://www.ilmegliodisorrento.com/2011/01/sorrento-e-il-suo-ducato/
Italiani
Volta, Lombardia n
Fermi, Lazio (P piacentino, M barese) c
Lorenzo de' Medici Toscana c
Rita Levi Montalcini Piemonte n
Leopardi Marche c
Leonardo Toscana c
Cristoforo Colombo Liguria n
Fellini Lazio c
Verdi Emilia-Romagna n
Dante toscana c
Magnani Lazio c
Foscolo Zante x
Umberto Eco Piemonte n
D'annunzio Abruzzo s
Galilei Toscana c
Marconi Emilia-Romagna n
Garibaldi Nizza, x
Manzoni Lombardia n
Deledda Sardegna c
Carducci toscana c
Pavarotti Emilia-Romagna n
Machiavelli Toscana c
Marco Polo Venezia n
Rossi Marche c
Sergio Leone Lazio c
Luigi Pirandello Sicilia s
Pasolini Emilia-Romagna n
Bernini Campania s
Quasimodo sicilia s
Caravaggio Lombardia n (s)
Federico II Marche c (s)
Michelangelo Toscana c
Campanella, Boccioni, Coppi, Giorgione, Canova, Verdi, Foscolo
- Federico II, a cui la Treccani dedica l'Enciclopedia Federiciana e che compare col suo Castel del Monte sulle monete italiane da 1 eurocent;
- Alessandro Manzoni, Autore tra i massimi della letteratura secondo la Treccani;
- Giuseppe Garibaldi, uno dei più grandi artefici del Risorgimento italiano secondo la Treccani;
- Luigi Pirandello, uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi secondo la Treccani;
- Giosué Carducci, premio Nobel per la Letteratura, zelantissimo insegnante, dotto erudito, geniale critico e storico e insieme poeta dei maggiori che l'Italia abbia avuto, secondo la Treccani;
- Eugenio Montale, premio nobel per la Letteratura, Tra i massimi poeti italiani del Novecento secondo la Treccani;
- Nicola Pisano, ché La sua opera ebbe nell'ambito della scultura un ruolo altrettanto incisivo di quello che, una generazione più tardi, Giotto rivestì per la pittura secondo la Treccani.
- Enrico Fermi, Premio Nobel per la Fisica, uno dei fisici più completi del nostro secolo secondo la Treccani;
- Guglielmo Marconi, Premio Nobel per la Fisica, presidente della Treccani;
#Giovanni Falcone della cui opera il risultato era di portata storica secondo la Treccani; #Cesare Beccaria tra i massimi rappresentanti dell'illuminismo italiano e che pose le fondamenta della scienza criminale moderna secondo la Treccani--Memnone di Rodi
- Dante Alighieri, a cui la Treccani dedica l'Enciclopedia Dantesca e che figura sulle monete italiane da 2 euro;
- Galileo Galilei, di cui il Montanelli riporta l'elogio del Grozio la più grande mente di tutti i tempi;
- Niccolò Machiavelli, ché per il Montanelli Nessun'opera [s'intende "Il Principe"] dai tempi di Aristotele influenzò tanto la scienza politica e l'arte del governo e Tutti riconoscono in lui il fondamento di una disciplina [la scienza politica];
- Lorenzo il Magnifico, che, per il Montanelli di Magnifico, a quei, tempi, si dava a ogni Signore. Ma Lorenzo lo fu per eccellenza e antonomasia.
