Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche
Le minoranze linguistiche d'Italia sono costituite dalle comunità storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche (nell'ordine, albanesi, germaniche, greche, neolatine e slave)[2] e diversi dalla lingua ufficiale entro i confini della Repubblica italiana. Sono riconosciuti e tutelati da apposite leggi nazionali (come la 482/99)[3] e regionali dodici gruppi linguistici minoritari (albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni), rappresentati da circa 2.500.000 parlanti distribuiti in 1.171 comuni di 14 regioni.

Non sono ammesse a tutela né le «alloglossie interne», ossia le comunità parlanti idiomi di ceppo italo-romanzo trasferitesi dalle proprie sedi originali in territori oggi appartenenti allo stato italiano (come gli idiomi gallo-italici dell'Italia insulare e meridionale) essendo questi appartenenti al sistema linguistico italiano; né le «minoranze diffuse», cioè le comunità parlanti varietà non territorializzate (come i rom e i sinti) perché prive dell'elemento "territorialità", né le «nuove minoranze», ossia le lingue alloglotte parlate in comunità di recente immigrazione in cui spicca «una volontà di conservare lingua, cultura, religione e identità di origine»[4] perché mancanti dell'elemento di "storicità".
Riconoscimenti ufficiali
Tutela extra-costituzionale
Prima dell'approvazione della legge con la quale, mezzo secolo dopo l'entrata in vigore della Costituzione, la Repubblica italiana ha dato per la prima volta attuazione all'art. 6 della sua carta fondamentale, solo quattro minoranze linguistiche (la comunità francofona in Valle d'Aosta; la comunità germanofona e, con diritti linguistici più limitati, la minoranza ladina nella provincia di Bolzano; la minoranza di lingua slovena in provincia di Trieste e, con diritti linguistici più limitati, in provincia di Gorizia) godevano di una tutela linguistica per altro non paritaria e unicamente derivante da clausole di trattati internazionali imposti all'Italia. Le altre otto minoranze linguistiche furono riconosciute e tutelate solo con la L.482/99; inoltre, si noti che la minoranza slovena della Provincia di Udine fu anch'essa riconosciuta solo con legge sopra citata, così pure le minoranze germaniche (Cimbri, Mocheni e Walser) residenti in province diverse da quella di Bolzano. Prima dell'approvazione della L.482/99, su più di 2 milioni e mezzo di appartenenti alle dodici minoranze linguistiche storiche, risultavano tutelati meno di 400.000[5].
Tutela costituzionale
Nel momento in cui il Parlamento italiano, intorno agli anni Sessanta del Novecento, decise di dare attuazione all'articolo 6 della Costituzione italiana ("la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche"), nominò un "comitato di tre saggi" ai quali sarebbe stata delegata la scelta delle comunità da riconoscere come minoranze linguistiche e a motivarne l'inclusione. Questi saggi furono Tullio De Mauro, Giovan Battista Pellegrini e Alessandro Pizzorusso, figure insigni nel campo della linguistica e giurisprudenza italiana; in una relazione depositata nell'archivio del Parlamento, selezionarono alfine un numero di tredici minoranze, corrispondenti alle dodici attualmente riconosciute con l'aggiunta dei Sinti e Rom. La loro scelta fu accettata: tale elenco fu mantenuto in tutte le numerose proposte di legge di tutela successivamente presentate per l'approvazione in Parlamento, con l'eccezione delle popolazioni nomadi per le quali, non presentando il requisito della territorialità, il Parlamento si era proposto di approvare una legge ad hoc. Purtuttavia, tale legge fu presentata allorquando la legislatura era in scadenza e doveva essere rinnovata; per tale motivo, si dovette procedere da capo. Solo nel 1999 si arrivò ad approvare una legge di tutela (482/99), la cui proposta fu presentata dall'on. Felice Besostri in qualità di relatore. Solo con tale legge la Repubblica italiana diede per la prima volta piena attuazione all'articolo 6 della Costituzione italiana; prima del 1999, solo alcune minoranze godevano infatti di una qual certa tutela, derivante da accordi internazionali.
