Matteo Guimerà
Matteo Guimerà (Agrigento, ... – Palermo, 7 gennaio 1450) è stato animatore e propagatore del movimento di riforma dell'Osservanza francescana in Sicilia e vescovo di Agrigento dal 1442 al 1445. È stato beatificato per equipollenza da papa Clemente XIII nel 1767.
Beato Matteo d' Agrigento | |
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Il beato Matteo Guimerà in un mosaico realizzato da Alberto Farina per la chiesa di Santa Maria di Gesù a Palermo]] | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 7 gennaio |
Biografia
Nato ad Agrigento dalla famiglia spagnola dei Guimerà, abbracciò la vita religiosa nella provincia siciliana dell'ordine minoritico. Secondo alcuni agiografi, sarebbe stato inviato a completare gli studi in Spagna, dove avrebbe conseguito la laurea in teologia.[1]
Fu amico e seguace di Bernardino da Siena, massimo esponente del movimento di riforma dell'Osservanza in seno al suo ordine: aderì al movimento e lo promosse specialmente in Sicilia. Nel 1421 era già la guida riconosciuta del movimento nell'isola e nel 1425 papa Martino V gli concesse di fondare tre nuovi conventi dell'Osservanza.[1]
Insieme con Giovanni da Capestrano, nel 1426 difese davanti al papa Bernardino da Siena accusato di promuovere una strana devozione al nome di Gesù.[1]
Per ottenere aiuto e protezione dal re Alfonso il Magnanimo, si recò nel regno d'Aragona e vi soggiornò tra il 1427 e il 1428, fondando i conventi osservanti di Valencia e Barcellona: dopo un breve ritorno in Sicilia, dove nel 1429 fondò il convento di Siracusa, nel 1430 fu richiamato in Spagna dalla regina Maria per mettere pace tra suo marito e suo fratello, il re di Castiglia Giovanni II.[1]
Fu più volte vicario provinciale dell'Osservanza in Sicilia ed ebbe l'incarico di visitare e riformare conventi anche in altre regioni.[1]
Per intervento di Alfonso il Magnanimo, nel 1442 fu eletto vescovo di Agrigento ma ricevette la consacrazione episcopale solo l'anno dopo. Il suo governo incontrò aspre opposizioni tra clero e aristocrazia locale: ammalatosi, lasciò la guida della diocesi e si ritirò a Palermo, dove morì.[2]
Il culto
Fu sepolto nella chiesa del convento palermitano di Santa Maria di Gesù, da lui stesso fondato.[2]
Il 22 febbraio 1767 papa Clemente XIII approvò il culto tributato ab immemorabili al beato.[3]
Si ebbero varie ricognizioni canoniche e sistemazioni delle reliquie del vescovo e nel 1958 gli venne dedicato un nuovo altare.[2]
Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 7 gennaio.[4]
Note
Bibliografia
- Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
- Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarom, Città del Vaticano 1999.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.