Geografia di Pescara
Pescara è situata sulla costa adriatica a 4 metri di altitudine s.l.m. e si sviluppa intorno alla foce dell'omonimo fiume occupandone tutta la parte terminale della sua vallata. Il tessuto urbano si sviluppa su un'area pianeggiante a forma di T, che occupa la valle intorno al fiume e la zona del litorale; a nord ovest ed a sud ovest la città si estende anche sulle colline circostanti che non superano l'altezza di 150 m dal livello del mare.
Geografia fisica
Posizione
Dal punto di vista geografico la posizione può considerarsi strategica, infatti già nel 1600 a.C. il popolo dei Pelasgi fece di Pescara una delle sue basi commerciali. Oltre ad essere favorita naturalmente negli scambi con il mare, in 30 minuti è possibile raggiungere le montagne abruzzesi ed il comprensorio sciistico di Passolanciano-Maielletta.
Costa
La costa è bassa e sabbiosa: la spiaggia si estende senza soluzione di continuità a nord ed a sud del fiume e, nella parte settentrionale (presso la pineta), raggiunge la larghezza di circa 140 metri. Nella parte meridionale la pineta è quasi scomparsa nei pressi della spiaggia, e resiste solamente all'interno della Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana.
Colline
Le colline intorno alla città hanno una stratigrafia geologica di natura sabbiosa. Di seguito sono riportati le denominazioni dei principali colli della città con la relativa altezza. I colli: del Telegrafo, Marino, Innamorati, di Mezzo si trovano nella zona Nord della città; mentre i colli: Renazzo, Orlando, Pizzuto e Breccia si trovano nella zona sud nei pressi di San Silvestro.
Nome del colle | Altezza in m |
---|---|
Colle del Telegrafo | 140 |
Colle Renazzo | 136 |
Colle Innamorati | 128 |
Colle Marino | 98 |
Colle Pizzuto | 90 |
Colle di Mezzo | 85 |
Colle Breccia | 68 |
Geografia antropica e urbanistica
Tra il 1510 e 1557 fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume Pescara una fortezza, sui resti delle precedenti fortificazioni bizantine, per volere di Carlo V; il progettista, Erardo Barleduc, progettò un pentagono irregolare con 7 bastioni ai vertici[1]. In età napoleonica Castellammare Adriatico, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), si separò amministrativamente dalla fortezza pescarese diventando comune autonomo, aggregato al Distretto di Penne (1807).
Dopo l'incorporazione al nascente Regno d'Italia e fino agli inizi del Novecento, Castellammare e Pescara conobbero un primo, sostanziale sviluppo economico e un considerevole aumento della popolazione (particolarmente significativo nel ventennio 1881-1901). Fondamentale per lo sviluppo delle due cittadine fu l'arrivo della Ferrovia Adriatica nel 1863, che stimolò la "discesa a valle" di Castellammare e la demolizione della fortezza a Pescara, dando il primo grande impulso allo sviluppo della città.
Nel 1912 Antonino Liberi progettò un intero quartiere in stile liberty, con 52 villini immersi nella Pineta Dannunziana appena bonificata ed avente il fulcro nel Kursaal, un padiglione culturale nato come stabilimento balneare e circolo ricreativo. L'idea, che però troverà solo parziale realizzazione, fu quella di realizzare una città giardino.
Il 2 gennaio 1927 venne firmato il decreto di unificazione delle due città sotto il nome di Pescara e la contestuale elevazione a capoluogo di provincia[2].
L'espansione urbana della città proseguì nel periodo del regime fascista, che dotò la città di nuovi e monumentali edifici pubblici (furono edificati tra gli anni '20 e gli anni '40 il ponte Littorio, il palazzo di città, il palazzo del Governo, la centrale del latte, il palazzo delle Poste, ospedali, scuole e chiese). Alla fine del secondo conflitto mondiale iniziò una fase di enorme crescita urbana favorita dal massiccio fenomeno di immigrazione interna abruzzese dall'interno verso la costa, con particolare rilevanza del periodo compreso tra gli anni '60 e '80, che ha portato alla nascita dei vari quartieri nei quali la città si suddivide.
Storia dell'urbanistica
Periodo romano: Aternum
Il primo momento della realtà pescarese risale alla conquista romana del I secolo a.C., escludendo il fatto che delle casupole esistevano sin dall'epoca italica, quando i Vestini colonizzarono l'area cittadina ai piedi del colle del telegrafo (dove sono stati trovati reperti del neolitico), sancendo il controllo del fiume Aterno sino allo sbocco portuale, insieme alle realtà di Cerrano a nord (Matrinum, porto di Hadria) e Ortona a sud. Si ipotizza che il centro italico di Ostia Aterni fosse situato un po' più a monte della foce, proprio nell'odierno centro storico, laddove sorgeva il ponte che collegava le due rive. Gli storici ipotizzano un nucleo romano classico: tracciato stradale dominato dall'intersezione di cardo e decumano, che coincidevano con le due principali arterie della città: la Claudia-Valeria e la Flaminia proveniente da nord, che diventerà la strada Frentana, e la nuova Giulia-Adriatica.
La zona vicino alla foce ospitava le attività portuali e costruzioni commerciali; le case si disposero lungo la via Consolare presso l'imbocco del ponte lungo la sponda verso la foce. Il raccordo delle due direttrici fece pian piano assumere ad Aternum una forma triangolare, oppure trapezio allungato sulla sponda del fiume; da alcune mappe disegnate riguardo la ricostruzione topografica dell'antica Aternum, sono visibili i resti di una torre di guardia per l'accesso al porto e di un faro posto sulla penisoletta che si protendeva come difesa trasversale dai marosi.