L'art. 2 della legge 482/1999[6], ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, riconosce l'esistenza di dodici minoranze linguistiche definite "storiche" e ne ammette la tutela:
L'elenco delle minoranze linguistiche riconosciute e tutelate che i Padri costituenti avevano rinunciato ad elencare nell'art. 6 della Costituzione italiana, viene inserito nell'art. 2 della legge 482/99 elencando in due gruppi distinti le popolazioni destinatarie delle norme. Il primo gruppo pare includere solo popolazioni parlanti lingue non neo-latine: ma la presenza della lingua catalana mette in discussione questa interpretazione. Il secondo gruppo include solo popolazioni parlanti lingue neo-latine. Questa interpretazione però cade se si valuta la scrittura dell'articolo carente sotto il profilo della capacità espressiva. Indipendentemente dalla modalità di elencazione, le misure di tutela restano comunque uguali per tutte e 12 le minoranze elencate [7]
Alcune delle lingue minoritarie riconosciute dalla legge 482/1999 avevano già ricevuto in precedenza riconoscimenti mediante leggi statali (la lingua tedesca e la lingua ladina in Trentino-Alto Adige, la lingua slovena in Friuli-Venezia Giulia, la lingua francese in Valle d'Aosta, la lingua albanese presente nel meridione), o leggi regionali (la lingua friulana in Friuli-Venezia Giulia, la lingua sarda e quella catalana in Sardegna).
Altre lingue (come il veneto, il piemontese, le lingue dei Rom e dei Sinti, le lingue degli immigrati recenti, ecc.) oggi trovano tutela nella legislazione regionale. Relativamente ai dialetti veneti, si ricorda però che la comunità slovena e croata parlante dialetti istroveneti (un gruppo ascritto al veneto coloniale) ha chiesto e ottenuto, in base ad accordi internazionali sottoscritti dall'Italia nel 1946, di essere riconosciuta e tutelata come minoranza nazionale di lingua italiana (l'allora Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia nella sua Costituzione utilizzava il termine giuridico di minoranza nazionale per indicare tutte le minoranze linguistiche insediate sul territorio della Jugoslavia senza alcuna distinzione tra minoranze con Stato e minoranze senza Stato). Ossia, in forza di accordi internazionali tra l'Italia e l'allora Jugoslavia, l'idioma istroveneto è giuridicamente considerato un dialetto della lingua italiana. In questo specifico caso è stata la popolazione stessa a definire la propria nazionalità e a considerare la sua storica parlata familiare come appartenente al sistema linguistico italiano. Lo stesso governo centrale italiano, oltre a quello regionale veneto, finanzia la tutela di detta minoranza in Slovenia e Croazia, che non solo considera un dialetto della lingua italiana il suo idioma storico, ma proprio su questo elemento basa la sua rivendicazione di appartenenza alla nazionalità italiana[8][9].
Gli idiomi regionali diversi dalle dodici lingue parlate dalle minoranze linguistiche, riconosciute dalla Repubblica italiana con la legge 482/99 ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, possono disporre di un riconoscimento legislativo regionale "esclusivamente culturale" ai sensi dell'art. 9 della Costituzione italiana ("la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica")[10]. Come chiarito dalla Corte Costituzionale nelle sue sentenze, il riconoscimento delle minoranze linguistiche è di competenza esclusivamente statale e risulta sottratto alla legislazione concorrente; la Consulta con sentenza nr. 170 del 13.5.2010 ha, per esempio, dichiarato incostituzionale l'uso dell'espressione "lingua piemontese" contenuta nella L.r. nr. 11 del 7 aprile 2009 della regione Piemonte[11].
Nella realtà, non tutte le lingue minoritarie riconosciute dalla stessa legge nazionale godono comunque della stessa considerazione: la discriminazione tra le dodici minoranze linguistiche tutelate dalla legge n. 482/1999 ha la sua origine nella più forte tutela accordata solamente alla minoranza francese della Val d’Aosta e a quella tedesca della provincia di Bolzano, non riconosciuta alle altre dieci minoranze linguistiche[12]. Maggiore tutela derivante da accordi/trattati internazionali sottoscritti dall'Italia con alcuni stati confinanti prima del 1999, anno di approvazione della legge 482. Ad esempio, i siti governativi e parlamentari non hanno una versione, nemmeno ridotta, nelle lingue delle minoranze, salvo rare eccezioni (ad esempio, il sito della Camera dei deputati ha una versione in francese[13]); ancora, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione il modello 730 e le relative istruzioni, oltre che in italiano, solo in tedesco e in sloveno. Un DDL del governo Monti, in seguito convertito in una legge impugnata dal Friuli-Venezia Giulia[14] ma non dalla Sardegna[15], introduceva un trattamento differenziato riservato alle minoranze storiche "di lingua madre straniera" (minoranze linguistiche storiche "con stato") rispetto