The Game (Queen)
The Game è l'ottavo album in studio dei Queen, pubblicato per la prima volta il 30 giugno 1980. Fu il primo album dei Queen a raggiungere la posizione numero 1 nella classifica degli album più venduti per cinque settimane negli Stati Uniti ed in Canada ed in Gran Bretagna per due settimane. In altri paesi è arrivato primo in Olanda, secondo in Norvegia e Germania, quinto in Austria e Giappone, settimo in Svezia e decimo in Italia.
The Game album in studio | |
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Artista | Queen |
Pubblicazione | 30 giugno 1980[1] |
Durata | 35:43 |
Dischi | 1 |
Tracce | 10 |
Genere[1] | Hard rock Art rock Arena rock Dance rock Heavy metal Album-oriented rock |
Etichetta | EMI |
Produttore | Queen, Mack |
Registrazione | Musicland Studios, Monaco, Germania, giugno-luglio 1979 e febbraio-maggio 1980 |
Certificazioni | |
Dischi d'oro | ![]() (vendite: 25 000+) ![]() (vendite: 250 000+) ![]() (vendite: 50 000+) ![]() (vendite: 100 000+) |
Dischi di platino | ![]() (vendite: 20 000+)
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Queen - cronologia | |
Logo | |
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Singoli | |
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Il disco
Alla sua uscita, l'album suscitò notevoli perplessità nella critica, sia dal punto di vista strettamente musicale sia per l'immagine che il gruppo forniva di sé (e l'immagine, fondamentale nella musica rock, lo era ancora di più in un gruppo come i Queen). Effettivamente la copertina del disco ci presentava quattro personaggi in pelle nera che ricordavano più un gruppo di motociclisti degli anni '50 (era infatti uscito un paio di anni prima il film Grease) che non il gruppo ambiguo e decadente degli album precedenti. A questo si aggiungeva la prima apparizione di Freddie Mercury nel nuovo look con capelli corti nella copertina dell'album (nei videoclip di Play the Game e di Another One Bites the Dust apparirà anche coi suoi celebri baffoni). Ma è ovviamente nel contenuto musicale che The Game rappresenta un elemento di svolta nella carriera dei Queen, al di là del giudizio che ognuno ne voglia dare. Il primo elemento nuovo è la comparsa dell'elettronica. Fino a quel momento i Queen avevano disdegnato l'uso di computer e sintetizzatori nelle loro incisioni, e avevano sottolineato il loro rifiuto con esplicite dichiarazioni nelle note di copertina dei loro album. Con The Game cambiarono opinione e lo dichiararono esplicitamente nelle note, citando addirittura la marca del sintetizzatore usato. Il secondo elemento è l'incursione del gruppo nel funk e nella disco. Gli altri brani dell'album riflettono maggiormente le tematiche consuete dei Queen: Crazy Little Thing Called Love, omaggio di Mercury al Rock and roll composta nella vasca da bagno del Bayerischerhof Hotel di Monaco, testimonia il suo gusto per le citazioni musicali di gusto retrò, mentre canzoni come Sail Away Sweet Sister, l'intrigante Save Me e Play The Game ci riportano ai classici brani corali e classicheggianti che hanno reso celebre il gruppo.
Pur non rappresentando forse il vertice creativo dei Queen, The Game influenzò comunque tutti i loro successivi lavori e si può perciò considerare una tappa fondamentale della loro carriera in quanto introdusse i Queen ad una fase commerciale dal punto di vista artistico, fase che sarebbe durata per tutti gli anni '80 fino ad interrompersi nel '91 con l'album Innuendo.
Nel 2011 l'album è stato rimasterizzato in digitale dalla Island/Universal ed è stato distribuito in due formati: standard edition, contenente l'album originale, e deluxe edition a 2 CD, contenente l'album originale e un EP bonus.
