Luigi Loperfido

sindacalista e predicatore italiano

Luigi Loperfido, detto anche il Monaco bianco (Matera, 5 giugno 1877Matera, 28 dicembre 1959), è stato un sindacalista e predicatore italiano.

Biografia

Nato da una madre che non lo riconobbe, fu iscritto in anagrafe come Luigi Madauro e affidato a una levatrice di Grottole, Maria Giuseppa Barra, e a un macellaio di Matera, Emanuele Loperfido, che lo adottarono legalmente solo nel 1890[1]. Nello stesso anno, appena tredicenne e analfabeta[2], emigrò con un parente in America[3]. A New York, il giovane Luigi trovò impiego come garzone in una barberia, dove fu notato da un medico facoltoso, che restò sorpreso dalla sua intelligenza. I due strinsero presto amicizia: il medico lo accolse in casa propria e gli permise di formarsi culturalmente, contribuendo a far maturare in lui la passione per l'arte. Nel 1897 un giornale americano lodava le abilità tecniche del giovane Loperfido, testimoniate, tra l'altro, da un bassorilievo in bronzo (datato 1897), raffigurante l'intimità tra un satiro e una ninfa. Il ricorso a personaggi della mitologia greca dimostra che, seppure in maniera autodidatta, Luigi Loperfido aveva raggiunto un livello culturale notevole. Nel "periodo newyorkese", il Loperfido realizzò numerose altre opere d'arte, di cui oggi resta soltanto un particolare calco in gesso, che si compone di due pezzi: una statua del console romano Marco Atilio Regolo, sorretta da una base riccamente decorata, che ricorda molto la Colonna Traiana. In particolare, Atilio Regolo è rappresentato nell'atto di esortare i romani a riprendere il conflitto bellico contro Cartagine. Una posa solenne e drammatica, di chiara ispirazione neoclassica, che è possibile riscontrare anche in un dipinto del fiammingo Adriens Cornelis, conservato all'Hermitage di San Pietroburgo.

Agli inizi del 1900, Luigi Loperfido, rientrato in Italia, dopo un breve soggiorno in Toscana si trasferì a Matera. Era solito indossare una fluente tunica bianca, che - per via anche della folta capigliatura e della barba incolta - lo rese noto tra i materani come il Monaco Bianco. Ben presto si impegnò sul fronte del sindacalismo contadino, fondando a Matera la Lega dei contadini, che arrivò a contare circa 3000 iscritti.

Grazie alla sua tenacia, riuscì a sviluppare la coscienza politica delle classi più povere, guidandole oltre il semplice ribellismo. Le rivendicazioni della "Lega" e gli scioperi riuscirono a far ottenere riduzioni degli orari di lavoro e aumenti salariali, ma quando, nel giugno del 1902, fu negato ai contadini di spigolare nelle terre dei proprietari, seguirono nuove agitazioni e occupazioni delle terre. L'intervento dei Carabinieri provocò un morto, il bracciante Giuseppe Rondinone, e alcuni feriti, oltre all'arresto del Monaco bianco e di altri 24 contadini, che successivamente furono tutti assolti.

 
L'abitazione dove Loperfido risiedette fino al 28 dicembre del 1959, data della sua morte

A seguito della liberazione, il Loperfido tentò l'esperimento di una Cooperativa di lavoro per la conduzione di una tenuta, presa in fitto dal nobile Vincenzo Caropreso, ma il tentativo fallì; il Monaco bianco, allora, accentuò l'aspetto spirituale della sua predicazione: iniziò a frequentare un pastore appartenente alla Chiesa Evangelica Battista e, infine, si convertì a questa. Dopo la conversione, diede origine a una comunità Battista a Matera, suscitando seguito e interesse da parte di alcuni strati della popolazione.

Sfruttando l'amicizia con il pastore battista di Avellino, il Loperfido conobbe Claudine Morrison, giovane figlia di un ingegnere navale britannico in servizio a Napoli, che sposerà l'8 dicembre del 1908. Ebbero nove figli, alcuni dei quali morti prematuramente: all'epoca, infatti, il tasso di mortalità infantile era molto alto.

Durante il Ventennio, le autorità locali accentuarono il controllo sulle attività del Loperfido, che fu accusato di aver assunto posizioni antifasciste e, pertanto, inviato al confino; ma l'esilio fu breve e il Pastore poté presto rientrare a Matera, dove continuò la sua opera di evangelizzazione fino al 1959, quando si spense serenamente nella sua casa di via Lucana.

Note

  1. ^ montescaglioso.net, Personaggi storici
  2. ^ Tommaso Russo, Istruzione e sociabilità in Basilicata, 1900-1921, Ed. FrancoAngeli, 2004 - ISBN 8846462513
  3. ^ Gianni Maragno, La scultura e le lotte contadine di Luigi Loperfido

Bibliografia

  • Gianni Maragno, L'anarchia estetica. Il Monaco Bianco, EditricErmes, 2011, ISBN 8887687978.
  • Antonio Giampietro, Personaggi della storia materana[collegamento interrotto], Matera, Altrimedia Edizioni, 1999, ISBN 8886820089.

Collegamenti esterni

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