Discussione:Massimo Scaligero
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SCALIGERO FASCISTA: A CHI GIOVA?
Gentili Redattori,
sorprende che la biografia di Antonio Massimo Scabelloni mantenga, nella vostra pagina, caratteri di puntualità fintantoché si rivolge al periodo fascista.
Strano che non vengano considerate in minima parte le Opere Sociali di Scaligero né tantomeno si tenga in considerazione della sua biografia.
«Non politico, anzi apolitico per temperamento, tuttavia, giovanissimo, nel periodo fascista credetti poter immettere nella forma politica la mia visione del mondo: questo spiega la categoria in cui qualcuno ancora oggi tenta recludermi: categoria che io non rinnego per debito di lealtà e di verità, ma che non mi ha mai contenuto, né mi ha mai impedito di fare quello che realmente volevo. Tanto è vero che sono stato sempre un isolato, ospitato dalla stampa del tempo solo grazie alla validità etica degli argomenti che proponevo. Quello che ho scritto in quel periodo lo potrei ripubblicare oggi su qualsiasi giornale, di sinistra, di destra o di centro, solo sostituendo alla parola “fascismo”, per esempio, l’espressione “visione sociale” o “istanza morale”. …I miei scritti del tempo stanno lí a testimoniare che io volevo allora quello che voglio tuttora: sottolineare, come senso ultimo dei problemi, l’esigenza della reintegrazione dell’uomo» (pag.93).
E ancora: «Quando scoppiò il razzismo, non nego che fui preoccupato, perché intravvidi subito gli sviluppi assurdi di simile presa di posizione: data una certa apertura della stampa alla mia collaborazione, sentii il dovere di intervenire, perché quel grosso errore fosse il meno nocivo possibile. In tal senso feci uno sforzo invero immediato ed energico, tentando di dare a quell’iniziativa un contenuto che la dominasse, un contenuto etico e simbolico, capace di far sfociare il tutto in serie di provvedimenti educativi e formativi della gioventú» (pag 95).
«Avvenne persino – ricorda ancora Scaligero ‒ che un osservatore assai fine, sulla rivista “Augustea”, analizzasse le mie tesi e mi accusasse di ‘antirazzismo mascherato’.
Quello che pensavo allora del razzismo, lo penso tuttora: lo ritengo un errore mentale dovuto alla incapacità di distinguere nella coscienza l’elemento interiore indipendente dalla razza. Che siano razzisti inconsapevoli, popoli ancora immersi nel proprio elemento etnico, non è grave quanto il razzismo dei popoli che recano le forze dell’anima cosciente. Razzismo insidioso è peraltro quello a cui si dà altro nome, per inconsapevolezza della sua reale natura: in verità veicolo di un impulso piú profondo, dotato di radici nella demonicità della psiche collettiva e giustificante se stesso mediante ideologia politica e persino religiosa» (pag.96).
Ricordate, come è perarltro scritto nel libro autobiografico, dallo Yoga alla Rosacroce (che ben dovreste conoscere) che Scaligero fu imprigionato dagli Alleati alla fine della seconda guerra mondiale, visto che egli dirigeva una rivista, «Italia marinara», il cui direttore responsabile era Starace, noto gerarca fascista, il quale non se ne occupava minimamente, tanto da non essere neppur mai passato in redazione. Tuttavia esisteva la sua carta intestata che veniva usata per la corrispondenza.
Cosí, allorché due ebrei – che erano peraltro antroposofi – si rivolsero a Massimo per chiedere aiuto per abbandonare Roma, egli li aiutò, fornendo loro un permesso scritto su carta intestata di Starace e firmato da lui.
Quando questo giunse poi a conoscenza degli Alleati, l’inchiesta si chiuse e Massimo venne rilasciato.
Continuate pure nel vostro lavoro di bricconi...ad maiora! — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.1.199.75 (discussioni · contributi) 12:22, 30 mag 2018 (CEST).
- Per propinare il tuo punto di vista, è inutile che insisti a cancellare il paragrafo al riguardo alle sue opere scritte negli anni '30, in particolare “La Razza di Roma” del 1939. --Skyfall (msg) 22:54, 6 lug 2018 (CEST)
Che peccato la disonestà intellettuale di chi vuol far passar Scaligero per un santo antifascista!
