Ex monastero francescano di Santa Maria delle Grazie
Il monastero francescano della Madonna delle Grazie è un ex edificio ecclesiastico di Gandino in provincia di Bergamo, edificato nel XV secolo e soppresso con l'avvento della Repubblica Cisalpina il 15 giugno 1798.
| Ex monastero francescano di Santa Maria delle Grazie | |
|---|---|
| Stato |  Italia
|
| Regione | Lombardia |
| Località | Gandino |
| Indirizzo | Via XX Settembre |
| Coordinate | 45°48′47.33″N 9°54′07.32″E |
| Religione | Chiesa cattolica |
| Titolare | Madonna delle Grazie |
| Inizio costruzione | XV secolo |
Storia
Il monastero risale al XV secolo, sicuramente in costruzione quanto il 15 giugno 1471 padre Antonio da Varese con altri diciassette frati vi si insediò. Il medesimo anno il comune di Gandino istituì un fondo speciale dato in gestione a sette fabbriceri. I locali erano composti da una infermeria, una chiesa e un dormitorio del 1478, con una conclusione della edificazione di tutti gli edifici del monastero entro il 1481 con la consegna dei locali al Padre Lodovico da Val Camonica vicario dell'Ordine per Brescia, Bergamo e Crema[1][2]. La chiesa fu consacrata il 17 maggio 1489 dal vescovo Leone di Scitia e intitolata alla Madonna delle Grazie, e ai santi Bernardino e Francesco, dal nome della località fu anche chiamata Santa Maria ad Ruviales[3]. Nel 1494 la confraternita dell'Immacolata Concezione commissionò ad Antonio Marinoni l'affrescatura la doratura di un'ancona lignea per l'altare dell'Immacolata,della sala capitolare che risulta fosse ultimata nel 1496.
Gli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo del 22 novembre 1575, citano la presenza di otto altari più quello maggiore, ma a chi fossero intitolati.
Nel 1597 il monastero passo ai padri Riformatori della proincia di Brescia, con il gandinese padre Giacomo Mosconi. Con l'avvento della Repubblica Cisalpina, con decreto del 15 giungno 1798, il monastero fu soppresso evenduto all'asta. Fu aquisito dall'ospedale civile di Gandino in nome di Giovanni Maria Campamna per L. 16.000 compreso la chiesa, lasciando i frati presenti fino al 2 novembre 1807. Una lettera inviata al prefetto della medesima data, indica che questi lasciando i locali, delocarono anche mobili e arredi compresi i quadri.[4].
Descrizione
Dopo la soppressione del monastero furono fatti i rilevamenti cartografici dove risulta che la chiesa fosse divisa in due parti, una dedicata ai fedeli e una parte per il clero e che misurava 38 mt di lunghezza per e 12,89 di larghezza. La parte dei fedeli aveva una copertura a capriate di legno separata da un muro con cancellata dalla sezione del clero di misura leggermente inferiore con una copertura a crociera costolonata. Un ulteriore documento descrive la divisoria formata da tre archi, due laterali più piccoli chiusi da una cancellata[5]
La trasformazione di locali della chiesa venne documentata da Giovanni Maironi da Ponte nel 1819, locali che nel 1868 divennero orfanotrofio e ospedale con il passaggio anche all'amministrazione comunale e nel 1873 ad Ente Morale, che adattò il presbiterio in una cappella di preghiera per gli ospiti[6].
Le trasformazioni proseguirono fino al 1957 quando l'Ente chiesi di poter distruggere completamente i locali della ex chiesa ormai decadente, per poter costruire un nuovo padiglione più funzionale. La Sovraintendenza fermò i lavori pensando di salvare eventuali affreschi che potevano trovarsi sotto l'intonacatura. Purtroppo però nel 1966 la chiesa ebbe un crollo forse dovuto a quelle parti che erano comunque state rimosse.[7] Il crollo ebbe grande eco tanto da essere reso pubblico sul Giornale di Bergamo del 2 settembre 1964, che riportò anche le foto della parti danneggiate dalle quali risultarono visibili gli affreschi perduti.[8].
Dai documenti si rileva che il monastero aveva un solo chiostro posto sulla parete sinistra della chiesa e diviso in due parti da un grande porticato centrale[9].
