Rocco (famiglia)
La famiglia Rocco è una casata originaria di Napoli, anticamente ascritta al Seggio di Montagna.
| Rocco | |
|---|---|
| Stato | |
| Titoli | |
| Fondatore | Guido († 3 ottobre 1267) |
| Data di fondazione | XIII secolo |
| Rami cadetti | di Bovino, di Lettere |
| Rocco di Torrepadula | |
|---|---|
| Stato | |
| Titoli | |
| Fondatore | Carlo |
| Data di fondazione | 1641 |
I suoi esponenti furono insigniti dei titoli di nobile e patrizio napoletano e rivestirono importanti cariche amministrative, politiche e diplomatiche nei Regni di Napoli e delle Due Sicilie.
Al ramo spostatosi nel XVI secolo in Casoria fu conferito nel 1641 il titolo di Principe di Torrepadula.
Altri rami collaterali si svilupparono, nello stesso periodo, a Bovino e Lettere.
Storia della famiglia
La storia della famiglia Rocco è stata oggetto di studio - già a partire dalla fine del XVI secolo - dei maggiori genealogisti del Mezzogiorno d'Italia.
L'epoca angioina. Il Seggio dei Rocchi ed il Seggio di Montagna
I primi membri della famiglia Rocco ad essere citati negli studi genealogici del XVI secolo sono due esponenti della classe mercantile di Amalfi che dopo il 1266 entrarono a far parte dei finanziatori della corte di Carlo I d'Angiò, impegnato in quel periodo nel conflitto contro Corradino di Svevia e, per questo motivo, gratificati dal sovrano angioino di riconoscimenti e privilegi:
- Guido († 3 ottobre 1267), dapprima Consigliere del Re[1], ne divenne presto Maestro Ciambellano[2][3][4] e successivamente inviato presso vari Paesi esteri come Ambasciatore del Sovrano.[5] Per effetto delle benemerenze maturate, Carlo I d'Angiò concesse a Guido Rocco ed ai suoi discendenti il diritto di essere seppelliti presso una cappella della Basilica di San Lorenzo Maggiore, appena ingrandita e rinnovata. Scipione Mazzella, che scrive nel 1601, ci ricorda che in quella chiesa "molte onorate sepolture di marmo fanno fede dell'antichità e nobiltà insieme della famiglia Rocco, tra le quali una ve n'era (...) nella quale si leggeva quest'epitaffio"[6]:
- Filippo, ricordato tra quelli che ancora nel 1272 anticipavano denari per sovvenzionare le imprese militari di Carlo d'Angiò[7][8] e "tutti i suoi bisogni, aiutato da altri Mercadanti Gentil'uomini" della riviera amalfitana[9].
Anche sotto Carlo II d'Angiò "furono i Rocchi sempre impiegati ne servigi dei loro Re naturali e da essi fedelmente serviti"[10]:
- Marino, Dottore in Legge, anch'egli scelto dal Re quale suo Consigliere ed Ambasciatore [11][12];
- Giovanni, soldato, nominato dal Re Maestro Maresciallo, "per i suoi servigi ricevé dal Re in dono il Castello di Rocca di Baucio"[13][14] e fu inserito nel novero degli "Inquisitori dei feudatari" nell'ambito della campagna di accertamenti disposti da Re Roberto nel 1285 sul conto di____[15].
Nel periodo di Re Roberto d'Angiò emersero, tra gli altri:
- Marco, "dotto giureconsulto"[16] che inaugurò la tradizione familiare di esimi uomini di legge e che arrivò a ricoprire, nel 1332, la carica di Giudice della Gran Corte della Vicaria, la prima magistratura di appello di tutte le corti del Regno di Napoli per le cause criminali e civili. Conobbe diffusa popolarità poiché si fece promotore e autore di una legge che perseguisse "coloro che - sotto colore di matrimonio - rapivano le donzelle vergini"[17][18][19][20];
- Nardo († 1335), fu nominato "Giustiziere" in Terra di Lavoro (antica denominazione della provincia di Caserta) che, ci informa Tutini, "tanto era, quanto Viceré di quella provincia"[21][22][23][24]. Anche di Nardo Rocco si conservava memoria di una tomba all'interno di San Lorenzo Maggiore, recante la seguente iscrizione:[25]
- Luca, militare di professione e "Cavaliere preclarissimo, fu etiandio di molta stima di Re Roberto"[26] e per questo inviato come "Capitano a guerra" presso la città di Santa Severina in Calabria [27], ovvero quale Prefetto della Città e Governatore politico e militare[28][29].