a quelle storiche "senza stato", con l'obiettivo di non applicare a queste ultime i benefici previsti in tema di assegnazione degli organici per le scuole[15]; con la sentenza numero 215, depositata il 18 luglio 2013, la Corte Costituzionale ha però successivamente dichiarato incostituzionale tale trattamento differenziato, in quanto “La norma impugnata attribuisce alla definizione di «aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche» una portata indiscutibilmente limitativa […] infatti, nel conferire a tale previsione il significato di aree «nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera», il legislatore statale determina una rilevante contrazione dell'ambito applicativo della precedente disposizione […] la qual cosa determina una non giustificata discriminazione della lingua e della comunità friulana.”[16][14]
Tutela internazionale
- La Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa a Strasburgo il 1° febbraio 1995. È entrata in vigore il 1° febbraio 1998 ed è stata sottoscritta e ratificata anche dall'Italia[17]. Il termine giuridico "minoranza nazionale" è considerato equivalente a quello di "minoranza linguistica": rappresentano entrambi la medesima fattispecie giuridica a livello europeo. Ogni cinque anni il Comitato del Consiglio d'Europa, cui è demandato il compito di vigilare sull'applicazione di questo trattato internazionale, visita i singoli Stati che hanno ratificato il trattato stesso, tra cui anche l'Italia. Relativamente allo stato italiano, il Comitato visita le comunità riconosciute come minoranze linguistiche dalla legge 482/99, incluse quelle sarde[18][19][20], friulane[21], occitane, ladine, etc., considerate anche sul piano istituzionale e formale minoranze nazionali al pari delle comunità slovene, germanofone o francofone che vivono in Italia. Nella L.r. 18 dicembre 2007 nr. 29 della regione Friuli-Vg, "norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana", all'art. 2 (principi) lettera “e bis” si fa espressamente richiamo alla Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa [22]. Nelle sue relazioni ufficiali, il Consiglio d'Europa ha più volte lamentato la non sufficiente tutela dello Stato italiano nei confronti delle minoranze linguistiche riconosciute e tutelate con la legge 482/99, con riferimento in particolare a quelle non tutelate anche da accordi internazionali, e la scarsità di fondi loro assegnati[23][24][25].
- La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, entrata in vigore il 1 marzo 1998 e sottoscritta dall'Italia il 27 maggio 2000, all'art. 3 punto 1) precisa: "Ciascun Stato contraente deve specificare nel suo strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione, ogni lingua regionale e minoritaria o ogni lingua ufficiale meno diffusa su tutto o solo una parte del suo territorio, alla quale si applicano i paragrafi scelti conformemente al comma 2 dell'articolo 2.". Poichè lo Stato italiano ha sottoscritto la Carta il 27/5/2000 ma non l'ha ratificata, questo trattato internazionale europeo non trova ancora attuazione in Italia e neppure esiste - relativamente all'Italia - un elenco ufficiale di lingue regionali e minoritarie, destinatarie delle norme di tutela previste da questo trattato. Tale elenco dovrebbe essere provvisto all'atto della ratifica dal Parlamento italiano, ai sensi dell'articolo 3 punti 1)[26] . La tutela prevista da questo trattato internazionale è sia linguistica sia culturale, e prevede norme di tutela attese dalle minoranze linguistiche riconosciute dalla L.482/99[27].
Distribuzione territoriale
La distribuzione territoriale delle lingue minoritarie è estremamente complessa. Di seguito si riporta un elenco delle dodici lingue minoritarie riconosciute e un'indicazione non dettagliata dei territori in cui sono parlate. Le informazioni dettagliate sulla distribuzione geografica di ciascuna lingua sono approfondibili nelle rispettive voci enciclopediche.
Lingua | Regione | Numero di comuni | Numero di parlanti | Mappa |
---|---|---|---|---|
Lingua albanese | Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia | 50 | 80 000[28] | |
Lingua catalana | Sardegna | 1 | 20 000[29] | |
Lingua croata | Molise | 3 | 2 100[30] | |
Lingua francese | Piemonte, Valle d'Aosta | 103 | 20 000 | |
Lingua francoprovenzale | Piemonte, Puglia, Valle d'Aosta | 123 | 90 000[31] | |
Lingua friulana | Friuli-Venezia Giulia, Veneto | 183 | 600 000[32] | |
Lingue germaniche | Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto | 169 | 293 400 | |
Lingua greca | Calabria, Puglia, Sicilia | 25 | 12 000[33] | |
Lingua ladina | Trentino-Alto Adige, Veneto | 55 | 55 000 | |
Lingua occitana | Calabria, Liguria, Piemonte | 112 | 40 000 | |
Lingua sarda | Sardegna | 370 | 1 000 000 | |
Lingua slovena | Friuli-Venezia Giulia | 32 | 70 000 | |
totale | 1171[34] | ca 2 400 500 |
Circa cento comuni sparsi nel Sud Italia. Lingua comunale a Piana degli Albanesi.
