Povertà
La povertà è la condizione di singole persone o collettività umane nel loro complesso, che si trovano ad avere, per ragioni di ordine economico, un limitato (quando non del tutto mancante) accesso a beni essenziali e primari: l'alimentazione, l'acqua o l'abitazione ovvero a beni e servizi sociali d'importanza vitale (sanità, istruzione, accesso all'informazione, etc...).
In tal senso la povertà costituisce la principale causa, ma non l'unica, di esclusione sociale o emarginazione: la peculiarità è che l'esclusione dall'accesso a beni e servizi essenziali deriva (quasi sempre "de facto", in rari casi anche "de iure") dalla scarsità di mezzi economici. Ciò vale a distinguerla da altre situazioni in cui la privazione ha origini diverse come i casi di discriminazione su base etnica, religiosa, sessuale, etc... (pur esistendo situazioni in cui tali situazioni si sovrappongono ed aggravano fra loro).
Si parla di povertà anche in termini "relativi", con riferimento alle situazioni di rilevante disparità di reddito e potere d'acquisto fra singoli e gruppi sociali nella stessa comunità nazionale o locale.
Il termine "povertà" può comunque assumere molteplici significati ed essere impiegato con diverse accezioni.
Povertà delle nazioni
Povertà nei paesi industrializzati
Povertà in Italia
Collegamenti esterni
- Pagina sul sito Istat contenente dati su povertà e consumi in Italia
Situazione delle donne nella povertà
Le donne sono svantaggiate in quasi tutte le realtà sociali, soltanto in termini di aspettativa di vita esse superano gli uomini (per numero di anni vissuti e non necessariamente a livello qualitativo). Vengono troppo spesso violati la dignità e i diritti delle donne, con pratiche quali l’obbligo del controllo di gravidanza o le molestie sessuali ed i lavori non retribuiti che continuano ad impedire un equo sviluppo economico. Esiste una sostanziale disparità di trattamento tra i sessi, calcolata attraverso gli indicatori della parità di opportunità tra uomini e donne, ovvero : il « tetto di cristallo », il divario del reddito e il numero di donne che vivono nella povertà. Questi indici riportano una povertà maggiore delle donne, tanto che ci si chiede se le stesse siano più povere degli uomini (studi sulla povertà delle donne o l'impoverimento delle donne) o se tra i poveri ci siano più donne che uomini (studio della "femminizzazione" della povertà). I dati dimostrano che entrambe le assunzioni sono veritiere, infatti, le donne costituiscono il 70% dei poveri del mondo e hanno in media, il 90% dello stipendio di un uomo a parità di lavoro, educazione e formazione. Il numero delle donne presenti sul mercato del lavoro, siano esse occupate o in cerca di occupazione, è 1/3 della forza-lavoro riconosciuta, ma il lavoro effettivamente svolto dalle donne a livello mondiale, rappresenta il 2/3 del totale. Gran parte delle occupazioni che svolgono le donne nel mercato del lavoro rappresentano un prolungamento delle attività che realizzano in famiglia, delineando settori lavorativi ampliamente femminizzati e sottovalutati, questo porta ad un aumento dell’informalizzazione dei lavori, un processo che porta alla deregolamentazione e alla precarizzazione dei lavori una volta protetti, in particolar modo per le donne che sono maggiormente protagoniste nei lavori part-time, in neri, a redditi minimi o in imprese familiari. Si ritiene che uno degli elementi che favoriscono la povertà delle donne sia una profonda discrepanza tra i diritti garantiti a livello politico e quelli effettivamente praticati nella convivenza civile, sottolineando particolarmente l’impossibilità di ottenere la proprietà delle terre, concessione di crediti, libertà di movimento e una poca rappresentatività in seno alla classe politica e dirigenziale.