Accanto alla torre vi era un sepolcro, e vicino il tempio di Nettuno, protettore dei traghettatori, di fronte il collegio dei nocchieri. La via Flaminia, che arrivava da nord fino alla cittadina, aveva una derivazione che portava sino alla foce, dove vi erano i magazzini utilizzati dai mercanti Vestini. Sulla riva destra si trovavano i magazzini dei Marrucini e dei Frentani, che confluivano sulla via Valeria e la via Frentana dopo l'attraversamento. Le due sponde erano congiunte da un ponte in muratura che varcava il fiume all'altezza dell'attuale ponte ferroviario. Il fiume anticamente aveva una foce a delta, e si biforcava verso settentrione con la diramazione nominata Aterni septentrionale Ostium, che proseguiva rettilinea verso il mare, e terminava in uno stagno costiero, ossia una palude, presso la foce detto Palus. Si ipotizza che tale biforcazione si trovasse nei pressi piazza Luigi Pierangeli. Un altro braccio del fiume volgeva a meridione e sfociava in una palude costiera molto più vasta, il lago delle Saline.Resti della pavimentazione romana di un importante edificio sono stati rinvenuti presso il Museo delle genti d'Abruzzo, sulla golena sud, con mosaico a tessere bianche e nere. Si attesta l'esistenza Il ponte romano, sebbene parzialmente crollato, sino al 1703, quando crollarono definitivamente gli ultimi piloni (ed il ponte di legno che vi era stato costruito sopra), e fu rimpiazzato prima da un ponte di barche e poi, a metà Ottocento da uno in ferro; era presente in città il tempio dedicato a Giove Aternio, che dal VII-VIII secolo veniva usato sia da cristiani che ebrei, intitolato a Santa Maria di Gerusalemme. La chiesa rimase in piedi sino al 1200, quando venne sostituita da un modesto edificio demolito nel tardo Ottocento. Intorno al 1700 venne iniziata la costruzione di una nuova grande chiesa, che avrebbe dovuto sostituire Santa Gerusalemme, ma l'edificio restò incompiuto, ed il grande portale di accesso alla chiesa divenne una nuova porta cittadina, un arco che permetteva l'accesso da sud alla cittadella antica, e per questo nominato volgarmente Portanuova, toponimo in seguito esteso a tutto il quartiere. Anche questa costruzione venne smantellata a fine 800.
Dal Medioevo al Cinquecento
Successivamente alla caduta dell'Impero romano d'occidente del 476, non si hanno notizie di Pescara sino al VI secolo d.C., quando venne conquistata dai Bizantini durante la guerra greco-gotica. Conquistata in seguito dai Longobardi, Aterno assunse il toponimo Piscaria. Il feudo fu sotto la giurisdizione dell'abbazia di Montecassino, e poi dal XII secolo sotto San Giovanni in Venere, fin quando nel 1140 i Normanni la conquistarono. Passando di feudatario in feudatario, tra cui il poeta Sordello da Goito, Pescara non conobbe al livello urbano grandi modificazioni fino al 1510 con la decisione Carlo V d'Asburgo di costruire la fortezza. Nei registri di San Giustino (Chieti) e di San Giovanni in Venere si sa che già nel XII-XIII secolo la città era dotata di diverse chiese: una dedicata al Salvatore, San Cetteo, a San Tommaso, a Santa Maria di Gerusalemme e a San Nicola. Molte di queste chiese vennero assorbite dai successivi monasteri che si crearono dal XIII secolo come quello di San Francesco in Largo dei Frentani, quello di Sant'Agostino e delle Benedettine (che si trovava nell'area del mercato coperto di Portanuova). Delle chiese storiche sopravvisse, almeno sino alle soglie del XX secolo, solamente la modesta chiesa del Santissimo Sacramento, sostituita negli anni 30 dall'odierna San Cetteo.
La fortezza spagnola
Carlo V, cercando di arginare il problema dei [[Corsari barbareschi]] che flagellavano le coste italiane, decise di dotare il Regno di nuove difese e fortificazioni: A Pescara le vecchie fortificazioni normanno-bizantine ed il castello fatto erigere negli anni '20 del Quattrocento da Giacomo Caldora diventarono rapidamente obsoleti in rapporto agli avanzamenti tecnologici delle artiglierie. Il sovrano si preoccupò dunque di realizzare una nuova imponente fortezza a difesa del porto e dei confini settentrionali del Regno. Il progetto fu di Eraldo di Belreduc, i lavori vennero proseguiti sino agli anni '60 del Cinquecento durante il governo di Pedro Afán de Ribera duca D'Alba. La cittadella, non aveva molti residenti civili, sempre in minoranza rispetto ai militari a guardia del porto.
Cinque grandi bastioni vennero eretti nella parte a sud del fiume, circondando l'abitato (bastioni Sant'Antonio, San Rocco, San Giacomo, San Nicola e San Cristoforo presso il castello) ed altri due a nord del fiume (bastioni San Vitale e San Francesco, che inglobavano il deposito dei cannoni e la dogana). L'opera fu concepita a pianta pentagonale irregolare, con le porte di accesso poste accanto i bastioni (sino al 1943 si conservava ancora la Porta maggiore presso le caserme borboniche); il ponte romano costituiva l'unico attraversamento del fiume.
Questi bastioni sono andati demoliti o interrati già nella metà dell'Ottocento per favorire lo sviluppo della città; fino al 1945 resisteva ancora parte del bastione San Vitale presso Rampigna, successivamente demolito anch'esso. Rimane solo la porzione muraria di via delle Caserme con l'ex bagno penale borbonico. Il bastione Sant'Antonio si trovava tra il Lungaterno sud e l'inizio di via Orazio, il coevo San Cristoforo presso Piazza Unione al termine di via delle Caserme, a sud, lungo viale Marconi, il bastione San Nicola era invece all'incrocio di questa via con via dei Marrucini, il bastione San Giacomo in posizione centrale, sorgeva presso piazza Alessandrini, dove oggi si trova il Mediamuseum, la sua coeva cappella era quella di San Giacomo, distrutta nel 1943, poi c'era al termine di via Conte di Ruvo nel sottopassaggio ferroviario all'incrocio con via Orazio il bastione San Rocco, per poi risalire lungo la strada sino al Sant'Antonio.