Registrazione
Nel giugno 1979, la band arrivò ai Musicland Studios di Monaco, di proprietà di Giorgio Moroder. Inizialmente, l'idea non era quella di registrare un album, i membri del gruppo volevano solo lavorare su alcune idee. «Dopo Jazz, sentimmo che dovevamo esplorare una nuova direzione», raccontò May. «Abbiamo chiesto ai Musicland e loro ci hanno offerto Mack». Reinhold Mack, un produttore discografico tedesco, all'epoca stava lavorando a Los Angeles con Gary Moore, quando ricevette l'offerta di lavorare con i Queen. Egli volò in Germania con una decisione improvvisa. Nello studio trovò molte scatole, valigie e amplificatori, e i tre membri della band: Mercury, Deacon e Taylor. Mercury gli disse che aveva qualche idea su cui lavorare, e iniziò a parlarne con il produttore prima dell'arrivo di May, facendogli ascoltare in anteprima Crazy Little Thing Called Love, una canzone da lui composta alla chitarra qualche tempo prima nel bagno della sua suite all'hotel Hilton di Monaco di Baviera.[8]
«Il metodo di lavorare di Mack era fresco e leggero e non usavamo troppi microfoni. Volevamo tornare di nuovo a suonare come una band» |
— Roger Taylor, circa il nuovo sound dei Queen.[9] |
Queste registrazioni mostrano chiaramente la differenza tra lo stile precedente dei Queen e il metodo di lavoro di Mack. Mentre la band lavorava lentamente e meticolosamente, i punti forti di Mack erano la velocità e la determinazione. «I Queen lavoravano molto lentamente», disse Mack. «Quanto lentamente, ci arrivai solo più tardi. Il mio piano era quello di cambiare questa situazione, perché continuavano a rimanere bloccati». La band era solita registrare decine di take prima di ottenere il risultato voluto. Alla luce di tutto ciò, con l'aiuto di Mack, quando riuscirono a completare un pezzo in mezza giornata, tutti rimasero piacevolmente sorpresi. Se c'erano problemi, Mack si attivava immediatamente per modificare la parte problematica. Come mostrato nell'incisione di Crazy Little Thing Called Love, Mercury collaborò facilmente con il produttore, trovandosi bene con i suoi ritmi lavorativi. Mack disse: «C'erano due tipi di compositori: Fred e Brian. Fred è il tipo semplice. Era in grado di creare qualcosa di abbastanza brillante in quindici-venti minuti. Brian era dell'altro tipo, quando aveva escogitato una buona idea, si perdeva nelle parti più insignificanti fin da subito. Era un perfezionista assoluto. Quando queste due diverse personalità lavoravano insieme, era estremamente difficile concentrarsi sui progressi».[10]
Mack dovette rendersi conto che nel campo del lavoro in studio, il gruppo era rimasto indietro rispetto ai moderni metodi produttivi. Con poca pazienza, il produttore insegnò ai membri dei Queen nuove metodologie di lavoro, come ascoltarsi in cuffia e controllarsi con un auricolare, e non usurare troppo il nastro magnetico continuando a sovrainciderci sopra. Ci furono molti conflitti tra Mack e Brian May perché il chitarrista voleva replicare le consuete sonorità della band, mentre il produttore diceva che aveva altre idee ogni volta. Infine, nella maggior parte dei casi, fu scelta una soluzione di compromesso.[11] Come May, Taylor era spesso insoddisfatto di dover produrre un suono di batteria monotono, simile ad un loop, in canzoni dal suono moderno, in quanto era invece un grande ammiratore della potenza e dello stile di John Bonham.[12] Come in tutte le loro sessioni di registrazione, anche qui ci furono molte polemiche, e la fonte di molti disaccordi era l'eccessivo perfezionismo di May, e spesso i dissapori furono così forti che May annunciò più volte di voler lasciare la band, ma solitamente tutto rientrava nella norma solo pochi giorni dopo.
