Vergine di Norimberga

strumento di tortura
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La vergine di Norimberga, chiamata anche vergine di ferro, è una macchina di tortura inventata nel XVIII secolo[1][2] ed erroneamente ritenuta medioevale[3] a causa di quanto raccontato da Johann Philipp Siebenkees, il quale sosteneva fosse stata usata per la prima volta nel 1515 a Norimberga. La macchina consiste in una specie di sarcofago metallico a misura d'uomo e di forma vagamente femminile, più o meno grande a seconda dei casi, pieno di lunghi aculei che penetrano nella carne senza ledere organi vitali. Il condannato ipoteticamente vi veniva fatto entrare e, chiudendo le ante, veniva trafitto dagli aculei, morendo tra atroci dolori.

Strumenti di tortura; sulla destra una vergine di Norimberga

Storicamente non si hanno prove dell'esistenza e dell'impiego della vergine di ferro.[4] Il termine comunque deriva da un esemplare ritrovato nel XIX secolo e proveniente dalla città di Norimberga.[4] Così come altri oggetti del periodo, esiste la probabilità che sia un falso storico creato ad arte per impressionare i visitatori dei musei in quanto non si trovano fonti storiche che parlino di un suo impiego prima del XX secolo.[5][6]

Storia

Non esistono prove che tali macchine siano state inventate nel Medioevo, né utilizzate per scopi di tortura, nonostante la loro massiccia presenza nella cultura di massa. Sono state invece assemblate nel Settecento, partendo da diversi manufatti trovati nei musei, creando così oggetti spettacolari da esibire a scopi commerciali. A Monaco di Baviera, secondo alcune testimonianze, durante il governo del principe Carlo Teodoro, era utilizzato un simile strumento di supplizio, situato nella cosiddetta via della Donzella. La prima testimonianza di un’esecuzione avvenuta con la Vergine risale al 1515 ed è riportata da Gustav Freytag nel suo “Bilder aus der deutschen Vergangenheilt” e racconta la pena inflitta ad un falsario che rimase all’interno del sarcofago (tra spasmi atroci) per ben tre giorni.[7]

Nel libro stampato nel 1844, "Persecuzioni nel Papato" del francese Frederic Shoberl, cita in brano uno strumento impiegato da alcuni ecclesiastici per estorcere una confessione a un prigioniero che ricorda il principio di funzionamento della vergine di Norimberga dotata di chiodi e lame che trafiggevano il petto del condannato. Testimonianze dirette e prove dell'esistenza dello strumento non si hanno fino al XIX secolo quando ne venne ritrovato uno in una collezione antiquaria ma si ipotizza che fosse un oggetto realizzato durante gli ultimi anni del XVIII secolo quando era di moda il gotico e quindi una certa idea del medioevo.[4]

Un documento risalente al 1515 descrive il funzionamento della vergine di ferro come un sarcofago la cui apertura, dotata di punte, richiudendosi sulla vittima ne trafiggevano arti e parti non vitali in modo da non ucciderlo se non dopo giorni di atroci sofferenze.[4]

 
Schandmantel, Schandtonne o cappotto spagnolo
 

ll dispositivo, noto in tedesco come "Eiserne Jungfrau", sembra molto simile a un sarcofago egizio.[8] Wolfgang Schild, professore di diritto penale, storia del diritto penale e filosofia del diritto all'Università di Bielefeld, ha sostenuto che questi ipotetici strumenti di tortura siano assemblati in maniera artificiosa per creare oggetti spettacolari da esporre nei musei per attirare l'attenzione del pubblico.[9] Molti di questi dispositivi risalgono al XIX secolo e sono esposti nei musei di tutto il mondo, tra cui il San Diego Museum of Man,[10] il Meiji University Museum,[11] e in diversi musei sulla tortura in Europa.[12][13][14] Gli esemplari risalenti al XVII secolo potrebbero essere state costruite come probabile errata interpretazione di uno Schandmantel medievale che era un barile di legno e metallo ma privo di punte o lame interne.[15]
a più famosa fanciulla di ferro che rese popolare il design fu quella di Norimberga, probabilmente già nel lontano 1802.

Il più famoso esempio di vergine di ferro che reso popolare il dispositivo fu quello di Norimberga che venne esposto al pubblico probabilmente nel 1802. Andò però perduto dopo i bombardamenti sulla città durante la seconda guerra mondiale nel 1945.

