Macchi M.C.202 "Folgore"
Macchi MC.202 72ª Squadriglia Caccia 17º Gruppo CT Regia Aeronautica
Descrizione
Tipoaereo da caccia
Equipaggio1
ProgettistaMario Castoldi
CostruttoreItalia (bandiera) Aeronautica Macchi
Data primo volo10 agosto 1940
Data entrata in serviziomaggio 1941
Utilizzatore principale UtenteItalia (bandiera) Regia Aeronautica
Altri utilizzatoriItalia (bandiera) ICBAF

Repubblica Sociale Italiana (bandiera) ANR
Germania (bandiera) Luftwaffe
Croazia (bandiera) Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske

Esemplari1 150
Sviluppato dalMacchi M.C.200
Altre variantiMacchi C.205
Modello sperimentale MM. 7768 con radiatore in posizione avanzato (1941)
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza8,850 m
Apertura alare10,580 m
Altezza3,036 m
Superficie alare16,800
Carico alare174,2 kg/m²
Peso a vuoto2 350 kg
Peso carico2 930 kg
Capacità580 kg
Capacità combustibile430 kg
Propulsione
Motoreun Daimler-Benz DB 601 o
Alfa Romeo RA 1000 RC.41 12 cilindri a V invertito raffreddati a liquido.
Potenza1 175 CV (864 kW) al decollo
Prestazioni
Velocità max599 km/h a 5 600 m
Velocità di crociera490 km/h
Velocità di salita6 000 m in 5 min e 55 s
Autonomia765 km ad una velocità di 430 Km/h
Tangenza11 500 m (pratica)
Armamento
Mitragliatrici2 Breda-SAFAT calibro 12,7 mm
in fusoliera a tiro sincronizzato attraverso l'elica con 400 cartucce per arma
(dalla VII serie, opzionalmente, due calibro 7,7 mm alari con 500 cartucce per arma)
Bombe200 kg

Marco Gueli, L'Aermacchi C.202, in Storia Militare, nº 244, gennaio 2014, pp. 56.

