Piazza Savoia
Piazza Savoia è una delle piazze del centro storico di Torino. Sita tra Via Corte d'Appello e Via della Consolata, rappresenta uno degli scorci più curiosi della città, per via dell'imponente obelisco che troneggia al suo centro. Mantenne il suo nome anche dopo la caduta della monarchia nel 1946 perché intitolata alla regione, oggi francese, della Savoia e non alla Casa Reale. Separa, sull'asse est-ovest, via Corte d'Appello da via del Carmine.
Piazza Savoia | |
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Nomi precedenti | Piazza Susina Place de France Piazza Paesana |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Città | ![]() |
Circoscrizione | ![]() |
Quartiere | Centro storico di Torino |
Codice postale | 10122 |
Informazioni generali | |
Tipo | piazza |
Intitolazione | La regione storica della Savoia |
Progettista | Michelangelo Garove |
Collegamenti | |
Intersezioni | Via della Consolata (nord-sud) via Corte d'Appello / via del Carmine (est-ovest) |
Mappa | |
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Storia
Il nome
Progettata nel Settecento da Michelangelo Garove, a seguito dell'ampliamento cittadino voluto da Vittorio Amedeo II di Savoia, essa era nota come "Piazza Susina", per via della sua prossimità alla "Porta Susina", presso le attuali via Garibaldi e via della Consolata. Quando lo stato sabaudo vacillò nel 1796 e il re Carlo Emanuele IV di Savoia venne costretto all'esilio (8 dicembre 1798), i francesi giunsero in città e, tra i primi provvedimenti, vi fu anche quello di mutare i nomi delle strade e delle piazze; Piazza Susina non fece eccezione e, negli anni dell'occupazione prima giacobina e poi napoleonica, si chiamò Place de France.[1] Restaurata la monarchia e cancellata la denominazione imposta dai francesi, la piazza mutò nome in Piazza Paesana, per la vicinanza con l'omonimo Palazzo Saluzzo di Paesana di via della Consolata. Nel 1860, infine, prese il nome attuale.[2]
Il Monumento alle leggi Siccardi
La piazza è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di Baveno, alto ventun metri, che vi venne eretto nel 1853, a ricordo delle leggi Siccardi del 1850. L'idea di erigere un nomumento celebrativo per le discusse leggi Siccardi (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del 1851, su iniziativa della torinese Gazzetta del Popolo. L'obelisco venne progettato dal pittore Luigi Quarenghi ed i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, Giovanni Battista Bottero) proposero di sistemarlo in Piazza Carignano.
Non senza aspre discussioni con il clero torinese, nella persona dell'arcivescovo Luigi Fransoni, il 4 marzo 1853 venne inaugurato il monumento in Piazza Paesana, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco:
Significativamente esso fu collocato in una piazza prossima al Santuario della Consolata, sede della principale devozione cittadina, ed a Palazzo Barolo, dove risiedeva la cattolica Giulia Falletti di Barolo. Durante la seconda guerra mondiale, i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di via Cernaia, spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata.[3]
Un secondo restauro, nel 1993, ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata.
Note
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