- Sophia Loren, l'attrice italiana che ha vinto più premi Oscar;
- Federico Fellini, il regista italiano che ha vinto più premi Oscar;
- Luciano Pavarotti, il cantante italiano che vinto più premi Grammy;
- Michelangelo Buonarroti, culmine della civiltà rinascimentale secondo la Treccani;
#Raffaello Sanzio, uno dei più grandi interpreti del Rinascimento secondo la Treccani;
- Giotto di Bondone, massimo protagonista della civiltà artistica gotica italiana secondo la Treccani;
- Gianlorenzo Bernini, il massimo protagonista della cultura figurativa barocca secondo [1];
#Francesco Petrarca, l'iniziatore di quel grande moto spirituale e culturale che poi si chiamò umanesimo secondo [2];
- Giacomo Leopardi, tra i massimi scrittori della letteratura italiana di tutti i tempi secondo la Treccani;
#Benedetto Croce, la figura di maggior rilievo della vita culturale italiana della prima metà del Novecento secondo la Treccani;
- Fausto Coppi, uno dei maggiori e più completi [ciclisti] di tutti i tempi secondo la Treccani;
- Tommaso Campanella il maggior lirico italiano del Seicento secondo la Treccani;
- Umberto Boccioni, l'espressione più alta e compiuta del futurismo italiano secondo la Treccani;
- Giorgione, l'iniziatore dell'era pittorica moderna secondo la Treccani;
- Antonio Canova, come un nuovo Fidia secondo la Treccani;
- Giuseppe Verdi, Massimo operista italiano dell'Ottocento, tra i più celebrati di tutti i tempi secondo la Treccani;
- Ugo Fosccolo, Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo e scrittore del primo romanzo italiano moderno secondo la Treccani.
Napoli e l'Unità
Storia d'Italia di ruggiero Romano libro di storia Storia d'Italia di Denis Mack Smith Storia d'Italia di Indro Montanelli la nuova storia d'Italia a fumetti di Enzo Biagi Storia della Campania e di Napoli. Linee per un curricolo di storia locale e ... Di Giulio De Martino,De Martino Giulio Campania di Antonio Canino Storia e Coscienza Storica di Bontempelli e Bruni Prefazione all'Agricoltore Sperimentato di Antonio Genovesi Conflitti e squilibri nel Mezzogiorno tra Cinque e Ottocento di Luigi De Rosa Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione di Pasquale Villani Storia facile dell'economia italiana dal Medioevo a oggi di Carlo M. Cipolla
Template:Opera
Tipologia
Genere
Sottogenere
Forma
Italiani2
12 C 7 N 9 S 1 X
12 let 5 art 6 fil 3 sci 2 pol 1 mus 1 rel
- Dante 5320 C
- Leonardo da Vinci 1496 C
- Alessandro Manzoni 1479 N
- Giacomo Leopardi 1478 C
- Gabriele D'Annunzio 1376 S
- Garibaldi 1236 X
- Luigi Pirandello 875 S
- Tommaso d'Aquino ex aequo Torquato Tasso 830 SS
- Giuseppe Verdi 826 N
- Michelangelo Buonarroti 808 C
- Benedetto Croce 803 S
- Petrarca 738 C
- Galileo 660 C
- Francesco d'Assisi 551 C
- Raffaello Sanzio 522 C
- Caravaggio 511 N
- Fermi 500/1000 C
- Gaimbattista Vico ex aequo Giovanni Pascoli 480 SN
- Pier Paolo Pasolini 472 N
- Giovanni Verga 421 S
- Boccaccio 420 S
- Federico II 397 C (S?)
- Machiavelli 380 C
- Ariosto 431,5 N
- Giordano Bruno 371 S
- Eugenio Montale 399 N
- Giotto 332 C
- Tiziano Vecellio 300
- Tommaso Campanella 232
- Piero della Francesca 536
- Andrea Palladio 220
- Ludovico Ariosto 388
- Tommaso Campanella 293
- Alcide De Gasperi 285 + 185/370
- Giorgio de Chirico 283
- Italo Svevo 250
- Marconi 200
- Pavarotti 22 + 276/552
- Sophia Loren 128
- Valentino Rossi 66
- Antonio Canova 187
- Federico Fellini 176
- Botticelli 172
- Gian Lorenzo Bernini 171
- Marco Polo 161