Una copia che si diceva provenisse dal castello reale di Norimberga e che venne esposta al pubblico, venne venduta da J. Ichenhauser di London al conte di Shrewsbury nel 1890 insieme ad altri strumenti di tortura e, dopo essere stata esposta alla World's Columbian Exposition,ì di Chicago nel 1893, fu portata in un tour americano.[16] Questa copia venne messa all'asta nei primi anni sessanta del XX secolo ed è ora esposta in un museo di reperti mediavali della città di Rothenburg ob der Tauber.[17]

 
esemplare di vergine di ferro

Si ha prova di un utilizzo moderno dello strumento: 'Uday Saddam, figlio del dittatore iracheno Saddam Hussein e dirigente del comitato olimpico iracheno durante il governo del padre, venne accusato di averlo utilizzato contro gli atleti che effettuavano scarse prestazioni.[18] Secondo la descrizione, era alto due metri, largo 90 centimetri e profondo abbastanza da ospitare un uomo adulto; appariva chiaramente usurato e i suoi chiodi di ferro avevano perso (abbastanza inverosimilmente) il proprio acume. Giaceva su un lato, a portata di vista dagli uffici di ‘Uday, al primo piano dell'associazione calcio. Lo strumento venne portato all'attenzione della rivista Time da un gruppo di saccheggiatori che stava spogliando lo stabile di tutte le cose di pregio. Essi avevano lasciato lì la "Vergine di Norimberga", ritenendola priva di valore.[19].

Caratteristiche

La Vergine di Ferro aveva un aspetto antropomorfo con un volto da fanciulla e arricchito da un'austera Gorgiera in legno o in metallo idealmente modellato affinché vi si potesse riconoscere lo sguardo misericordioso di Maria (madre di Gesù) ed un corpo rigido formato da una coppia di porte assomiglianti ad una bara. Nel complesso misurava due metri di altezza e quasi un metro di larghezza definendo una stazza abbastanza ampia da racchiudere il corpo di un uomo completamente sviluppato.

Ciò che colpisce sono le dozzine di aculei taglienti e arrugginiti progettati per infilzare i condannati schivando gli organi vitali non appena la doppia porta si richiudeva permettendo alla vittima di rimanere in vita e in posizione retta. Talvolta si è riscontrato in qualche modello della Vergine di Norimberga un lungo chiodo non mobile destinato a infilzare il pene o la vagina dei condannati al fine di infliggere ulteriori sofferenze.

Un'altra caratteristica, secondaria e variabile ma ulteriormente significativa, era che le ante potevano essere aperte indipendentemente. Ciò sarebbe stato utile qualora si fosse voluto verificare lo stato del condannato garantendo altresì l'impossibilità ad effettuare fughe, ribellioni o ritorsioni. Nonostante ciò le porte della Vergine avevano uno spessore considerevole apparentemente progettate per insonorizzare il piccolo ambiente del sarcofago, assicurando cioè che le urla ed i lamenti dei condannati non potessero essere ascoltati all'esterno quando entrambe le porte erano sigillate.

Esecuzione

Secondo i folcloristici rituali il condannato, una volta emessa la sentenza definitiva, doveva passare attraverso sette stanze con sette lucchetti prima di essere giustiziato. L'ultimo ambiente era un lungo corridoio e si presentava come la "Sala della Vergine" in fondo al quale era posto il sarcofago metallico ancora sigillato. Il condannato di fronte allo sguardo femminile riconosceva la figura della "Madonna" a cui rivolgeva suppliche e preghiere. Dall'esterno la figura appariva innocua e serena ma una volta spalancate le sue ante celava lunghi chiodi di ferro il cui scopo non era quello di uccidere all'istante ma di torturare lentamente. L'obiettivo, mai riscontrato storicamente, era quello di impalare la vittima ed infliggere una lunga e dolorosa agonia.

Una volta concluso il breve momento delle suppliche il condannato veniva condotto di schiena all'interno dell'armadio e i giustizieri richiudevano lentamente le ante del sarcofago in modo che gli aculei penetrassero la carne delle braccia, delle gambe e infine del busto trafiggendo la vittima contemporaneamente in innumerevoli parti del suo corpo. Il torace, le spalle e gli occhi erano le parti maggiormente colpite ma ciò senza uccidere direttamente il condannato ma causandogli spasmi e dolori lancinanti per giorni interi fino al sopraggiungere della morte.