voci di aerei militari presenti su Wikipedia

Storia del progetto

L’incapacità dell’industria motoristica nazionale di produrre propulsori in linea di adeguata potenza[1], nell'ordine dei 1 100 cavalli vapore (810 kW) necessari ai nuovi caccia monoplani,[2], ebbe come conseguenza, da un lato la riduzione delle pretese dello Stato Maggiore della Regia Aeronautica, che nel 1939 decurtò le prestazioni richieste ai nuovi prototipi del concorso per un caccia intercettore [3] dall'altro la decisione di acquistare la licenza di riproduzione del Daimler-Benz DB 601 motore aeronautico con 12 cilindri V invertita di 60° con una potenza di 1 175 cavalli vapore (864 kW) al decollo. Il contratto con la Daimler-Benz fu perfezionato nel corso del 1939 e preve­deva, oltre alla citata licenza di produzio­ne, la cessione di alcuni motori originali. La costruzione su licenza fu affidata all'Alfa Romeo nel nuovo stabilimento di Pomigliano d'Arco[4], con la designazione di Alfa Romeo RA 1000 RC.41 I Tifone[5]. I primi sei [6][7]motori DB 601A originali di produzione tedesca giunsero in Italia nell'autunno del 1939. Due esemplari vennero consegnati alla Macchi che stava lavorando ad una nuova versione del C.200 con motori di maggiore potenza[8]. Il team dell'ing. Castoldi realizzò una nuova fusoliera in grado di ospitare il nuovo motore alla quale furono accoppiate le semiali, il carrello d atterraggio e la coda del Saetta. Il risultato del connubio fu una macchina con una grande finezza aerodinamica cui il nuovo motore forniva prestazioni e caratteristiche di volo notevolmente superiori al predecessore. Grazie alla possibilità di utilizzare componenti già realizzati per il C.200, il prototipo del Macchi C. 202 con la Matricola Militare MM.445, volò per la prima volta, con ai comandi il capo collaudatore della Macchi , Guido Carestiato, il 10 agosto 1940 a Lonate Pozzolo, due mesi dopo l'entrata in guerra dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Trasferito al Centro Sperimentale di Guidonia, il prototipo fu sottoposto ad un intenso programma di prove di valutazione da parte dei piloti militari, rivelando prestazioni estremamente incoraggianti, con una velocità massima di 598 Km/h ad una quota di 5000 metri e capace di salire a 2000 metri in 1 minuto e 19 secondi, ottenute peraltro con un motore che aveva 320 cavalli vapore britannici (240 kW) in meno del Merlin 45/46 [9]. La Regia Aeronautica disponeva ora di un caccia capace di combattere con efficacia contro Curtiss P-40, Hurricane, Fulmar e ad armi pari contro gli Spitfire Mk.V. Altro elemento a favore del caccia italiano, l'elevato fattore di carico che gli consentiva di affrontare picchiate con velocità ai limiti dei fenomeni di compressibilità[10]. Il Ministero dell'Aeronautica ne ordinò subito la produzione in serie. Rispetto al prototipo, i velivoli di serie adottavano poche modifiche, quali il castello motore costruito ora con fresatura dal pieno invece che in tubi saldati, la rimozione del trasparente della carenatura posteriore dell'abitacolo, il ruotino di coda reso fisso e la diversa conformazione della presa d'aria del compressore. Al fine di accelerare le consegne, la produzione fu suddivisa tra la Macchi, Breda di Sesto San Giovanni e la SAI Ambrosini, di Passignano sul Trasimeno, queste ultime ditte già coinvolte nella produzione del C.200. Per i primi esemplari prodotti, furono utilizzati i motori importati direttamente dalla Germania, per dar modo all'Alfa Romeo di allestire gli impianti per la produzione del Tifone nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. I ratei di produzione del nuovo caccia furono estremanente lenti, per tutta una serie di motivi, quali la carenza di motori DB 601A che la Germania consegnò con notevole ritardo[11] mentre l'Alfa Romeo impiegò oltre un anno per realizzare la linea di produzione [12][13]; la carenza di materie prime pregiate, semilavorati e macchine utensili, la maggior complessità costruttiva del Folgore che richiedeva per la sua realizzazione 20 000 ore uomo contro le sole 4 500 del Messerschmitt Bf 109[14]. Anche i ritmi di produzione furono differenti fra le ditte impegnate. La Macchi consegnò i primi esemplari il 30 giugno 1941, la Breda il 2 ottobre mentre la SAI Ambrosini il 20 ottobre[15]. I velivoli di nuova produzione furono presi in carico sul campo di Campoformido (Udine) dal 17º gruppo del 1º Stormo Caccia Terrestre che completò la conversione operativa sul nuovo velivolo nell'autunno successivo. In novembre anche l'altro gruppo del 1º Stormo, il 6º, termina la conversione sul C.202. L'altro reparto della Regia Aeronautica che ricevette il Folgore fu il 9º gruppo del 4º Stormo C. T. che dopo un periodo di addestramento durante l'estate del 1941, fu trasferito in Sicilia sul campo di Comiso nel settembre dello stesso anno. In successione, altri reparti della Regia Aeronautica iniziarono la conversione sul nuovo caccia: 4º Stormo (10º Gruppo), 51º Stormo (Gruppi 155º e 20º), 3º (Gruppo 23º), 21º Gruppo Autonomo, 53º Stormo (151º Gruppo), 54º Stormo (Gruppi 16º e 7º), 154º e 24º Gruppo Autonomo, 3º stormo (18º Gruppo), 22º Gruppo Autonomo.

Tecnica

Cellula

Il Macchi C.202 Folgore era un caccia monoplano, monomotore, con carrello retrattile e struttura interamente metallica. Costruttivamente derivava per alcuni componenti dal precedente Macchi C.200. Infatti l’ala, gli impennaggi, il carrello e parte della fusoliera rimasero in gran parte gli stessi nel corso del percorso evolutivo che portò dal Macchi C.200 al Macchi C.205V. L’ala del C.202 era suddivisa in tre parti, un pianetto centrale e due semiali, in cui la destra aveva una apertura inferiore[16] della semiala sinistra, caratteristica questa dei progetti dell’ing. Castoldi, come soluzione per compensare la coppia di reazione dell’elica. L’ala adottava profili biconvessi asimmetrici del tipo NACA 23018 alla radice e NACA 23009 all’estremità. Per eliminare il fenomeno dell’autorotazione che aveva afflitto i primi caccia monoplani come il Fiat G.50 e il Macchi C.200, il bordo d’attacco del profilo alare fu arrotondato[17][18] ed i profili stessi, proseguendo lungo la semiala dalla radice all’estremità, si riducevano in spessore e corda e subivano un lieve svergolamento negativo. L’ala del Folgore aveva struttura bilongherone completamente metallica con solette in superavional e fiancate chiodate in lamiera di superavional, opportunatamente forata ed irrigidita con telaini interni in diagonale ed in corrispondenza delle centine. Quest’ultime in numero di cinquantaquattro erano costituite da profilati di duralluminio collegate tra loro e unite con piastrine rivettate. Il bordo d’attacco delle ali, esternamene alle sezioni di articolazione delle gambe del carrello, era completamene rimovibile, in quanto fissato con viti al longherone anteriore. Le semiali erano collegate al pianetto centrale tramite attacchi a pettine in acciaio ad alta resistenza collegati con spinotti conici. Il bordo d’uscita era occupato, fino a circa la metà della semiala, dagli ipersostentatori a spacco e dalla metà fino all'estremità, dagli alettoni compensati aerodinamicamente e rivestiti in tela. Gli impennaggi, di pianta ellittica, erano in metallo, con struttura bilongherone e rivestimento in metallo per lo stabilizzatore, mentre le parti mobili erano rivestite in tela. L’incidenza dello stabilizzatore era regolabile in volo dal pilota tramite un volantino posto sulla fiancata sinistra del posto di pilotaggio.