Presso Castellammare, i due bastioni San Vitale e San Francesco: il primo si trovava presso la zona di Rampigna, l'altro sorgeva tra corso Vittorio Emanuele II e piazza Duca d'Aosta. Negli anni '30, dopo la sua demolizione, vi fu costruito sopra un edificio che ne ricalcava le forme, il teatro Massimo.
Portanuova
La piazzaforte rimase inalterata nel suo aspetto sino ai primi anni del XVIII secolo, quando le antiche fortificazioni vennero progressivamente demolite, lasciando in piedi solo i tratti di via Orazio, via delle Caserme e piazza Unione. Il muro della vecchia cinta normanna sul lato meridionale venne progressivamente assorbito dai fabbricati civili e religiosi, lo spazio fra tale lato (appunto via dei Bastioni) e i nuovi bastioni (via Conte di Ruvo) venne lasciato sgombro per servire come luogo di manovra e piazza d'armi. L'altro lato della vecchia cinta normanna lungo il fiume, era tutto un muro unico a cui venne addossato un lungo fabbricato nella parte superiore, che fu adibito a magazzini e in parte alle carceri (il lungo edificio di via delle Caserme, che si estendeva dal ponte romano sino al castello-bastione San Cristoforo di piazza Unione).
Questa porzione resiste ancora oggi, e dal 1982 ospita il Museo delle Genti d'Abruzzo. L'edificio si mantiene abbastanza conservato, malgrado l'arco moderno aperto nella parte dell'antica porta di accesso, bombardata nel 1943. Nelle carte storiche, degli edifici religiosi e civili, si individuano le piante delle chiese del Santissimo Sacramento (ancora visibile in fotografie di fine ottocento, prima che nel 1929-38 fosse demolita e ricostruita), la chiesa del Rosario (in via dei Bastioni) e la chiesa di San Giacomo (largo dei Frentani). Dopo i disastrosi bombardamenti del settembre 1943, queste due chiese andarono distrutte, e si preferì costruire altre strutture, come la nuova chiesa dell'Adorazione ed il moderno palazzo del Genio civile.
La quasi totalità delle abitazioni civili era divisa in 3 contrade: quella via delle Caserme, contrada del corso Manthoné (allora via di Mezzo) e contrada via dei Bastioni; vi erano due piazze, una a levante, piazza Unione, ed un'altra a ponente, piazza Municipio, poi Garibaldi. Sulla riva sinistra, a cui si accedeva con un ponte di barche dopo la caduta del ponte romano, le abitazioni civili erano scarsissime: vi sorgevano la caserma di cavalleria (dove oggi si trova la caserma di polizia con l'ex cappella settecentesca del Carmine), accanto il bastione San Vitale (demolito dopo il 1945, allora era usato come deposito); e villa Rampigna (oggi campo sportivo, dove sorgeva il bastione) nella quale sorgeva il quartiere dei soldati, con appunto la cappella della Madonna del Carmine. Dalla parte esterna le mura del fortilizio erano lambite dalle acque stagnanti delle paludi; sulla riva sinistra le acque della Vallicella, comprese fra il fiume e via Ravenna, occupavano quasi tutta l'area dell'odierno centro di Pescara.
Dal Settecento all'Ottocento
Sulla destra del fiume c'era l'altra palude della Palata, stagnante nella zona attualmente compresa tra viale Marconi e il mare. Dal grande assalto della flotta ottomana del 1556, guidato dall'ammiraglio Piyale Paşa respinto da Giovan Girolamo Acquaviva duca di Atri, Pescara non subì attacchi rilevanti sino alla guerra di successione spagnola-austriaca del 1707. Gli austriaci occuparono il Regno di Napoli ed arrivarono a Pescara il 7 settembre di quell'anno, mentre gli spagnoli si asserragliavano con pochi uomini, capitanati dal duca Giovan Girolamo II Acquaviva e furono costretti a capitolare dopo un lungo assedio. Gli austriaci abbandonarono la fortezza solo nel 1734, dopo aver a loro volta subito l'assedio degli spagnoli, che aprirono una breccia nel bastione San Vitale.
La fortezza fu coinvolta anche nelle guerre napoleoniche: nel 1799 Pescara fu occupata dalle truppe francesi, venendo però riconquistata dalle milizie borboniche nel maggio dello stesso anno. Nel Settecento, al livello urbano, 2 terzi della popolazione erano disseminati ormai fuori dalle mura, divisi in due agglomerati distinti: Pescara a sud, inclusa nel distretto di Chieti, e Castellammare Adriatico, a nord del fiume, nato sui colli retrostanti. Il primo nucleo nella parte bassa di Castellammare si andò formando presso la selva dei Ciappini, un'area boschiva che si estendeva dalla depressione della Vallicella fino al fosso Mazzocco, nelle zone attualmente comprese fra via Regina Margherita e corso Vittorio Emanuele II (allora conosciuto come provinciale per Teramo). Tuttavia la zona collinare resterà il baricentro del paese fino alla fine del 1800.
Sostanzialmente l'aspetto del litorale di Pescara era uguale a quello di Castellammare: una grossa estensione di pini comprendeva il territorio tra Palata e il fosso Vallelunga sino a Francavilla al Mare; le prime operazioni di bonifica delle due paludi furono del 1819, interrotte però l'anno seguente; vennero poi riprese nel 1834 con l'insabbiamento della Vallicella e la trasformazione della Palata in insenatura marina (il lago della Pineta Dannunziana), avviando quel processo di urbanizzazione con villini altoborghesi, che avrà l'apogeo tra la fine dell'ottocento e il primo novecento.
