I Quilapayún (parola che in lingua mapuche significa tre barbe), noti anche come Los Chilenos[3], sono un gruppo musicale cileno formato a Santiago del Cile nel luglio del 1965 dai fratelli Eduardo e Julio Carrasco insieme a Julio Numhauser.

Quilapayún
I Quilapayún di Carrasco al Premio a la Música Nacional nel 2017
Paese d'origineCile (bandiera) Cile
GenereFolk[1][2]
Nueva Canción Chilena[1][2]
Musica latina[1][2]
Musica andina[2]
Periodo di attività musicale1965 – in attività
EtichettaDICAP, Odeon, EMI, Warner Music Chile
Logo ufficiale
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Sito ufficiale

Il gruppo è considerato il più rappresentativo della Nueva Canción Chilena, oltre che il più strettamente legato al governo di Unidad Popular, venendo insignito del ruolo di "ambasciotori culturali" da parte di Salvador Allende nel 1973.[2] Al momento del golpe dell'11 settembre 1973 il gruppo si trova in Francia per una tournée e lì rimane in esilio fino al 1988, dove diventa una delle più attive voci di protesta contro la dittatura.[2]

Dopo aver attraversato una crisi negli anni novanta, nel 2003 il gruppo si è scisso in due gruppi distinti, uno residente in Cile e capeggiato dal fondatore Eduardo Carrasco, l'altro residente in Francia e capeggiato da Rodolfo Parada.[2] In seguito a cause legali, alla formazione "francese" viene proibito di utilizzare il logo del gruppo e in Francia a utilizzare il nome Quilapayún, essendo così costretta a operare con il nome Guillatún.[2]

Storia

Primi anni

Eduardo Carrasco, il fratello Julio e Julio Numhauser fondano i Quilapayún in Cile nel 1965, durante la frequentazione della facoltà di filosofia dell'Università del Cile di Santiago.[2] I tre fondatori costituiscono il gruppo con l'intento di ricercare nuove sonorità nell'ambito della musica popolare cilena e latinoamericana e di differenziarsi da ciò che era esistito fino a quel momento.[2]

Il gruppo inizia a suonare grazie alla ricca collezione di strumenti musicali tradizionali di Numhauser, che mette a loro disposizione quando per i tre l'attività musicale è ancora solamente un passatempo.[2] In quel periodo chiedono ad Ángel Parra di fare loro da direttore artistico, attività che, seppure protratta per breve tempo, contribuisce a formare il carattere del gruppo.[2] Nel 1965 in questa formazione a trio salvono sul palco per la prima volta nella peña dell'Università del Cile.[2]

A questa formazione iniziale, che tiene le prime sporadiche apparizioni nei circoli universitari, si aggiunge Patricio Castillo, la cui presenza intermittente durerà fino al 1971, per poi rientrare nel gruppo negli anni novanta.[2] In questa formazione tengono i primi concerti a Valparaíso e Santiago ed è in questa fase che i Quilapayún iniziano a utilizzare i poncho neri che diverrà loro caratteristica e marchio di fabbrica.[2]

Nel 1966 alla peña di Valparaíso, dopo che si era già unito al quartetto Carlos Quezada, proveniente dalla scuola d'arte, i Quilapayún chiedono a Víctor Jara di prendere la direzione artista dell'ensemble, che, nonostante avesse già numerosi impegni, accetta di assumere il ruolo.[2] Jara, che in quegli anni è anche regista teatrale, sviluppa la messa in scena e lo stile in cui il gruppo appare dal vivo, l'impostazione solenne e corale della formazione, infondendo loro anche la disciplina nello studio e la gestione professionale del gruppo.[2] Víctor Jara compone alcuni brani per il gruppo (Somos pájaros libres, Gira, gira, girasol, El soldado), presentando il gruppo all'etichetta Odeon, di proprietà della EMI, con cui pubblicheranno i loro lavori fino al 1973.[2]

Nel 1967 esce il loro primo album omonimo Quilapayún, che contiene canzoni di Ángel Parra (El pueblo) e di Víctor Jara (La canción del minero e La cueca triste) più altre canzoni tradizionali e composizioni del gruppo.[2] In questo periodo Julio Carrasco e Julio Nunhauser abbandonano il gruppo, lasciando Eduardo Carrasco come unico membro fondatore superstite del gruppo cui si uniscono tre studenti di ingegneria dell'Univiersità Tecnica di Stato, Willy Oddó, Hernán Gómez e Rodolfo Parada.[2] Jara e i Quilapayún incidono assieme il secondo album del gruppo Canciones folklóricas de América e la celebre canzone Plegaria a un labrador, con cui Jara parteciperà al primo Festival de la Nueva Canción Chilena.[2]

