Utente:Cobet.TO/Sandbox
La terapia occupazionale (TO), definita anche ergoterapia, e in inglese occupational therapy, utilizza la valutazione e il trattamento per sviluppare, recuperare o mantenere le attività significative, o occupazioni, di individui, gruppi o comunità. È una professione sanitaria, nei paesi anglofoni rientra nella categoria delle allied health professions, eseguita da terapisti occupazionali. I TO spesso lavorano con persone con problemi di salute mentale, disabilità, infortuni o menomazioni[1]. L'Associazione Americana di Terapia Occupazionale definisce un TO come qualcuno che "aiuta le persone a partecipare a ciò che esse desiderano e devono fare durante il corso della loro vita, attraverso l'uso terapeutico delle attività quotidiane (occupazioni). Di solito gli interventi di terapia occupazionale includono aiutare i bambini con disabilità a partecipare completamente a scuola e nelle situazioni sociali, la riabilitazione delle lesioni, e fornire supporto agli anziani che subiscono cambiamenti fisici e cognitivi[2]. In genere, i terapisti occupazionali sono professionisti laureati, istruiti e devono superare un esame di licenza per esercitare la professione[3]. I terapisti occupazionali lavorano spesso a stretto contatto con i professionisti in fisioterapia, logopedia, audiologia, assistenza infermieristica, lavoro sociale, psicologia clinica e medicina.
Cenni storici
I cardini concettuali di salute e occupazione sono presenti storicamente e si sono evoluti nel corso del tempo sulla base che da una salute precaria deriva una carenza sostanziale delle abilità occupazionali sia nel lavoro che nella vita quotidiana. I metodi e gli strumenti utilizzati sono stati realizzati, modificati e aggiornati nel tempo, adattandosi al periodo storico e alla cultura: allenamento fisico nelle culture cinesi e romane, giochi e attività ricreative, musica e canzoni, teatro, conversazione, viaggi, lettura e lavori manuali per le società greche e romane. Già Galeno nel II secolo D.C. segnalava che “l’impiego era la migliore medicina naturale per il benessere umano”, sottolineando come ogni trattamento dovesse tener conto della globalità di mente e corpo. Questa posizione, sostenuta anche in epoche successive, ha dato vita alle idee rivoluzionarie del medico e filosofo francese Philipe Pinel (1745-1826) che promosse il trattamento morale ed occupazionale come approccio terapeutico per le persone affette da malattia mentale. Nella sua visione, le persone potevano essere facilitate nel controllare le emozioni attraverso la gestione ponderata del tempo, dell’energia, degli interessi e dell’attenzione primariamente occupandosi delle attività quotidiane ed esplorando poi altri campi specifici (es. letteratura, musica, esercizio fisico, lavoro nei campi). In quel contesto, le attività occupazionali diventavano uno strumento di guarigione dello stress emotivo, che attenuandosi portava benefici tangibili alle abilità necessarie per vivere la vita quotidiana. Nei primi anni del ‘900 l’infermiera Statunitense Susanna Tracy formò del personale infermieristico all’uso dell’occupazione come parte integrante dei trattamenti del malati di mente. La figura di Adolf Meyer, psichiatra e padre della psichiatria statunitense, nei primi del XX secolo, diede alla terapia occupazionale una base filosofica: i ritmi quotidiani del lavoro, gioco, riposo e sonno, dovevano rimanere in equilibrio, attraverso una gestione di vita salutare con basi solide per il sentimento e un’emozione sana per raggiungere una stabilità quotidiana. E dove non poteva mancare il piacere e il lavoro, gli interessi e le inclinazioni personali e tutte le relazioni interpersonali. In seguito alla prima guerra mondiale, la Terapia Occupazionale si avvicinò alla cura delle infermità fisiche, introducendo nella riabilitazione anche gli aspetti valutativi e terapeutici della chinesiologia. In questo periodo le attività lavorative erano strumento riabilitativo e facilitatori per il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro e nella società. In Italia, sebbene la professione si sia sviluppata in ritardo, ha vissuto le influenze di professionisti e studiosi che hanno portato dai paesi esteri esperienze profondamente legate alla terapia occupazionale. Parliamo del lavoro di Maria Montessori (1870-1952) che promosse il valore del fare anche dal punto di vista terapeutico, considerando l’essere umano nella sua completezza, per stimolare interessi e capacità potenziali attraverso azioni mentali e manuali, in un ambiente predisposto affinchè l’individuo possa realizzare il suo bisogno vitale di operosità costruttiva ed intelligente. Agli inizi del 900 Sante De Sanctis, pioniere della neuropsichiatria infantile portò dal Canada delle terapiste occupazionali per formare maestri italiani che lavoravano con ragazzi in disagio con l’intento di promuovere il lavoro manuale educativo per la preparazione ad una vita autonoma. Si può dire che in Italia il metodo moderno di TO abbia avuto origine per l’azione di una suora Americana, Madre Francesca Chiara, diplomata a New York come terapista occupazionale che, venuta in convento a Firenze riuscì ad organizzare nel 1948 nel reparto pediatrico Meyer di Firenze una piccola sezione di TO con il provvidenziale entusiasmo e talento della giovane terapista californiana Ann Nicholson. La Nicholson ebbe il merito di divulgare i concetti di terapia occupazionale in molti ospedali in modo competente e qualificato. Di qui in avanti furono molte e diversificate le esperienze e le correnti che si diffusero in Italia ad opera di professionisti, istituzioni e associazioni.