Castellammare nel frattempo si stava sviluppando lungo l'ex Vallicella, soprattutto in seguito alla costruzione della stazione centrale nel 1863, lungo le due direttrici principali di corso Vittorio Emanuele II e corso Umberto I fino al mare. Più ad est, sulla sponda nord del fiume, si trovava il rione del borgo marino, borgata popolare abitata prevalentemente dai pescatori che pagavano l'affitto al barone De Riseis che qui aveva la sua villa e le sue piantagioni (dove oggi sorge l'omonimo parco pubblico). Alcuni edifici del vecchio borgo marino sono ancora esistenti, occupando le zone di via Gobetti, via Puccini, via Lazio e via don Bosco.
Le prime attività di tipo industriale nella pianura castellammarese sorsero già alla fine del XVIII secolo, sviluppandosi dalla fornace Muzii (con annessa cappella di Sant'Anna), in parte ancora conservata lungo il viale G. Bovio. Presso la fornace, che sino agli anni '60 era ancora adorna dell'ingresso monumentale ad arco con orologio, si trovava la villa di Leopoldo Muzii, sindaco illuminato di Castellammare che adottò i primi piani regolatori per lo sviluppo edilizio, facendo bonificare le aree circostanti, realizzando gli impianti fognari, provvedendo all'istituzione delle prime scuole e spostando definitivamente la sede comunale dalla sede collinare nella sede di viale Bovio dove oggi opera il Conservatorio Luisa D'Annunzio.
Ben presto Castellammare andò sviluppandosi a sud, appunto lungo i due assi di corso Vittorio Emanuele II e corso Umberto I: all'incrocio di questi venne istituito un piazzale del mercato, dedicato dapprima a Vittorio Emanuele II e attualmente al Sacro Cuore, dal nome della nuova parrocchia che vi venne eretta dal 1886. Lo sviluppo della città veniva dunque "conteso" da due direttrici, da una parte in direzione dello scalo ferroviario e di Pescara, dove si trovavano le varie casupole dei ferrovieri in gran parte demolite dai primi anni '30 per monumentalizzare il corso Vittorio Emanuele II, mentre dall'altra verso nord, nelle zone di viale Bovio e viale Muzii, dove risiedevano gli uffici pubblici e gli interessi dei latifondisti e proprietari del tempo.
Come diretta conseguenza della sistemazione degli impianti ferroviari della linea Ancona-Foggia (1862), Pescara cominciò a svilupparsi fuori dall'antico abitato delle mura, sulla riva meridionale del fiume, in una vasta area pianeggiante. Le prime demolizioni della fortezza, il tratto di via Orazio del bastione San Rocco-Sant'Antonio, furono provocate proprio dalla necessità di costruire la ferrovia con la stazione Porta Nuova; il nuovo ponte ferroviario venne costruito al posto del precedente in legno, appoggiandosi a destra sui resti del bastione Sant'Antonio. Nuove vie vennero costruite nel 1869, con lo sviluppo sempre maggiore della città: un'uscita fu disposta fuori dal bastione San Nicola (via Conte di Ruvo all'incrocio con viale Marconi), la seconda ad ovest del bastione San Rocco con il sottopassaggio nel rilevato della ferrovia, ed infine un'altra aperta verso la campagna a sud in corrispondenza di viale G. D'Annunzio.
Una pianta del 1886 testimonia lo sviluppo della città a sud, verso la Pineta. In base al piano di ampliamento del 1884 furono costruiti il corso della Marina (via Conte di Ruvo) con i giardini di piazza XX Settembre (oggi piazza Alessandrini), e il corso Umberto I (oggi viale d'Annunzio, all'altezza del Teatro Michetti e della chiesa di San Cetteo). Il corso della Marina, parallelo alla via dei Bastioni, scorreva dall'uscita est del bastione San Nicola, a quella ovest del bastione San Rocco ed andava ad unirsi (oggi tramite un sottopassaggio ferroviario) alla via Tiburtina. Il secondo corso iniziava da piazza del Municipio (oggi Garibaldi), all'incrocio con corso Manthoné, e dopo aver incrociato via Conte di Ruvo, terminava in una semplice piazza rotonda in aperta campagna, all'altezza dell'ex Caserma Di Cocco. Lungo queste direttrici iniziarono a sorgere le prime ville in stile eclettico, molte delle quali progettate da Antonino Liberi. Il ponte metallico che univa le rive di Pescara e Castellammare fu ultimato nel 1893: la sua costruzione fu un evento molto importante per le due cittadine, in quanto in precedenza l'unico collegamento era il precario ponte di barche, essendo gli altri ponti sul fiume Pescara di Villanova e di Alanno a vari km di distanza dalla città. Nel 1910 via Vittoria Colonna segnava il limite meridionale dell'abitato, dove iniziava la campagna. Fu più complesso lo sviluppo della contrada Rampigna, al di là del fiume, poiché il territorio pur appartenendo al comune di Pescara era al centro di numerose dispute e contese con il comune dirimpettaio di Castellammare, e la rivalità tra le due città non permise mai il raggiungimento di accordi soddisfacenti per entrambe le parti.
A causa dei canali di prosciugamento della palude Saline inoltre l'abitato di Pescara incontrò varie difficoltà ad espandersi verso il mare, avendo il sud come unica possibile direzione di sviluppo, allungandosi verso la Pineta, a differenza della rivale Castellammare che continuò invece la sua espansione edilizia sempre più verso la riviera, divenendo presto un rinomato centro turistico.
Il deposito delle locomotive, che in origine si trovava a Pescara, venne trasferito a Castellammare presso un grande scalo, che divenne punto di aggregazione dei ferrovieri che qui costruirono le loro case. Le caratteristiche differenti tra le due realtà cittadine sono ancora oggi parzialmente visibili, malgrado le distruzioni del 1943 e la ricostruzione tumultuosa e selvaggia della nuova città: Castellammare occupava tutta la fascia litoranea a nord del fiume con ville e villini lungo la riviera ed i due assi viari di corso Vittorio Emanuele II e corso Umberto I, Pescara invece era caratterizzata dalle piccole case settecentesche a uno o due piani del centro storico, dai palazzi signorili ottocenteschi di viale D'Annunzio e dai villini della Pineta Dannunziana del primo novecento.