Parlata in Sardegna ad Alghero, dove è lingua comunale.
Parlata in alcuni comuni in Puglia e in Calabria:
- Calimera (Grecìa salentina)
- Castrignano de' Greci (Grecìa salentina)
- Corigliano d'Otranto (Grecìa salentina)
- Martano (Grecìa salentina)
- Martignano (Grecìa salentina)
- Melpignano (Grecìa salentina)
- Soleto (Grecìa salentina)
- Sternatia (Grecìa salentina)
- Zollino (Grecìa salentina)
- Bova (Bovesia)
- Bova Marina (Bovesìa)
- Condofuri - (Bovesìa)
Parlata nei comuni di:
La Valle d'Aosta fu la prima amministrazione al mondo ad adottare la lingua francese come idioma ufficiale (1536), tre anni prima della Francia stessa[36].
Il francese divenne lingua ufficiale della Valle d'Aosta con la promulgazione dell'Editto di Rivoli da parte di Emanuele Filiberto I il 22 settembre 1561.
A seguito della Seconda Guerra mondiale e della promulgazione dello statuto speciale, la lingua francese e quella italiana sono parificate in Valle d'Aosta[37] a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. In particolare, l'apprendimento scolastico parificato elimina il concetto di separazione in due comunità linguistiche, tipico di altri regimi di bilinguismo in Italia, per cui la scelta dell'uso dell'una o dell'altra lingua è affidata alla discrezione del locutore poiché ogni valdostano è tenuto a conoscere entrambe le lingue.
La lingua francese, intesa come variante standard, è oggi la lingua madre di una minima parte della popolazione valdostana. Un recente sondaggio della Fondation Émile Chanoux[38] ha messo in luce l'inversione di tendenza in seguito al secondo conflitto mondiale, che ha visto l'italiano imporsi nella vita quotidiana ad Aosta, e il francoprovenzale valdostano (localmente chiamato Patois, cioè dialetto) nelle valli e nei comuni limitrofi. In particolare, il patois è riservato ad alcuni ambiti caratteristici della realtà valdostana, come l'agricoltura e l'allevamento, mentre nelle attività appartenenti ai settori secondario e terziario è più influente l'italiano, in virtù dei rapporti che interessano sempre una parte non-valdostana (italiana).
Quanto al francese, storicamente unica lingua ufficiale della regione, essa gode oggi di un particolare prestigio nelle attività culturali e presso le famiglie agiate e nobili, in ossequio al passato. Sulla scena politica, il francese rappresenta i partiti regionalisti, insieme ad una recente comparsa e rivalutazione del patois in questo ambito.
Grazie alla parificazione a livello scolastico, alla presenza di media regionali in lingua francese, e alla vicinanza tra il patois e il francese, tutti i valdostani di nascita conoscono questa lingua a un livello medio-alto.
Parlata correntemente solo in Valle d'Aosta, dove una recente legge regionale ne ha approvato lo statuto di lingua di insegnamento negli asili e nelle scuole elementari regionali[senza fonte].
Il francoprovenzale è presente inoltre in alcune valli del Piemonte, e nei comuni di Celle di San Vito e di Faeto in provincia di Foggia.
Parlata nelle Valli occitane del Piemonte e nel comune di Guardia Piemontese in Calabria.
Lingua tedesca e affini
- dialetti bavaresi o tedeschi sudorientali
- dialetto sudtirolese in quasi tutto l'Alto Adige[39]
- bavaro-carinziani di Sauris, Timau, Sappada e Val Canale
- Cimbri dell'Altopiano dei sette comuni, Lessinia, Folgaria, Lavarone, Cansiglio e Luserna
- mòcheni del Trentino
- dialetti alemanni o tedeschi sud-occidentali
- walser della Valle d'Aosta e del Piemonte
- area occidentale
- dialetto gardenese
- dialetto novese
- dialetto fassano
- dialetto noneso
- area centrale
- dialetto badioto-marebbano
- ladino dell'alta Val Cordevole o livinallese
- area orientale
- dialetto ampezzano
- dialetto comelicano
- dialetto cadorino
- dialetto vajontino
Statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige: con legge costituzionale nr. 1 del 4 dicembre 2017 è stato riconosciuto sul piano costituzionale ufficialmente il trilinguismo (italiano- tedesco – ladino) nella provincia di Bolzano.[40]
- friulano centro-orientale
- friulano centrale o friulano comune (modello per la koinè)
- goriziano o sonziaco
- friulano della fascia sudorientale del basso Tagliamento
- friulano sud-orientale (tergestino e muglisano, estinti)
- friulano carnico
- carnico comune o centro-orientale
- alto gortano o carnico nord-occidentale
- basso gortano
- fornese o carnico sud-occidentale
- friulano occidentale o concordiese
Distribuzione non territoriale
Lingua dei segni italiana
La LIS, la lingua dei segni italiana è una lingua non territoriale della Repubblica Italiana, composta da una comunità di persone sorde, la comunità sorda. In Italia la LIS è diffusa in tutto il territorio italiano, ha delle radici culturali, della grammatica, del movimento e della morfologia, il movimento spazio-tempo. La popolazione italiana dei sordi è composta di circa 170.000 che la utilizzano la LIS e degli assistenti alla comunicazione e degli interpreti della lingua dei segni, presenti nella società dei sordi italiani.