Scopi dell'intervento
Autonomia
Il termine autonomia è da intendere come “l’abilità di decidere per sé circa il livello di assistenza necessario per compiere le proprie decisioni”. Spesso confuso on il termine indipendenza, ovvero l’abilità di fare delle cose da sé, senza un supporto esterno[4].
Partecipazione
La partecipazione è un tema centrale in terapia occupazionale e amplia lo scopo dell’intervento centrato sul cliente. L’OMS definisce il termine di partecipazione come “coinvolgimento in una situazione di vita”[5]. Per la terapia occupazionale ciò significa: coinvolgere la persona nelle situazioni di vita attraverso lo svolgimento di attività significative e soddisfacenti, in un ambiente fisico favorente la performance occupazionale e in un contesto socioculturale riconosciuto.
Benessere Occupazionale
Il benessere è un termine che viene usato per descrivere la percezione della persona sulla sua condizione e si riferisce all'integrazione delle sue caratteristiche fisiche, mentali, emotive, spirituali e sociali. In Terapia Occupazionale, il significato e la soddisfazione che le persone traggono dalla loro vita occupazionale vengono intesi come benessere occupazionale. Il legame tra occupazione, salute e benessere è supportata dalla letteratura scientifica che evidenzia quanto l’intensità dell’effetto dell’occupazione sulla salute sia dipendente dalla relazione tra i fattori della persona, dell’ambiente e delle occupazioni in cui la persona decide di impegnarsi [6] [7].
Inclusione sociale
L'obiettivo è di supportare le persone nel realizzare il proprio potenziale rendendole parte della propria vita e della società. I terapisti occupazionali prestano la loro professionalità attraverso:
- Identificazione dei fattori che facilitano la partecipazione della persona nelle attività di vita quotidiana e quelli che ne ostacolano la partecipazione;
- Sviluppo di programmi e politiche che si fondano sui principi dell'inclusione (accesso alle medesime risorse per tutte le persone, riconoscendo e valorizzando la diversità);
- Consulenza sulla modifica di strategie di insegnamento per includere tutti gli studenti, anche con bisogni differenti;
- Collaborazione per la costruzione di ambienti accessibili (parchi giochi, ambienti pubblici, locali, abitazioni, luoghi di lavoro...), oggetti e strumenti ergonomici, diffusione della filosofia dell'Universal Design e dell'ambiente protesico;
- Potenziamento delle organizzazioni (lavorative, sociali ecc) orientate alla salute e benessere.
La situazione ideale sarebbe che ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche personali, potesse vivere nel proprio ambiente senza incontrare ostacoli di nessun genere, questa visione desiderabile è rappresentata dal Design For All, o progettazione per un’utenza ampliata, e dai principi dell’Universal Design, o progettazione universale, sono due modalità̀ progettuali che esprimono una filosofia di interventi architettonici e di design finalizzata a rendere l’ambiente e le sue infrastrutture utilizzabili dalla maggior parte possibile delle persone che vi abitano o che vi si recano in visita. Design For All significa considerare le caratteristiche delle persone come condizione di partenza, come stimolo per la progettazione e non come vincolo al progetto stesso. Gli interventi che posso essere messi in atto seguendo una progettazione per un’utenza ampliata sono rappresentati da[8]:
- Modificare ciò̀ che già̀ esiste, eliminando gli ostacoli all’accessibilità̀;
- Integrare ciò che già̀ esiste con soluzioni che facilitano l’accessibilità̀;
- Creare un ambiente flessibile che si adatti alle esigenze di chi lo utilizza;
- Rendere l’ambiente comodo, sicuro, semplice e che valorizzi le potenzialità della singola persona.