Nel 1967, parallelamente all'attività con la major Odeon, i Quilapayún inaugurano con l'album Por Viet-Nam la casa discografica Jota Jota della Joventudes Coministas Chilena, cioè il gruppo giovanile del Partito Comunista del Cile, che successivamente diventerà la celebre DICAP (Discoteca del Catar Popular), la principale etichetta responsabile della pubblicazione dei dischi degli artisti della Nueva Canción Chilena.[2] Il disco rappresenta una svolta nella produzione discografica del gruppo che diventa più militante e che, per questo motivo, sceglie di non pubblicare con la major EMI, ma con l'etichetta della gioventù comunista cilena.[2]

Nel 1969 il gruppo registra l'album Basta, uno dei dischi più importanti della formazione che contiene la celebre canzone La muralla, composta dagli stessi Quilapayún con Nicolás Guillén, dopodiché il gruppo si separa da Víctor Jara (che intraprenderà un lavoro simile con gli Inti-Illimani) e intraprende nuove collaborazioni. Nel 1970 incidono la celebre Cantata Santa María de Iquique, composizione di Luis Advis realizzata tra il 1969 e il 1970 proprio per le voci dei Quilapayún, considerata la massima espressione della Nueva Canción Chilena e uno degli album cileni più importanti.[2]

A questo album fanno seguito altri concept, come Vivir como él del 1971, un tributo a un guerigliero vietnamita composto da Frank Fernández, e La fragua del 1973, storia di lotta di classe scritta da Sergio Ortega.[2] In questo periodo il gruppo è sempre nella formazione del sestetto, anche dopo la fuoriuscita di Patricio Castillo, rimpiazzato da Rubén Escudero.[2] Il loro repertorio di forte contenuto politico comprende anche la canzone Venceremos, composta da Sergio Ortega su testo di Claudio Iturra, inno ufficiale della campagna elettorale di Unidad Popular, che porta alla presidenza Salvador Allende nel 1970.[2] Questa loro militanza li pone al centro della politicizzazione che la musica stava attraversando in quegli anni, ottenendo però anche anche delle contestazioni, come avviene al Festival di Viña del Mar del 1973, quando la loro esibizione viene fischiata da parte del pubblico per tutto il tempo, portando a degli scontri sulle scalinate.[2]

Dopo il successo elttorale di Salvador Allende nel 1970, l'attività dei Quilapayún si fa più intensa, mentre divengono ambasciatori culturali cileni e intensificano le proprie tournée in Europa, oltre a ottenere grande successo in Argentina e Uruguay. In quel periodo alternano canzoni e opere di appoggio deciso alla causa di Unidad Popular ad altre di attacco ai settori conservatori, con lavori come Quilapayún 5, dove delineano nuovi percorsi creativi. Continuando a incidere contemporaneamente per la EMI e per la DICAP, la popolarità crescente del gruppo fa sì che si venga a creare una sorta di "scuola di quilapayunes", con la nascita di molti gruppi a loro ispirati in tutto il Cile.[2]

Nell'agosto del 1973, dopo essersi trasformati in setteto grazie all'ingresso nella formazione di Hugo Lagos l'anno precedente, intraprendono un tour che non li avrebbe visti più ritornare in patria per molti anni e a cui avrebbe dovuto prendere parte lo stesso presidente Allende in Algeria, all'incontro dei paesi non allineati, che però all'ultimo rinuncia a causa della delicata situazione politica venutasi a creare in Cile in quel momento.[2] Il golpe militare dell'11 settembre 1973 coglie i Quilapayún del tutto impreparati mentre stanno rilasciando un'intervista all'emittente radiofonica L'Humanite, lasciandoli attoniti e increduli.[2] Questo è l'inizio del loro lungo esilio in Francia, destinato a durare per tutti gli anni settanta e per il decennio successivo.[2]

Il golpe e l'esilio

I Quilapayún sono in tournée in Europa durante il golpe di Augusto Pinochet dell'11 settembre 1973, dopo il quale decidono di rimanere in Francia in un esilio che si prolungherà a tempo indeterminato.[2] Fin dal principio sono protagonisti di azioni di solidarietà verso la causa cilena e producono nuovi dischi di denuncia della situazione del Paese.[2] Il 15 settembre 1973 suonarono all'Olympia di Parigi, diventando i primi cileni ad esibirvisi.