Il primo Novecento e l'unione
Già dai primi anni del 900 si andava formando, in parallelo all'attenuarsi delle rivalità fra i due centri, l'idea dell'unificazione delle cittadine, ma primi concreti progetti di fusione risalgono al 1922, quando su interessamento di Giacomo Acerbo e Gabriele d'Annunzio, essendo ormai evidenti le grandi potenzialità di sviluppo dell'area, iniziarono le prime attività di lobby sul governo centrale. In seguito Benito Mussolini, nel 1924, annunciò dal balcone del Circolo Aternino l'imminente costituzione della quarta provincia d'Abruzzo, e infine l'opera avvenne nel 1927, quando la città venne unita e contestualmente elevata a capoluogo di una provincia che occupava i territori dell'ex Circondario di Penne (salvo il Mandamento di Bisenti) e dei comuni a sud del fiume Pescara sino alla Majella. A ricordo di questo processo fu denominato del piazzale del bastione San Cristoforo come piazza Unione.
Negli anni seguenti il 1927 vennero completate le opere di bonifica delle ultime aree paludose a sud e a nord del fiume, permettendo l'edificazione di nuovi quartieri presso Portanuova, fra viale Marconi ed il mare; contestualmente Castellammare si estendeva con le sue ville e villini sino a piazza San Francesco, compresa tra i due assi stradali di via Regina Margherita e via Regina Elena. A sud del fiume il nucleo originario di Pescara vecchia aveva ormai perso il suo aspetto originario, accerchiato dalle nuove costruzioni su tutti i lati.
Molti erano i villini di pregio a Castellammare, come palazzo Ciaranca all'incrocio di corso Umberto I con via Regina Elena, la villa Sabucchi in stile neogotico, villa De Riseis, i palazzetti in stile eclettico del corso Umberto I ed i villini liberty della riviera.
All'ingresso del corso, affacciata sull'allora piazza del Mercato, sorgeva la costruzione neoromanica, con accenni gotici, della chiesa del Sacro Cuore, mentre al termine del corso, sul mare, si trovavano da una parte il palazzo Verrocchio (ancora esistente, in stile eclettico), ed il teatro Pomponi (costruito nel 1922 e successivamente demolito nel 1962), che precedevano il piazzale del monumento ai caduti, dove oggi si trova la fontana La Nave di Pietro Cascella.
Anche a Portanuova vennero costruiti alcuni edifici di pregio, come il palazzo della sottoprefettura (distrutta nel 1943), che sorgeva accanto la chiesa di San Cetteo ed il teatro Vicentino Michetti del 1910, affiancato al palazzo in stile liberty di Camillo Michetti, nei pressi del vecchio arco di Portanuova. Le altre ville erette lungo via Gabriele d'Annunzio erano il palazzo Perenich (ancora esistente) progettato nel 1884 da Antonino Liberi in stile rinascimentale fiorentino, la villa della scuola "Figlie di Maria" e la villa Argentieri; più a sud nel quartiere della Pineta, nei primi del novecento venne inaugurato il Kursaal, mentre Antonino Liberi, insieme a Nicola Simeone e Paolo De Cecco, realizzavano diversi villini in stile eclettico (liberty, neogotico, neoclassico, moresco e neorinascimentale), di cui i maggiori esempi sono villa Anna, villa De Lucretiis, villa Geniola, villa La Morgia, insieme alla chiesa neoromanica di Santa Maria Stella Maris.
Urbanistica di Pescara nel fascismo
Il fascismo a Pescara promosse la monumentalizzazione dei due corsi Vittorio Emanuele II ed Umberto I e la bonifica delle ultime aree che ancora erano infestate dalle paludi. Per quanto riguarda la monumentalizzazione, essa prese decisivo avvio dal 1933 in poi con l'architetto De Collibus sotto il governo del podestà Giacinto Forcella. Vincenzo Pilotti e Cesare Bazzani furono incaricati di realizzare le principali infrastrutture della città, come il Palazzo di città, il Palazzo del Governo, la Prefettura, il palazzo della Camera di commercio (allora delle corporazioni), il palazzo delle poste, la Banca d'Italia, le scuole superiori, in particolare il liceo ginnasio "Gabriele d'Annunzio" (1936) e lo scientifico "Galileo Galilei". Nel 1934 fu anche inaugurato il monumentale ponte Littorio in sostituzione del precedente in ferro, dotato successivamente di sculture bronzee femminili opera di Nicola D'Antino e di aquile littorie. Vennero poi realizzate altre infrastrutture come la centrale del latte (1934) opera di Florestano Di Fausto (demolita nel 2010 dopo anni di abbandono) e l'istituto di credito.
Negli anni fra il 1933 ed il 1938 (dopo la demolizione della precedente chiesa nel 1929 per peircoli statici), su sollecitazione anche del poeta D'Annunzio,l'architetto Bazzani lavorò al cantiere della nuova Cattedrale di Pescara, dedicata a San Cetteo, cosegnando ai cittadini un edificio più moderno e ampio della duecentesca chiesetta del SS. Sacramento. Per la nuova chiesa fu scelto lo stile neoromanico all'abruzzese.
Distruzione nella seconda guerra mondiale
Gran parte del patrimonio edilizio della città andò distrutto o gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. I bombardamenti non furono seguiti soltanto dalla ricostruzione del volto monumentale di Pescara, che si apprestava ormai a diventare la città maggiore della regione già da prima del conflitto, ma vennero costruiti anche interi nuovi quartieri, col conseguente sviluppo delle aree rurali circostanti il centro abitato.