Competenze e benessere dei caregiver
All’interno di una situazione di assistenza, ovvero quando una o più persone si prendono cura di un’altra persona che presenta significativi limiti nell’autonomia e/o nell’indipendenza, le prime acquisiscono il ruolo occupazionale di “caregiver” (trad. “Colui che si prende cura di…”)[9]. Il compito del terapista occupazionale è di coinvolgere, conoscere e comprendere la persona che presta assistenza, individuando lo svolgimento della routine, le difficoltà che incontra, le attività e i compiti che sono causa di stress, i bisogni e le aspettative. L’alleanza tra i due permette al caregiver di essere al centro dell’attenzione del TO, al pari della persona che riceve l’assistenza, grazie all’intervento di un terapista occupazionale ogni caregiver ha modo di trovare, provare e individuare quali strategie può utilizzare mettere in campo per superare e affrontare le difficoltà che rendono ripido il processo di assistenza e di cura[10].
Giustizia Occupazionale
La giustizia occupazionale è “il diritto di ogni individuo di essere in grado di soddisfare le esigenze di base e di avere uguali opportunità e possibilità di vita al fine di raggiungere il proprio potenziale per l'impegno in diverse e significative occupazioni”[11]. La salute e la giustizia occupazionale concorrono insieme per consentire alle persone di impegnarsi in occupazioni che aumentino il loro benessere occupazionale. I diritti della giustizia occupazionale si riferiscono a[12]:
- Sperimentare occupazioni significative e arricchenti;
- Sviluppare la salute e l’inclusione sociale attraverso la partecipazione in occupazioni;
- Esercitare l'autonomia individuale o della popolazione attraverso la scelta in occupazioni;
- Beneficiare di privilegi equi volti alla partecipazione in diverse occupazioni[13].
I principi della giustizia occupazionale sono:
- Possibilità delle persone di esprimere le loro preferenze per organizzare le occupazioni;
- Ogni circostanza di vita e le esigenze occupazionali di ogni individuo sono diversi.
Questa individualità:
- Deve essere riconosciuta e onorata;
- Un terapista occupazionale può essere un agente di cambiamento.
Aree d'Intervento
L’ampio spettro della pratica di TO rende difficile classificare le aree d’intervento, soprattutto considerando i diversi sistemi di assistenza sanitaria a livello globale. In questa sezione viene utilizzata la categorizzazione dall’Associazione Americana di Terapia Occupazionale.
Età evolutiva e adolescenza
Nel 1951, Joan Erikson divenne direttore delle attività per “bambini e giovani gravemente disturbati” presso l’Austen Riggs Center. A quel tempo la “terapia occupazionale” veniva usata per “mantenere i pazienti impegnati attraverso compiti inutili.” Erikson ha introdotto pittori, scultori, ballerini, tessitori, ceramisti e altri artisti per creare un programma che fornisse una vera terapia[14]. I terapisti occupazionali lavorano con bambini di ogni età, dai neonati agli adolescenti, e con le loro famiglie nei vari contesti. I TO possono lavorare presso le scuole, gli ambulatori e a domicilio[15]. I TO aiutano i bambini e i loro caregiver a sviluppare le abilità che consentano loro di partecipare alle occupazioni significative. Queste occupazioni possono includere: nutrirsi, giocare, socializzare e frequentare la scuola[16].
Il modo di fare la Terapia Occupazionale in questo ambito può variare fra i contesti diversi. Ad esempio: [17][18]:
- Promuovere un programma di benessere nelle scuole per prevenire l’obesità infantile;
- Facilitare lo sviluppo della calligrafia nei bambini in età scolare;
- Fornire un trattamento personalizzato per le difficoltà di integrazione sensoriale;
- Insegnare le capacità di coping a un bambino con disturbo d’ansia generalizzato.
Salute e benessere
L’area d’intervento nell’ambito della salute e del benessere sta emergendo costantemente a causa della crescente necessità di servizi di terapia occupazionale che riflettano il concetto di benessere. È stata trovata una connessione tra il benessere e la salute fisica, così come la salute mentale; di conseguenza, aiutare a migliorare la salute fisica e mentale dei clienti può portare ad un aumento del benessere generale[19]. Come un’area d’intervento, la salute e il benessere può includere nello suo scopo: [20] [21]
- Prevenzione di malattie e di lesioni
- Prevenzione delle condizioni secondarie (co-morbidità)
- Promozione del benessere di chi ha malattie croniche, ad es. riabilitazione sessuale
- Riduzione delle disparità o disuguaglianze sanitarie
- Miglioramento dei fattori che incidono sulla qualità della vita
- Promozione di pratiche della vita sana, di partecipazione sociale e di ingiustizia occupazionale.
Salute mentale
La salute mentale e l’era del trattamento morale sono state riconosciute come la radice della terapia occupazionale[22]. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la malattia della salute mentale è una delle forme di disabilità in più rapida crescita[23]. I TO si concentrano sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie mentali in tutte le popolazioni[24]. Negli Stati Uniti, personale militare e veterani sono popolazioni che possono beneficiare della terapia occupazionale, ma attualmente questa è un'area di pratica sottoutilizzata[25]. Clienti con le seguenti disabilità psichiatriche possono avere beneficio dalla terapia occupazionale: schizofrenia e altri disturbi della psicosi, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbi allegati alla trauma e lo stress (ad es. il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo acuto dello stress), disturbo ossessivo-compulsivo e altri disturbi simili (ad es. disturbo da accumulo), e disabilità neuro-comportamentali come l’autismo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, e disturbi specifici di apprendimento[26].