La lingua dei segni è riconosciuta dalla convenzione ONU "Convenzione sui diritti delle persone con disabilità" del 13 dicembre 2006. In Italia è in corso di procedimento parlamentare. A livello di legislazione regionale, la Sicilia ha promosso per la diffusione della LIS, con la legge del 4 novembre 2011 numero 23[44].
Braille
Il Braille, è invece la forma di scrittura utilizzata dai ciechi, che conta su una popolazione di circa 20.000.
Lingua dei Segni Tattile
Lingua Tattile dei Sordo-Ciechi (LIST), altra comunità di italiani sordo-ciechi che conta sui circa 5.000 abitanti; presenti a Roma e in varie parti d'Italia, in particolare ad Osimo.
Minoranze linguistiche non riconosciute
Alloglossie interne
Non godono di tutela da parte dello Stato Italiano le minoranze linguistiche alloglotte gallo-italiche della Sicilia, della Basilicata e della Campania, nonché il tabarchino parlato in Sardegna.[45][46] A partire dalla XIV legislatura,[47] è stata presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge che preveda una "modifica dell'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482" affinché vengano incluse anche queste minoranze linguistiche nella legge di tutela.[48] Tuttavia, allo stato attuale, il tabarchino gode solamente di tutela a livello regionale[49] mentre cinque comuni della minoranza gallo-italica della Sicilia (Nicosia, Sperlinga, Aidone, Piazza Armerina, San Fratello, Novara di Sicilia) rientrano nel Registro delle Eredità Immateriali istituito dalla Regione Siciliana,[50] e, di recente, anche per i gallo-italici della Basilicata sono state avviate iniziative per la valorizzazione del patrimonio linguistico con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. Tra le lingue escluse dalla legge 482 del 1999 vi sono anche il veneto[51][52] e il piemontese[53], che pur hanno forme di tutela a livello regionale; la Corte Costituzionale, con sentenza nr. 170 del 13.5.2010, ha dichiarato incostituzionale l'espressione "lingua piemontese" contenuta nella L.r. nr. 11 del 7 aprile 2009 della regione Piemonte[11] e, con sentenza nr. 81/2018, ha dichiarato incostituzionale la l.r. Regione Veneto nr. 28 del 13.12.2016 in cui si definivano “minoranza nazionale” i residenti nella regione stessa [54].
Minoranze diffuse e idiomi regionali
Non gode inoltre di alcuna forma di tutela a livello nazionale la lingua rom (romanì) parlata da secoli in Italia dai numerosi gruppi appartenenti ai popoli romaní rom e sinti[55]. Il presunto nomadismo è stato utilizzato dal legislatore per escludere le comunità parlanti la lingua romaní, in Italia, dai benefici della legge n. 482 del 1999.[56] Vari progetti di legge sono rimasti finora non adottati.[57] L'iter per il riconoscimento del romanì come minoranza linguistica è stato avviato nel 2016 dall'Università di Teramo.[58] Esistono comunque provvedimenti di tutela della lingua romaní a livello regionale.[senza fonte]
Non sono altresì tutelate lingue regionali quali l'emiliano-romagnolo, il ligure, il lombardo, il napoletano, il piemontese, il veneto e il siciliano, le cui comunità, stricto sensu, pure rientrebbero nell'accezione di «minoranze linguistiche» in quanto parlanti idiomi geneticamente autonomi rispetto alla lingua nazionale italiana[59][60].