Nell'interregno della Regina Giovanna I trovarono spazio nelle citazioni dei cronisti e dei genealogisti Simone, cavaliere citato in un indulto reale del 1380[30][31][32][33] e Francesco, anch'egli ricompreso tra i giudici della Gran Corte della Vicaria.
Sotto Re Ladislao I assunsero rilievo:
- Andrea che, quando il sovrano determinò la riorganizzazione della Regia Camera della Sommaria, fu nominato "Maestro Razionale" ed entrò a far parte della Magna Curia Magistrorum Rationarum ovvero del massimo organo di revisione dei conti del Regno[34][35][36][37]. Il rango rivestito dava diritto anche ad Andrea Rocco di essere sepolto nella cappella familiare di San Lorenzo Maggiore, sotto una lapide - anch'essa persa a seguito delle ristrutturazioni di fine '400 - molto consumata dal tempo, tanto di non consentire di rilevarne la data di morte:[38]
- Marino, "Ambasciatore in corti straniere"[39], al quale per i servigi resi fu conferito il cavalierato dell'Ordine della Leonza (o Leonessa)[40][41][42].
Al tempo della Regina Giovanna II, Bartolomeo seguì le orme del suo avo Andrea e divenne a sua volta Maestro Razionale della Camera della Sommaria. Nel 1417 fu incaricato di sovraintendere alla revisione dei confini delle varie universitates del Regno ed in particolare di risolvere una vertenza di confini tra l'Agro aversano e quello di Capua[43][44][45].
L'epoca aragonese: Simonello e Giacomo Rocco
Anche sotto la dominazione aragonese la famiglia Rocco continuò a fornire esponenti di primo piano nelle gerarchie civili, giudiziarie e diplomatiche del Regno di Napoli.
Dell'epoca di Alfonso I d'Aragona e Ferdinando I d'Aragona si ricordano, in particolare:
- Simonello (o Simonetto), "Cavaliero e Consigliero di Re Alfonso"[46], rivestì varie cariche della gerarchia nell'ordinamento civile e giudiziario aragonese, fino a diventare Presidente della Regia Camera della Sommaria e, sotto Ferdinando I, Consigliere di Stato. Marito di Francesca Ferrillo dei Conti di Muro, dalla quale ebbe ben dodici figli[47][48][49][50][51][52];
- Mattia, primogenito di Simonello, anch'egli membro di rilievo della corte aragonese, al quale Re Ferdinando I d'Aragona donò il feudo di Casella in Principato Citra (secondo alcuni corrispondente alla Rocca di Caselle in Pittari, in provincia di Salerno, già appartenuta al ribelle Guglielmo Sanseverino Conte di Capaccio e a questi requisita al demanio dopo la repressione della "Congiura dei Baroni" (o Simonetto), "Cavaliero e Consigliero di Re Alfonso"[53], rivestì varie cariche della gerarchia nell'ordinamento civile e giudiziario aragonese, fino a diventare Presidente della Regia Camera della Sommaria e, sotto Ferdinando I, Consigliere di Stato. Marito di Francesca Ferrillo dei Conti di Muro, dalla quale ebbe ben dodici figli[54][55][56][57][58][59];
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Il ramo di Casoria, principi di Torrepadula
Il ramo di Bovino
Il ramo di Lettere
Altri rami minori
Blasonatura: Di azzurro con tre bande d'oro al capo di rosso, caricato di tre rocchi d'argento posti in fascia.
Le prime raffigurazioni dello stemma della famiglia Rocco sono visibili presso le tombe cinquecentesche presenti nella Basilica napoletana di San Lorenzo Maggiore.
Il campo azzurro con tre bande d'oro si riferisce ai colori della monarchia angioina, in particolare allo stemma di Borgogna antica e quindi alla figura di Margherita di Borgogna, seconda moglie di Carlo I d'Angiò, sotto la cui protezione si posero i capostipiti della famiglia, Guido e Filippo Rocco.
Ancora oggi, lo stemma del Regno delle Due Sicilie riporta quei colori in alcune partizioni del proprio blasone, comuni anche ad altre famiglie napoletane che gravitarono nell'ambito della corte angioina, come i Sersale, i Pagano, gli Aldimari.
Il capo di rosso, caricato di tre rocchi d'argento posti in fascia, fa dell'arma dei Rocco un tipico "stemma parlante"[60] ossia dove il nome delle figure caratterizzanti l'insegna coincide con quello della famiglia: il rocco di scacchiera, "termine utilizzato in araldica per indicare la torre degli scacchi"[61].