Invecchiamento produttivo
I terapisti occupazionali lavorano con gli anziani per mantenere l’indipendenza, la partecipazione alle occupazioni significative e il vivere una vita appagante. I terapisti occupazionali possono aiutare gli anziani con: la guida dell'auto, il processo dell’invecchiamento all'interno della comunità, la cecità o l’ipovisione, la demenza o la malattia di Alzheimer (AD)[27]. Quando si affronta la guida, il terapista occupazionale fornisce valutazioni specifiche riguardo quest’attività le quali possono aiutare il medico nel prendere le decisioni cliniche circa il rinnovo della patente (es. valutazioni del controllo motorio e della coordinazione occhio-mano, stimolazioni virtuali, etc.), per determinare se il conducente è al sicuro al volante. Per consentire l’indipendenza degli anziani a casa, i terapisti occupazionali valutano sia i rischi di caduta sia come funzionano i clienti nelle loro case e raccomandano modifiche specifiche in merito. I terapisti occupazionali modificano i compiti che si svolgono a casa e l’ambiente domiciliare per persone ipovedenti[28]. Mentre lavorano con persone affette da demenza di Alzheimer, i terapisti occupazionali si focalizzano sul mantenimento della qualità della vita, della sicurezza e sulla promozione dell’indipendenza.
Riabilitazione degli adulti
I terapisti occupazionali rispondono all’esigenza di riabilitazione dopo un danno o un deficit. Durante la pianificazione del trattamento, i terapisti occupazionali affrontano le esigenze fisiche, cognitive, psicosociali e ambientali di interesse per le popolazioni adulte in una varietà di contesti. La terapia occupazionale nella riabilitazione degli adulti può assumere una varietà di forme:
- Lavorare con adulti con autismo durante i programmi di riabilitazione quotidiana per promuovere relazioni di successo e partecipazione nella comunità in modo efficace attraverso l'istruzione e l'intervento sulle abilità sociali[29];
- Aumentare la qualità della vita di individui con il cancro coinvolgendoli in occupazioni che sono significative per loro, fornendo metodi per ridurre l’ansia e lo stress e suggerendo strategie di gestione della fatica[30];
- Istruire gli individui con amputazioni alla mano su come indossare e togliere un arto mio-elettricamente controllato e addestramento per l’uso funzionale dell’arto[31];
- Utilizzare e implementare nuove tecnologie come software di sintesi vocale o videogiochi per Nintendo Wii[32];
- Comunicare tramite i metodi e i processi di tele-medicina come il modello di fornitura di servizi per i clienti che vivono in zone rurali[33].
Lavoro e Industria
I terapisti occupazionali lavorano con clienti che hanno subito un infortunio e stanno tornando al lavoro. I terapisti occupazionali effettuano valutazioni per simulare le mansioni lavorative al fine di determinare le migliori corrispondenze con una attività di lavoro, le sistemazioni necessarie al lavoro o il livello di disabilità. Il condizionamento del lavoro e l'indurimento del lavoro sono interventi usati per ripristinare le abilità lavorative che potrebbero essere cambiate a causa di una malattia o di un infortunio. I terapisti occupazionali possono anche prevenire infortuni sul lavoro attraverso l’ergonomia e le valutazioni sul lavoro in loco[34].
Metodologia d'intervento
Evidence Based Practice (EBP)
Il percorso di terapia Occupazionale si fonda sulla pratica basata sull’evidenza (Evidence-Based-Practice). L’EBP viene definita come “L'uso coscienzioso, esplicito e giudizioso della migliore evidenza disponibile nel prendere decisioni riguardo la cura dei singoli pazienti” La pratica basata sulle evidenze è l'integrazione di:
- Esperienza clinica;
- Migliore evidenza disponibile (sia di tipo qualitativo che quantitativo);
- Preferenze e obiettivi dei pazienti.
L’EBP è importante perché:
- Migliora i risultati che si aspetta il cliente;
- Migliora la conoscenza del professionista;
- Evidenzia un metodo di ricerca di una professione;
- Stimola la ricerca nella pratica clinica quotidiana;
- Stimola la responsabilità individuale del professionista.
