L'erede fortunata

commedia di Carlo Goldoni

L'erede fortunata è una commedia di Carlo Goldoni del 1748.

L'erede fortunata
Commedia in tre atti
AutoreCarlo Goldoni
Lingua originaleItaliano
AmbientazioneLa scena si svolge a Venezia
Composto nel1748
Prima assoluta1750
Teatro Sant'Angelo di Venezia
Personaggi
  • Pancrazio Aretusi, mercante veneziano
  • Ottavio suo figlio
  • Beatrice sua figlia, moglie di
  • Lelio
  • Rosaura figlia del fu Petronio Balanzoni
  • Il dottor Balanzoni zio di Rosaura
  • Florindo nipote per via di sorella del Dottor Balanzoni
  • Trastullo servo del Dottore e di Florindo
  • Arlecchino servo di Ottavio
  • Fiammetta serva di Rosaura e di Beatrice
  • Notaro
  • Titta servitore di Pancrazio

Nota più alla critica e alla storia del teatro che al grande pubblico, la commedia venne composta da Carlo Goldoni nel 1748 e rappresentata due anni dopo al Teatro Sant'Angelo di Venezia, ma fu un clamoroso insuccesso.

Quella débacle del 1750 diede a Goldoni l'occasione di rispondere alla sfiducia del pubblico e a quella dei suoi detrattori, che nella caduta de L'erede fortunata avevano creduto di vedere la sua fine, con la famosa promessa delle sedici nuove commedie, per la stagione teatrale successiva (1751). L'analisi contemporanea del testo della commedia permette di riconoscere ne L'erede fortunata il precoce tentativo di un Goldoni teso già all'attuazione della sua rivoluzione teatrale: se con il Momolo cortesan egli aveva dato l'abbrivio affinché ciò che l'attore reciti sia quello che l'autore ha scritto, con L'erede fortunata siamo in presenza del duplice tentativo di togliere, in primo luogo, le maschere ai commedianti facendo opportunamente emergere, infine l'autentica psicologia dei personaggi implicata nell'elaborazione drammaturgica dell'autore. Un tentativo, si è detto, promosso in un tempo in cui il gusto del pubblico ancora non era maturo per accogliere una commedia che, senza tema di audacia, possiamo definire come antesignana di quel teatro borghese che connoterà il secolo successivo e di cui possiamo invocare Carlo Goldoni quale indubbio precursore.

A ben guardare le maschere nude sono tutte lì, ancora ben visibili, che agiscono nella situazione creatasi dall'occasione di un lascito conteso: un'eredità, una dote, una sposa. Si riconoscono senz'altro il mercante d'onore (Pancrazio alias Pantalone), il dottore saccente (Balanzoni), gli innamorati ardenti (Rosaura e Ottavio), il servo fedele (Trastullo alias Brighella), lo zanni sprovveduto (Arlecchino), la serva scaltra (Fiammetta alias Colombina), la gelosa piccata (Beatrice) ed altri, ad ognuno dei quali Goldoni fa vibrare alcuna delle corde psicologiche. Ed è proprio lo strumento del monologo introspettivo, più volte utilizzato nell'opera, che avvalora la tesi di una commedia che anticipa temi e momenti della maturità goldoniana e del teatro ottocentesco.

Trama

Rosaura è destinata, per decisione testamentaria paterna, a sposare il suo vecchio tutore Pancrazio, pena la perdita della doviziosa eredità: e l'amore, corrisposto, che ella nutre per Ottavio, figlio di Pancrazio, è altresì condannato dall'obbedienza e dall'interesse. Ma l'intrigo ordito ai danni del tutore dagli immediati rivali all'eredità, lo zio Dottore (Balanzoni) e il cugino Florindo, vengono sventati da Trastullo, servitore saggio e fedele, che contribuirà in tal modo alla felice soluzione finale dello scioglimento del vincolo economico e matrimoniale a vantaggio della fortunata erede. Fanno da contrappunto al sospirato innamoramento di Ottavio e Rosaura, le ardenti gelosie di Beatrice per il marito Lelio, nonché all'onesta scaltrezza del servitore onorato, le ingenuità grossolane del secondo zanni (Arlecchino) funzionali sia agli equivoci dell'intreccio che al mantenimento farsesco delle controscene.