- Italo Calvino 159
- Giuseppe Ungaretti 154
- Giovanni Giolitti 150/450
- Leon Battista Alberti 150
- Tintoretto 144
- Lorenzo de' Medici 139
- Montessori 137 + 540/1080
- Giorgione 137
- Cristoforo Colombo 135
- Umberto Boccioni 117
- Donatello 116
- Masaccio 110
- Giovannni Bellini 108
- Giuseppe Verdi 9600
- Dante 5477
- Leonardo da Vinci 4412
- Michelangelo Buonarroti 3262
- Marco Polo 3165
- Garibaldi 2528
- Giotto 1469
- Galileo 1408
- Montessori 1217
- Francesco d'Assisi 999
- Gabriele D'Annunzio 916
- Benedetto Croce 832
- Giacomo Leopardi 815
- Giordano Bruno 806
- Torquato Tasso 791
- Cristoforo Colombo 753
- Luigi Pirandello 750
- Pier Paolo Pasolini 742
- Machiavelli 720
- Petrarca 718
- Tommaso d'Aquino 699
- Federico Fellini 688
- Alcide De Gasperi 655
- Donatello 644
- Alessandro Manzoni 641
- Giambattista Vico 627
- Giorgio de Chirico 601
- Giovanni Pascoli 590
- Raffaello Sanzio 576
- Pavarotti 574
- Fermi 551
- Italo Svevo 545
- Andrea Palladio 544
- Leon Battista Alberti 514
- Giorgione 499
- Tintoretto 492
- Federico II 459
- Boccaccio 455
- Italo Calvino 441 #Ariosto 431,5
- Eugenio Montale 399
- Giovanni Verga 377
- Lorenzo de' Medici 373
- Masaccio 364
- Botticelli 362
- Tommaso Campanella 357
- Antonio Canova 353
- Tiziano Vecellio 326
- Sophia Loren 304
- Gian Lorenzo Bernini 297
- Marconi 228
- Giuseppe Ungaretti 291
- Giovannni Bellini 275
- Umberto Boccioni 268
- Giovanni Giolitti 200
- Antonello da Messina 190
- Valentino Rossi 100
- Giuseppe Verdi 9600
- Dante 5477
- Leonardo da Vinci 4412
- Michelangelo Buonarroti 3262
- Marco Polo 3165
- Garibaldi 2528
- Caravaggio 1618
- Giotto 1469
- Galileo 1408
- Montessori 1217
- Francesco d'Assisi 999
- Gabriele D'Annunzio 916
- Benedetto Croce 832
- Giacomo Leopardi 815
- Giordano Bruno 806
- Torquato Tasso 791
- Cristoforo Colombo 753
- Luigi Pirandello 750
- Boccaccio
- Machiavelli 720
- Petrarca 718
- Tommaso d'Aquino 699
- Federico Fellini 688
- Alcide De Gasperi 655
- Gianlorenzo Bernini
- Alessandro Manzoni 641
- Giambattista Vico 627
- Giorgio de Chirico 601
- Valentino Rossi
- Raffaello Sanzio 576
- Pavarotti 574
- Fermi 551
- Marconi 545
- Andrea Palladio 544
- Sophia Loren
- Giorgione 499
N 11 C 14 S 9 X 2
Significato della Bandiera d'Italia
http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/significato.html
https://celebrarelanazione.files.wordpress.com/2011/03/mondadori_repubblica_vecchio.pdf
http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/tricolore/tricolore.html
Famiglie di religioni
https://www.britannica.com/topic/classification-of-religions
Monitoraggio vessillologia
Descrizione Storia SiSignificato Usi Altre bandiere
Araldica
Bandiere col Sole
I problemi dello stato unitario
Molti e gravi furono i problemi che il nuovo Stato dovette affrontare.
Nord e Sud
Discordando con l'affermazione di Massimo D'Azeglio, Cavour realisticamente scriveva che non solo gli italiani ma neppure l'Italia era "fatta": «Il mio compito è più complesso e faticoso che in passato. Fare l'Italia, fondere assieme gli elementi che la compongono, accordare Nord e Sud, tutto questo presenta le stesse difficoltà di una guerra con l'Austria e la lotta con Roma»[1]. Cavour ben sapeva come si fosse giunti all'unificazione in soli due anni grazie all'aiuto di circostanze favorevoli interne ed internazionali. Ora, tuttavia, si trattava di sanare quella che alcuni avevano definito una forzatura storica, un miracolo italiano[2].