Le bombe sganciate dagli alleati il 31 agosto 1943 sulla parte di Castellammare (le zone più colpite furono quelle di via Nicola Fabrizi, corso Vittorio Emanuele II e via Carducci) furono almeno 500 per il peso complessivo di 850 quintali. Per una decina di minuti i velivoli statunitensi agirono indisturbati in città, dove non era stato attuato nessun piano di evacuazione per il pericolo, né esistevano rifugi antiaerei. Le mitragliatrici di protezione situate sui palazzi principali non entrarono in funzione, tutte le bombe caddero sulla riva sinistra del fiume, colpendo il quartiere castellamarese. L'obiettivo era di distruggere postazioni strategiche della città, le infrastrutture principali, la stazione e le postazioni militari della Wehrmacht, ma le "fortezze volanti" in realtà compirono soprattutto un massacro fra i civili, che oscilla tra i 600 e i 3.000 morti.
La maggior parte delle vittime furono anziani, donne e bambini, furono colpite la questura, il palazzo delle poste su corso Vittorio Emanuele II, l'istituto tecnico "Tito Acerbo", dove si trovava la caserma per gli allievi piloti; tra questi ultimi si registrò una cinquantina di morti, a causa di una bomba caduta sull'edificio. Molte famiglie che si trovavano nelle case del centro di Castellammare per il pranzo furono colte di sorpresa e cancellate; venne poi colpita la fabbrica di vernici, da cui si sprigionò una nube tossica che rese per ore l'aria irrespirabile. L'attacco improvviso gettò nella confusione anche la gestione dell'emergenza civile, la Croce rossa disponeva di pochi mezzi di soccorso, i volontari dell'UNPA erano dotati soltanto di una maschera antigas, di un elmo e di un'ascia, e così, malgrado la carenza dei soccorsi, alcune persone riuscirono a scampare alla morte, grazie anche all'aiuto dei civili che si misero a scavare tra le macerie degli edifici, spesso a mani nude.
Il 3 settembre fu ordinato lo sgombero civile di Pescara, affinché fossero messi in atto di lavori di ripristino dell'elettricità, dell'acqua, del gas; i resti umani ridotti in condizioni troppo misere per il riconoscimento, vennero ammassati e bruciati per evitare epidemie, anche se diversi cadaveri vennero rinvenuti tra le macerie anche anni dopo la fine del conflitto. Poiché il principale obiettivo di distruggere la ferrovia con la stazione Centrale era stato mancato, la "Radio Londra" parlo di una efficace riuscita azione di guerra contro un importante centro strategico della costa adriatica, annunciando la distruzione degli impianti ferroviari, l'interruzione dei traffici stradali, il danneggiamento del porto, la distruzione dell'Officina Campione e l'abbattimento dei ponti.
Di contro, il Comando Supremo Italiano nel bollettino di guerra n. 1194 del 1 settembre, cercò di non fornire dettagli, parlando semplicemente di aeroplani che avevano colpito le città di Cosenza, Pisa, Catanzaro ecc, causando numerosi morti.
Il 14 settembre, pochi giorni dopo l'annuncio dell'armistizio, ci fu il secondo grave attacco. I cittadini, credendo finita la guerra, si riversarono in strada sventolando fazzoletti bianchi, ma la città fu bombardata ugualmente, seguendo il piano del generale Bernard Law Montgomery di prendere Pescara per arrivare a Roma. Con quest'attacco, dopo la fallita distruzione della stazione, si mirava ad altri obiettivi strategici, ossia gli uffici pubblici, il centro cittadino, colpendo anche l'altro quartiere di Portanuova, che era rimasto illeso il 31 agosto. La vecchia prefettura su viale G. D'Annunzio, accanto la cattedrale, venne distrutta, così come uno stabile in piazza Garibaldi, con notevoli danni anche al Circolo aternino, ex municipio pescarese. Nella centro storico, i bombardamenti interessarono anche l'unica porta storica di accesso, presso le casermette borboniche della vecchia fortezza in via delle Caserme e le due chiese di San Giacomo e del SS. Rosario, risalenti al XVII secolo (nell'area di Largo dei Frentani), che non verranno più ricostruite. Le bombe arrivarono sino a villa Basile, presso i colli e nel quartiere Zanni, al confine con Montesilvano, danneggiando anche lo stabilimento di Leopoldo Muzii con l'arco dell'orologio (che si trovava in viale G. Bovio).
La strage peggiore si consumò nella stazione Centrale, dove i pescaresi si erano ammassati per saccheggiare i vagoni di un treno di rifornimenti diretto a sud fermo in stazione, che trasportava viveri e risorse come farina, zucchero, sigarette, sale. Durante l'assalto ai vagoni giunse l'attacco aereo, ed in pochi minuti perirono in 600 o 900 persone, trucidate dalle bombe che bersagliarono la ferrovia. Questi ultimi eventi convinsero l'80% dei pescaresi ad abbandonare definitivamente la città, ridotta a un ammasso di macerie, mentre la sede amministrativa si spostava nel comune di Spoltore, al tempo frazione della città. Pescara di fatto divenne una città fantasma, con pochi civili ancora nelle case, il che permise di contenere le morti nelle successive incursioni aeree. Fra gli utlimi atti della distruzione di Pescara vi fu il crollo del ponte Littorio, fatto saltare in aria dai tedeschi in ritirata verso nord nel giugno 1944, per impedire i collegamenti tra le sponde del fiume. Il ponte verrà immediatamente ricostruito alla fine della guerra, chiamato Ponte Risorgimento.
La ricostruzione "senza rughe"
Nella ricostruzione del dopoguerra, le amministrazioni percepirono ugualmente il grande potenziale economico-sociale che la città stava esprimendo da un trentennio, ossia il fatto che Pescara era un importante punto di collegamento mediante la via Adriatica e Tiburtina con Roma e con le città maggiori di Ancona e Pesaro. La città contava circa 50.000 abitanti all'epoca della guerra, una realtà comunque di provincia, una città nastro che si trova lungo le grandi vie di comunicazione, impostata sin dall'inizio soprattutto per quanto riguarda il quartiere Castellammare su uno schema di lottizzazione a scacchiera.