Nei mesi successivi, il gruppo continuò a lavorare senza limiti di tempo in studio a tre canzoni, perché, sebbene fossero pronte a comparire nell'album, il gruppo era indeciso se il materiale fosse abbastanza buono; queste canzoni erano Coming Soon, Save Me e Sail Away Sweet Sister.[13] A differenza dei precedenti album, questa volta non c'erano canzoni semi-finite prima dell'inizio delle sessioni in studio, solo poche idee, e l'intero processo creativo si svolse in studio.[14] A settembre, il lavoro fu interrotto da Taylor, che andò in vacanza a Saint Tropez con suo figlio. Mercury era stato invitato da Wayne Ealing a prendere parte a una coreografia con la musica dei Queen per la Royal Ballet Company. I proventi dello spettacolo sarebbero andati in beneficenza a favore dei bambini disabili. Nell'ottobre 1979, la EMI pubblicò il singolo Crazy Little Thing Called Love, che fu un grande successo di classifica. Nel video clip della canzone, la band aveva un aspetto completamente nuovo: tutti si erano tagliati i capelli (anche May se li era accorciati) e indossavano giubbotti di pelle risalenti agli anni '50. Il nuovo look era stato proposto da Mercury dopo aver visitato alcuni gay-bar di Monaco.[15] Tra novembre e dicembre 1979, i Queen iniziarono un tour di concerti da 20 date in Inghilterra, suonando in locali più piccoli e di medie dimensioni per recuperare il contatto diretto con il pubblico.
Nel febbraio 1980 i Queen tornarono in studio per registrare e pubblicare un album completo dopo aver pubblicato un singolo di successo. Le sessioni furono molto produttive, con un totale di quaranta canzoni incise che poi furono selezionate per l'inclusione nell'album. Anche se in un primo momento si era pensato che registrare all'estero, lavorando in un posto nuovo, avrebbe favorito la concentrazione della band e allontanato le distrazioni di casa, Monaco di Baviera, e la sua vita notturna, si rivelarono invece foriere di più distrazioni di quanto si pensasse. «I problemi sono iniziati quando qualcuno ha proposto di andare a bere un drink dopo il lavoro in studio», disse Brian May. Divenne parte della routine di tutti i giorni che, dopo aver lavorato in studio, Mercury e il suo entourage visitassero i locali gay della città, mentre gli altri membri della band, insieme al produttore Mack, si recavano regolarmente in una discoteca chiamata Sugar Shack.[16]
Pubblicazione
Durante una pausa nelle registrazioni dell'album, nell'ottobre 1979 venne pubblicato il singolo Crazy Little Thing Called Love perché i dirigenti della EMI erano molto speranzosi nei confronti della canzone. Negli Stati Uniti, la Elektra Records trovò troppo rischioso pubblicare IL singolo, E quindi molti DJ americani iniziarono a suonare 45 giri importati dall'Inghilterra. Nonostante ciò, il pezzo venne molto trasmesso dalle radio, e data la richiesta alla fine la Elektra decise di far uscire il singolo. La canzone ebbe molto successo, grazie alla sua sonorità alla Elvis Presley, scomparso solo due anni prima, e ottenne il primo posto in classifica in Nord America e il secondo nel Regno Unito.
Nel maggio 1980 fu pubblicato Play the Game come secondo singolo estratto dall'album di prossima pubblicazione. Non ebbe particolare successo, ma in copertina Freddie Mercury sfoggiò per la prima volta i suoi celebri baffi, diventati poi un suo tratto caratteristico. I vecchi fan della band rimasero sorpresi dal cambiamento di look, molti non lo accettarono e, secondo le indiscrezioni, durante il tour di sostegno dell'album, molti fan gettavano sul palco dei rasoi usa e getta. La risposta del cantante fu lapidaria: «Cazzo, non li taglierò!».
L'album The Game venne pubblicato il 30 giugno 1980. Inizialmente il titolo previsto doveva essere Play the Game, ma a Taylor non piaceva perché riteneva che "giocare il gioco" potesse essere interpretato come "entrare nel sistema", e per questo venne semplificato in The Game. La copertina dell'album aveva la stessa immagine del singolo Crazy Little Thing Called Love, ma a colori. La stampa rimase delusa dal fatto che nel disco ci fossero inclusi due singoli già sul mercato, ma le vendite dell'album furono comunque piuttosto buone.
