Il Direttorio Meridionale, che prese il posto dell'ex Direttorio Divisioni Inferiori Sud, organizzò soltanto il campionato di Prima Divisione allargando i quadri e inserendo tutte le società che avrebbero dovuto iscriversi alla Seconda Divisione.
Il regolamento, stilato all'inizio del campionato, prevedeva la promozione in Serie B della sola vincitrice il girone di finale.
La difficoltà e gli alti costi dei trasporti pubblici e privati non permettevano ancora a quell'epoca l'inserimento delle società del centro-sud in un campionato nazionale e perciò la Presidenza Federale preferì ancora delegare la gestione delle società meridionali ad un ente che meglio avrebbe redistribuito le società partecipanti in gironi omogenei per costi, distanze e suddivisione geografica.
Non lasci trarre in inganno il numero delle società in difficoltà a fine campionato. Le società partecipanti erano consapevoli degli alti costi e la F.I.G.C. nei loro confronti era ben tutelata fin dall'inizio imponendo un cospicuo deposito cauzionale che garantiva il pagamento delle sanzioni per rinuncia e una parte di quelle irrogate per mancato pagamento delle indennità di trasferta (14 biglietti di andata e ritorno da pagare alle società ospitate prima dell'inizio della gara, più una percentuale fissa da calcolare sugli incassi della partita).
Per tutelarsi dal malcostume di rinunciare alle partite da disputarsi sul terreno amico (avendo già usufruito delle indennità di trasferta in campo avverso) la F.I.G.C. impose un limite alle rinunce escludendo dal campionato alla quarta rinuncia le società che ne avevano troppo abusato cancellandole dalla classifica con i risultati conseguiti al momento dell'esclusione definitiva. E il risultato fu subito evidente: ben poche società non portarono a termine il campionato.
Ancora una volta la Federazione fu particolarmente dura e inesorabile con le società che non pagavano alle consorelle l'indennità di trasferta escludendole dal campionato.
Il Regime Fascista con questi "fallimenti" fu ancora più duro: revocò i Consigli Direttivi delle società indebitate azzerandone i direttivi nominando dei Commissari Fascisti, impedendo poi ai dirigenti rimossi la nomina in tutte le altre associazioni sportive affiliate al CONI.
L'idea di un campionato meridionale fu concepita dalla FIGC nell'estate del 1928 allorquando, per il secondo anno di fila, numerose squadre di quello che era il girone della Bassa Italia del torneo cadetto del Direttorio Divisioni Superiori, non ripresentarono la propria iscrizione a causa della crisi finanziaria in cui le aveva gettate la partecipazione ad una manifestazione troppo costosa rispetto agli scarni incassi che ancora generava lo sport del calcio alle basse latitudini della penisola. Leandro Arpinati e il Direttorio Federale concepirono quindi una nuova competizione organizzata su gironi più piccoli, e quindi con più contenute spese di trasporto ed alloggio fuori sede, e che al contempo servisse, come si diceva allora, di propaganda perché dava la possibilità a piccoli sodalizi di confrontarsi con realtà più grandi ed evolute.
Il torneo fu strutturato su cinque zone liberamente corrispondenti ai comitati regionali all'epoca esistenti: l'Abruzzo, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia, con campani e siciliani a loro volta riuniti fra loro, e le zone non rappresentate aggregate a quelle maggiori. Le quattro vincitrici locali avrebbero dovuto contendersi il titolo interregionale e la promozione nell'istituenda Serie B.
Ben presto apparve però evidente l'esito desiderato dalla FIGC per la manifestazione. La città di Palermo era infatti l'unico grande centro italiano che Arpinati non era riuscito a traslare d'ufficio in Divisione Nazionale in quell'estate[1] per il semplice fatto che i rosanero si trovavano al momento inattivi ed in stato di liquidazione. Quando la ex Vigor, che aveva ridato vita al sodalizio siciliano, fu beffata nel torneo regionale da Siracusa e Messina, a Roma non si diedero per vinti ed ammisero al secondo turno anche le terze classificate, tra cui i rosa-nero, con la motivazione di rendere più interessante il prosieguo del torneo; la stessa argomentazione fu poi ribadita al momento del secondo ripescaggio, dopo che ancora i siracusani avevano sopravanzato la squadra del capoluogo dell'isola.
Ma il caos più totale si scatenò alla penultima giornata delle semifinali interregionali allorquando la trasferta dei rosa-nero a Cagliari sfociò in una rissa in campo e sugli spalti, a causa dell'arbitraggio giudicato sfacciatamente di parte dai sardi. Quando il Direttorio Meridionale inflisse ai cagliaritani la sconfitta a tavolino, provvedimento che li escludeva di fatto da ogni speranza di promozione, di tutta risposta essi decisero per l'ultima giornata, in sfregio ai rivali siciliani, di dare partita vinta per forfait al Lecce che così chiuse il girone in testa alla graduatoria. L'immediato ricorso rosanero mise in imbarazzo il Direttorio, il quale deferì la spinosa decisione alla FIGC, che impose d'urgenza la disputa di una gara straordinaria di qualificazione fra giallorossi e rosa-nero da svolgersi a Napoli: furono però i giallorossi ad imporsi e, a questo punto, la Federazione non ebbe più altre carte da giocarsi e dovette accettare il fatto compiuto. In una finale tutta pugliese, a Bari il Lecce superò il Taranto e guadagnò la sua prima promozione in Serie B[senza fonte].
nota bene: il calendario del girone di andata doveva terminare alla 3ª giornata il 31.3.29 ma con l'ammissione di Palermo e Salernitana venne stravolto e dall'11.4 al 21.4.1929 ci furono le partite di recupero del Palermo e della Salernitana. Per il girone di ritorno venne fatto un calendario ex novo.
Con comunicato ufficiale n. 3 del 24 settembre 1928 il Direttorio Divisioni Inferiori Sud (prima del cambio di denominazione) ha pubblicato i calendari del campionato sul quotidiano sportivo "Il Littoriale" in data 26 settembre 1928 pag. 6.