Statua di Api

Statua egizia a Benevento, identificata come rappresentazione del dio Apis
Disambiguazione – Se stai cercando la divinità cui questa statua è dedicata, vedi Api (mitologia egizia).


Il bue Apis è una statua di provenienza egizia situata a Benevento, all'inizio del viale San Lorenzo che porta alla basilica della Madonna delle Grazie. Popolarmente è chiamato il porchettello o, in dialetto, 'a ufara 'e Santu Lavrienzo, "la bufala di San Lorenzo".[1] Potrebbe essere stata parte dell'arredo del tempio di Iside cittadino, ma la questione è aperta.

Bue Apis
Vista laterale. Sullo sfondo è la torre della Biffa.
Autoresconosciuto
Datanon prima della fine del II secolo
Materialegranito rosso
Ubicazioneall'inizio di viale San Lorenzo, Benevento
Coordinate41°08′01.53″N 14°46′12.86″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Map

Cenni storici e descrizione

 
Vista frontale del bue Apis e del piedistallo

La statua di bue, in granito rosso egiziano, è molto rovinata nei dettagli, soprattutto la parte superiore della testa, le cui corna ed orecchie sono state cancellate dall'usura.[2]

La scultura fu rinvenuta nel 1629 sulla strada che conduce a Casale dei Maccabei e, per ordine del Gonfaloniere e dei Consoli cittadini, fu fatta installare su un piedistallo a fianco dell'imbocco di viale San Lorenzo, all'esterno della cinta muraria e di fronte all'omonima porta cittadina.[3]

Inizialmente il bue fu considerato un'opera di età romana che commemorava un simbolo sannita, e così fu fatto incidere sul piedistallo: BVBALVM / INTER PLVRIMAS VRBIS / DEVASTATIONES ASSERVATVM / BELLICAE SAMNITVM / FORTVNAE MONVMENTVM / A. D. M.DC.XXIX. Però nel XIX secolo Émile Étienne Guimet, viaggiatore e collezionista, suggerì che si trattasse di una rappresentazione del dio Apis (e quindi, in particolare, sarebbe un toro, non un bue).[4]

L'egittologo Hans Wolfgang Müller, esaminò tale scultura e in particolare la sua possibile relazione con il tempio di Iside che sorgeva in città. Notò la rozzezza dell'esecuzione, che deve comunque essere egizia a giudicare dalla postura composta e frontale; quanto all'identificazione con Apis, però, l'egittologo notò l'assenza di quasi tutti i tratti tipici dell'iconografia del dio. Non vi è traccia delle corna con disco solare che dovevano sormontare il capo, non sono stati scolpiti i genitali, e le zampe anteriori sono allineate, diversamente dall'uso egizio di rappresentare quella sinistra avanzata.

A suo parere, non ci sono quindi elementi decisivi per asserire che il bue beneventano è veramente Apis. Si può ipotizzare che la scultura sia stata realizzata in un periodo tardo (non prima della fine del II secolo) in cui l'arte egizia, ormai in decadenza, non era più in grado di conservare le iconografie tradizionali.[5]

Note

Bibliografia

  • Hans Wolfgang Müller, Il culto di Iside nell'antica Benevento, in Saggi e studi del Museo del Sannio, traduzione di Silvio Curto e Donatella Taverna, Benevento, Officina grafica Abete, 1971, p. 16.
  • Almerico Meomartini, Degli obelischi di Benevento, del dio Apis e del tempio d'Iside, in I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, Benevento, Tipografia di Luigi De Martini e figlio, 1889, pp. 487-488, ISBN non esistente. URL consultato il 17 maggio 2017.
  • Enrico Isernia, Istoria della città di Benevento dalla sua origine fino al 1894, I, Benevento, Stabilimento Tipografico A. D'Alessandro e figlio, 1895, pp. 117-118. URL consultato il 4 settembre 2016.
  • Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento, G. Ricolo editore, 1983, pp. 315-321.
  • Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Ercolano, Banca Sannitica, 1986, p. 49.
  • Vito Antonio Sirago, Il Samnium nel mondo antico 5. Domiziano e il Tempio Isiaco di Benevento, in Samnium, n. 1-4, Benevento, 1992, p. 80.

Voci correlate

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