Nell'agosto del 1980, venne pubblicato il singolo di Another One Bites the Dust dietro suggerimento di Michael Jackson. Fu un tale successo che solo lui garantì le vendite dell'album. Si posizionò in vetta alla classifica statunitense, al secondo posto nelle classifiche dance e R&B, venendo particolarmente apprezzato dalle stazioni radiofoniche di musica nera. Solo in America ne furono vendute oltre tre milioni di copie. Nel 1980, la canzone venne nominata per il Grammy Award nella categoria "Best Vocal Rock Band", ma non vinse il premio.
Tracce
- Lato A
- Play the Game – 3:33 (Mercury)
- Dragon Attack – 4:19 (May)
- Another One Bites the Dust – 3:32 (Deacon)
- Need Your Loving Tonight – 2:49 (Deacon)
- Crazy Little Thing Called Love – 2:48 (Mercury)
- Lato B
- Rock It (Prime Jive) – 4:33 (Taylor)
- Don't Try Suicide – 3:52 (Mercury)
- Sail Away Sweet Sister (To the Sister I Never Had) – 3:33 (May)
- Coming Soon – 2:51 (Taylor)
- Save Me – 3:49 (May)
- Save Me (Live in Montreal, November 1981) - 4:18
- A Human Body (B-Side) - 3:44
- Sail Away Sweet Sister (To the Sister I Never Had) (Take 1 with Guide Vocal) - 2:34
- It's A Beautiful Day (Original Spontaneous Idea, April 1980) - 1:30
- Dragon Attack (Live At Milton Keyness Bowl, June 1982) - 5:14
Formazione
Queen
- Freddie Mercury - voce, cori, pianoforte, chitarra (Crazy Little Thing Called Love), sintetizzatore
- Brian May - chitarra elettrica, chitarra acustica, pianoforte (Save Me), sintetizzatore (Sail Away Sweet Sister e Save Me), cori, voce (Sail Away Sweet Sister)
- John Deacon - basso, chitarra (Another One Bites the Dust), pianoforte (Another One Bites the Dust), chitarra acustica (Need Your Loving Tonight)
- Roger Taylor - batteria, chitarra (Coming Soon), sintetizzatore (Rock It (Prime Jive) e Coming Soon), cori, voce (Rock It (Prime Jive)), seconda voce (Coming Soon)
Altri musicisti
- Reinhold Mack - sintetizzatore addizionale
Accoglienza
Recensione | Giudizio |
---|---|
Allmusic | [17] |
Chicago Tribune | [18] |
Encyclopedia of Popular Music | [19] |
The Guardian | [20] |
Ondarock | [21] |
Record Mirror | [22] |
The Rolling Stone Album Guide | [23] |
Piero Scaruffi | [24] |
Smash Hits | [25] |
In una recensione dell'epoca, Record Mirror a proposito dell'album scrisse: "Dopo gli Zeppelin e persino prima degli Scorpions, i Queen sono la band più esaltante che io abbia mai visto o sentito. E sono sicuro che tutti voi appassionati di buona musica sarete d'accordo."[22] Il recensore di Rolling Stone fece notare quanto fosse piacevole "ascoltare un album dei Queen contenente delle canzoni, e non degli inni da stadio", ma scrisse anche: "questi ragazzi sanno come dovrebbe suonare e far sentire questa musica, ma non riescono a impegnarsi abbastanza per farcela."[26] Il The Washington Post diede del disco una recensione caustica, scrivendo: "Dopo cinque anni di album insoddisfacenti e deprimenti, questo doveva essere il ritorno dei Queen. Ma non abbiamo avuto fortuna... "[27] Steve Taylor della rivista Smash Hits, fu ugualmente negativo scrivendo: "Incastrato tra due lastre del solito pomp-rock sinfonico e/o corale dei Queen [...] giace un ripieno completamente non originale e banale".[25] Tuttavia, i lettori di Creem votarono The Game settimo miglior album del 1980.[28]
In una recensione retrospettiva, Stephen Thomas Erlewine di Allmusic scrisse che "l'atmosfera disco rock dell'album mostra una band che aveva voltato le spalle al rock per darsi al pop commerciale, effettuando una virata molto pop, decisamente pop, ma dando così vita a un grande album pop del 1980 che rimane uno dei dischi più divertenti della band."[17] Il sito web Allmusic arrivò a definire The Game il miglior album dei Queen degli anni ottanta.[29] Evan Sawdey di PopMatters definì The Game un "normale disco di buon vecchio rock".[30]
Note
- ^ a b (EN) The Game, su AllMusic, All Media Network.