Lo sviluppo nell'entroterra ancora oggi, almeno nella parte nord, è marginale, i principali inconvenienti, oltre alle caratteristiche naturali del Colle Innamorati e della Madonna dei Sette Dolori (dove è stato realizzato il rione di Pescara Colli) e di Villa Raspa, nel comune di Spoltore, sono dati dal fatto che la strada 16 Adriatica Ancona-Foggia anziché scavalcare la parte del porto sopra un ponte, passa attraverso la città stessa, attraversandola per il lungo, sovrapponendo il traffico a quello abituale cittadino; mentre la fascia degli impianti ferroviari, ora tagliando ora scorrendo quasi alla parallela della strada statale, intralciano gravemente lo sviluppo verso l'entroterra. Infatti questo problema era stato analizzato anche dall'ingegner Luigi Piccinato, che si occupò della ricostruzione di Pescara come di varie altre città italiane distrutte dalla guerra. La ferrovia sarebbe stata spostata a monte per permettere l'espansione della città, la costruzione ancora più a monte di un tronco della strada statale per liberare il centro dal traffico, e per riorganizzare l'edilizia della città articolata nei quartieri, poi la salvaguardia delle aree verdi e panoramiche, come il Parco d'Avalos e la Pineta Dannunziana e la Villa Sabucchi.
Il piano regolatore di Piccinato venne approvato dal Comune nel 1956, ma una proroga concessa dal Ministero dei Lavori Pubblici, fece avere al piano varie modifiche, a carattere speculativo, che pian piano lo stravolsero. Nel 1957 il piano di Piccinato venne utilizzato nel suo rispetto per la ricostruzione della città ad assi ortogonali, conservando le due strade maggiori del corso Vittorio Emanuele (detto anche Italia) e il corso Umberto I (detto anche della Libertà) e soprattutto rifacendo ex novo Piazza Salotto, ad eccezione del Palazzo Muzii del 1928, che divenne il simbolo della rinascita pescarese, dopo il tragico bombardamento del 31 agosto 1943. Sebbene tuttavia da una parte la ricostruzione procedette regolarmente, dagli anni '50-'60 iniziò la speculazione edilizia che invase le aree dove insistevano i villini ancora in piedi, come Villa Delfico e Villa Urania, speculazione accentuatasi ancora maggiormente negli anni '70-'80, con l'invasione massiccia delle aree del centro storico, anche a Porta Nuova, in cui costruzioni anonime e fuori contesto, venivano addossate alle semplici case sette-ottocentesche.
Il progetto di arretrare a monte la ferrovia e la strada statale venne accantonato, la doppia stazione Porta Nuova-Pescara Centrale venne mantenuta, con l'evidente difficoltà di costruzione di nuovi quartieri residenziali: tutta la zona meridionale industriale sulla destra del fiume lungo la via Tiburtina ne risultava scompaginata, le zone verdi rischiarono di scomparire, la Pineta De Riseis affacciata sul lungomare Matteotti venne notevolmente ridotta, il Parco De Felice fu sacrificato alla speculazione, la zona di Villa Sabucchi, con la casa neogotica ancora in piedi ma danneggiata dalle bombe, venne demolita ad eccezione di una torretta, che andò a far parte del parco pubblico; la zona adiacente al nuovo stadio "Cornacchia" poi Adriatico e alla pineta d'Avalos, precedentemente vincolata a destinazione sportiva, viene sacrificata all'intensivo, un altro campo sportivo viene distrutto per la costruzione di un ponte sul fiume, dietro la Prefettura mancò un progetto di sistemazione del verde, costruendovi un parcheggio antistante il piazzale della Parrocchia di Sant'Andrea (1962). Allo stesso modo iniziò l'espansione sui Colli, distruggendo l'antica pineta con il viale alberato che da Colle Innamorati saliva sino al santuario della Madonna dei Sette Dolori.
In sostanza, sotto le amministrazioni di Antonio Mancini (1956-63), Nevio Piscione (1985-88), Michele De Martiis (1988-90) e Luigi Albore Mascia (2009-14), Pescara vide occupata quasi tutta l'area ancora verde che non era stata colonizzata sino al 1945, non rispettando il piano regolatore, con la creazione di micro-quartieri che mal si collegavano tra loro al livello sociale e stradale, fino alla creazione negli anni '90 di veri e propri quartieri nuovi, non migliorando tuttavia la situazione: si tratta dei quartieri dell'Ospedale attorno l'ex area del convento di San Giuseppe dei Cappuccini (dove insiste la nuova parrocchia progettata da Speranzini), di San Donato (la zona più a sud a confine col fosso Valellunga, dove si trova il carcere), di Rancitelli (la porzione attraversata dalla strada maggiore di via Alessandro Volta con la parrocchia di Nunzio Sulprizio e la Sede Fater S.p.A.) e Fontanelle Nuova per distinguerlo dalla parte vecchia dove si trova la chiesa di San Pietro. Oggi queste realtà urbane sono tristemente note per il fenomeno di degrado sociale e organizzazioni malavitose da parte di coloro che li popolano, residenti principalmente immigrati dal sud Italia o di etnia rom.
