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Dettagli
Sinonimicitati nel corpo dell'articolo
Paese di origineItalia (bandiera) Italia
ColoreBianca
Italia (bandiera) Italia
Regioni di coltivazioneMarche
Abruzzo
Umbria
Basilicata
DOCGOffida
DOCAbruzzo
Colli Maceratesi
Controguerra
Falerio
Terre Tollesi o Tollum
IGTAllerona
Basilicata
Bettona
Cannara
Civitella d'Agliano
Colli Aprutini
Colli Cimini
Colli del Sangro
Colline Frentane
Colline Pescaresi
Colline Teratine
Dal Vastese o Histonium
Frusinate o del Frusinate
Lazio
Marche
Narni
Spello
Terre Aquilane o Terre de l'Aquila
Terre di Chieti
Umbria
Ampelografia
Degustazione
http://catalogoviti.politicheagricole.it/result.php?codice=184

Il pecorino è un vitigno a bacca bianca impiegato esclusivamente per la vinificazione[1].

Storia

L'origine di questo vitigno è alquanto dibattuta, alcuni la ritengono incerta e sostengono che vi siano notizie documentate a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, [2][3][4] altri la descrivono come un'antica varietà di probabile origine marchigiana, in particolare dell'area dei Monti Sibillini posta a sud-est della città di Perugia. [5] L'enologo, Alberto Mazzoni, riprendendo da Molon, delinea le sue caratteristiche come quelle un vitigno «di antica coltivazione» delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria e «ritenuto comunque un vitigno italico di origine marchigiana», iscritto con DM del 25.05.1970 al Catalogo Nazionale delle Varietà e classificato idoneo alla coltivazione nel territorio delle province di Ascoli Piceno, Macerata ed Ancona. [6].

Alessandro Farina scrive che le testimonianze più antiche di questo vitigno possono essere rintracciate nel II secolo a.C. quando Catone il Censore lo includeva tra i vitigni introdotti nel territorio italiano dai coloni provenienti dalla Grecia. Lo cita con i sinonimi di «uva pecorina» e «uva delle pecore», nomi con cui è conosciuto nella zona di Arquata del Tronto, e ne associa il significato alla tradizione dell'allevamento ovino. [7].

Notizie documentate giungono anche dall'anno 1526 contenute negli Statuti di Norcia dove si legge la citazione di «vigne de pecurino» nella Rubrica CXII del Liber Tertius: «Item statuimo et ordinamo che per havere abundantia de pali per mantinire le vigne delli homini della terra de Norsia, suo contado, et districto, tucti et singoli homini della dicta terra ed suo districtio che hanno le vigne de pecurino nel dicto districto sieno tenuti et degano, per fino ad dui anni da numerarse dal dì della publicatione dello presente statuto, piantare et ponere nelle loro vigne o possessioni admino mezo staro de canne et epse da poi continuare a mantenere ad pena de cento soldi per ciaschuno che contrafarà. Et che nullo nelle dicte canne o canniti dega dare danno ad pena de dece soldi per ciascuna fiata. Et che ciascuno iurato sia tenuto repportare quilli che daranno damno nelle dicte canne pena de soldi dece.» Questa norma obbligava chiunque fosse proprietario di un vigneto di pecorino nella Terra di Norcia e suo Contado e Distretto a dover piantare un canneto per impiegare le canne come sostegni adatti a sorreggere i filari. La statuizione aveva validità sull'intero territorio sottoposto alla giurisdizione norcina che all'epoca comprendeva anche la Terra d'Arquata e le sue ville. Quest'ultime costituivano l'unica annessione data in vicariato alla città umbra dalla Sede Apostolica nell'anno 1429. Arquata si liberò dalla soggezione di Norcia nel 1479 grazie all'intervento di un contingente di 400 fanti ascolani. [8]

Nel corso del XX secolo la sua coltivazione si ridusse ad aree molto limitate, quali la valle di Arquata del Tronto e le zone pedemontane della provincia di Macerata [6].

Dimenticato durante la fase di rinnovamento dei vigneti, avvenuta negli anni ’70, era rimasto confinato nei vecchi impianti delle zone pedemontane di Ascoli Piceno e Macerata ed è stato riscoperto [1] negli anni ottanta nella frazione di Pescara del Tronto, dove si trovavano antichi vigneti sopravvissuti alla fillossera. [9] È stato reintrodotto a partire dal 1984 nella provincia di Ascoli Piceno ed in diverse località marchigiane ed abruzzesi [10].

Zone di coltivazione

La sua coltivazione è diffusa maggiormente nelle Marche ed in Abruzzo e, in misura minore, nel Lazio ed Umbria [11]. La superficie coltivata, in ascesa dagli anni 2000, ha toccato nel 2010 i 1114 ettari. [1] Dai dati del 5° censimento Nazionale dell'Agricoltura emerge che la sua presenza e la sua coltivazione sono maggiormente concentrate nella regione Marche, in particolare in provincia di Ascoli Piceno. [6].