Il termine "rocco" deriva dal persiano “rukh”[62][63], a sua volta derivante dall’indiano “rat-ha”[64], antico carro da guerra recante una sovrastruttura turrita utilizzata per lo scavalcamento delle mura delle città assediate; non a caso, la torre degli scacchi (in inglese rook, in spagnolo roque) era intesa non come “rocca”, ovvero parte di una fortezza, ma come macchina da guerra, uno strumento di attacco dinamico al pari di alfiere e cavallo.
Il segno grafico convenzionale del rocco era la figura delle “due corna (o due rostri) sopra un piede"[65] e mantenne tale forma nella simbologia scacchistica, come in quella araldica, fino a tutto il Settecento.
Successivamente, la modernizzazione delle forme grafiche portò il rocco ad assumere il disegno della torre vera e propria.
Note
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ D'Engenio Caracciolo, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Terminio, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ D'Engenio Caracciolo, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Terminio, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Terminio, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Terminio, p. 199.
- ^ Mazzella, p. 199.
- ^ Candida Gonzaga, p. 199.
- ^ Tutini, p. 199.
- ^ Aldimari 1691, p. 199.
- ^ Pansa, p. 199.
- ^ Padiglione, p. 199.
- ^ Bascapè - Del Piazzo, p. 199.
- ^ Manno
- ^ ròcco in Vocabolario - Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
- ^ Pianigiani, voce "rocco"
- ^ Leoncini, p. 18 e segg.
- ^ Manno
Bibliografia
Fonti principali:
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- Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Napoli, 1580.
- Marco Antonio Terminio, Apologia di tre seggi illustri di Napoli, Venezia, 1581.
- Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1601.
- Cesare D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli, 1623.
- Ferrante Della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forestiere o non comprese ne' Seggi di Napoli, Napoli, 1641.
- Camillo Tutini, Dell'origine e fundatione dei seggi di Napoli. Supplimento all'Apologia del Terminio, Napoli, 1644.
- Carlo De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1654.
- Biagio Aldimari (Tobia Almagiore), Raccolta di varie notizie historiche, Napoli, 1675.
- Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, Napoli, 1691.
- Stanislao Aloe, Tesoro lapidario napoletano, Napoli, 1835.
- Giambattista D'Amelj, Storia della città di Lucera, Lucera, 1861.
- Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, Napoli, 1875.
- Carlo Padiglione, Della Casa Rocco e del diritto che ha di usare il titolo di Principe di Torrepadula, Napoli, 1880.
- Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, Pisa, 1886.
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Fonti secondarie:
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- Padre Raffaele Maria Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, Napoli, 1694.
- Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli, 1703.
- Lodovico Araldi, L'Italia nobile nelle sue città e ne' cavalieri figli delle medesime, Venezia, 1722.
- Francesco Pansa, Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi, Napoli, 1724.
- Placido Troyli, Istoria generale del reame di Napoli, Napoli, 1748.
- Giovanni Giuseppe Origlia Paolino, Istoria dello studio di Napoli, Napoli, 1754.
- Antonino Castaldo, Dell'Istoria, Napoli, 1769.
- Niccolò Carletti, Topografia universale della città di Napoli, Napoli, 1776.
- Lorenzo Giustiniani, Memorie storiche degli scrittori legali del Regno di Napoli, Napoli, 1789.
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Fonti araldiche:
- Ottorino Pianigiani, Vocabolario etimologico della lingua italiana, Roma, 1907.
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- Giacomo C. Bascapè e Marcello Del Piazzo, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma, 1983.
- Pasquale Marciano e Angelandrea Casale, Il Sedile dei Nobili della Città di Lettere, Amalfi, 2014.
- Angelandrea Casale, Felice Marciano e Vincenzo Amorosi, Famiglie nobili del Regno di Napoli in uno stemmario seicentesco inedito, Boscoreale, 2016.
- Mario Leoncini, Antiche testimonianze degli scacchi in Toscana, Lucca, 2016.
Voci correlate
Linea principale (Napoli-Casoria):
- Gregorio Maria Rocco 1700-1782
- Nicola Rocco di Torrepadula 1811-1877
Ramo di Bovino:
- Carlo Rocco 1799-1849
- Italo Alessandro Rocco 1898-1998
Ramo di Lettere:
- Francesco Rocco 1629-1706