Alettone e timone erano compensati aerodinamicamente ma non contrappesati. Ciò portò al conseguente manifestarsi, alle massime velocità di volo, di una serie di vibrazioni aeroelastiche , erroneamente valutati come fenomeni di comprimibilità[19].

La fusoliera del tipo a guscio a sezione ovale, era composta da quattro longheroni in duralluminio profilati con sezione ad U, correntini longitudinali sempre in duralluminio e una serie di ordinate di cui la prima portava gli attacchi per il castello motore, in corrispondenza dell’intersezione dei quattro longheroni con l’ordinata stessa. Il castello motore era costituito da due mensole in duralluminio stampato, controventate con puntoni di tubo in acciaio. Il posto di pilotaggio, riscaldato e dotato di impianto per l'inalazione dell'ossigeno, munito di seggiolino regolabile, era protetto da una corazzatura dorsale del peso di quarantaquattro kg. Inoltre il pilota era protetto da un parabrezza con blindovetro di spessore adeguato, introdotto dalla IV Serie in poi. L’ingresso avveniva tramite ribaltamento del tettuccio, incernierato sul lato destro della fusoliera.

Il carrello del tipo triciclo posteriore, aveva le gambe anteriori, munite di ammortizzatori idraulici, che si ritraevano verso la mezzeria del velivolo negli appositi ricettacoli situati nel ventre dell’ala.

Il ruotino posteriore, era fisso e auto orientabile munito di dispositivo di bloccaggio al centro. Il carrello non era dotato di un dispositivo meccanico di blocco nella posizione estratta. Questa deficienza poteva provocare seri danni in caso di perdita del fluido idraulico nel circuito di azionamento del carrello [20].

Motori

Il motore del Macchi C.202 era un R.A. 1000 R.C. 41 I , versione su licenza costruita dall’Alfa Romeo, del motore tedesco Daimler Benz DB 601 A-1. Si trattava di un dodici cilindri in linea a V di 60° invertito, raffreddato ad acqua e glycol, con compressore, avviamento elettrico ed alimentazione ad iniezione, capace di erogare una potenza di 1 175 cavalli vapore (864 kW) al decollo e 1 000 cavalli vapore (740 kW) a 4&nbsp000 metri. La parte tecnicamente più interessante era rappresentata dal sistema di iniezione. Il motore era dotato di sistema di iniezione diretta Bosch che, pur non costituendo una novità assoluta per i motori tedeschi, rappresentava un fattore di affidabilità e sicurezza, evitando i pericolosi ritorni di fiamma e rendendo l'erogazione della potenza indipendente dall'assetto del velivolo. Infatti nei motori alimentati con carburatori le forze di inerzia o particolari assetti del velivolo possono causare una riduzione dell'afflusso di carburante e quindi un calo di potenza. Il motore azionava un’elica di tripala Piaggio P.1001 di 3,05 metri di diametro, a giri costanti. Il radiatore dell’olio era piazzato sotto il muso del velivolo, mentre quello del refrigerante era situato sotto il ventre della fusoliera, all’altezza del posto di pilotaggio.