Caratteristiche morfologiche

Scheda ampelografica

Come riportato nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, per la descrizione di questa varietà di vitigno sono stati osservati due cloni esistenti:

Le loro caratteristiche sono state confrontate con quelle riscontrate su piante di viti coltivate in provincia di Ancona e dell'Aquila. [1]

  • «Germogliamento: il germoglio di 10-20 cm mostra un apice: a ventaglio, setoloso, verde giallastro. Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): leggermente a gronda, glabre, verde sfumate di marrone, cordiformi, seno peziolare a V. Foglioline basali (dalla 4a in poi): a coppa, glabre, verde, orbicolari, seno peziolare a U. Asse del germoglio: glabro, verde o leggermente striato marrone, eretto. [1] Germoglio alla fioritura si diversifica per le foglioline basali: distese, glabre, verde, orbicolari, seno peziolare a U, e pr l'asse del germoglio: glabro, verde o leggermente striato di marrone, ricurvo». [1]
  • «Fioritura: l'infiorescenza è di media grandezza, cilindrica, racimoli e fiori semiserrati, peduncolo verde, sfumato di marrone alla base. Il fiore ha una forma a bottone fiorale: piccolo, rotondeggiante, corolla verde con apertura regolare; fiore aperto: ermafrodita regolare, autofertile.» [1]
  • «Invaiatura: la maturazione dei frutti è contraddistinta da un cambiamento di colore, che dal verde originario va gradatamente verso il verde-giallastro.»
  • «Maturazione dell'uva: precoce, «i grappoli si conservano a lungo sulla pianta, ma non distaccati.»

Caratteristiche varietali

Le caratteristiche varietali come riportate nella scheda ampelografica nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite: [1]

«* Foglia: di media grandezza o meno, orbicolare, intera o trilobata; seno peziolare a lira chiuso e anche con bordi sovrapposti; seni laterali superiori a V aperti o semi-chiusi, poco profondi; seni laterali inferiori mancanti o appena accennati. Pagina superiore glabra, verde carico; pagina inferiore glabra; lembo leggermente a gronda, con superficie leggermente bollosa; lobi ondulati con angoli terminali alla sommità generalmente retti. Nervatura principale sulla pagina inferiore verde o leggermente sfumata di rosa, glabra. Dentatura mediamente regolare, in 1, 2 o 3 serie, con denti di media grandezza, a margini parte rettilinei, parte leggermente concavi, a base stretta.»

«*Grappolo: di media grandezza o quasi piccolo, cilindrico o cilindro-conico, alcune volte alato, semi-serrato o semi-spargolo per leggera colatura; peduncolo di media lunghezza o quasi lungo, esile, semi-legnoso; pedicello di media lunghezza, esile, verde; cercine mediamente evidente, di media grossezza, verde; pennello piccolo, verde-giallastro.»

«*Acino: medio o quasi piccolo, sferico; buccia sottile e mediamente consistente, giallastra, alcune volte screziata di marrone, mediamente pruinosa; ombelico appena evidente; polpa sciolta e a sapore semplice; separazione dell'acino dal pedicello mediamente resistente.» «*Picciolo: lungo, di media grossezza, rotondeggiante, verde sfumato di rosa pallido, glabro.»

«*Colorazione: autunnale delle foglie: la colorazione sfuma dal verde al giallo.»

Attitudini enologiche

Qui si definiscono le caratteristiche dei vini prodotti con il vitigno e quali tipologie di vino ne ottimizzano le qualità

Vini ricavati

Per le sue caratteristiche enologiche è utilizzato:

Sinonimi

I sinonimi indicati dal Ministero delle politiche agricole sono suddivisi per provincia di appartenza: [1]

{{Portale|Agricoltura|alcolici}}

[[Categoria:Vitigni]]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i A. Ciardi, Registro Nazionale delle Varietà di Vite, su catalogoviti.politicheagricole.it. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  2. ^ Vitigni: radici piantate in terra Picena. URL consultato il 5 aprile 2017.
  3. ^ Esposizione 1872
  4. ^ Bollettino 1876
  5. ^ (EN) J. Robinson, J. Harding e J. Vouillamoz, Wine Grapes: A complete guide to 1,368 vine varieties, including their origins and flavours, p. 1408. URL consultato il 29 marzo 2017.
  6. ^ a b c I VITIGNI MARCHIGIANI ‹ Alberto Mazzoni, su www.albertomazzoni.it. URL consultato il 5 aprile 2017.
  7. ^ Alessandro Farina, Nozioni su vini, vitigni e zone vitivinicole d'Italia, Alessandro Farina, 3 maggio 2016, p. 90, ISBN 9786050430387. URL consultato il 6 febbraio 2019.
  8. ^ N. Galiè, G. Vecchioni, Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, op. cit., pag. 40.
  9. ^ Valentina Trenta, “Quel vitigno delle zone terremotate”- di Maura Firmani, su L'Eco del Vettore, 13 ottobre 2016. URL consultato il 5 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2017).
  10. ^ Robinson 2013
  11. ^ Aragona 2014
  12. ^ Pollini 2010

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Politiche agricole mette solo zone IGT

|IGT = Allerona |IGT2 = Basilicata