" La razza ariana era “il modello dell’umanità”, la razza nella quale “le forze formatrici del Divino manifestano di più il suo volere creativo” (Scaligero, “Limiti alla comprensione del problema razzista” La Vita Italiana Settembre 1941) . Il compimento di questa promessa sta “nella vittoria del principio totalitario del fascismo a del nazionalsocialismo con la forza delle armi” - parole di Massimo Scaligero
Che strano, avete cancellato paragrafi interi di Staudenmaier dove citava parole di Scaligero chiaramente razziste ed antisemite tratte da "La difesa della razza"; avete citato le sue parole (che non fanno testo in una biografia ufficiale) in "dallo Yoga alla Rosacroce" (ma non si possono citare brani causa copyright o ci sono due pesi e due misure?) in cui tenta penosamente di giustificare la sua attività di pennivendolo al servizio del fascismo e del Duce. La vostra disonestà intellettuale é senza limiti, e mi auguro che gli attenti lettori se ne rendano conto. Qualcuno ha fatto si' che vi sia il "lucchetto" giallo alla pagina e non si possa più modificare. Ve la siete "autovandalizzata" per domandare una protezione?... Che bei metodi democratici, no? Ma non preoccupatevi, vi sono molti altri mezzi per far conoscere la verità a proposito del fascista Scaligero sul web. Continuate pure cosi', ma non meritate certo l'epiteto di "redattori" bensi' quelo di pedissequi "agiografi"... ed intanto leggetevi le parole dell'universitario Staudenmaier:
"“Gli organi dell’antroposofia ufficiali acclamano « la stupefacente opera di Massimo Scaligero” come un’essenziale purificazione per la “salute dell’anima”. Nel 2006 la Società Antroposofica Italiana ha tenuto una conferenza a Trieste per il centenario di Scaligero, onorando la sua vita ed opera. Fonti antroposofiche ed erudite negano il coinvolgimento di Scaligero nel fascismo e nella campagna razzista iniziata nel 1938. La biografia antroposofica standard sostiene che Scaligero “non fu mai coinvolto nella politica, e tantomeno nella politica fascista”. Altri difendono i suoi scritti razzisti degli anni 1930 e 1940. Al contrario, documenti storici rivelano Massimo Scaligero come uno dei maggiori promotori dell’antisemitismo fascista per decenni. Scaligero inizio’ a scrivere per la stampa fascista fin da giovane età. Molti dei suoi primi saggi apparvero nel 1931, salutando il fascismo come il portatore “di quella spiritualità luminosa che é la principale caratteristica delle civiltà superiori”. Pubblico’ in organi di stampa fascisti nel 1932 e 1933. I suoi primi articoli impiegano una terminologia esoterica, e l’argomento spirituale fu un elemento consistente in tutta la sua opera. Scaligero preconizzava una “spiritualità fascista” in un articolo di prima pagina nel Regime Fascista nell’agosto 1938. Argomenti razziali appaiono nei suoi scritti fin dal 1935. Il maestro di Scaligero era Julius Evola (1898-1974), una figura preminente del moderno esoterismo italiano. Lo incontro’ per la prima volta nel 1930. Le analisi iniziali di Evola sull’insegnamento di Steiner sono state fortemente critiche, malgrado che egli mantenne dei buoni rapporti con degli antroposofi italiani. Evola fu la forza motrice dietro il primevo Gruppo di Ur, gruppo che da allora ha goduto di uno status leggendario nei circoli esoterici. L’antroposofia era “la scuola più importante” nel gruppo di Ur. Queste distinzioni non erano molto chiare alle autorità fasciste, che spesso consideravano Evola lui stesso come antroposofo. Fu Evola ad introdurre Scaligero a Colazza e all’antroposofia. Secondo la stessa testimonianza di Scaligero, egli fu attratto dall’antroposofia da tutto il tempo: “Mi sono sempre sentito connesso a Steiner ed al suo insegnamento esoterico”. Altre fonti confermano che Scaligero fu “un devoto antroposofo durante tutta la sua vita”. IL vocabolario antroposofico si ritrova nei suoi scritti almeno a partire dal 1938. Ma l’influenza di Evola fu decisiva per il suo sviluppo iniziale. Il primo articolo di Scaligero ne La Vita Italiana di Preziosi é stato un lungo omaggio ad Evola. Nel 1943 pubblico’ nello stessa rivista una sintesi del tradizionalismo di Evola con l’esoterismo di Steiner. Molte delle sue pubblicazioni combinano temi evoliani ed antroposofici, con una terminologia presa da disparate correnti del pensiero occultista. Evola era il teorico principale della corrente esoterica del razzismo in Italia e sosteneva indefettibilmente un re-allineamento razziale del fascismo sulle linee spirituali. Il razzismo originava dal cuore della filosofia evoliana. Nel 1935 egli scrisse al