Sistemi e Impianti

L’impianto del carburante aveva una capacità di 430 litri, contenuti in un serbatoio da 270 litri situato tra i longheroni del pianetto centrale e due serbatoi da 40 litri ciascuno disposti ai fianchi del serbatoio principale., sempre nel pianetto centrale. Un ulteriore serbatoio da 80 litri era sistemato in fusoliera alle spalle del pilota, nella carenatura del poggiatesta. Tutti i serbatoi erano protetti da rivestimento SEMAPE capaci di richiudere i fori prodotti da proiettili da 12,7 mm eventualmente ricevuti. Il Folgore era anche predisposto per trasportare due serbatoi supplementari da 100 litri sganciabili in volo. Il serbatoio del lubrificante della capacità di 36 litri e quello del liquido refrigerante da 12 litri erano vincolati alla faccia anteriore della prima ordinata della fusoliera. I Folgore erano dotati di impianto idraulico per la retrazione e l’abbassamento del carrello, la manovra degli ipersostentatori e l’azionamento dei flabelli del radiatore. Erano inoltre presenti un impianto per l’inalazione di ossigeno per i voli sopra i 5000 metri costituito da due bombole da 3 litri ciascuna e l’impianto pneumatico per il riarmo delle mitragliatrici e per l’azionamento dei freni alle ruote. La dotazione di strumenti di bordo, oltre quelli necessari per la condotta del volo e del motore, era completata da una radio ricetrasmittente Alocchio Bacchini B.30 operante in banda HF non quarzata e sugli esemplari di più recente costruzione un radiogoniometro Alocchio Bacchini BG.42 e relativa antenna ventrale a forma circolare.

Armamento

L’armamento era costituito da due Breda SAFAT calibro 12,7 mm montate in caccia e sincronizzate con 400 colpi per arma e riarmo pneumatico. Dalla Serie VI in poi, le semiali furono predisposte per ulteriori due SAFAT da 7,7 mm, con cassetta da 500 colpi, non sempre installate. Il collimatore a riflessione era un San Giorgio tipo B, o tipo C negli ultimi esemplari prodotti, montato a destra sopra il cruscotto del pilota. Alcuni esemplari furono predisposti per l’installazione di due serbatoi sub alari da 100 litri sganciabili in volo.

Sviluppi del progetto base

Il Macchi C.202 subì poche modifiche nei due anni in cui fu prodotto. Gli esemplari destinati al fronte libico furono dotati di uno speciale filtro antisabbia a lamelle posto sulla presa d'aria del compressore denominati A.S. (Africa Settentrionale). La modifica fu estesa a tutti i Folgore prodotti. Un ulteriore sviluppo fu la versione CB caccia bombardiere. A partire dalla Serie VII della Breda, l'armamento fu incrementato con una mitragliatrici da 7,7 mm installata su ciascuna delle semiali[21]. Su ciascuna semiala fu predisposto inoltre un attacco per due serbatoi supplementari da 150 litri o due bombe da 352 libbre (160 kg)[22]. l'introduzione delle ulteriori due mitragliatrici alari non trovò il favore dei piloti, a causa sia dell'aumento del carico alare che incideva negativamente sulla manovrabilità e sui tempi di salita che per le ulteriori sollecitazioni che l'uso delle mitragliatrici alari comportava. Le ali mantennero quindi la predisposizione al montaggio delle mitragliatrici da 7,7 mm, ma quest'ultime furono scarsamente utilizzate[23].

La necessità di aumentare il volume di fuoco, vide il montaggio sull'esemplare M.M. 91974 (serie XII), di due cannoni Mauser MG. 151 disposti in gondole subalari, secondo quanto già realizzato con il Reggiane Re.2001CN da caccia notturna. La modifica interessò quattro esemplari, ma anche in questo caso, il calo delle prestazioni che ne derivava ne sconsigliò l'introduzione. In realtà il DB 601 permetteva l'installazione di un cannone Mauser da 20 mm tra i banchi del motore stesso, sparante attraverso il mozzo dell'elica. Tale soluzione però avrebbe comportato la riprogettazione di tutta la fusoliera, al fine di consentire l'alloggiamento dell'arma e delle scatole di munizionamento tra il motore e il posto di pilotaggio e fu pertanto abbandonata.

Nel 1942 fu sperimentata sull'esemplare MM.7768, l'adozione di un radiatore, incorporante quello dell'olio e del liquido refrigerante, disposto sotto il motore del velivolo secondo la soluzione adottata per il Curtiss P-40. Scopo della modifica era quello di semplificare il circuito di raffreddamento e ridurre la resistenza aerodinamica. L'esemplare così modificato fu denominato C.202 D, ma non ebbe seguito[24].

