Rocco (famiglia)
La famiglia Rocco è una casata originaria di Napoli, i cui esponenti furono insigniti dei titoli di nobili e patrizio napoletano e rivestirono importanti cariche amministrative, politiche e diplomatiche nei Regni di Napoli e delle Due Sicilie. Rami secondari si impiantarono in Casoria, Bovino e Lettere.
Rocco | |
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Stato | ![]() ![]() ![]() ![]() |
Titoli | ![]() ![]() |
Fondatore | Guido († 1267) |
Data di fondazione | XIII secolo |
Rami cadetti | di Casoria, di Lettere, di Bovino |
Storia della famiglia
La storia della famiglia Rocco è stata oggetto di studio dei maggiori genealogisti del Mezzogiorno d'Italia già a partire dalla fine del XVI secolo che misero in evidenza il ruolo di primo piano
I principi di Torrepadula
Il ramo di Bovino
Il ramo di Lettere
Blasonatura: Di azzurro con tre bande d'oro al capo di rosso, caricato di tre rocchi d'argento posti in fascia.
L'arma della famiglia Rocco, le cui prime raffigurazioni si riferiscono alle tombe cinquecentesche presenti nella Basilica napoletana di San Lorenzo Maggiore, mostra, nella parte inferiore, i colori di appartenenza alla monarchia angioina (azzurro e oro). Lo scudo di azzurro con tre bande d'oro si riferisce in particolare allo stemma di Borgogna antica, riferito probabilmente alla figura di Margherita di Borgogna, seconda moglie di Carlo I d'Angiò, sotto la cui protezione si posero verosimilmente i capostipiti della famiglia, Guido e Filippo Rocco.
Ancora oggi, lo stemma del Regno delle Due Sicilie riporta quei colori in alcune partizioni del proprio blasone, comuni anche ad altre famiglie napoletane che gravitarono nell'ambito della corte angioina, come i Sersale, i Pagano, gli Aldimari.
La parte superiore, il capo di rosso, caricato di tre rocchi d'argento posti in fascia, fa dell'arma dei Rocco un tipico "stemma parlante"[1], dove il nome della figura caratterizzante l'insegna coincide con quello della famiglia. Il rocco
I Rocco di Napoli, sin dall’origine, si dotarono di un’arma “d’azzurro a tre bande d’oro col capo di rosso caricato di tre rocchi di scacchiera d’argento posti in fascia e sostenuto da una fascia dello stesso”[1].L’elemento dominante è quindi proprio il “rocco di scacchiera”, ovvero – come precisa il Manno [2]– la “torre” degli scacchi.
E’ la stessa radice semantica del cognome che ne denuncia il reale significato. Rocco deriva dal persiano “rukh”, a sua volta derivante dall’indiano “rat-ha”, antico carro da guerra recante una sovrastruttura turrita utilizzata per lo scavalcamento delle mura delle città assediate; non a caso, la torre degli scacchi (che in inglese è ancora oggi detta Rook) era da sempre intesa non come “rocca”, ovvero parte di una fortezza, ma come macchina da guerra, uno strumento di “attacco” dinamico al pari di alfiere e cavallo [3].
Il segno grafico convenzionale del “rocco” era la figura delle “due corna (o due rostri) sopra un piede” [4]e mantenne tale forma nella schematizzazione scacchistica, come in quella araldica, fino a tutto il Settecento.
Successivamente, la modernizzazione delle forme grafiche portò il “rocco” ad assumere il disegno della “torre” vera e propria. Significativo, al riguardo, lo stemma insistente sul portale del Palazzo Rocco di Casoria (dove si era insediata quella parte della famiglia napoletana che nel 1860 – poche settimane prima del Plebiscito di annessione dei territori borbonici al Regno d’Italia – si era fatta riconoscere da Francesco II il titolo di Principi di Torrepadula), dove si vedono chiaramente le tre torri merlate, munite pure di finestre e porte, sovrastanti lo scudo d’azzurro a tre bande d’oro [5].
[1] TETTONI, Leone. SALADINI, Francesco. “Teatro araldico ovvero raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle più illustri e nobili casate che esisterono un tempo e che tuttora fioriscono in tutta l'Italia”, Lodi, 1841
[2] MANNO, Antonio, Vocabolario araldico ufficiale, Roma 1907.
[3] Cfr. al riguardo LEONCINI, Mario, Antiche testimonianze degli scacchi in Toscana, 2016.
[4] LEONCINI, Mario, cit. E’ solo per mera curiosità che si cita in questa sede un passo della Divina Commedia (Purg., XXIV, vv. 28-30): “Vidi per fame a vuoto usar li denti / Ubaldin della Pila e Bonifazio / che pasturò col rocco molte genti”. Bonifazio Fieschi, di Genova, nipote di Innocenzo IV, fu arcivescovo di Ravenna e usò un pastorale non ricurvo, ma munito di due corna divergenti ovvero “fatto di sopra al modo del rocco de li scacchi”, come evidenziò il primo commentatore trecentesco dell’opera dantesca, Iacopo della Lana (1324/28).
[5] Dagli angioini in poi, i Rocco di Napoli continueranno a generare esponenti di rilievo della vita pubblica del Regno. Si considerino solo le generazioni di giuristi costituite, in epoca borbonica, dai fratelli Giovanni, Niccola, Gennaro e Giuseppe Rocco di Torrepadula che rivestirono un ruolo significativo nella storia del diritto ottocentesco (cfr. PESCE, Giuseppe. SILVESTRI, Ludovico. I Rocco. Una famiglia di giuristi cattolici nella Napoli di metà ‘800. Napoli, 2016) e, nella prima metà del Novecento, dagli altri quattro germani Alfredo (autore dei Codici di procedura penale, abrogato nel 1989, e del Codice penale, di fatto ancora in vigore), Arturo e Ugo (autori di testi fondamentali di dottrina giuridica) e Ferdinando (presidente del Consiglio di Stato nel 1947-50). L’ambito familiare di questi ultimi fu definito da Indro Montanelli “un allevamento di cavalli di razza” per la straordinaria concentrazione di menti dedicate allo studio della giurisprudenza (Corriere della Sera, 18 gennaio 1998, pag. 33).
Note
- ^ Bascapè - Del Piazzo, p. 199.
Bibliografia
Notizie storiche sugli esponenti della famiglia:
- Notar Giacomo (Giacomo della Morte ?), Cronica di Napoli, XVI secolo.
- Marco Antonio Terminio, Apologia di tre seggi illustri di Napoli, 1581.
- Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1601.
- Cesare D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli, 1623.
- Camillo Tutini, Dell'origine e fundatione dei seggi di Napoli. Supplimento all'Apologia del Terminio, 1644.
- Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, 1691.
- Francesco Pansa, Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi, 1724.
- Giambattista D'Amelj, Storia della città di Lucera, Lucera, 1861.
- Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, Napoli, 1875.
- Carlo Padiglione, Della Casa Rocco e del diritto che ha di usare il titolo di Principe di Torrepadula, Napoli, 1880.
Sulla blasonatura dell'arma:
- Giacomo C. Bascapè e Marcello Del Piazzo, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma, 1983.
Voci correlate
- Francesco Rocco (Lettere) 1629-1706
- Gregorio Maria Rocco (Napoli) 1700-1782
- Carlo Rocco (Bovino) 1799-1849
- Nicola Rocco di Torrepadula (Casoria-Napoli) 1811-1877
- Italo Alessandro Rocco (Bovino) 1898-1998