Ministro della Cultura Popolare che fin dal 1926 aveva tentato di “dare un’orientazione antisemita alla spiritualità fascista”. Evola sosteneva un “razzismo totalitario” comprendente corpo, anima, spirito. Argomentava che limitare la visione della razza al corpo fisico era un inganno ebraico, mentre una comprensione estesa della razza avrebbe permesso di affrontare il problema ebraico in tutta la sua ampiezza e di riconoscere la vera antitesi fra lo spirito ebraico e quello ariano. A dispetto di molti disaccordi con parecchi dei suoi insegnamenti, Evola teneva Steiner in grande stima e lo considerava un Iniziato. Nella sua opera maggiore sulla razza, Sintesi della Dottrina della Razza, Evola pubblico’ due fotografie di Rudolf Steiner come esempio tipico del tipo razziale Nordico, lodandolo come un superiore rappresentante di “intuizione spirituale” ed “elemento solare”. Il comune terreno fra Evola e Steiner facilito’ la transizione di Scaligero come un portavoce chiave dell’antisemitismo esoterico. Scaligero combino’ una visione spirituale della razza con un fiuto estetico, una visione del rinnovamento culturale e della affermazione della vita creativa come aspetti costitutivi del progetto razzista. Un tipico passo elogia il fascismo come “pensiero nobilitante con la virilità dell’azione” e “creante una nuova aspirazione per la formazione della razza”: “Nel mezzo del confuso contrasto fra la sterilità scientifica e la sovversione spirituale che affetta il mondo moderno, il fascismo sta creando una nuova era, un rinascimento della bellezza, saggezza, e una nuova poesia, immagini tinte di colori arcobaleno e gesta incontaminate dalla retorica. Questa cultura creativa, questo stile e cammino di vita é un principio essenziale del nostro razzismo”. (Massimo Scaligero, “La razza e lo spirito della Rivoluzione” La Vita Italiana Maggio 1939) Scaligero dichiarava che l’”etica razzista” era “l’unica forza che si poteva opporre all’enorme decadenza della moderna civiltà, presagita in antiche tradizioni che parlano di una razza unica, i maestri del destino che soli sopravviveranno alla fine di questo ciclo” (Scaligero, “Fine di una civilta e nascita di una razza” La Vita Italiana, gennaio 1940). La razza ariana era “il modello dell’umanità”, la razza nella quale “le forze formatrici del Divino manifestano di più il suo volere creativo” (Scaligero, “Limiti alla comprensione del problema razzista” La Vita Italiana Settembre 1941) . Il compimento di questa promessa sta “nella vittoria del principio totalitario del fascismo a del nazionalsocialismo con la forza delle armi”. Il collasso della vecchia Europa in uno scontro di ferro e fuoco non porterà prosperità materiale a coloro che non hanno imparato il sacrificio duro e sacro, ma l’integrazione spirituale di una civiltà occidentale unita ed una singola razza ariana, l’avvento di una spiritualità romano-germanica che potrà restaurare la visione del sacro e dell’eterno per l’umanità. (Scaligero, “Funzione occidentale della nuova civilta romano-germanica” La Vita Italiana, Febbraio 1941).
La visione di una rinnovata razza ariana era unita ad un categorico rigetto dell’avversario di sempre della spiritualità ariana: l’ebreo. Nella visione esoterica di Scaligero, il “tipo ariano” era “il prodotto di un assoluta assenza di contaminazione semitica”. La “nuova campagna razzista” del fascismo rivendicava “i valori razziali italiani” e legittimava “la fertile unione delle sottorazze ariane verso l’integrale ricostituzione di una antica, inestinguibile razza solare” (Scaligero, “Omogeneita’ e continuita della razza italiana” La Difesa della Razza, Giugno , 1939, 38–40: “La razza occidentale ariana” rappresenta “il classico spirito solare”, mentre “l’uomo semitico é il mercante, il nomade, l’invasore, portatore di oscuri culti tellurici e di una religione sensualistica ed individualistica”). Solamente una “concezione spirituale della razza” puo’ preservare “i perenni valori del sangue” (Massimo Scaligero, “Compito eroico dello spirito nell’azione razzista” La Vita Italiana, Settembre 1939 ). In addizione alla negativa ed esclusiva componente di razzismo, Scaligero metteva in luce un razzismo ‘positivo’ come una visione ispirata di rivitalizzazione spirituale. Egli domandava che il razzismo non rimanesse una mera teoria ma divenisse una forza attiva capace di riformare il mondi, facendolo divenire un posto migliore, piu’ forte e piu’ bello. Le conseguenze pratiche di questa visione presumibilmente positiva divennero fin troppo chiare nel contesto concreto della politica razzista del fascismo.