Un'altra variante introdotta fu quella dei ricognitori fotografici, RF. Alcune decine di Folgore fu trasformata in ricognitori fotografici installando una macchina foto-planimetrica tipo A.G.R. 90 al posto dell'impianto radio. Gli esemplari così trasformati si riconoscevano quindi esternamente perché privi dell'antenna a stilo[25].

Su sette esemplari di C.202 costruiti dalla Macchi (M.M. 7844,9405,9406,9115,9116,9425,9426) furono installate sulle semiali, in apposite carenature, due macchine cinematografiche Avia. Distribuiti a vari reparti operativi, furono utilizzati per le riprese di combattimenti aerei da utilizzare nei cinegiornali di propaganda.

Impiego operativo

Croazia

Germania

Italia

Regia Aeronautica

Malta e il Mediterraneo
Libia
Russia
Tunisia
Territorio metropolitano

Aeronautica Cobelligerante

Aeronautica Nazionale Repubblicana

Aeronautica Militare

Versioni

Utilizzatori

  Croazia
  Italia
  Regno del Sud
  Repubblica Sociale Italiana

Esemplari attualmente esistente

Note

Annotazioni

Fonti

  1. ^ il Fiat A.38 su cui si riponevano molte speranze non terminò mai a fase di messa a punto
  2. ^ Curami, p. 247
  3. ^ concorso che porterà alla realizzazione dei monoplani Fiat G.50 e Macchi C.200 e del biplano Fiat C.R.42, con una velocità massima intorno ai 500 Km/h e un armamento composto da due mitragliatrici da 12,7 mm
  4. ^ Curami, p. 248
  5. ^ Curami, p. 248
  6. ^ Gueli2, p. 59
  7. ^ quattro secondo altre foniti
  8. ^ Progetto Macchi C.201
  9. ^ DN, p. 20
  10. ^ Palermo 2014, p. 321
  11. ^ Curami, p. 254
  12. ^ i motori consegnati dall'Alfa nel 1941 furono solo 74 esemplari di preserie
  13. ^ Curami, p. 256
  14. ^ DN, p. 19
  15. ^ Gueli2, p. 61
  16. ^ 0,20 m
  17. ^ Marco Gueli, 2014, p. 59
  18. ^ US-AS/AM-Fondo "Direzione Costruzioni Aeronautiche, B 37, F 4-5
  19. ^ Storia dell'aviazione - Profili di aerei militari della Seconda Guerra Mondiale, 1973, p. 588
  20. ^ Storia dell'aviazione - Profili di aerei militari della Seconda Guerra Mondiale, 1973, p. 588
  21. ^ tra la settima e l'ottava centina subito dopo l'asse di rotazione del carrello
  22. ^ DN, p. 28
  23. ^ Gueli2, p. 62
  24. ^ Gueli2, p. 63
  25. ^ Gueli2, p. 63