Centrato sulla persona
L’intervento di Terapia Occupazionale viene definito centrato sulla persona (in inglese Client Centered) in quanto è “...un approccio collaborativo che mira ad abilitare all’occupazione clienti che possono essere individui, gruppi, agenzie, governanti, cooperative o altri. I terapisti occupazionali dimostrano rispetto per il cliente, coinvolgono i clienti nell’assunzione di decisioni, sostengono i clienti nell’esplicazione dei suoi desideri, e inoltre riconoscono le esperienze e il sapere del cliente”[35].
I concetti chiave di questo approccio sono:
- Rispetto dei clienti e delle loro famiglie, e delle scelte che fanno;
- Clienti e famiglie hanno l’ultima responsabilità di decisione rispetto alle occupazioni quotidiane e alle prestazioni di terapia occupazionale;
- Dare informazioni, conforto fisico, e supporto emotivo. Enfasi sulla comunicazione centrata sulla persona;
- Facilitazione della partecipazione del cliente in tutti gli aspetti delle prestazioni di terapia occupazionale;
- Offrire prestazioni di terapia occupazionale flessibili e individualizzate;
- Abilitare il cliente a risolvere problemi di performance occupazionale;
- Focus sulle relazioni persona-ambiente-occupazione.
Dare la centralità al paziente significa riconoscere che il repertorio occupazionale della persona è unico per quel individuo, così come lo sono l’importanza e il significato che egli associa alle sue occupazioni. La pratica basata sul cliente si fonda sullo stabilire una relazione tra cliente e terapista, che deve essere mantenuta attraverso l’alleanza terapeutica: la Terapia Occupazionale centrata sul cliente è una collaborazione tra le due parti, in cui il terapista aiuta il cliente ad impegnarsi in performance funzionali e ad adempiere ai suoi ruoli occupazionali in una varietà di ambienti. Questa collaborazione permette al cliente di partecipare attivamente alla negoziazione degli obiettivi che saranno quindi al centro della valutazione.
Basato e focalizzato sull'occupazione
Lo strumento specifico di cui si avvale il terapista occupazionale è costituito dalle occupazioni legate alla cura personale, alla produttività e al tempo libero. Il terapista occupazionale utilizza queste occupazioni per migliorare le abilità, il benessere, la salute e l’inclusione della persona: in questo caso, le occupazioni non sono mai proposte a caso, ma sono attentamente valutate, scomposte e graduate per rispondere ai bisogni e ai desideri di vita della persona. In questo caso le occupazioni sono strumento terapeutico riabilitativo (pratica basata sull’occupazione). La Terapia Occupazionale considera inoltre le occupazioni come l’obiettivo da raggiungere L’obiettivo immediato dell’intervento è il cambiamento della qualità della performance (verrà apposto il link che porta alla definizione di performance) Le occupazioni devono essere per la persona importanti e significative, fare riferimento alle abitudini personali, essere svolte all’interno di un ambiente consono e familiare, favorire l’impegno e fornire il giusto grado di sfida per la persona[36].
Modelli di terapia occupazionale
Nella clinica i Terapisti Occupazionali possono utilizzare diversi modelli teorici che guidano la loro pratica professionale. Tutti i modelli di Terapia Occupazionale ruotano intorno ai concetti di persona - ambiente – occupazione, pur definendo e descrivendo in modo diverso queste tre componenti in base ai fondamenti teorici, ai presupposti della performance occupazionale e al pensiero clinico che deriva dal modello stesso[37]. In letteratura vengono segnalati diversi modelli che sono disponibili al Terapista Occupazionale, per la diversa cultura della nazione in cui si è sviluppato il modello, la metodologia di lavoro dei professionisti coinvolti e l’approccio utilizzato riguardo le patologie che influenza il metodo e il valore dato alle componenti della performance occupazionale. I modelli utilizzati sono:
- Sensory Integration, 1972, Ayres A.J., USA[38][39];
- Model of Creative Ability (MoCA), 1972, DuToit V., Sud Africa;
- Model of Human Occupation (MOHO), 1980, Kielhofner G., USA[40];
- Functional Information-Processing Model, 1982, Allen C., USA;
- The Person Environment Occupation Performance model (PEOP), 1985, Baum C.M. & Christiansen C., USA[41];
- Occupational Performance Model (OPM), 1986, Chapparo C. &Ranka J., Australia;
- The Human Occupation Model (HOM), 1992, Reed K.L. & Sanderson S.N., USA;
- Model for the practice of Occupational Therapy, 1992, Stewart D., UK;
- Occupational Adaptation, 1992, Schkade J.K. & Schultz S., USA;
- Ecology of Human Performance model (EHP), 1994, Dunn W., Brown C. &McGuigan A., USA;
- Lifestyle Performance Model, 1996, Fidler G.S., USA;
- The Person Environment Occupation model (PEO), 1996, Law M., Cooper B., Strong S., Stewart D., Rigby P. & Letts L., Canada[42];
- Neuro-Functional Approach, 1993, Giles G.M. & Clark-Wilson J., USA;
- The Canadian Model of Occupational Performance (CMOP), 1997, Canadian Association of Occupational Therapists (CAOT), Canada[43];
- Modello Gentlecare, 1999, Jones M., Canada;
- Kawa River Model, 2006, Iwama M., Canada[44];
- The Canadian Model of Occupational Performance and Engagement (CMOP-E), 2007, Polatajko H., Townsend E.A. &Craik J., Canada;
- Occupational Performance Process Model (OPPM), 1997, Fearing G., Law M. & Clark J., Canada[45];
- Competent Occupational Performance in the Environment (COPE), 2000, Hagedorn R., UK;
- Modello Vivaio (MOVI), 2005, Cunningham Piergrossi J., Gilbertoni De Sena C. &Deverdier E., Italia;
- The Canadian Model of Client-Centred Enablement (CMCE), 2007, Polatajko H., Craik J., Davis J. & Townsend E.A., Canada;
- Functional Group Model, 2008, Schwartzberg S.L., Howe M.C. & Barnes M.A.,USA;
- Occupational Therapy Intervention Process Model (OTIPM), 2009, Fisher A.G., USA[46].