Scaligero enuncio’ la sua prospettiva esoterica in una prima opera magna, un libro del 1939 intitolato “La Razza di Roma”. La sua proposizione d’apertura si riferiva alla “nostra posizione razzista” come ad una specifica forma del razzismo italiano. Denunciando “il materialismo delle società democratiche”, Scaligero cartterizzava l’italiana come”una razza destinata alla vittoria”, con il regime fascista consolidante “il razzismo in un senso vero e superiore”. Preoccupato di dimostrare le radici ariane della razza italiana, presento’ un elaborato modello narrativo della teoria teosofica delle razze-radice, comprese le origini razziali iperoboree, lo sviluppo e la caduta di Atlantide, ed un vasto panorama evolutivo in cui “la razza ariana bianca” fondo’ la civilizzazione occidentale in tempi preistorici. I gruppi razziali nordici e mediterranei si fusero insieme nella razza di Roma migliaia di anni prima, sintetizzando i migliori tratti di quei gruppi. Gli antichi Romani rappresentavano l’armonizzazione delle due eredità razziali unite in un nobile impero. I popoli europei avevano riscoperto la loro primordiale unità ariana sotto la guida della Roma imperiale.
Nel cuore di questa razza romana vi era “un superiore elemento etnico” che aveva trasportato per millenni la migliore eredità razziale della gloria imperiale e l’aveva protetta contro le mescolanze con elementi inferiori. Il popolo italiano é rimasto un “insieme razziale omogeneo” grazie a dei membri specialmente avanzati della razza che formano i suoi propri leaders, i custodi del suo patrimonio spirituale. Con la restaurazione di valori “anti-moderni, anti-egualitari, aristocratici”, il fascismo compirà la “rinascita di una razza superiore che é ancor più romana”. Scaligero insiste sull’universalità del rinnovamento razziale fascista: “Il razzismo di un carattere superiore puo’ solamente essere il risultato di un universale spirituale nella sua essenza”. La “resurrezione dei valori spirituali della razza” porterà alla “diffusione della spiritualità fascista attraverso il mondo”. Sparsi con queste asserzioni si trovano riferimenti al Graal, a Thule, all’antica India e Persia, all’Edda, alle razze telluriche, e altri assortimenti del bagaglio occulto. In un capitolo centrale (della Razza di Roma, n.d.t.) intitolato “Antigiudaismo ed antimaterialismo”, Scaligero denuncia “gli apologeti dell’giudaismo” a proclama che l’ebreo rappresenta “forze arimaniche sub-umane”. Egli delinea la “nostra posizione anti-giudaica” spiegando che la via romana di trattare coi nemici era di “eliminare cio’ che puo’ nuocerci”. Una concezione spirituale della razza era necessaria per un’incisiva politica razzista dato che era interamente possibile per un’anima “non romana, non ariana, non italiana” di nascondersi in un corpo con tratti italiani. Per questa ragione, la “posizione razzista italiana” tendeva a sorpassare gli aspetti materialistici della razza. Gli approcci materialisti non sono riusciti a tener conto dello spirito razziale, fondamentale per distinguere la dignità razziale e la degenerazione razziale. Qui la biologia incontra i propri limiti. “Lo spirito della razza non puo’ essere oggetto di analisi scientifiche, o di una fredda vivisezione logica e di una mera cronologia temporale”. La “missione dello spirito”, come Scaligero spiega altrove, implica il rigetto di un “discorso razionale” in favore di un “misticismo eroico” e di un’ “azione virile”. Solo cosi’ una “nuova razza spirituale” sarebbe stata capace di svilupparsi “sotto il segno del Fascio e della Svastika” (Massimo Scaligero, “Missione dello spirito nell’ordine nuovo” Augustea Marzo 16, 1942).”
......