La nuova Italia aveva messo assieme popolazioni eterogenee per storia, per lingue parlate, per tradizioni ed usanze religiose (la sensibilità e gli usi legati al cattolicesimo erano differenti nelle varie parti d'Italia). Per rimarcare queste differenze e prospettare un sentimento razzista verso il Sud viene spesso citato un commento di Luigi Carlo Farini, che inviato da Cavour a Napoli in qualità di Luogotenente, il 27 ottobre 1860, gli descriveva la situazione in una lettera con queste frasi: «Ma, amico mio, che paesi son mai questi, il Molise e Terra di Lavoro![3] Che barbarie! Altro che Italia! Questa è Affrica. I beduini, a riscontro di questi caffoni, sono fior di virtù civile. Il Re[4] dà carta bianca; e la canaglia dà il sacco alle case de'Signori e taglia le teste, le orecchie a' galantuomini, e se ne vanta, e scrive a Gaeta[5]: "i galantuomini ammazzati son tanti e tanti; a me il premio[6] da ricevere". Anche le donne caffone ammazzano; e peggio: legano i galantuomini (questo nome danno a'liberali) pe' testicoli, e li tirano così per le strade; poi fanno ziffe zaffe[7]: orrori da non credersi se non fossero accaduti qui dintorno ed in mezzo a noi»[8][9]. Tuttavia, osserva De Francesco, il commento di Farini era circostanziato alla descrizione della ferocia con cui i seguaci di Ferdinando II uccidevano i patrioti italiani.[10].
Il Meridione "africano"
Secondo lo storico britannico Christopher Duggan, numerose figure di primo piano dell'epoca, tra cui molti meridionali esiliati dai Borbone, contribuirono a costruire e ad aggravare l'immagine del Meridione come terra barbara e incolta, ripetendo un luogo comune, diffuso da parecchio tempo prima dell'unificazione: che a sud di Roma iniziasse l'Africa.[11]. A questo riguardo Croce osservava che costoro furono tacciati di "essersi disinteressati del Mezzogiorno, e anzi di aver dato verso di esso non dubbi segni di noncuranza e di sprezzo. E nondimeno quegli uomini meritavano qualche scusa, perché, assorti dapprima negli studi e poi gettati negli ergastoli o cacciati in esilio, poco conoscevano delle condizioni effettive di questo paese, anche perché ... troppo vi avevano sofferto, troppe delusioni, troppa incomprensione, troppi abbandoni; e, ora che l'avevano legato all'Italia, godevano nel respirare in più largo aere e ripugnavano a ricacciarsi nella sua molta volgarità e nelle sue travagliose miserie"[12].
La cattiva fama dei meridionali è testimoniata da una frase, riportata dallo storico Giordano Bruno Guerri, pronunciata da Metternich dopo la rivolta napoletana del 1820: «Un popolo mezzo barbaro, di una ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, focoso e passionale come gli africani, un popolo che non sa né leggere né scrivere e che risolve le cose con il pugnale»[13].
Nel 1829 il medico, storico e storico della medicina Salvatore De Renzi, nel suo "Osservazioni sulla topografia-medica del Regno di Napoli", sembra voglia confermare l'opinione di Napoli come porta d'ingresso dell'Europa verso l'oriente[14], scrivendo a proposito dei napoletani:
L'italianista Nelson Moe, professore associato di italiano al Barnard College della Columbia University e studioso della storia del Mezzogiorno italiano[16] ha osservato che questa rappresentazione degradante di Napoli e dell'Italia meridionale fosse una descrizione transeuropea, molto comune fra i viaggiatori e diplomatici inglesi, francesi e tedeschi, durante i secoli XVIII e XIX, e diffusasi attraverso scritti nei circoli diplomatici e nei salotti delle classi elevate, inclusi quelli piemontesi e napoletani[17]. Per questi ultimi si trattava di una communis opinio circolante negli ambienti dell'intellettualità meridionale, per la quale le province fuori da Napoli costituivano una terra sconosciuta, selvaggia ed anche per un napoletano "un viaggio in Calabria equivale[va] a un viaggio in Marocco"[18] ".
Lo stesso re Ferdinando II, replicando ad un diplomatico straniero, criticante i metodi della polizia borbonica definendoli "africani" rispose prontamente «Ma l'Africa comincia qui!»[19][20]. D'altro canto, la stessa definizione di inizio d'Africa veniva estesa alla Sardegna da Honoré de Balzac nel suo Voyage en Sardaigne, scritto nel 1838 dopo un viaggio nell'isola[21].
