Bambini di Selvino
I bambini di Selvino sono stati un gruppo di circa 800 bambini dell'Olocausto, ebrei, sopravvissuti ai campi di sterminio e rimasti orfani, raccolti nel dopoguerra in Italia, tra il 1945 e il 1948, nell'ex-colonia fascista di Sciesopoli, a Selvino sulle Prealpi bergamasche della Val Seriana. La maggior parte di loro emigrera' in Palestina.
Storia
Al termine della seconda guerra mondiale, si cerco' in Italia un luogo dove ospitare le centinaia di bambini orfani sopravvissuti all'Olocausto proveniente dai paesi dell'Est perche' potessero recuperare fisicamente, mentalmente e spiritualmente dalla loro esperienza traumatica, ed affrontare quindi il viaggio in Israele.
Furono Luigi Gorini e Raffaele Cantoni a suggerire una ex-colonia fascista che sorgeva ora inutilizzata a Selvino nel bergamasco, la Casa Alpina "Sciesopoli". La colonia era stata inaugurata l'11 giugno 1933, su progetto dell'architetto Paolo Vietti-Violi come un "palazzo dello sport" o scuola e centro di formazione per atleti. Il complesso era stato intitolato all'eroe risorgimentale Amatore Sciesa ed era servita come colonia "modello" per le vacanze estive dei figli della borghesia fascista milanese. Era "la colonia più bella d'Europa", secondo la propaganda fascista: piscina riscaldata, diciassettemila metri quadri di parco, sala cinema, dormitori ampi e confortevoli. Per un'ironia del destino il gioiello del regime diventava ora il rifugio delle sue vittime.[1]
La colonia venne affidata da Ferruccio Parri e dal sindaco di Milano Antonio Greppi alla Brigata ebraica, che sotto la direzione di Moshe Ze'iri la trasformò in una struttura accogliente e funzionale per le centinaia di bambini ebrei, tutti orfani, sopravvissuti ai ghetti e ai campi di concentramento o vissuti per strada o nelle foreste. Dai primi di maggio 1947 al 1948, da quando Israele divenne uno stato, Amalia (mania) Schoeps fu la direttrice di Sciesopoli.[2]
La colonia funzionò come un kibbutz formativo e organizzò per quei giovani il ritorno in Palestina.[3] La mattina si apprendeva un mestiere: calzolaio, falegname, sarto. Il pomeriggio c'era spazio per la scuola e per il gioco. Oltre ad imparare l'ebraico come lingua comune, i ragazzi dovevano essere (ri)educati alla tradizione e alla cultura ebraiche in preparazione per la loro successiva trasferimento in Israele.
Per quanto la colonia vivesse un'esistenza autosufficiente, i rapporti con la popolazione locale furono sempre improntati a grande rispetto e cordialita'. Di tanto in tanto si organizzavano delle partite di calcio tra i ragazzi ebrei e quelli italiani, e talora i cancelli si aprivano agli abitanti del villaggio per un invito a pranzo, molto gradito in quegli anni per tutti difficili.[4]
La memoria
Dopo il 1948, la colonia continuo' ad essere usata dal Comune di Milano come sanatorio per bambini bisognosi e malati, ed una scuola fu aperta per loro, ma gradualmente nei decenni successivi l'edificio cadde in disuso.
Nel 1983 un gruppo di 66 ebrei residenti nel kibbutz Tzeelim fecero ritorno a Selvino per una visita alla colonia che li aveva ospitati, accolti calorosamente dal sindaco Vinicio Grigis e dalla popolazione locale.[5] Una targa di metallo dorato fu apposta ai muri di “Sciesopoli”:
- “In questa casa a Selvino sono stati accolti nel periodo 1945-1948 circa 800 bambini e ragazzi scampati allo sterminio, reduci dai ghetti e dai campi della morte. Qui hanno ritrovato la gioia di vivere e la fiducia nell’uomo di cui erano stati privati. Qui hanno appreso la lingua dei loro antenati, la lingua della Bibbia. Qui sono stati preparati a una nuova vita nella loro patria, Israele. Qui hanno imparato a conoscere e amare il cuore generoso del popolo italiano. Questa targa è dedicata a tutti coloro che hanno contribuito al successo di tale opera umana ed educativa”.
Si posero allora le basi per il gemellaggio tra la città di Selvino e il kibbutz Tzeelim che fu ufficializzato nel 1996. Nel settembre 2015 alcuni dei bambini di Selvino (con figli e nipoti) sono ancora una volta tornati a Sciesopoli, in occasione di un convegno a loro dedicato.
L'edificio della colonia e' oggi in stato di completo abbandono. Negli anni Novanta Sciesopoli fu ceduta all'asta a un'immobiliare che voleva farne un albergo, ma il progetto è fallito. Un'associazione italo-israeliana si e' costituita nel 2014-15 per opporsi ad ogni progetto di demolizione e preservare il sito come luogo di memoria dell'Olocausto.
Bibliografia
- Aharon Megged, Il viaggio verso la Terra Promessa. La storia dei bambini di Selvino, Milano: Mazzotta, 1997
- Anna Scandella, Aliyah Bet – Sciesopoli: il ritorno alla vita di 800 Bambini sopravvissuti alla Shoah“, Unicopli, 2017.
Filmografia
Un film sui Bambini di Selvino e' in produzione alla RAI, per la regia di Francesca Mucci. Il film sarà trasmesso per la Giornata della Memoria del 2018.[6]
Note
- ^ La Repubblica (26 gennaio 2017).
- ^ Aharon Megged, "Il viaggio verso la terra promessa. La storia dei bambini di Selvino", Milano, Mazzotta, 1997
- ^ Selvino-Sciesopoli.
- ^ La Repubblica (26 gennaio 2017).
- ^ Selvino-Sciesopoli.
- ^ I figli dei “Bambini di Selvino”.