"L’autorità di Massimo Scaligero é continuata bene dopo la sua morte. Attraverso la mediazione di Scaligero, l’opera di Steiner ha avuto un impatto significativo nel pensiero neofascista italiano dal 1945 in poi. Pino Rauti (1926 – 2012) uno dei più noti leaders dell’estrema destra italiana, ha riconosciuto l’influenza di Steiner. Dopo la guerra Scaligero tenne conferenze con Rauti ed i suoi camerati raccomandando le opera di Evola insieme a dei testi antroposofici. Riportando alla memoria dei dialoghi con alcuni neofascisti intransigenti nei tardi anni 1940, Rauti scrisse: “Eravamo affascinati dall’antroposofia e dalle idee di Rudolf Steiner, il cui maggior esponente a Roma era Massimo Scaligero”. Per molti anni Steiner é rimasto un importante punto di riferimento per l’estrema destra post-bellica.” — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Aquilarossatre (discussioni · contributi).
Cancellazione di interi paragrafi sulla critica da parte dell'esoterismo tradizionale nei confronti di Scaligero.
Non si sa perché, ma c'é chi é sempre desto e prontissimo a cancellare i contributi degli altri, contributi peraltro sempre ben documentati da note e link. In particolare sembra che "scotti" alquanto il giudizio sull'antitradizionalismo dello Scaligero, ampiamente documentato dagli scritti di Guénon e di Evola e manifestamente palpabile a chiunque abbia una minima conoscenza dell'esoterismo. Nel momento in cui Scaligero ha riconosciuto in Rudolf Steiner il "Maestro dei Nuovi Tempi", come lui pomposamente lo chiamava, si é automaticamente messo dalla parte di una corrente neo-spiritualista come l'antroposofia, a vocazione New Age. Tutti i tentativi postumi per reinseire Scaligero nell'alveo tradizionale sono maldestri e privi di fondamento teorico. Inutile citare le parole di Scaligero all'uopo, che in una biografia a lui dedicata che dovrebbe essere obiettiva, non fanno testo. Malgrado cio' vi é sempre chi si affanna a ridorare il blasone dello Sgabelloni, ridipingendo in fretta e male la facciata barocca del suo neo-spiritualismo imbevuto di retorica e di contenuti para-filosofici scopiazzati da Giovanni Gentile e rimestati in lingua esoterica. La verità, soprattutto quella degli Adepti, si difende da sola, cosi' come la Tradizione. Lasciamo a questi indoratori da salotto la magra soddisfazione delle loro penne umbratili.
Due ebrei - antroposofi - salvati, ma...
A proposito dell'intensa attività antisemita di Massimo Scaligero come intelettuale al servizio del regime fascista, attività ampiamente documentata nei suoi scritti sulle riviste fasciste, per "sminuire" la portata di questa sua valenza viene sempre raccontata la storiella citata nella sua autobiografia dei due abrei antroposofi da lui salvati, ragion per cui egli venne liberato dagli Alleati. La storiella é simpatica, e probabilmente anche vera, tuttavia é da sottolineare che la comunità ebraica di Roma ricorda tuttora Scaligero come uno dei principali intellettuali al servizio del regime responsabili della promulgazione delle leggi razziali del 1938. Ci chiediamo dunque, a lato di questi due ebrei (antroposofi!) che egli salvo', quanti, a causa dell'influenza delle sue idee, indirettamente ne fece deportare, perseguitare e fuggire... probabilmente molto, ma molto più di due....
- I tuoi paragrafi evidentemente sono stati cancellati perchè a dire il vero non sembrano documentati nè da note nè da link. In ogni caso non capisco perchè ti accanisci così tanto contro Scaligero, un filosofo che molti considerano un vero maestro di vita, e che in ogni caso non ha mai fatto del male a nessuno. Secondo me sbagli il bersaglio, Scaligero riconosceva la grandezza di Guénon ed Evola, e viceversa, non ha senso dipingerli come "nemici" schierati l'uno contro gli altri. In fondo tutti e tre combattevano una battaglia comune, contro la decadenza e il materialismo della civiltà. La polemica fra tradizionalisti/antitradizionalisti è del tutto secondaria. Cerca di dirottare altrove le tue energie, il tuo giudizio è troppo severo, Scaligero non era un mostro, come non lo erano Guenon ed Evola. Tutti e tre erano impegnati in una battaglia di civiltà alla quale anche tu, tutto noi, siamo chiamati a partecipare. Ti ringrazio per la comprensione.--5.170.73.8 (msg) 18:46, 6 nov 2018 (CET)