Spedizione punitiva
Una spedizione punitiva è una sortita militare intrapresa per punire uno stato o un gruppo di persone fuori dai confini nazionali dello stato che punisce. Generalmente è motivata da un comportamento che viene percepito come disobbediente o moralmente sbagliato, come vendetta o per esercitare una forte pressione diplomatica senza una formale dichiarazione di guerra. Nel XIX secolo le spedizione punitive erano usate più spesso come pretesto per avventure coloniali culminanti in annessioni, cambi di regime o cambi di orientamento politico dello stato "punito" in favore di una o più potenze coloniali.

Stowell (1921) propone la seguente definizione:
«Quando il sovrano territoriale è troppo debole o indeciso per imporre il rispetto del diritto internazionale, uno stato che subisce il torto può trovare necessario invadere il territorio e castigare gli individui che violano i suoi diritti e minacciano la sua sicurezza.[1]»
Esempi storici
- Nel V secolo a.C. l'impero achemenide lanciò una serie di campagne contro la Grecia per punire certe città-stato greche implicate nella rivolta ionica.
- Nel I secolo d.C. Germanico Giulio Cesare avviò spedizioni punitive contro le tribù germaniche in conseguenza al massacro delle legioni romane avvenuto nella Battaglia di Teutoburgo.
Note
- ^ Stowell, op. cit., pp. 41-42.
Bibliografia
- Leonard Gordon, Japan's Abortive Colonial Venture in Taiwan, 1874, in The Journal of Modern History, vol. 37, n. 2, 1965, pp. 171–185, DOI:10.1086/239635.
- Ellery Cory Stowell, Intervention in International Law, Washington, D. C., J. Bryne & Co., 1921, pp. 41–42.