Nikolaj Maksimovič Minskij, pseudonimo di Nikolaj Maksimovič Vilenkin (Hlybokae, 1855Hlybokae, 1937), è stato un poeta e filosofo russo.

Biografia

Nikolaj Maksimovič Minskij, ebreo di origine, nacque a Hlybokae, in Bielorussia nel 1855.

Si avvicinò alla letteratura scrivendo, inizialmente, versi intrisi di ideali sociali, in aderenza a quelli in auge ai tempi di Alessandro III di Russia,[1]come l'Inno dei lavoratori.[2] Dopo questo periodo di esordio poetico si unì al movimento modernista, decadente, ruotante attorno alla rivista Il messaggero nordico (Severnyj vestnik).[1]

Questo cambiamento avvenuto nello scrittore, che dall'espressione degli «alti ideali sociali» degli esordi passò alla celebrazione dell'«uomo temerariamente audace», tendente alla bellezza, non aveva avuto in passato precedenti nella letteratura russa,[1] e proprio per questo è considerato uno tra i primissimi decadenti, caratterizzato da un lirismo a metà strada tra una tensione filosofica e una grande inclinazione estetizzante.[2]

Minskij utilizzò la poesia per i suoi approfondimenti e indagini intellettuali, intrisi di elementi nietzscheani, di mistica orientale, di pensieri populistici, con i quali creò un suo sistema filosofico, da lui denominato "Meonismo", da lui indicato come " religione del futuro ", e definito invece da VI. Solov'ev " abracadabra della filosofia ".

Opere pincipali

Note

  1. ^ a b c le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, p. 504.
  2. ^ a b Joe123/Sandbox2, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. URL consultato il 15 febbraio 2019.

Bibliografia

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