Categorie di donne più vulnerabili
Alcune categorie di donne sono particolarmente vulnerabili alle disuguaglianze nel mercato del lavoro e quindi più facilmente soggette alla povertà. Tra queste troviamo, le bambine, le ragazze adolescenti e le donne anziane. Nella maggior parte dei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo la situazione per le bambine è molto grave, circostanza evidenziata da una sostanziale diversità di opportunità educative e di cure mediche che le società, ad economie in via di sviluppo o sottosviluppate, concedono alle loro donne. In Pakistan, ad esempio, uno studio rivela che il 71% dei bambini sotto i due anni di età ricoverati in ospedale sono maschi, le femmine se si ammalano ricevono meno cure. Spesso i genitori scelgono di mandare a scuola i figli maschi perché le femmine sono più utili in casa nei lavori domestici e così via. Una seconda categoria maggiormente svantaggiata è costituita dalle ragazze, esse sono soggette maggiormente al traffico di esseri umani, sono vittime delle forme peggiori di lavoro minorile, della schiavitù e della prostituzione. Le donne giovani conoscono un tasso di disoccupazione superiore a quello dei loro coetanei maschi. In più le epidemie di HIV/AIDS non hanno fatto che aumentare la vulnerabilità delle donne, limitando il loro accesso alla protezione sociale e alla sicurezza economica. Le donne anziane, infine, subiscono continue discriminazioni sul mercato del lavoro e sono spesso costrette a svolgere oltre al lavoro fuori di casa, attività di assistenza, sostegno all’interno della famiglia e nella comunità.
Soluzione alle disuguaglianze tra i sessi
Per eliminare la povertà bisogna partire dal presupposto che è opportuno e doveroso consentire alle donne e alle loro famiglie di uscire da questa situazione creando opportunità di lavoro dignitoso che permetta loro di svolgere un’attività produttiva e giustamente remunerata in condizioni di libertà, sicurezza e dignità umana. Quando un paese permette e favorisce l’istruzione sia degli uomini che delle donne, la produttività economica raggiunge livelli ottimi, la mortalità infantile e materna quasi si arresta, vengono promossi lo sviluppo e l’innovazione con conseguente miglioramento delle prospettive di salute ed educazione. Fornire, poi, alle donne, agli uomini e ai bambini le cure sanitarie base e l’alimentazione per la sopravvivenza è una delle strategie centrali per ridurre la povertà e promuovere la crescita economica. Molte società hanno istituzioni e prassi comunemente utilizzate per limitare l’accesso alle risorse e agli impianti produttivi: tra gli esempi proprietà terriera, servizi finanziari e controllo dell’amministrazione per l’impiego nei settori privati e pubblici. È necessario un impegno simultaneo e coordinato del governo e delle amministrazioni locali, allo scopo di compensare i fallimenti del mercato fornendo opportunità di equo scambio ed investimento nelle risorse in modo da ottenere il maggior valore aggiunto a livello sociale. Se le amministrazioni pubbliche si operassero per dar vita a programmi di sostegno per migliorare l’equità nell’uso e l’uguaglianza nello sfruttamento dell’acqua, della sanità, dei trasporti, dello sviluppo rurale e urbano, dell’energia e dello sviluppo privato si favorirebbe una generale diminuzione della povertà. Ad esempio, lo sviluppo delle infrastrutture era stato visto come un’innovazione utile per entrambi i sessi, poi col tempo e con lo studio dei progressi ottenuti nei progetti intrapresi nell’Africa Sub-Sahariana, si è rilevato che gli uomini e le donne hanno diversi bisogni e differenti possibilità di trasporto:necessitano, quindi, di interventi mirati. È importante la cooperazione delle donne e delle minoranze nell’organizzazione dei progetti. La parità di partecipazione di uomini e donne a tutte le fasi dello sviluppo economico e sociale costituisce, infine, un prerequisito per la realizzazione della giustizia di genere. Questo obiettivo può essere attuato incitando l’inserimento in ruoli di decision-making, ma soprattutto sollevando le donne da incombenti quali l’approvvigionamento dell’acqua, il lavoro nei campi e il trasporto a piedi di beni. In questo senso si eviterebbe che il processo di femminizzazione dei lavoratori poveri continui ad essere un problema quotidiano per le generazioni future.
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