Cagiva Mito
Template:Trasporti La Cagiva Mito è una motocicletta di piccola cilindrata (125 CC), molto in voga fra i sedicenni, prodotta dalla casa motociclistica varesina Cagiva.
Il progetto della versione più recente, nasce dalla matita di Sergio Robbiano, creatore della Bimota 500 V2, nell'atelier motociclistico CRC del celeberrimo Massimo Tamburini. Robbiano si ispira allo stile Ducati, allora controllata da Cagiva, disegnando una linea ispirata al modello Ducati 916, di cui ricalca l'aspetto complessivo ed i gruppi ottici. Con il nome di Mito è in commercio dal 1989 e dalla prima presentazione ad oggi è sempre rimasta tra le posizioni alte della classifica di vendita delle moto della sua categoria.
Il motore monocilindrico di 125 cc ha alesaggio e corsa pari a 56 e 50,6, raffreddato a liquido e, nelle varie versioni ammortizzatore anteriori e posteriori sportivi e impianto frenante Brembo serie "Oro". Attualmente è' in vendita la sola versione depotenziata a 11 kw (15 CV) che, in accordo con la legge, può essere guidata anche da minori di diciotto anni. La moto senza limitazioni era in grado di spingersi ad una velocità massima prossima ai 175 km/h grazie a una potenza superiore ai 32 CV.
La leggenda tutta Italiana del 125
La Cagiva Mito 125 prende vita nel lontano 1989 quando la casa varesina Cagiva decide di lanciare una nuova stradale monocilindrica 2 tempi più sportiva del modello precedente, la C12 di cui le vendite stavano affievolendosi.
Nasce la Mito
Nacque così la Mito I una moto che poteva vantare un motore potente ed elastico quanto basta per emozionare i ragazzi entusiasti delle corse, il progetto riprendeva in alcuni punti la C12 ma ne migliorava molti aspetti e la rendeva più ricercata grazie all'utilizzo di materiali leggeri quali l'alluminio. Il motore rimaneva il 7 marce della C12 ma la forcella diventava una 38 mm della Marzocchi, sempre con la regolazione del precarico, la pinza anteriore una Brembo a 4 pistoncini ed il disco fisso Brembo da 320 mm, con pinza flottante. L'estetica si presentava come quella di una naked odierna con parte del telaio e motore a vista, seguendo così il trend dell'epoca, nel 2° anno di produzione si iniziò a produrre anche una versione carenata che ricalcava le forme delle moto GP 500 del tempo, visto l'enorme successo dimostrato inizialmente.
La Mito II
Venne poi realizzata la Mito II che integrava un completo set di carene con realizzazioni particolari stampate a fuoco, nella mente degli appassionati sono ancora le grafiche Lucky Explorer e le carene forellate della Eddie Lawson replica che riproduceva la moto del campione di casa Cagiva. Questa versione aveva, a differenza della precedente, un disco frenante anteriore di tipo flottante, con la pinza freno anteriore che diventa fissa, le forcelle a steli rovesciati da 40 mm, perdendo però la regolazione del precarico e la molla sullo stelo di sinistra (riservati solo per i modelli SP, da qui in poi), e non vennero più adoperate diverse tarature di ciclistica dalla versione normale alla versione Eddie Lawson.
La Mito Ev
Ma la vera svolta si ebbe nel 1994 quando il designer della CRC Massimo Tamburini applicò il design della Ducati 916 alla Mito, creando cosi la Mito Ev, design che perdura ai giorni nostri e che riscontra tutt'ora successo, specie fra i giovani. Questa moto porta numerose migliorie, quali il ridisegnamento di alcune parti del motore, e data la sua imponenza solo accendendo il motore ci si accorge che si tratta "solamente" di un 125. Ed è proprio questo look da vera sportiva di grossa cubatura ed il suo potentissimo motore (sempre il 7 marce) legato ad una ciclistica senza pari a sancirne la supremazia nel mercato per molti anni.
La Mito non rimane però immune al crash del mercato interno italiano dei 125 nel 1996, anno in cui si introducono i limiti di potenza di 11 kw, i tecnici si trovano davanti all'esigenza di depotenziare la loro moto, ed ecco che escono dapprima delle versioni a 7 marce rivisto nella rapportatura tra le marce, nelle versioni depotenziate e no, per poi passare al restyling del 1999 in cui viene presentata la nuova Mito Ev a 6 marce nella sola versione depotenziata.
La Mito SP
La Mito SP è l'ultima evoluzione del modello, non omologata per uso su strada ma destinata solo alle competizioni su pista e la cui estetica ricalca quella dell'ultima Cagiva utilizzata nel motomondiale la C594. Naturalmente l'estetica e il motore sono stati adattati al nuovo uso e il propulsore eroga la bellezza di oltre 37 CV all'albero.
Caratteristiche tecniche
Caratteristiche tecniche - Cagiva Mito 125 Ev | |||||
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Dimensioni e pesi | |||||
Ingombri (lungh.×largh.×alt.) | 1.980 × 760 × 1.100 mm | ||||
Altezze | Sella: 760 mm - Minima da terra: 150 mm | ||||
Interasse: 1.375 mm | Massa a vuoto: 129 kg | Serbatoio: 14 l | |||
Meccanica | |||||
Tipo motore: Monocilindrico a 2 tempi | Raffreddamento: a liquido | ||||
Cilindrata | 124,63 cm³ (Alesaggio 56 × Corsa 50,6 mm) | ||||
Distribuzione: valvola lamellare | Alimentazione: carburatore Dell'Orto PHBH da 28 | ||||
Potenza: in dipendenza del tipo | Coppia: | Rapporto di compressione: | |||
Frizione: multidisco in bagno d'olio | Cambio: a 6 marce | ||||
Accensione | elettronica | ||||
Trasmissione | a catena | ||||
Avviamento | elettrico | ||||
Ciclistica | |||||
Telaio | bitrave in alluminio | ||||
Sospensioni | Anteriore: forcella teleidraulica a steli rovesciati da 40mm / Posteriore: monoammortizzatore | ||||
Freni | Anteriore: disco singolo da 320 mm Brembo / Posteriore: disco singolo da 230 mm | ||||
Pneumatici | anteriore da 110 x 70 ZR 17; posteriore da 150 x 60 ZR 17 | ||||
Fonte dei dati: [senza fonte] |
Tipo di cilindro
Codice di cilindro:
56650= Prima Mito SP, Freccia SP
60433= Mito naked 1, Freccia C12R
64443= Freccia C12
66650= Freccia C12R versione: Lucky Explorer
66650E= Mito racing 1: Eddie Lawson, Cagiva SuperCity
72625= Mito II versione: Lucky Explorer
72666= Mito II Sp '93-'94
73034= Mito Evo '98
73037= Mito Evo I e II
75666= Mito Evo SP
A0401= ultimo modello di Mito a partire dal 2002
81782= Mito SP '95
90087= ultimo cilindro SP, Cagiva Mito SP 525
Nota Bene: i cilindri per i modelli SP hanno scarichi dedicati diversi dalle versioni stradali e quindi non compatibili