Codice barbaricino

Codice d'onore sviluppatosi in Sardegna

Il Codice barbaricino è un codice morale e comportamentale non scritto, tramandato quindi oralmente in seno al tessuto pastorale e al Banditismo sardo fin da tempi antichissimi. La prima analisi e prova di trascrizione e spiegazione è quella fatta dagli anni '50 dal filosofo Antonio Pigliaru con la pubbblicazione di un opera di indubbio valore storico e antropologico: La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico[1].

Caratteristiche

La società sarda e quella dell'entroterra in particolare si è regolamentata attraverso un ordinamento giuridico focalizzato sulla vendetta. Dignità, onore, diritti e pene sono spiegati in due dozzine di articoli. Non è quindi la comunità dei fuorilegge che se ne avvale, ma la comunità tutta (2° articolo)[2] è tenuta a osservare la norma. Il Codice della vendetta barbaricina quale normativa incide sull'indagine e sul processo penale, ben diverso ovviamente dal processo penale dello Stato Italiano. Si parla infatti fin dal primo Novecento di Processo Sardo che nel caso del processo alla Disamistade di Orgosolo (1917) si oppone in fase processuale al processo italiano[3].

Alcuni studiosi ritengono che alla base della creazione del codice ci sia la scarsa tutela dell'individuo da parte dello Stato, che negli anni in questione non era presente nel territorio. Buona parte del codice tratta e definisce le offese subite, dall'insulto personale al furto e all'omicidio, e le relative sanzioni; l'ambito socio-economico in cui questo processo si è sviluppato è quello agro-pastorale. Lo scopo è quello della tutela dell'onore e soprattutto della dignità del singolo individuo.

Per esempio nel caso un individuo subisca un furto di bestiame, non sarà il furto in sé a costituire danno, ma il significato intrinseco a cui era mirato il crimine: in questo caso la perdita dell'autosussistenza della famiglia offesa. Quest'ultima avrà il diritto di vendetta, che dovrà essere proporzionata al danno subito. Per quanto riguarda il lato strettamente economico della perdita, l'individuo offeso commetterà a sua volta un furto di bestiame per tornare ad una situazione di parità[2].

Prese il nome dalla Barbagia, ove maggiormente si radicò, essendo la regione ove le popolazioni sarde si ritirarono in seguito a invasioni esterne, come anche nei territori attualmente definiti da parte dei comuni della provincia di Nuoro, in quelli del Goceano (provincia di Sassari) e in parte del medio-alto oristanese. Tale codice comunque rimase nelle caratteristiche civili della popolazione sarda autoctona e si è evoluto nel tempo, via via perdendo la caratteristica di codice vigente, ma mantenendo i caratteri di codice d'onore in grado di sostituire, in caso di carenza, la giustizia di volta in volta ufficiale. Questa situazione di assenza dello Stato ha motivato le cruente azioni di organizzazioni criminali del ventesimo secolo e retto i fili organizzativi della stessa Anonima sarda negli anni Sessanta del XX secolo.

Secondo una ricerca condotta nel 2006 dall'Università di Sassari, la maggior parte dei fatti di sangue dell'isola avviene nelle sue zone interne. Per quanto tali subregioni non siano molto popolate, esse corrispondono a quelle in cui si sviluppò, a partire dal XVIII secolo, il cosiddetto "banditismo classico" [4].

Bibliografia

  • Antonio Pigliaru, La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico, Milano, 1959.
  • Antonio Pigliaru, Il banditismo in Sardegna. Il codice della vendetta barbaricina, Milano, Giuffré Edizioni, 1975.
  • Paola Sirigu, Il codice barbaricino, La Riflessione, 2007.

Voci correlate

  1. ^   (IT) Carlo Lucarelli, Sardegna - Perché banditi 2/4, su YouTube, Blu notte, 27 lug 2012, a 2 min 00 s. URL consultato il 13 Nov 2018.
    «Non è un uomo d'onore chi si sottrae al dovere della vendetta»
  2. ^ a b Il codice della vendetta barbaricina (PDF), su Università degli studi di Bari "Aldo Moro". URL consultato il 13 Nov 2018.
  3. ^ Il caso: la Disamistade di Orgosolo 1905-1917, su Diacronie. Studi di storia contemporanea, Feb 2013. URL consultato il 13 Nov 2018.
  4. ^ La criminalità in Sardegna Reati, autori e incidenza sul territorio (PDF), su eprints.uniss.it. URL consultato il 30 gennaio 2015.