- ^ (DE) Austrian album certifications, su ifpi.at, IFPI Austria. URL consultato il 10 dicembre 2015. Digitare "Queen" in "Interpret", dunque premere "Suchen".
- ^ (DE) Gold/Platin Datenbank, su musikindustrie.de, Bundesverband Musikindustrie. URL consultato il 22 ottobre 2014.
- ^ (NL) NVPI Certifications, su nvpi.nl, NVPI. URL consultato il 7 marzo 2015.
- ^ (EN) BRIT Certified, su bpi.co.uk, British Phonographic Industry. Digitare "Queen" in "Keywords", dunque premere "Search".
- ^ (PL) Przyznane w 2009 roku, su bestsellery.zpav.pl, ZPAV. URL consultato il 4 agosto 2014.
- ^ (EN) The Game – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 13 maggio 2015.
- ^ Blake, 2010, pag. 232.
- ^ Blake, 2010, pag. 233–234
- ^ Blake, Mark. Is This the Real Life? – The Untold Story of Queen, pag. 237, Londra: Aurum (2010), ISBN 978-1-84513-597-3.
- ^ Blake, Mark. Is This the Real Life? – The Untold Story of Queen, pag. 237, Londra: Aurum (2010), ISBN 978-1-84513-597-3.
- ^ Blake, Mark. Is This the Real Life? – The Untold Story of Queen, pag. 240, Londra: Aurum (2010), ISBN 978-1-84513-597-3.
- ^ Blake, Mark. Is This the Real Life? – The Untold Story of Queen, pag. 233, Londra: Aurum (2010), ISBN 978-1-84513-597-3.
- ^ Sutcliffe, Phil. Queen: A rock koronás királyainak teljes, képekkel illusztrált története, pag. 140, Budapest: Cartaphilus (2010). ISBN 978-963-266-182-7.
- ^ Brooks, Greg – Lupton, Simon. Freddie Mercury élete saját szavaival, pag. 37, Budapest: Cartaphilus (2009), ISBN 978-963-266-046-2.
- ^ Blake, Mark. Is This the Real Life? – The Untold Story of Queen, pag. 238, Londra: Aurum (2010), ISBN 978-1-84513-597-3.
- ^ a b The Game. Allmusic.
- ^ Greg Kot, An 18-record, 80 Million-copy Odyssey, in Chicago Tribune, 19 aprile 1992. URL consultato il 19 aprile 2016.
- ^ Colin Larkin, Encyclopedia of Popular Music, 5th, Omnibus Press, 2011, p. 2248, ISBN 0-85712-595-8.
- ^ Alexis Petridis, Queen: Jazz; The Game; Flash Gordon; Hot Space – review, in The Guardian, London, 15 dicembre 2011. URL consultato il 19 aprile 2016.
- ^ Queen Rapsodia in rock, su ondarock.it, www.ondarock.it. URL consultato il 23 gennaio 2019.
- ^ a b Record Mirror review (archived at queenarchives.com)
- ^ Queen: Album Guide, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 10 giugno 2012.
- ^ The History of Rock Music
- ^ a b Steve Taylor, Albums, in Smash Hits, 10–23 luglio 1980, p. 31.
- ^ Rolling Stone review
- ^ Washington Post review
- ^ Rocklist.net...Creem magazine selected readers, su rocklistmusic.co.uk. URL consultato il 10 gennaio 2012.
- ^ The Miracle. Allmusic.
- ^ Queen: Queen 40 Limited Edition Collector's Box Set Volumes 2 & 3, in PopMatters. URL consultato il 27 gennaio 2015.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) The Game, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Stephen Thomas Erlewine, The Game, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) The Game, su Discogs, Zink Media.
- (EN) The Game, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.