Le condizioni del Regno
Le condizioni di tutta l'Italia[22] si presentavano arretrate rispetto agli stati industrializzati dell'Europa occidentale. La rete ferroviaria nel 1861 consisteva in appena 2100 chilometri di binari che in più erano stati progettati in modo da avere uno scartamento tale da impedire, per ragioni militari, il passaggio dei confini di uno Stato all'altro.
Molto alta la mortalità infantile, l'igiene precaria causava ricorrenti epidemie di colera, diffusa la malaria e la pellagra.
L'analfabetismo raggiungeva una percentuale nazionale del 75%, con punte del 90% in alcune zone del paese.[23] e venne affrontato estendendo la legge Casati, entrata in vigore nel Regno di Sardegna nel 1860 a tutto il paese.
L'iniziale isolamento diplomatico e le minacce austriache imponevano per la difesa il rafforzamento dell'esercito e della marina.
La soluzione di questi problemi comportò un grande impegno finanziario per il nuovo Stato che dovette introdurre nel 1868 la tassa sul macinato, un'«imposta progressiva sulla miseria»,[24] una vera e propria tassa sul pane, fino ad allora sconosciuta nelle regioni del Centro e del Nord dove causò la ribellione dei contadini emiliani. Quintino Sella, ministro delle finanze del Regno d'Italia, che l'aveva con altri ideata, divenne nell'opinione popolare «l'affamatore del popolo».[25]
L'abolizione delle dogane tra i vari stati comportò il fallimento delle piccole attività artigianali impossibilitate a reggere la concorrenza con la produzione industriale del Nord.
Il brigantaggio
I dubbi espressi da D'Azeglio (briganti o non briganti) apparivano superati dalla storiografia risorgimentale che riprese la definizione di brigantaggio usata dallo stesso governo del Regno d'Italia[28] per mascherare agli occhi degli stati europei le gravi difficoltà politiche della avvenuta unificazione come una manifestazione di semplice criminalità.
Ad esempio lo storico Francesco Saverio Sipari insisteva nel considerare l'origine sociale del fenomeno, quando nel 1863 scrisse: «il brigantaggio non è che miseria, è miseria estrema, disperata.».[29]
Così anche Giustino Fortunato che non lo considerò «un tentativo di restaurazione borbonica e di autonomismo» ma «un movimento spontaneo, storicamente rinnovantesi ad ogni agitazione, ad ogni cambiamento politico, perché sostanzialmente di indole primitiva e selvaggia, frutto del secolare abbrutimento di miseria e di ignoranza delle nostre plebi rurali».[30]
Lo stesso Benedetto Croce vede nel brigantaggio l'ultimo sostegno di una monarchia, quella borbonica, che ancora una volta aveva chiamato in suo aiuto « [...] o piuttosto a far le sue vendette, le rozze plebi, e non trovando altri campioni che truci e osceni briganti...»[31].
Accanto alla miseria, alcuni invece identificarono nel brigantaggio un fenomeno di resistenza al nuovo Stato italiano. Il deputato liberale Giuseppe Ferrari disse: «I reazionari delle Due Sicilie si battono sotto un vessillo nazionale, voi potete chiamarli briganti, ma i padri e gli Avoli di questi hanno per ben due volte ristabiliti i Borboni sul trono di Napoli.»[32].
Alla fine gran parte degli storici hanno inquadrato tale fenomeno come espressione di un disagio autentico, manifestatosi con le forme di una vera e propria guerra civile (1861-1865).