Alla fine degli anni settanta il gruppo rivede la propria collocazione tra arte e politica, anche alla luce della collaborazione col poeta surrealista Roberto Matta, e ha dei contrasti con la sinistra cilena. In questa fase vengono raggiunti alti gradi di sviluppo musicale, anche grazie all'apporto di musicisti quali Gustavo Becerra e Juan Orrego Salas e all'ingresso nel gruppo del giovane compositore Patricio Wang.

Crisi e divisione

Dopo che quasi tutti gli esiliati hanno avuto il permesso di rientrare in Cile, a inizio 1988 i Quilapayún realizzano un tour nel paese. Da questo momento diversi musicisti iniziano gradualmente ad abbandonare il gruppo, alcuni per fare ritorno in Cile, cercando altre attività lavorative.[2] Fra questi vi è il leader storico e fondatore Eduardo Carrasco, che stabilitosi in Cile trova impiego come insegnante universitario di filosofia, dedicandosi al contempo all'attività di saggista.[4] Altri decidono invece di fare ritorno in Francia, continuando a suonare, mentre Rodolfo Parada e Patricio Wang assumono la guida.

Durante gli anni novanta, per vari motivi, l'attività del gruppo si riduce considerevolmente e vengono prodotti solo due nuovi dischi e due antologie in circa 15 anni. In questo periodo si profila una crisi all'interno del gruppo, legata al disaccordo di alcuni componenti rispetto alla gestione di Parada.[5] Così, tra il 2001 e il 2003 i membri "storici" Gómez e Lagos lasciano il gruppo, per unirsi agli altri componenti originari e riformare un nuovo gruppo sotto la guida di Eduardo Carrascom[2] che, nel settembre 2003, canta in Cile in omaggio ad Allende. Contemporaneamente, Parada e Wang, insieme a Patricio Castillo, continuano lavorare in Francia includendo nuovi membri.

Pertanto, dal 2003, prendono il via due gruppi paralleli con il medesimo nome, uno con sede in Francia, capeggiata da Rodolfo Parada, e uno con sede in Cile, capeggiata da Eduardo Carrasco.[2] Un lungo processo porta le due formazioni a giudizio in Cile per l'uso del nome e del logo. La causa viene vinta nell'aprile del 2004 dalla fazione cilena capeggiata da Carrasco.[5] Un'analoga causa in Francia nel dicembre del 2007 viene vinta anch'essa dalla formazione cilena, portando il gruppo capeggiato da Parada a non poter apparire con il nome Quilapayún, cosa che li costringe a usare il nome Guillatún.[2]

Formazione cilena

I Quilapayún della formazione cilena capeggiata da Carrasco sono delle due la parte più attiva, questa comprende l'organico più numeroso, composto da una parte dei membri originari del gruppo fin dal 1965, o i loro figli, per un totale di 11 elementi.[2]

Nell'agosto del 2004 si esibiscono in Francia e a Quito presentano la Cantata Santa María de Iquique. Nel 2005 si uniscono agli Inti-Illimani Histórico di Horacio Salinas, Horacio Duran e Josè Seves, che in quel periodo hanno a loro volta una causa in corso con gli Inti-Illimani capeggiati da Jorge Coulón per la proprietà del nome.[5] I due gruppi realizzano congiuntamente numerosi concerti a Valparaíso, Buenos Aires e a Estadio Víctor Jara a Santiago in uno spettacolo replicato per tre giorni intitolato INTI + QUILA.[2][5] La registrazionde di questo concerto sarà pubblicata in CD e DVD con il titolo Música en la memoria juntos en Chile.[2]

Formazione francese

Nell'agosto del 2003, la casa discografica spagnola PICAP pubblica un doppio CD contenente brani registrati durante il concerto della formazione capeggiata da Parada, al Palau di Barcellona, intitolato A Palau.[5] Il disco verrà ristampato nel novembre successivo in Cile dalla EMI ottenendo uno scarso riscontro di vendite e nel 2004 ne verrà distribuito anche il DVD.[5]

Nel 2007 questa formazione si esibisce in Cile per i 100 anni dal massacro di operai di Santa María de Iquique.[2] Nel 2011 il gruppo si esibisce in uno spettacolo dal vivo intitolato Juntos aquí estamos, unitamente agli Illapu e agli Inti-Illimani capeggiati dai fratelli Jorge e Marcelo Coulón.[2]

Stile

Sebbene si siano ispirati alla musica popolare, la cui riscoperta era di moda in quegli anni, i Quilapayún alla loro fondazione sono alla ricerca di uno stile originale, che li porterà a differenziarsi dagli altri gruppi folk cileni di quegli anni.[2] Il gruppo svilluppa infatti uno stile caratteristico, solenne nelle sonorità e nella presenza scenica, grazie alla direzione artistica di Víctor Jara avvenuta nei primi anni, che ne definisce le modalità interpretative e scenografiche.[2]