Processo d'intervento
Valutazione
“Una valutazione di TO di qualità include un’intervista di TO minuziosa e un’osservazione accurata della performance occupazionale: omettere una o l’altra (o entrambe) non è né saggio né etico.”[47].
La fase della valutazione inizia con la raccolta di informazioni tramite un’intervista strutturata o semi-strutturata (es. COPM, OPHI II) per l’identificazione del cliente, dei suoi bisogni, delle sue risorse e difficoltà riguardo alla performance nelle aree occupazionali (attività del vivere quotidiano, strumentali, lavoro, tempo libero, partecipazione sociale). Si tratta di identificare i problemi nella performance occupazionale percepiti dal cliente, le occupazioni che ha bisogno di fare, che lo impegnano e lo coinvolgono. In seguito, attraverso un’osservazione diretta, il terapista occupazionale analizza la performance occupazionale del cliente per rilevare capacità della persona e caratteristiche dell'ambiente e dell'occupazione. Il terapista ha a disposizione specifiche valutazioni standardizzate (AMPS, SPQR, SCIIM, A-ONE...) che permettono una osservazione della persona nell'attività nel contesto reale, per individuare e misurare i fattori che supportano o ostacolano la performance occupazionale anche in ambienti extra ambulatoriali (domicilio, la scuola o il posto di lavoro, la comunità…) L’obiettivo finale della valutazione è identificare il livello di performance occupazionale della persona in relazione all’occupazione e all’ambiente.
Obiettivi
Gli obiettivi si riferiscono alle occupazioni: migliorare la performance, raggiungere livelli di autonomia e partecipazione, essere soddisfatto dei propri ruoli e della propria qualità di vita, mantenere il proprio benessere e salute, l'inclusione sociale, fornire assistenza in maniera sicura, garantire l'ergonomia degli ambienti e degli strumenti. Il raggiungimento degli obiettivi non può prescindere dal coinvolgimento del cliente e del suo contesto familiare. Gli obiettivi devono rispondere ai criteri di essere specifici, misurabili, condivisi, realistici e temporalmente definiti.
Intervento
Nell’utilizzo delle attività come mezzo e fine terapeutico, la terapia occupazionale si avvale di diversi approcci:
- Acquisizione: la finalità è esercitare la persona a svolgere l’occupazione in una maniera che sia tipica per persone della stessa età, sesso e gruppo culturale, recuperando le abilità perse o sviluppandone delle nuove;
- Recupero: mira al recupero delle funzioni fisiche, cognitive, emozionali perse;
- Compensativo: attraverso modalità alternative di svolgere l’attività, modifiche ambientali, attrezzatura adattata, tecnologie ed ausili permette alla persona di svolgere una performance più efficace;
- Pedagogico: per informare ed educare familiari, caregivers o gruppi ampi di utenti riguardo alle problematiche relative allo svolgimento delle performance occupazionali.
Verifica
Il terapista oltre ai progressi del cliente, verifica e rivaluta continuamente il piano d’intervento, assicurandosi che sia ancora in sintonia con le convinzioni, aspettative, obiettivi del cliente. La rivalutazione dell’efficacia dell’intervento porta il terapista a riflettere sui passi successivi da intraprendere, oppure anche ad una modificazione del piano, oppure ad un’interruzione se l’intervento risultasse inefficace. A conclusione dell’intervento, sia questo interrotto, modificato o abbia raggiunto gli obiettivi prefissati, il terapista occupazionale ricorre agli stessi strumenti usati nella fase di valutazione per ottenere i dati che permettono il confronto della situazione di partenza e quella raggiunta.