In realtà il brigantaggio era nato e prosperava nel Mezzogiorno ben prima dell'annessione al Regno d'Italia[33], ma si era sviluppato ulteriormente all'inizio degli anni sessanta dell'Ottocento nonostante l'invio di un gran numero di reparti dell'esercito (Ma ci vogliono e sembra che ciò non basti, per contenere il Regno, sessanta battaglioni...[34])
Secondo l'inchiesta sul brigantaggio redatta dal deputato Giuseppe Massari, nelle province di Basilicata e Capitanata la rivolta raggiunse enormi proporzioni ed emersero le bande più pericolose e apparentemente invincibili, comandate da temuti e rispettati capimassa come Carmine Crocco e Michele Caruso.[35]
Che si trattasse di un fenomeno ben radicato è dimostrato infine dal fatto che si ritenne necessario l'intervento dell'esercito regio e l'emanazione della legge Pica (Procedura per la repressione del brigantaggio e dei camorristi nelle Provincie infette) in vigore dall'agosto 1863 al 31 dicembre 1865, che introdusse il reato di brigantaggio e che, in deroga agli articoli 24 e 71 dello Statuto albertino, prevedeva in gran parte del Mezzogiorno italiano la costituzione di Tribunali militari per i trasgressori.
La ricerca storica più recente ha contribuito a mettere in luce gli aspetti politici che motivarono la resistenza delle popolazioni meridionali prima nei confronti dei Borbone[36], poi del Regno d'Italia (con le conseguenti repressioni), superando definitivamente il modello che ha tentato per decenni di liquidare l'insorgenza meridionale come fenomeno esclusivamente banditesco.
Repressione indiscriminata e reazione delle popolazioni condussero ad efferatezze da entrambe le parti, ma di certo i morti per la repressione furono diverse migliaia e interi paesi distrutti tanto che secondo lo storico Lorenzo Del Boca
La complessa problematica legata a tale fenomeno di disagio sociale non fu estranea (insieme ad altre concause) alla nascita della Questione meridionale.
Decentramento e accentramento
Cavour secondo i principi del liberalismo inglese era favorevole al decentramento:
In tal senso egli aveva presentato un progetto di legge con Farini e Minghetti il 13 marzo 1861 che «consisteva nel riunire insieme in consorzi obbligatori e permanenti quelle province che fossero più affine tra loro per natura di luogo, per comunanza d'interessi, di leggi, di abitudini.»[39] Il disegno di legge non poté essere sottoposto alla Camera per la morte improvvisa di Cavour e quando Minghetti presentò un analogo progetto di legge[40] dopo un lungo dibattito fu bocciato. Il progetto federalista di Minghetti prevedeva: « [...] un ordinamento che consenta di conservare le tradizioni e i costumi delle popolazioni locali. Ad ogni Grande Provincia [Regione] dovrà spettare il potere legislativo e l'autonomia finanziaria per quanto riguarda i lavori pubblici, l'istruzione, la sanità, le opere pie e l'agricoltura. Le Grandi Province e i Comuni dovranno ampliare...le rispettive basi elettorali estendendo il diritto di voto a tutti...senza escludere gli analfabeti. I sindaci non saranno più di nomina regia ma dovranno essere nominati dal consiglio comunale regolarmente eletto. Allo Stato spetteranno soltanto la politica estera, la difesa, i grandi servizi di utilità nazionale (ferrovie, poste, telegrafi e porti), nonché un'azione di vigilanza e controllo sull'operato degli enti locali.»[41]
La nuova classe politica successa alla morte di Cavour nutrendo grandi timori che la recente unità fosse messa in pericolo da sommovimenti interni preferì imboccare la strada dell'accentramento autoritario estendendo a tutto il paese il sistema comunale e provinciale del Regno di Sardegna. L'Italia venne divisa in province sotto il controllo dei prefetti e i consigli comunali elettivi furono soggetti a sindaci nominati dal sovrano.