Le opere
Testimoniate sia dal Tassi[10] che dal Calvi[11] la presenza di numerose opere artistiche nel monastero e nella chiesa che ebbero con la chiusura del monastero una diversa locazione.
La pala dell'Assunta di Enea Salmeggia datata 1621 che era collocata sull'altare maggiore commissionata dalla famiglia Giovanelli di Gandino, fu venduta all'asta al valore di L 106, e acquistata dal prelato Giovan Battista Conti. Questi aveva rilevato molte delle opere che si trovavano sul mercato, perché non si perdessero, e che donò alla Chiesa di Sant'Alessandro della Croce di Bergamo, dove anche questa tela è conservata.[12]
Il dipinto Deposizione di Cristo nel sepolcro è documentato il passaggio di proprietà dal capomastri Alessandro Ferrari a un certo Limonta. Furono Alessandro e Giovanni Limonta a donarlo all'Accademia Carrara di Bergamo con una lettera accompagnatoria del 27 aprile 1914 dove risulta che il dipinto fosse di proprietà di don Giuseppe Limonta.[13].
Vi è testimonianza di alcuni affreschi strappati risalenti al XIV secolo, immessi sul mercato dell'antiquariato e acquistati da detti Fratelli Steffanoni di Bergamo al prezzo di L 300[14]. Alcune pitture a fresco furono strappate nel 1921 e collocate presso il Museo della Basilica di Gandino, tra queste i lavori attribuiti ai Marinoni Compianto, Santo vescovo non identificato, Cristo alla colonna e Cristo portacroce[15].
Note
- ^ L'atto fu rogato il 1º maggio 1481 dal notaio Arcangelo Brusa Fondo Deputaziones ad pais causas, Archiovio Storico Vescovile.
- ^ La vestizione di padre Lodovico ovvero Bertolino da Valcamonica che prese il nome di Aloysius avvenne il 28 ottobre 1456, diventando vivario della provincia di Bergamo e Brescia dal 1480 al 1483 Fondo Deputaziones ad pias causati, Archivio Storico Vecovile.
- ^ Chiostro di Sana Maria ad Ruviales, su gandino.it, Comune di Gandino. URL consultato il 15 novembre 2018.
- ^ Prefettura del Dipaortimento del Serio.Culto, Frati Regolari, Archivio di Stato di Bergamo.
- ^ F.Ghilardi, La chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Ruviales, la val Gandino, 1981.
- ^ La grande aula delle chiesa fu divisa longitudinalmente in due parti, una per il reparto machile e una femminile, mentre gli altari laterali divennero camerette o ripostigli, anche sul presbiterio, l'altare venne posto sopra una piedistallo per essere visto da tutti gli ammalati
- ^ La Sovraintendenza aveva concesso l'autorizzazione per le sole parti che non riguardavano il presbiterio e gli altari
- ^ Alcuni affreschi erano stati strappati nel 1921 e conservati presso il Museo della Basilica di Gandino
- ^ Paratico p 351.
- ^ Francesco Tassi, Vite dei pittori, scultori e architetti bergamaschi, 1793.
- ^ Donato Calvi, Effemeride sacra profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, 1676.
- ^ Chiesa e Tomba di sant'Alessandro della Croce in Via Pignolo (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, IBCAA - Inventario dei Beni Culturali, Ambientali e Archeologici del Comune di Bergamo. URL consultato il 16 novembre 2018.
- ^ lacarrara.it, Accademia Carrara, https://www.lacarrara.it/en/catalogo/58ac00424/. URL consultato il 16 novembre 2018.
- ^ Elia Fornoni, Gandino e la sua Basilica, 1914, p. 77.
- ^ Paratico, p 131
Bibliografia
- Antonio Tiraboschi, Convento e chiesa dei Padri Riformatori di S. Francesco di Gandino, conservato presso la Biblioteca civica Angelo Mai.
- F.Ghilardi, La chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Ruviales, la val Gandino, 1981.
- Chiara Paratico, La bottega dei Marinoni, pittori di Desenzano al Serio, sec. XV-XVI, Bolis, 2008, ISBN 978-88-7827-168-5.
- AA.VV., Gandino, Comune di Gandino, 2012.