Sebbene ciò non possa essere dimostrato da documenti dell'epoca, gli storici hanno sostenuto che i chiodi avrebbero potuto tenere in vita la vittima anche per due o tre giorni in un perpetuo stato di agonia, fin quando alla riapertura delle porte gli aculei non si sarebbero sfilati dilaniando le carni e provocando nel giro di pochi secondi la morte per dissanguamento.

Si pensa tuttavia che alcuni sarcofagi fossero dotati di punte mobili o removibili dalle porte al fine di porli e trasferirli a seconda della pena che si voleva infliggere al condannato. Ciò avrebbe definito la possibilità di giustiziare o graziare le vite dei detenuti a seconda della natura e della gravità dei crimini commessi. L'esito sarebbe stato più o meno mutilante e più o meno straziante a seconda di dove si sarebbero posizionati i chiodi al suo interno.

Influenza culturale

Cinema

Fumetti

  • Negli albi 135-136 (Il teatro della memoria) di Martin Mystère l'aiutante di Sergej Orloff viene rinchiuso nella Vergine di Norimberga. Allegato all'albo 136 si trova l'inserto La Santa Vehme e la Vergine di Norimberga.
  • Nel manga Shaman King la leader degli X-Laws Iron Maiden Jeanne vive dentro una Vergine di Norimberga per poi manifestarsi quando combatte.

Musica

Note

  1. ^ Articolo in tedesco sulla vergine di norimberga (Internet archives)
  2. ^ BerlinOnline+Die+unsichtbare+H, su mondzauberin.de (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2004).
  3. ^ Matteo Rubboli, La Vergine di Norimberga: Celebre Strumento di Tortura Medievale è in Realtà un Falso Storico, su vanillamagazine.it, 5 novembre 2016. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  4. ^ a b c d Michael Kerrigan, Gli strumenti di tortura, Gremese Editore, 2001, ISBN 9788879445122. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  5. ^ Matteo Rubboli, La strana Armatura per la caccia all'Orso Siberiano dell'800, su vanillamagazine.it, 7 settembre 2018. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  6. ^ Matteo Rubboli, La Vergine di Norimberga: Celebre Strumento di Tortura Medievale è in Realtà un Falso Storico, su vanillamagazine.it, 5 novembre 2016. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  7. ^ Wolfgang Schild, Die eiserne Jungfrau. Dichtung und Wahrheit (Schriftenreihe des Mittelalterlichen Kriminalmuseums Rothenburg o. d. Tauber Nr. 3), Rothenburg ob der Tauber, 2000.
  8. ^ Donnelly, Mark, and Daniel Diehl. The Big Book of Pain: Torture & Punishment through History. Stroud: History, 2008. Print. Schneiden (headcrusher)
  9. ^ Wolfgang Schild, Die eiserne Jungfrau. Dichtung und Wahrheit (Schriftenreihe des Mittelalterlichen Kriminalmuseums Rothenburg o. d. Tauber Nr. 3), Rothenburg ob der Tauber, 2000.
  10. ^ San Diego Museum of Man, Medieval Imposter: the Iron Maiden.
  11. ^ Meiji University Museum, The Mission of the Meiji University Museum.
  12. ^ Museum Kyburg Castle, The Iron Maiden.
  13. ^ Český Krumlov Castle Museum of Torture, Museum of Torture (XML).
  14. ^ Seth Robson,, Prague: Torture Museum Offers a Blood-Curdling Collection.
  15. ^ Museum Digital, Schandmantel.
  16. ^ "Famous torture instruments: the Earl of Shrewsbury's collection soon to be exhibited here", The New York Times, 26 November 1893 accessed 20 June 2009, refers particularly only to the "justly-celebrated iron maiden".
  17. ^ It was notably absent from the remainder of the collection, auctioned at Guernsey's, New York, in May 2009 (Richard Pyle, Associated Press, "For sale in NYC: torture devices").
  18. ^ content.time.com, http://content.time.com/time/world/article/0,8599,444889,00.html.
  19. ^ (EN) Bobby Ghosh, Iron Maiden Found in Uday Hussein's Playground, in Time, 19 aprile 2003. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  20. ^ La vergine di Norimberga, su Cinema Errante. URL consultato il 20 dicembre 2018.
  21. ^ Geoff Barton, Blood and Iron, su nwobhm.com. URL consultato l'8 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2007).

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