Sapone

sale usato per sciogliere le sostanze grasse nei processi di pulizia
Versione del 14 ago 2007 alle 23:38 di Franco aq (discussione | contributi) (Inserisco la prima parte della storia del sapone. E' il mio primo tentativo, spero di non aver fatto qualche cavolata.)

Il sapone è generalmente un sale di sodio o di potassio di un acido carbossilico alifatico a lunga catena; viene prodotto e usato per sciogliere le sostanze grasse nei processi di pulizia.

Si prepara per saponificazione, ovvero per idrolisi alcalina, di grassi di origine animale o vegetale che porta alla formazione del sale carbossilico (il sapone) e un alcol.

File:Sapone esempio di struttura.PNG
esempio di struttura di un sapone

Numerosi saponi sono dei tensioattivi. Per via della sua struttura, la molecola del sapone ha una testa idrofila ionizzata negativamente ed una coda idrofoba. Le molecole di sapone sono pertanto in grado di emulsionare le sostanze grasse, consentendone l'allontanamento con l'acqua.

File:Sapone micella.PNG
rappresentazione grafica di una micella

Le code delle molecole di sapone si sciolgono nella massa della sostanza grassa, che viene circondata formando una micella. Dato che tutte le teste delle molecole di sapone recano una carica negativa, la repulsione elettrostatica impedisce alle micelle di ri-aggregarsi e le mantiene in sospensione nell'acqua.

I saponi per la pulizia e la cura del corpo

Qualità di un sapone

 

Il sapone deve essere neutro e non deve essere unto o di cattivo odore. Il sapone deve essere pastoso ma non duro, non friabile ed una volta asciugato deve mantenere la sua forma.

Il sapone deve essere schiumogeno: agitando 3 g di sapone in 10 ml d'acqua in una provetta per 10 secondi si deve formare uno strato di schiuma alto 2 cm e persistente per almeno 5 secondi.

Tipi di sapone

I sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena non sono gli unici composti esistenti usati come saponi. Esistono anche i cosiddetti saponi acidi - per pelli ipersensibili ai saponi normali - che consistono di miscele di tensioattivi alchil-solfonici ovvero esteri organici dell'acido solforico. Tali saponi hanno un pH di 5,5, simile a quello della pelle, risultano pertanto meno aggressivi verso di essa.

La saponetta tradizionale è a base di sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena; i saponi liquidi in dispenser sono comparsi con la diffusione dei materiali plastici nel dopoguerra. Il sapone tradizionale è composto da sego bovino (80%) ed olio di cocco o di oliva (al 20%). Un sapone dovrebbe avere tra le prime posizioni fra i suoi ingredienti gli acidi grassi saponificati di cocco, di palma e di oliva.

Nei frantoi di una volta e in alcune produzioni attuali era prodotto con le sanse, ovvero la spremitura di olive che restava nelle macine del frantoio dopo la prima spremitura (che dà l'olio extravergine). Spesso si tratta di olio di seconda o terza sansa di una qualità pessima, di cui la legge vieta la commercializzazione come olio da cucina. Nel dopoguerra le seconde e terze spremiture d'olio, meno pregiate e costose, erano ancora utilizzate anche a scopo alimentare.

Vari frantoi industriali utilizzano le sanse per produrre saponi e compensare la scarsa resa delle olive raccolte in termini di olio da cucina; talora si arriva a macinare le olive soltanto per fare saponi perché più profittevoli dell'olio in bottiglia(30% di resa delle olive per olio extravergine a 10 euro/litro; contro 100% delle sanse da cui si ricava analoga quantità di saponi, senza scarti, venduti al prezzo di 1.5-2 euro per etto di saponetta).

I saponi liquidi che hanno un pH di 5,5 rischiano di essere, per il loro elevato contenuto d'acqua (debolmente acida), un ambiente adatto alla proliferazione di funghi e batteri; tali saponi sono addizionali con composti disinfettanti e fungicidi.

Come fare il sapone

Attenzione: l'idrossido di sodio è caustico e corrosivo. Evitate il contatto diretto con la pelle e con gli occhi.