Le canzoni dei Quilapayún comprendono tematiche latinoamericane, antimperialiste e filosofiche, di profonda riflessione sull'esistenza, cui contribuisce anche la militanza politica dei fondatori, legati al Partico Comunista cileno, che li porta a proporre in origine "musica rivoluzionaria".[2] Ciò avviene utilizzando ritmi e strumenti andini su cui intesse un lavoro vocale imponente basato sulla coralità delle voci di tuti i componenti, tutti protagonisti al tempo stesso, senza nessuna voce solista.[2]

Scenograficamente, una caratteristica propria dei Quilapayún, che hanno mantenuto nel corso degli anni a differenza degli Inti-Illimani, è quella di indossare nelle loro esibizioni dei poncho neri di Castiglia, sullo stile degli arrilleros cordilleranos (sorta di cowboy cileni), così da apparire neutrali e non venir associati a nessuna regione del Cile o dell'America Latina, in modo tale da rappresentarle tutte al contempo.[2]

Formazione

Formazione originale (1965-2003)

Formazione cilena di Eduardo Carrasco (2003-presente)

  • Eduardo Carrasco (2003-presente) - fiati, percussioni, voce (basso), direzione artistica
  • Carlos Quezada (2003-presente) - percussioni, voce (tenore)
  • Hernán Gómez (2003-presente) - chitarra, charango, voce (basso-baritono)
  • Rubén Escudero (2003-presente) - chitarra, charango, voce (baritono)
  • Hugo Lagos (2003-presente) - corde, fiati, voce (baritono)
  • Guillermo García (2003-presente) - chitarra, percussioni, voce (baritono)
  • Ricardo Venegas (2003-presente) - basso elettrico, chitarra, quena, voce
  • Sebastián Quezada (2003-presente) - percussioni, voce
  • Ismael Oddó (2003-presente) - chitarra, voce (tenore)
  • Ricardo Venegas Junior (2004-presente) - voce (basso), basso, chitarra
  • Fernando Carrasco (2009-presente) - voce (baritono), chitarra, charango, quena

Formazione francese di Rodolfo Parada (2003-presente)

  • Rodolfo Parada (2003-presente) - corde, flauto di Pan, percussioni, voce (baritono), direzione artistica
  • Patricio Wang (2003-presente) - chitarra, tastiere, zampoña, voce, direzione musicale
  • Patricio Castillo (2003-presente) - basso elettrico, corde, quena, voce
  • Álvaro Pinto (2003-presente) - fiati, corde, tastiere, voce
  • Mario Contreras (2003-presente) - corde, percussioni, voce (tenore)
  • Chañaral Ortega (2003-2006) - voce, pianoforte
  • Sergio Arriagada (2003-presente) - voce, quena, zampoña, flauto traverso

Discografia parziale

Discografia della formazione originale

Album in studio

Album dal vivo

  • 1974 - Yhtenäistä Kansaa Ei Voi Koskaan Voittaa
  • 1977 - Enregistrement Public
  • 1983 - Quilapayún en Argentina
  • 1985 - Quilapayún en Argentina Vol. 2

Raccolte

  • 1975 - Canto de pueblos andinos vol. 3
  • 1975 - Canto de pueblos andinos vol. 6
  • 1979 - Canto de pueblos andinos vol. 4
  • 1979 - Canto de pueblos andinos vol. 7
  • 1998 - Antología 1968-1992

Singoli

Discografia della formazione cilena

Album in studio

  • 2007 - Siempre
  • 2009 - Solistas
  • 2013 - Encuentros

Album dal vivo

  • 2004 - El reencuentro
  • 2005 - Música en la memoria juntos en Chile (con gli Inti-Illimani Histórico)
  • 2012 - Homenaje a Víctor Jara
  • 2015 - 50 años

Discografia della formazione francese

Album in studio

  • 2012 - Absolutamente Quilapayún

Album dal vivo

  • 2003 - A Palau

Note

  1. ^ a b c (EN) Quilapayún, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 12 ottobre 2018.  
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq ar as at au av (ES) Jorge Leiva, Quilapayún, su MusicaPopular.cl. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  3. ^ (ES) Marisol García, Juan Capra, su MusicaPopular.cl. URL consultato l'11 ottobre 2018.
  4. ^ (ES) Jorge Leiva, Eduardo Carrasco, su MusicaPopular.cl. URL consultato il 19 ottobre 2018.
  5. ^ a b c d e f (ES) Historia - Rencuentro, su Quilapayún - Sito oficial. URL consultato il 18 ottobre 2018.

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Collegamenti esterni

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