Come scrive Candeloro: «Fare una sola regione del Mezzogiorno continentale sembrava pericoloso per l'unità, ed era d'altra parte difficile dividerlo in regioni che avessero una certa vitalità, poiché nel Mezzogiorno non erano esistiti Stati regionali e di conseguenza, non vi erano allora, oltre Napoli, delle città adatte ad essere centri regionali.»[42]
- ^ Cavour, lettera del marzo 1861 in Giuseppe Vottari, Storia d'Italia (1861-2001), Alpha Test, 2004 p.31
- ^ Luciano Cafagna, Cavour, l'artefice del primo miracolo italiano, Il mulino, 1999, p.29 e quarta di copertina, cit.: «Il primo miracolo italiano è stata l'Italia stessa»
- ^ Vedi Antonino De Francesco, La palla al piede, Feltrinelli, 2012 p. 84
- ^ Francesco II
- ^ Dove Francesco II era asserragliato
- ^ Si trattava di un compenso in denaro per ogni liberale filo-unitario ucciso. In un resoconto apparso sulla Gazzetta di Milano si descriveva il rinvenimento di una lettera di richiesta di 60 ducati per tre teste tagliate di galantuomini (In De Francesco, op. cit. (2012) p. 85
- ^ «Indica il susseguirsi di più tagli e colpi» (In Dizionario italiano. La Repubblica.it)
- ^ Da Lettera di Farini a Cavour, Teano, 27 ottobre 1860 in Carteggi di Camillo Cavour, Zanichelli, 1949-54, Bologna, citato da S.Lupo (2011),
- ^ Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida Editori, 2005, p.364
- ^ Vedi anche De Francesco, op.cit. , 2012, pp. 84-85
- ^ Christopher Duggan (2011) La forza del destino - Storia d'Italia dal 1796 ad oggi, pag. 257. Laterza editore, Roma-Bari. ISBN 978-88-420-9530-9
- ^ vedi pag 247 B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari, 1972
- ^ Giordano Bruno Guerri, Il sangue del sud, Mondadori, 2010 p.15
- ^ Beverly Allen, Mary Russo, Revisioning Italy National Identity and Global Culture, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1997, p. 193
- ^ Salvatore De Renzi, Osservazioni sulla topografia-medica del Regno di Napoli, Vol 2, Tipografia de' flli. Criscuolo. Napoli, 1829 p. 43
- ^ Autore che estende il giudizio negativo del Meridione a tempi più recenti nell'opera Un paradiso abitato da diavoli: identità nazionale e immagini nel Mezzogiorno, ed. L'Ancora del Mediterraneo, 2004
- ^ Nelson Moe, Altro che Italia!. Il Sud dei piemontesi (1860-61), Meridiana, n. 15, 1992 p.73
- ^ A. Mozzillo, Viaggiatori stranieri nel Sud, Milano, 1964 pp. 10-11 (In N. Moe, op.cit. (1992) p. 73
- ^ Paolo Macry, Tra Sud e Nord, i conti da rifare, "il Mulino" n. 1/13, Società editrice il Mulino, Bologna, 2013
- ^ Ernesto Rossi, Nove anni sono molti: lettere dal carcere 1930-39, Bollati Boringhieri, 2001 p.608
- ^ Alessandra Grillo, L'Africa comincia qui Balzac in Sardegna, Astrolabe N°: 34, Novembre/Décembre, 2010, Centre de Recherche sur la Littérature des Voyages, Clermont Fd cedex
- ^ I dati riportati in questo paragrafo sulle condizioni dell'Italia post-unitaria sono ripresi da: Antonio Desideri, Storia e storiografia, Vol. II, Casa editrice d'Anna, Messina Firenze, 1979, p.815
- ^ Nicola Tranfaglia, Pier Giorgio Zunino, Guida all'Italia contemporanea, 1861-1997, Volume 4, Garzanti, 1998, p.389
- ^ Giuseppe Vottari, Storia d'Italia, Alpha Test, 2005, p.82
- ^ Ch. Seaton-Watson, L'Italia dal liberalismo al fascismo, 1870-1925, Laterza, Bari, 1973
- ^ (2 agosto 1861) Corrispondenza D'Azeglio-Matteucci, D'Azeglio, Scritti, Firenze 1931 p.399
- ^ Eric Hobsbawm, Bandits, Penguin, 1985, p.25
- ^ L'ipotesi che il cosiddetto "brigantaggio" nasconda la volontà di una guerra civile del resto traspare nella stessa relazione Massari: «infame guerra, avvolgendo nel sangue, nel lutto, nelle espilazioni, nella guerra civile le provincie già obbedienti... mentre non può negarsi che il brigantaggio alimentasi ben anco di altre fonti...» in Il brigantaggio nelle provincie napoletane: relazioni fatte a nome della Commissione d'inchiesta della Camera de' deputati da G. Massari e S. Castagnola. Con la giunta della legge proposta e dell'altra sanzionata p.211 e in Giuseppe Massari, Stefano Castagnola, Commissione d'inchiesta parlamentare sul brigantaggio, in Stamp. dell'Iride, 1863, pp.162, 184,187
- ^ Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli, Adelphi, Milano 1992, p.473 riporta per stralci la Lettera ai censuari del Tavoliere pubblicata dallo zio materno, Francesco Saverio Sipari, riproposta integralmente da L. Arnone Sipari, Francesco Saverio Sipari e la «Lettera ai censuari del Tavoliere», in R. Colapietra (a cura di), Benedetto Croce ed il brigantaggio meridionale: un difficile rapporto, Colacchi, L'Aquila 2005, pp. 87-102, in cui, peraltro, anticipando anche le analoghe osservazioni di Giustino Fortunato, riteneva che il brigantaggio potesse esaurirsi con la "rottura" dell'isolamento delle regioni meridionali, che era dato dall'assenza di una rete infrastrutturale adeguata, di strade e di ferrovie, e con l'affrancamento dai canoni del Tavoliere.
