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Josip Broz (cirillico: Јосип Броз, pronuncia [jǒsip brôːz]); 7 maggio 1892 - 4 maggio 1980), comunemente noto come Tito (cirillico: Тито, pronunciato [tîto]), è stato un rivoluzionario comunista e capo di stato jugoslavo dal 1943 fino alla sua morte nel 1980.[1] Durante la Seconda Guerra Mondiale è stato a capo dei partigiani jugoslavi, considerati da molti il più efficace movimento di resistenza nell'Europa occupata.[2] Benché la sua presidenza sia stata criticata da più parti come autoritaria e dittatoriale,[3][./Josip_Broz_Tito#cite_note-FOOTNOTEMcGoldrick200017-4 [4]]Template:Sfn e molti storici abbiano sottolineato la repressione degli oppositori politici, alcuni storici lo considerano undittatore illuminato.[4] Tito è stato una figura pubblica popolare sia in Jugoslavia che all'estero.[5] Considerato come uno dei simboli unificanti della Jugoslavia socialista,[6] le politiche interne di Tito mantennero la convivenza pacifica delle nazioni della federazione iugoslava. Tito a guadagnato ulteriore attenzione internazionale come capo del Movimento dei Paesi Non Allineati, lavorando assieme a Jawaharlal Nehru dell'India, Gamal Abdel Nasser d'Egitto e Sukarno dell'Indonesia.[7]
Josip Broz nasce da padre croato e madre slovena nel villaggio di Kumrovec, nella Croazia asburgica. Si distingue nel servizio militare, diventando il più giovane sergente maggiore dell'esercito austro-ungarico. Dopo essere stato gravemente ferito e catturato dai russi imperiali durante la prima guerra mondiale, Josip Broz è inviato in un campo di lavoro nei Monti Urali. Partecipat quindi alla Rivoluzione d'Ottobre ed entra a far parte delle Guardie Rosse a Omsk. Al suo rientro nel Regno di Jugoslavia di recente costituzione, aderisce al Partito Comunista di Jugoslavia (KPJ).
Tito è stato segretario generale (più tardi Presidente del Presidio) della Lega dei Comunisti di Jugoslavia (1939-80) e continua a guidare il movimento guerrigliero jugoslavo nella Seconda Guerra Mondiale, i Partigiani jugoslavi (1941-45).[8]
Dopo la guerra, è stato primo ministro (1944-63) e presidente (poi presidente a vita) (1953-80) della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia (SFRY). Dal 1943 alla sua morte nel 1980, ha mantenuto il grado di maresciallo di Jugoslavia, servendo come comandante supremo della milizia jugoslava, l'Esercito Popolare Jugoslavo (JNA). Con una reputazione estremamente favorevole all'estero in entrambi i blocchi della Guerra Fredda, Josip Broz Tito ha ricevuto circa 98 decorazioni estere, tra cui la Legione d'Onore e l'Ordine del Bagno.
Tito è stato l'architetto principale della seconda Jugoslavia, una federazione socialista durata dal novembre 1942 all'aprile 1992. Nonostante fosse stato uno dei fondatori del Cominform, fu anche il primo suo membro a sfidare l'egemonia sovietica e l'unica a riuscire a lasciare Cominform e avviare un proprio programma socialista. Tito era un sostenitore di vie indipendenti al socialismo (a volte chiamato "comunismo nazionale"). Nel 1951 realizzò un sistema di autogestione che differenziò la Jugoslavia da altri paesi socialisti. La svola verso un modello di socialismo di mercato ha portato un'espansione economica negli anni Cinquanta e Sessanta e un successivo declino negli anni '70. Le sue politiche interne includevano la soppressione del sentimento nazionalista e la promozione della "fraternità e unità" tra le nazioni jugoslave. Dopo la morte di Tito nel 1980, emersero tensioni tra le repubbliche jugoslave e nel 1991-92 il paese si disintegrò in una serie di guerre, conflitti etnici e disordini (guerre jugoslave) che durarono per il resto del decennio e che continuano ad avere un forte impatto in molte delle repubbliche ex jugoslave.Unclear[senza fonte][senza fonte][senza fonte]
Notes
Footnotes
- ^ Josip Broz Tito, su britannica.com, Encyclopædia Britannica Online. URL consultato il 27 April 2010.
- ^ Rhodri Jeffreys-Jones, In Spies We Trust: The Story of Western Intelligence, OUP Oxford, 13 June 2013, p. 87, ISBN 978-0-19-958097-2.
- ^ Neven Andjelic, Bosnia-Herzegovina: The End of a Legacy, Frank Cass, 2003, p. 36, ISBN 0-7146-5485-X.
- ^ The Curtain Rises: Oral Histories of the Fall of Communism in Eastern Europe, McFarland, 2004, ISBN 0-7864-1672-6.
- ^ Melissa Katherine Bokovoy, Jill A. Irvine, Carol S. Lilly, State-society relations in Yugoslavia, 1945–1992; Palgrave Macmillan, 1997 p. 36 ISBN 0-312-12690-5
". - ^ Martha L. Cottam, Beth Dietz-Uhler, Elena Mastors, Thomas Preston, Introduction to political psychology, Psychology Press, 2009 p. 243 ISBN 1-84872-881-6
". - ^ Peter Willetts, The non-aligned movement: the origins of a Third World alliance (1978) p. xiv
- ^ Ian Bremmer, The J Curve: A New Way to Understand Why Nations Rise and Fall, Simon & Schuster, 2007, p. 175, ISBN 0-7432-7472-5.
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