Formazione professionale
In Italia, la formazione del terapista occupazionale spetta alle varie università con i CdL di Terapia Occupazionale della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Materie di base del corso risultano essere la terapia occupazionale nei diversi ambiti di intervento (TO in neurologia, ortopedia, pediatria, psichiatria, geriatria...), scienze socio-psico-pedagogiche (psicologia generale e clinica, pedagogia) e mediche (anatomia, neurologia, medicina interna, medicina fisica e riabilitativa). Il percorso formativo prevede la frequenza obbligatoria ai tirocini che vengono svolti in diverse sedi in base alle disponibilità presenti sul territorio: ospedali, centri riabilitativi, case di cura, centri diurni, RSA. Il percorso accademico dura tre anni e prevede una laurea di primo livello abilitante, (l’abilitazione viene conseguita mediante esame di stato svolto prima della laurea). La commissione dell'esame di stato è costituita da docenti interni, rappresentante del Ministero della Salute e del MIUR e da due rappresentanti dell'associazione di categoria (AITO) che sono garanti rispettivamente del corretto procedimento e della preparazione del candidato. In Italia attualmente (2017), il corso è presente in 12 università:
- Bolzano (BZ): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana;
- Chieti-Pescara (CH): Università degli Studi G. D’annunzio;
- Conegliano (TV): Università degli Studi di Padova;
- L’Aquila (AQ): Università degli Studi dell’Aquila;
- Milano (MI): Università degli Studi di Milano;
- Moncrivello (VC): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
- Pavia (PV): Università degli Studi di Pavia;
- Reggio Emilia (RE): Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;
- Roma (RM): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Policlinico Umberto I);
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Viterbo);
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Guidonia).
Sino all’anno 2017, la W.F.O.T. riconosce il titolo rilasciato dalll'Università degli Studi di Milano, che ha superato i minimi standard per una laurea che soddisfa i requisiti per il programma di studio in Terapia Occupazionale. Riguardo ai titoli conseguiti negli altri Atenei invece, lo Stato ospite valuta i programmi e definisce le eventuali integrazioni. L’accesso ai corsi di laurea in Terapia Occupazionale è a numero programmato (il numero varia per ogni università). Si accede al Cdl mediante una prova d'ammissione[48] che consiste in un test, 60 quesiti a risposta multipla stabiliti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: 2 di cultura generale, 20 di logica, 18 di biologia, 12 di chimica,8 di fisica e matematica. I test d’ingresso si svolgono lo stesso giorno, solitamente ai primi di settembre, in tutte le università pubbliche italiane (università private escluse) ed è comune a tutte le professioni sanitarie. Con la laurea di primo livello è possibile accedere ad una laurea di secondo livello (con titolo Magistrale) previo superamento di un test che si tiene lo stesso giorno in tutto il territorio italiano ma che è preparato da ogni singola università. La laurea magistrale offre sbocchi professionali in contesti che richiedono competenze nei processi gestionali, organizzativi, formativi e di ricerca nell'ambito pertinente alle professioni proprie della classe. Per le sedi si rimanda al sito: http://www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita Sono disponibili nelle varie università italiane dei Master di I e II livello e corsi di specializzazione e formazione. Con la laurea di primo livello è possibile accedere a Master di I livello e con la laurea magistrale è possibile accedere a Master di II livello e/o Dottorati. Diverse sono le competenze che formano un terapista occupazionale; in accordo con le direttive W.F.O.T. ed E.N.O.T.H.E. (European Network Occupational Therapy Higher Educationhttp://enothe.eu/), è possibile ottenere maggiori informazioni circa le competenze generali, specifiche, e tecnico-professionali di un terapista occupazionale consultando il sito web della S.I.T.O.
Quadro normativo
La figura professionale del terapista occupazionale è stata regolamentata con il Decreto Ministeriale 17 gennaio 1997, n. 136 "Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del terapista occupazionale" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 24 maggio 1997, n. 119[49].
Associazione rappresentative
AITO
In Italia, è l’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (A.I.T.O) l’organizzazione impegnata a rappresentare a livello nazionale i TO dal punto di vista politico-istituzionale. Da statuto l’associazione è composta da:
- Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri;
- Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale;
- Coordinamento Regionale composto da un gruppo di lavoro in ogni regione d’Italia.
SITO
Dal punto di vista formativo, tecnico e scientifico è la Società tecnico-scientifica Italiana di Terapia Occupazionale (S.I.T.O.) a portare avanti le istanze dei soci. Anche l’organismo della sito è strutturato: Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri; Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale; Coordinamento Regionale composto da un Referente Regionale in ogni regione d’Italia.