- ^ Giustino Fortunato, Emilio Gentile, Carteggio: 1927-1932, Laterza, 1981, p.14
- ^ Cit. da: Benedetto Croce, op. cit, p. 235
- ^ Teodoro Salzillo, Roma e le menzogne parlamentari, Malta, 1863, p.34.
- ^ « [...] La crisi economica del 1825-1826 prostrò il mondo delle campagne diede via alla ripresa della guerriglia rurale e a clamorosi episodi di brigantaggio.» (Angelantonio Spagnoletti, Storia del Regno delle Due Sicilie, Bologna, Il Mulino, 1997, p. 53). Lo stesso autore segnala, in età borbonica, un « [...] ribellismo endemico, spesso sfociato nel brigantaggio di estese zone delle Calabrie e del Principato di Citra...», (A. Spagnoletti op. cit., p. 57). Anche nella Puglia settentrionale, in Capitanata, il brigantaggio era particolarmente attivo (soprattutto nel distretto di Bovino) « [...] fino ad assumere connotati di massa. Ad esso si dedicavano alacremente migliaia di individui, padri e figli, che nell'assalto ai viaggiatori, alle diligenze e al procaccio trovavano la fonte primaria del proprio sostentamento». (A. Spagnoletti, op. cit., p. 222)
- ^ M. D'Azeglio, Op.cit.
- ^ Giuseppe Massari, Stefano Castagnola, Il brigantaggio nelle province napoletane, Fratelli Ferrario, 1863, p.17, 20
- ^ Anche sotto i Borbone si dovettero impiegare le forze armate per reprimere il brigantaggio. Nel 1817 il marchese di Pietracatella, nominato intendente della terra d'Otranto « [...] nella sua relazione di viaggio osservava compiaciuto che la via consolare di Puglia e i territori che essa attraversava erano ormai tranquilli, addirittura percorribili di notte, anche perché erano presidiati, oltre che dalla gendarmeria, da teste di briganti chiuse in gabbie di ferro e collocate sul ponte di Bovino quale macabro ammonimento per i fuorilegge, i pastori e i contadini che frequentavano quella località.». (A.Spagnoletti, op. cit., p. 223). Un anno più tardi fu inviato in Puglia il generale Guglielmo Pepe per organizzare le milizie provinciali da impiegare contro i briganti. (A. Spagnoletti, op. cit., p. 222)
- ^ Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, 1998 pp. 156-158.
- ^ Cavour, lettera del 15 gennaio 1961 al marchese di Montezemolo, luogotenente in Sicilia in Massimo L. Salvadori, Il mito del buongoverno: La questione meridionale de Cavour a Gramsci, G. Einaudi, 1963 p.27
- ^ In Marco Minghetti ai suoi elettori, Monti, Bologna, 1863
- ^ Il progetto di legge di Minghetti fu il primo ad essere stato redatto in italiano e non in francese. (Arrigo Petacco, O Roma o morte, A. Mondadori, 2010, p.7)
- ^ A.Petacco, Op.cit. p.8
- ^ G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna in Diritto e società, Sansoni, 1993, p.82