Banlieue
Il termine francese banlieue (in italiano: "periferia", "sobborghi") indica l'area periferica dei grandi agglomerati urbani francesi.

Con questo termine si intende fare riferimento ai comuni che si trovano nelle adiacenze di una metropoli, caratterizzati da forti legami socio-economici con il centro di riferimento. Nella banlieue vi sono zone ricche e agiate e zone povere, con una bassa qualità della vita ed un'economia depressa. Nel caso della regione parigina appartengono al primo gruppo comuni come Versailles, Le Vésinet e Neuilly-sur-Seine mentre al secondo cittadine come Clichy-sous-Bois, Aulnay-sous-Bois e Sevran. Lo sviluppo delle banlieue, essendo legato a quello delle città e dei loro mezzi di comunicazione, dà luogo a consistenti movimenti pendolari quotidiani per motivi di studio o lavoro. L'etimologia del termine è oggetto di un dibattito da cui si possono estrarre due ipotesi principali. La prima è quella secondo cui il suo significato letterale indicava l'area che circonda la città e che era sottomessa alla sua giurisdizione (ban: "potere di amministrare", lieue: "luogo"). La seconda invece fa riferimento al senso di esclusione che la periferia evoca rispetto al centro cittadino e fa quindi risalire l'origine del termine "alla messa al bando" (lontano dalla città) degli individui più poveri e ritenuti più pericolosi.
A partire dalla fine degli anni sessanta la Francia ha conosciuto dei grandi flussi migratori provenienti soprattutto dalle ex-colonie che in quel periodo stavano ottenendo l'indipendenza. Per cui dall'inizio degli anni settanta il termine è anche stato utilizzato come eufemismo per descrivere i grandi progetti residenziali a basso costo per gli immigrati stranieri. Inizialmente nate come "città di transito", cioè residenze provvisorie per la nuova manodopera che affluiva in quegli anni, queste aree sono poi diventate la loro dimora definitiva. Il degrado, la mancanza di infrastrutture e il sovraffollamento hanno fatto sì che negli anni sia cresciuta la criminalità e in particolare il traffico di droga, di armi e la microcriminalità soprattutto fra i più giovani. La banlieue è così divenuta, nella percezione comune, sinonimo di insicurezza e precarietà sociale, tanto da poter essere considerata un vero e proprio ghetto. Nel corso degli anni si sono verificati spesso episodi di rivolta, scaturiti dall'emarginazione sociale, fino a quelli dell'ottobre-novembre del 2005. La cosiddetta langue de la banlieue ("lingua di periferia") indica un gergo usato nei quartieri popolari, è un misto di verlan e di termini provenienti dalle lingue d'origine dei migranti. Anche il termine banlieusard ("abitante della banlieue") ha assunto una connotazione peggiorativa.
Filmografia
- Due o tre cose che so di lei, di Jean-Luc Godard (1967)
- L'odio, di Mathieu Kassovitz (1995)
- La schivata, di Abdel Kechiche (2003)
- Banlieue 13, di Pierre Morel (2004)
- La petite Jérusalem, di Karin Albou (2005)
- Banlieue parigina, di Jean Marie Straub e Danièle Huillet (2005)
- Banlieue 13 Ultimatum, di Patrick Alessandrin (2009)
- Paulette, di Jérôme Enrico (2013)
- Diamante nero, di Céline Sciamma (2014)
Bibliografia
- Riccardo Valsecchi, Se la Francia è un incubo. Tra i reietti delle banlieue, Liberazione, 26 luglio 2009.
- Alèssi Dell'Umbria, Il rogo della vanità, Autoproduzioni Fenix.
Altri progetti
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