Gli obiettivi principali della SITO sono relativi a:
- La formazione continua specifica per i terapisti occupazionali, la formazione dei colleghi membri dei team multi professionali in merito alle competenze e al contributo che la terapia occupazionale può portare all’interno dei team di lavoro;
- La ricerca e lo sviluppo di buone pratiche basate sull’evidenza scientifica in ambito clinico;
- Le collaborazioni con persone, enti, organizzazioni e istituzioni in ambito scientifiche, su aspetti clinici e sociali, portando all’interno di queste realtà contenuti e contributi in linea con la scienza occupazionale e l’evidenza basata sulla pratica in terapia occupazionale (EBOT).
COTEC
Il Council of Occupational Therapists for the European Countries (C.O.T.E.C.) è una organizzazione europea fondata nel 1986 per riunire tutti i terapisti occupazionali europei attraverso le associazioni dei loro paesi. Ha lo scopo di coordinare le varie associazioni e permettere che lavorino insieme per sviluppare e promuovere gli standard della pratica clinica attraverso un robusto sistema formativo, e per far sviluppare le basi teoriche della Terapia Occupazionale in tutta Europa, di modo da rispondere al meglio ai bisogni sociali e di salute dei cittadini Europei. Ogni Paese membro, come per la WFOT, ha un suo rappresentante delegato.
WFOT
La World Federation of Occupational Therapy (W.F.O.T.) è una associazione internazionale fondata nel 1952 a Liverpool, da associazioni di terapia occupazionale provenienti da 10 paesi: USA, Regno Unito (Inghilterra e Scozia), Canada, Sud Africa, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Israele, India e Danimarca.
La WFOT promuove la Terapia Occupazionale come arte e scienza a livello internazionale e supporta lo sviluppo, l’utilizzo e la pratica della Terapia Occupazionale in tutto il mondo, dimostrando la sua rilevanza e il suo contributo alla società.
Gli obiettivi della WFOT, stilati nella costituzione del 1952 sono:
- Agire come organizzazione internazionale ufficiale per la promozione della Terapia Occupazionale;
- Promuovere la cooperazione internazionale tra associazioni di terapia occupazionale, terapisti e altri gruppi professionali;
- Permettere il progredire della pratica e degli standard della Terapia occupazionale;
- Aiutare a mantenere l’etica e di portare avanti gli interessi della professione;
- Facilitare lo scambi internazionale e il collocamento di terapisti e studenti;
- Facilitare lo scambio di informazioni;
- Promuovere l’educazione e la formazione di terapisti;
- Tenere congressi internazionali.
Ogni Paese membro ha un suo rappresentante delegato.
GITO
Il Giornale Italiano di Terapia Occupazionale (G.I.T.O.) è la pubblicazione ufficiale della Società Tecnico Scientifica Italiana di Terapia Occupazionale. Il G.I.T.O. si occupa di pubblicare articoli riguardanti la Terapia Occupazionale, la sua pratica e le sue teorie. La pubblicazione ha un appuntamento tematico semestrale per favorire l'approfondimento delle conoscenze e l'interesse dei terapisti occupazionali. Oltre alla tematica principale, la rivista prevede "sezioni" specifiche per la pubblicazione di articoli al fine di garantire attualità, informazione e pluralità circa la pratica professionale. Nello specifico le "sezioni" saranno le seguenti: ricerca scientifica, pratica clinica, metodologia, tesi di laurea, libri e pensieri e comunicazioni. Il primo numero esce nel dicembre 2008 in forma cartacea, spedita in abbonamento a coloro che ne fanno richiesta. Da aprile 2013 il giornale viene pubblicato in versione informatica accessibile dai soci AITO/SITO nell’area riservata del sito web. Per chi non è terapista occupazionale ma vuole ricevere G.I.T.O. sarà necessario contattare la segreteria e, a seguito del versamento di una quota, verranno recapiti nella vostra mail i 2 numeri annuali.
Note
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Bibliografia
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- Graziano D'Intino, Giacomo Ianieri e Stefano Oronzo, Terapia occupazionale: una scelta di vita, Franco Angeli, Milano, 2006, ISBN 88-464-7236-5.
- Gian Maria Greco e Davide Ruggieri, Il Fare come Cura. Contributi per una fondazione costruzionista della Terapia Occupazionale, Lupo Editore, Lecce, 2013, ISBN 88-456-8673-1.
- Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. I, Aracne editrice, Roma, 2006, ISBN 88-548-0589-0.
- Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. II, Aracne editrice, Roma, 2009, ISBN 978-88-548-2582-6.
- Donatella Saviola e Antonio De Tanti, Trauma cranico e terapia occupazionale. Guida all'autonomia nella vita quotidiana, Franco Angeli, Milano, 2011, ISBN 978-88-568-3371-3.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cobet.TO/Sandbox
Collegamenti esterni
- ENOTHE (Network Europeo di Educazione Superiore dei Terapisti Occupazionali), su enothe.hva.nl.
- Codice Deontologico