Daniele Bonamore ha osservato che a molti idiomi regionali non viene comunque riconosciuta dignità di lingua in virtù del fatto che essi, benché non associabili tout court all'italiano, sono oggi l'italiano: il siciliano (Scuola siciliana) di Giacomo da Lentini, di Cielo d'Alcamo, il bolognese di Guido Guinizelli, l'umbro di Jacopone da Todi, il toscano di Dante, di Guido Cavalcanti e dei loro contemporanei, sono considerati fondatori della maggioranza linguistica italiana; al di fuori di questo epicentro si collocano, per contro, il friulano, il ladino, il sardo, il franco-provenzale e l'occitano, a cui è riconosciuta dignità di lingua[61].
Secondo Tullio Telmon, le minoranze linguistiche e le lingue non riconosciute sono in realtà tutte sullo stesso livello rispetto all'italiano, indipendentemente dalle loro origini e dai loro tratti distintivi[62]. Giovan Battista Pellegrini ha osservato che la contrapposizione tra due comunità divergenti quanto la friulana e la sarda (riconosciute dalla legge come minoranze linguistiche) a comunità non meno divergenti e tuttavia "italoromanze", renda ambiguo tale aggettivo tanto da mettere in discussione la posizione sociolinguistica di tutte le lingue parlate in Italia[63].
Note
- ^ Lingue di minoranza in Italia, su miur.gov.it.
- ^ De Mauro, 1979, 32.
- ^ Pascal Richard, La loi-cadre sur la protection des minorités linguistiques historiques en Italie : entre sincérité et opportunité, Revue française de droit constitutionnel, 2001/1 (n° 45).
- ^ Telmon, 1992, 151.
- ^ Salvi, Sergio (1975). Le lingue tagliate. Storia della minoranze linguistiche in Italia, Rizzoli Editore, p. 12-14
- ^ Legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", su parlamento.it, www.parlamento.it. URL consultato il 12 maggio 2012.
- ^ Daniele Bonamore “Lingue minoritarie lingue nazionali lingue ufficiali nella legge 482/1999” FrancoAngeli Editore, Milano 2008 – pag. 29
- ^ Minoranza autoctona italiana in Croazia, Farnesina, su esteri.it.
- ^ Richiesta d’iscrizione dell’istroveneto nel registro del patrimonio culturale immateriale della Slovenia (PDF), su unione-italiana.eu.
- ^ Corte Costituzionale, sentenza del 10 maggio 2010, n. 170, dd del 13 maggio 2010, su asgi.it.
- ^ a b Sentenza costituzionale nr.170/2010 (PDF), su minoranzelinguistiche.provincia.tn.it.
- ^ v. il ricorso dell'avvocato Besostri contro la legge elettorale italiana del 2015.
- ^ Chambre des députés, su fr.camera.it.
- ^ a b Sentenza Corte costituzionale nr. 215 del 3 luglio 2013, depositata il 18 luglio 2013 su ricorso della regione Friuli-VG, su giurcost.org.
- ^ a b Scuola e minoranze linguistiche, vertice a Roma, su lanuovasardegna.it.
- ^ Anche per la Consulta i friulani non sono una minoranza di serie B (PDF), su com482.altervista.org.
- ^ Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (1995), Università di Padova, su unipd-centrodirittiumani.it.
- ^ Lingua Sarda, Legislazione Internazionale, Sardegna Cultura, su sardegnacultura.it.
- ^ Coordinamentu sardu ufitziale, lettera a Consiglio d’Europa: “Rispettare impegni”, su sardiniapost.it.
- ^ Il Consiglio d'Europa: «Lingua sarda discriminata, norme non rispettate», su unionesarda.it.
- ^ Dalla Relazione del Comitato (Consiglio d'Europa) del 30 maggio 2011, paragrafo 144 pubblicato sul sito internet del Comitato482: "144. With regard to Friulian, it has been reported that, despite the agreement concluded between the region and RAI in this connection, the resources needed to implement it have still not been made available by the central government. This has resulted in considerable delays in implementing the guarantees laid down in the legislation on radio and television broadcasting in this language. The Advisory Committee welcomes the fact that the region has used special subsidies to support radio and television broadcasts in Friulian by RAI/private broadcasters. It nevertheless notes that, for television in particular, these are irregular broadcasts at off-peak times. Greater central- government support for the Friulian print media is also expected...)".
- ^ http://lexview-int.regione.fvg.it/FontiNormative/xml/xmllex.aspx?anno=2007&legge=29
- ^ Comitato consultivo sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali – Terza opinione sull'Italia- “testo ufficiale” in lingua inglese pubblicato sul sito del comitato 482 (PDF), su com482.altervista.org.
- ^ 12 luglio 2016 – quarto parere Comitato Consiglio d'Europa Convention for the Protection of National Minorities (PDF), su unipd-centrodirittiumani.it.