Bibliografia

  • AA.VV., Caccia Assalto, in Dimensione Cielo-Aerei Italiani nella Seconda Guerra Mondiale, vol. 3, Roma, Edizioni Bizzarri, 1972.
  • AA.VV., Storia dell'aviazione. Profili di aerei militari della Seconda Guerra Mondiale volume=8, Milano, Fratelli Fabbri Editori, 1973.
  • Aer.Macchi C.202 Ali e Colori 1941- 1942, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2002.
  • AA.VV., Aer.Macchi C.202 – C.2015 Ali e Colori 1943 - 1948, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2004.
  • AA.VV., Ali italiane 1939-1945, vol. 3, Milano, Rizzoli Editore, 1978.
  • AA.VV., Storia dell’aviazione Dizionario dei termini aeronautici, vol. 10, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1973.
  • Giorgio Apostolo, Ali d'Italia n. 22 - Aer.Macchi C.202, Torino, La Bancarella Aeronautica - Giorgio Apostolo Editore, 2006, ISBN 978-88-425-3531-7.
  • Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, Gli assi italiani della Seconda Guerra Mondiale, in La grande biblioteca Militare del '900, vol. 12, Milano, RCS MediaGroup, 2017.
  • Alberto Borgiotti, Cesare Gori, Macchi MC 202 folgore, Modena, Stem Mucchi, 1994, ISBN non esistente.
  • Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.2, Caccia-Assalto Vol.2, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1977, pp. 53-60.
  • (EN) F.D'Amico e G. Valentini, Regia Aeronautica, vol. 2, Carrolton, Squadron/Signal Pubblications, 1986.
  • Maurizio Di Terlizzi, Macchi MC. 202 Folgore pt 2, Roma, IBN Editore.
  • Maurizio Di Terlizzi, Macchi MC. 202 Folgore pt 1, Roma, IBN Editore.
  • Antonio Duma, Quelli del Cavallino Rampante – Storia del 4º Stormo Caccia Francesco Baracca, Roma, Aeronautica Militare – Ufficio Storico, 2007, ISBN non esistente.
  • (EN) Chris Dunning, Courage Alone The Italian Air Force 1940-1943, Hampshire, Hikoki Publications Ltd, 1998, ISBN 1 902109 02 3.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units of the Regia Aeronautica, Surbiton, Air Research Publications, 1988, ISBN 187118701X.
  • (EN) Roberto Gentilli e Luigi Gorena, Macchi C.202 in action, Carrolton, Squadron/Signal Pubblications, 1980, ISBN 0-89747-100-8.
  • (EN) Carl Maleswoth, P-40 Warhawk Aces of the MTO, Osprey Publishing Ltd, 2002.
  • Nicola Malizia, Bagliori di guerra (Macchi MC.200-MC.202-MC.205V), Roma, IBN Editore.
  • Giovanni Massimello, Dal "Folgore" al "Veltro", in Storia Militare, n°150, Edizioni Storia Militare, marzo 2006, p. 50.
  • (EN) Marco Mattioli, Mussolini's Hawks, Roma, IBN Editore, 2014, ISBN 9788875651879.
  • (EN) Donald Nijboer, Spitfire V vs C.202 Folgore Malta 1942, Oxford, Ospret Publishing, 2014, ISBN 978 1 78200 356 4.
  • Franco Pagliano, Storia di 10.000 aeroplani, Milano, Ugo Mursia Editore, 2018.
  • (EN) Michele Palermo, Eagles over Gazala: Air Battles in North Africa, Roma, IBN Editore, 2014, ISBN 88-7565-168-X.
  • Ferdinando Pedriali, L'Italia nella guerra aerea. Da El Alamein alle spiagge della Sicilia (4 novembre 1942-9 luglio 1943), Roma, Aeronautica Militare - Ufficio Storico, 2001.
  • (EN) Anthony Rogers, Battle over Malta: Aircraft Losses & Crash Sites 1940-42, Sutton Publishing, 2000, ISBN 0-7509-2392-X.
  • Nico Sgarlato, Aermacchi C202 Folgore, Delta Editrice, 2008.
  • (EN) Dragan Savic e Boris Ciglic, Croatian Aces of World War 2, Oxford, Osprey Publishing Ltd, 2002, ISBN 1 84176 435 3.
  • (EN) Christopher Shores, USAAF Fighter Units MTO 1942-45, Osprey Publishing Ltd, 1978.
  • (EN) Christopher Shores, Regia Aeronautica, vol. 1, Carrollton, USA, Squadron Signal Publications, 1976, ISBN 0-89747-060-5.
  • (EN) John Stanaway, P-38 Lightning Aces of the ETO/MTO, in Aircraft of the Aces, vol. 19, Osprey Publishing Ltd, 2001.
  • Andrew Thomas e Chris Davies, Gli assi dello Spitire in Nordafrica e in Italia, in La grande biblioteca Militare del '900, vol. 14, Milano, RCS MediaGroup, 2017.
  • (EN) Don Woerpel, The 79th fighter Group Over Tunisia, Sicily and Italy in World War II, Atglen, Schiffer Publishing, 2001, ISBN 0-7643-1322-3.

Pubblicazioni

  • Istruzioni e norme principali per il montaggio,la regolazione e la manutenzione del velivolo da caccia Aer.ca Macchi C.202 con motore R.A. 1000 R.C. 41I dalla IX al XI serie, CA 670 2, Roma, Ministero dell'Aeronautica Direzione Generale delle Costruzioni e degli Approvvigionamenti, 1942.
  • Marco Mattioli, L'esordio del Macchi C.202, in Storia Militare, n. 080, maggio 2000, pp. 53.
  • Marco Gueli, L'Aermacchi C.202, in Storia Militare, n. 244, gennaio 2014, pp. 56.
  • Andrea Curami, Piani e progetti dell'aeronautica italiana 1939-1943. Stato maggiore e industrie, in Italia contemporanea, n. 187, Milano, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, 1992, pp. 243.

Collegamenti esterni

Multimedia

  Istituto Luce, filmato d'epoca sull'attività dei Macchi C.202 in Cirenaica, su YouTube. URL consultato il 25 gennaio 2019.