Per la sintesi del sapone si utilizzano 10 g di olio di oliva posti in un becker e ad essi si aggiungono 5 g di idrossido di sodio in 40 ml di una soluzione acqua-alcol al 50% (20 ml di acqua e 20 ml di alcol). Si scalda il tutto per 45 minuti agitando continuamente. A parte si prepara un'altra soluzione acqua-alcol da aggiungere di volta in volta. Dopo un po' si aggiunge tutto ad una soluzione di 150 ml di acqua e cloruro di sodio fredda. Questa serve ad innalzare la forza ionica e a favorire la precipitazione del sapone. Si filtra il precipitato e lo si asciuga in stufa.

storia

La scoperta del sapone

È da tener presente che probabilmente, nell’antichità, il problema dell’igiene personale non fosse considerato prioritario (forse anche per la scarsità di acqua calda).

Infatti, le prime tecniche di pulizia furono sviluppate per pulire tessuti ed indumenti, generalmente con l’utilizzo di argille, cenere e piante saponarie (da queste ultime si ricavano le saponine che formano soluzioni saponose che solubilizzano lo sporco e ne facilitano l’eliminazione).

Esistono varie circostanze, ancorché improbabili, che possono aver portato casualmente alla scoperta del sapone, ma è anche possibile che sia avvenuta per via empirica. Probabilmente per prime si ottennero liscivie alcaline dalla cenere di legno, che poi vennero usate per la saponificazione di sego, scarti animali, oli vegetali. Questo procedimento rimase sostanzialmente invariato fino al XVIII secolo.

La produzione del sapone, però, per la relativa complessità, può essersi sviluppata solo quando le strutture sociali divennero abbastanza grandi e ricche da offrire la specializzazione ed il tempo necessari.

La notizie storiche sono nebulose, sia per la difficoltà di distinugere tra il sapone vero e proprio ed altre sostanze utilizzate per pulire, sia perchè il sapone, per la sua natura organica ed idrosolubile, non è rilevabile da ricerche di tipo archeologico, neppure attraverso i recipienti e l’equipaggiamento usati nella sua produzione che non differiscono da quelli destinati ad altri utilizzi.

Mesopotamia

La prima testimonianza dell'esistenza del sapone risale al 2800 a .C. e proviene da scavi nella zona dell’antica Babilonia. Una tavoletta Sumera datata 2'200 a. C. descrive un ‘sapone’ composto di acqua, alcali e olio di cassia.

Egitto

Dal papiro di Eber (ca. 1550 a .C.) si apprende invece che gli egiziani si lavavano regolarmente con una sapone preparato mescolando grasso animale e oli vegetali con un sale raccolto nella valle del Nilo e chiamato “Trona” (Na3H[CO3]2.2H2O), minerale che si trova in efflorescenze in alcune regioni aride e che è una importante sorgente di soda.

Documenti egiziani fanno menzione di una sostanza simile al sapone utilizzata per la preparazione della lana alla tessitura.


La Bibbia


I riferimenti biblici a delle sostanze usate per la pulizia non indicano nulla di simile al nostro sapone, che sembra fosse sconosciuto agli Ebrei.

In Geremia 2:22 e Giobbe 9:30 con la parola sapone è stato tradotto il termine ebraico borith che indica un alcale, come la potassa (carbonato di potassio), ottenuto dalle ceneri di particolari vegetali (per esempio la Salsola kali che abbonda sulle spiagge del Mar Morto e del Mediterraneo), oppure la liscivia.

Analogamente per l'Ebraico borith mekabbeshim (alcali di coloro che pestano i panni) in Malachia 3:2.

Invece le parole soda o nitro indicano il [natron] (Carbonato idrato di sodio) che si utilizzava in Egitto dove ne esitono numerosi depositi. (vedi anche Proverbi 25:20);

Roma

I Romani, ed anche i Greci, per i quali il bagno alle terme era un'importante attività sociale oltre che una pratica igienica, non usavano il sapone come detergente, ma la porosa pomice o creta finissima oppure soda o, ancora, farina di fave e, dopo il bagno massaggiavano il corpo con olio di oliva. Restano famosi i bagni di latte d'asina di Poppea. Ciononostante il sapone non era sconosciuto, nel II secolo Galeno ne sottolinea l'importanza sia per prevenire alcune malattie che per la pulizia.



Voci correlate

Collegamenti esterni

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