- ^ Minoranza linguistica friulana - Lettera aperta sui diritti linguistici al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del 29.5.2012 (PDF), su com482.altervista.org.. Lettera consegnata a mani al Presidente Napolitano in occasione della sua visita a Udine dal Comitato482, associazione referente presso il Ministero competente per la minoranza linguistica friulana
- ^ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, su coe.int.
- ^ Documento: Lettera de Su Majolu al Parlamento italiano e al Consiglio d’Europa, su ilminuto.info.
- ^ Orioles, 2003, 65.
- ^ Orioles, 2003, 67.
- ^ Orioles, 2003, 68.
- ^ Orioles, 2003, 73.
- ^ http://www.arlef.it/it/progetti/iniziative/ricerca-sociolinguistica-uniud Ricerca sociolinguistica 2015.
- ^ Orioles, 2003, 80.
- ^ In 53 territori comunali si applicano le disposizioni di tutela di due minoranze linguistiche storiche; a Tarvisio la tutela riguarda tre minoranze (germanica, friulana e slovena).
- ^ Studio dell'Università di Padova, su maldura.unipd.it. URL consultato il 6-8-2009.
- ^ La Vallée d'Aoste : enclave francophone au sud-est du Mont Blanc.
- ^ http://www.regione.vda.it/amministrazione/autonomia/statuto6_i.asp
- ^ Sondaggio linguistico della Fondation Émile Chanoux, pubblicato nel 2003
- ^ Egon Kühebacher (ed.), Tirolischer Sprachatlas, a cura di Karl Kurt Klein e Ludwig Erich Schmitt, vol. 1: Vokalismus, vol. 2: Konsonantismus, Vokalquantität, Formenlehre, Tyrolia, Innsbruck 1965-1969.
- ^ http://www.minoranzelinguistiche.provincia.tn.it/binary/pat_minoranze_2011/normativa_nazionale/Legge_Costituzionale_n_1_14dicembre2017.1513878600.pdf
- ^ Friuli Venezia Giulia, 6ª edizione, Milano, Touring Editore, 1982, p. 94, ISBN 88-365-0007-2.
- ^ Antonio Devetag, Friuli Venezia Giulia. Dalle Alpi all'Adriatico. Arte, natura, enogastronomia, Milano, Touring Editore, 2004, pp. 168-169.
- ^ Giovanni Frau, I dialetti del Friuli, Udine, Società Filologica Friulana, 1984, pp. 14-16.
- ^ Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana: Promozione della lingua dei segni italiana (LIS)
- ^ «La popolazione dei centri di dialetto gallo-italico della Sicilia si calcola in circa 60.000 abitanti, ma non esistono statistiche sulla vitalità delle singole parlate rispetto al contesto generale dei dialetti siciliani. Per quanto riguarda le iniziative istituzionali di tutela, malgrado le ricorrenti iniziative di amministratori e rappresentanti locali, né la legislazione isolana né quella nazionale (legge 482/1999) hanno mai preso in considerazione forme concrete di valorizzazione della specificità delle parlate altoitaliane della Sicilia, che pure rientrano a pieno titolo, come il tabarchino della Sardegna, nella categoria delle isole linguistiche e delle alloglossie». Fiorenzo Toso, Gallo-italica, comunità, Enciclopedia dell'Italiano (2010), Treccani.
- ^ [1] « Nel caso del tabarchino le contraddizioni e i paradossi della 482 appaiono con tutta evidenza se si considera che questa varietà, che la legislazione nazionale ignora completamente, è correttamente riconosciuta come lingua minoritaria in base alla legislazione regionale sarda (L.R. 26/1997), fatto che costituisce di per sé non soltanto un assurdo giuridico, ma anche una grave discriminazione nei confronti dei due comuni che, unici in tutta la Sardegna, non sono in linea di principio ammessi a fruire dei benefici della 482 poiché vi si parla, a differenza di quelli sardofoni e di quello catalanofono, una lingua esclusa dall'elencazione presente nell'art. 2 della legge», Fiorenzo Toso, Alcuni episodi di applicazione delle norme di tutela delle minoranze linguistiche in Italia, 2008, p. 77.
- ^ N° 4032, 3 giugno 2003.
- ^ N° 5077, 22 marzo 2012. Modifica dell'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di tutela delle lingue delle comunità tabarchine in Sardegna e galloitaliche in Basilicata e Sicilia.
- ^ Regione Sardegna, Legge Regionale n. 26/1997
- ^ Libro delle Espressioni, Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia, Parlata Alloglotta Gallo Italico
- ^ Regione Veneto, legge regionale n. 8, 13-4-2007
- ^ s:Regione Veneto - L.R. 13 dicembre 2016, n. 28 - Applicazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali
- ^ Regione Piemonte, legge regionale n. 11 del 7 aprile 2009 “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte"
- ^ Sentenza costituzionale nr.81/2018 https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2018&numero=81
- ^ FuturaCoopSociale
- ^ Rocca, p. 58.[senza fonte]
- ^ DDL 3162 Melilla e altri
- ^ http://www.ilquotidianoitaliano.com/social-2/2016/02/news/romanes-avviato-liter-per-il-riconoscimento-di-minoranza-linguistica-190753.html/
- ^ Fiorenzo Toso, Minoranze linguistiche, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 29 aprile 2014.
- ^ Lingue, in Il libro dell'anno, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 13 maggio 2015.«Non godono di alcun riconoscimento da parte dello Stato, invece, parlate regionali, pur classificate come lingue distinte dall'italiano (e non come dialetti dell’italiano) e definite "a rischio" o "vulnerabili" (piemontese, ligure, lombardo, emiliano-romagnolo, siciliano, napoletano, veneto).»
- ^ Bonamore, Daniele (2006). Lingue minoritarie Lingue nazionali Lingue ufficiali nella legge 482/1999, Editore Franco Angeli, p.16
- ^ Se posta nei termini corretti di una dialettica tra sistemi linguistici dominanti e sistemi linguistici dominati [….], l'intera questione delle minoranze linguistiche deve essere collocata in una normale situazione di diglossia, dove il polo del codice dominante è quello della lingua italiana [cioè dal Cinquecento in poi lingua tetto, riconosciuta come tale anche dai sardi e dai friulani, così come dai lombardi, dai siciliani ecc.] mentre il polo del codice subalterno è costituito da tutte le singole parlate locali, indipendentemente dalle loro origini storiche e dalle loro collocazioni tipologiche. (Telmon, 2006, 51[senza fonte] )
- ^ (Se dovessimo considerare nettamente estranei al dominio linguistico italo-romanzo i Sardi e i Friulani, dovremmo ridiscutere la posizione di tante altre parlate regionali rispetto alla lingua e alla cultura nazionale; non ci sarebbe pertanto disagevole dimostrare che anche l'Abruzzo, il Piemonte, la Calabria, la Sicilia ecc., oltre a possedere linguaggi popolari singolarissimi, non sono sprovviste di una loro particolare cultura o di documenti letterari antichi, anzi antichissimi, non di certo inferiori per importanze e ampiezza a quelli che normalmente si allegano per dimostrare la totale autonomia del sardo (che in buona parte risulta reale e unica in tutta la Romania) e del friulano. E non sarebbe inopportuno constatare, per assurdo, ancora una volta, che "ancor oggi, e tanto più nel vicino passato, se ci fondiamo sulle parlate municipali non influenzate dalla koiné e se prescindiamo da ragioni extralinguistiche, la nazione italiana è costituita da una maggioranza di minoranze. Pellegrini 1977, 18-19[senza fonte] )
Bibliografia
- Sergio Salvi - Le lingue tagliate, storia delle minoranze linguistiche in Italia - Rizzoli editore - anno 1975 - Milano
- Lingue di minoranza e scuola. A dieci anni dalla Legge 482/99, Roma, MIUR, 2010 [2003].
- Tullio De Mauro, L'Italia delle Italie, Firenze, Nuova Guaraldi, 1979.
- Vincenzo Orioles, Le minoranze linguistiche. Profili sociolinguistici e quadro dei documenti di tutela, Roma, il Calamo, 2003, ISBN 88-88039-67-8.
- Tullio Telmon, Le minoranze linguistiche in Italia, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1992.
- Fiorenzo Toso, Le minoranze linguistiche in Italia, Bologna, il Mulino, 2008, ISBN 978-88-15-12677-1.
- Daniele Bonamore - Lingue Minoritarie lingue nazionali lingue ufficiali nella legge 482/1999 - editore FRANCOANGELI Milano 2008
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene il testo completo di L. 15 dicembre 1999, n. 482 - Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche
Collegamenti esterni
- Fiorenzo Toso, Minoranze linguistiche, Enciclopedia dell'Italiano, Treccani (2011), su treccani.it.
- Francesco Bruni, Le "penisole" e Le "isole" linguistiche (da Storia della Lingua Italiana, dal sito Italica.RAI.it)
- Advisory committee on the framework convention for the protection of national minorities