Nel centro nel 1962 venne demolito lo storico Teatro Pomponi, al termine di corso Umberto I e affacciato sul lungomare Matteotti, e vi venne realizzato al suo posto un parcheggio, parzialmente occupato dal 2005 dalla chiesa di San Pietro del Mare. Il nuovo grande teatro di Pescara fu inaugurato più a sud sul lungomare Colombo nel 1963: il teatro monumento Gabriele D'Annunzio, con il caratteristico obelisco in stile egizio, posto accanto all'auditorium Flaiano. Se in sostanza da una parte Pescara sancì una rottura definitiva col proprio passato, acutizzata dalla necessità di ricostruire gran parte la città dopo i bombardamenti, negli anni '60 si andò oltre con la demolizione di una buona parte del patrimonio edilizio superstite, per costruirvi palazzi più grandi e moderni, in grado di ospitare quanti più residenti possibile, come ad esempio accaduto al lato meridionale di corso Umberto I o all'ex piazza XX settembre, oggi piazza Alessandrini, dove aveva sede la storica banca di Pescara, che venne completamente stravolta nel suo aspetto di largo-giardino con la costruzione del Tribunale, dal 2016 trasferito più a sud in una sede più grande; oggi la vecchia struttura ospita il Mediamuseum. Nuovi complessi hanno concorso alla riqualificazione di questa zona di Portanuova, come il complesso residenziale e commerciale "Il Molino", nei pressi della stazione ferroviaria, il complesso residenziale Torri Camuzzi del 2012 ed il ponte Flaiano del 2017.
Anche l'asse attrezzato, o raccordo autostradale Chieti-Pescara, tangenziale realizzata nella metà degli anni '70, ha inciso notevolmente sulla mobilità urbana (sebbene l'opera sia stata criticata per il pesante impatto estetico sul lungofiume ed il centro storico cittadino), riducendo notevolmente i tempi di percorrenza fra le due città. Venne realizzato lungo la direttrice della via Tiburtina nella val Pescara, lambendo il fiume nella riva sud, attraversando tutto il quartiere Portanuova, e finendo in prossimità del lungomare Cristoforo Colombo, all'altezza del ponte del Mare, il ponte ciclopedonale realizzato nel 2009 per collegare le due riviere cittadine presso la foce fluviale. Malgrado la costruzione tumultuosa e spesso selvaggia di intere zone cittadine senza un preciso piano, Pescara già dagli anni '50 si apprestava a diventare la città principale d'Abruzzo non solo al livello economico e demografico, ma anche turistico e politico, diventando dal 1971, insieme allo storico capoluogo aquilano, sede del consiglio, della giunta e della maggior parte degli assessorati regionali.
Quartieri e circoscrizioni
Oggi il comune è facilmente divisibile, anche a livello socioeconomico, in quattro distinti quadranti separati da fiume e linea ferroviaria, tuttavia a livello amministrativo il Comune di Pescara si suddivide in tre circoscrizioni:
- I Circoscrizione Castellamare (Pescara centro, Marina nord, Zanni e Santa Filomena)
- II Circoscrizione Portanuova (Portanuova, Pescara vecchia, Rancitelli, San Donato C.E.P., Fontanelle, Villaggio Alcyone e San Silvestro Colle)
- III Circoscrizione Colli (Pescara Colli e rione San Giuseppe / Ospedale)
I Circoscrizione Castellammare (Pescara centro)
Zona nord (Santa Filomena)
Nella zona nord della città è presente la Riserva naturale Pineta di Santa Filomena che si estende oltre il confine comunale proseguendo per quasi l'intera riviera di Montesilvano. All'interno della pineta si trova l'impianto Piscine Le Naiadi. Il quartiere, già ampiamente urbanizzato negli anni del boom edilizio, ha ritrovato nuova attrattività negli ultimi anni anche grazie alla presenza della Strada parco ed al futuro passaggio della filovia di Pescara, ed in seguito all'edificazione degli ultimi spazi rimasti verdi fra la ex linea ferroviaria e la statale adriatica, forma un unico tessuto urbano fra Montesilvano e la zona settentrionale di Pescara. Storicamente la zona compresa fra Santa Filomena, la statale adriatica e piazza Duca degli Abruzzi era nota come zona Acquacorrente; nella zona, pochi metri oltre il confine con Montesilvano sulla SS16, è presente lo svicolo Pescara nord della Tangenziale di Pescara
Pescara centro
Il quartiere costituisce il centro della città e ricalca tutto l'abitato del vecchio comune di Castellammare Adriatico.
La maggior concentrazione di negozi e servizi della città si trova nel grande quadrilatero pedonale al centro del quartiere, in continua estensione a partire dalle prime chiusure al traffico di corso Umberto I e piazza della Rinascita della fine degli anni 90.
Le principali vie sono: corso Umberto I, corso Vittorio Emanuele II e viale Giovanni Bovio (SS 16), viale J.F.Kennedy, viale Regina Margherita e via Nicola Fabrizi, via Regina Elena, viale Riviera Nord e lungomare Giacomo Matteotti, viale Leopoldo Muzii, lungofiume Via Raffaele Paolucci, via Caduta del Forte, via del Circuito, via Firenze, via Cavour.
Le principali piazze sono: piazza della Rinascita, piazza I Maggio, piazza Sacro Cuore (dove si trova l'omonima chiesa), piazzale della Repubblica (sede del terminal bus e della vecchia Stazione di Pescara), le quali si trovano tutte disposte lungo corso Umberto I, antica arteria centrale della città; piazza Italia (dove si trovano le sedi di Provincia e Municipio) e piazza Duca degli Abruzzi.
Esso confina:
- a nord con i quartieri Zanni e Santa Filomena
- a sud con la Marina nord e Portanuova
- ad est, oltre la ferrovia Adriatica, con i quartieri Colli e San Giuseppe (zona ospedale);
- ad ovest con il Mare Adriatico.
La popolazione è di 32.000 abitanti.[senza fonte] Il quartiere è relativamente antico, risalente alla fine dell'800, ma in seguito alle vaste distruzioni dei bombardamenti di Pescara la maggior parte del costruito risale al periodo compreso fra gli anni '50 e '70, risentendo della scarsa qualità e del carattere speculativo che spesso caratterizzava l'edilizia di quel periodo.
Luoghi d'interesse e strutture
- Museo d'arte moderna Vittoria Colonna: sorge in piazza I° Maggio; è una struttura che ospita mostre temporanee, progettato negli anni '50 da Eugenio Montuori;
- Museo Paparella Treccia Devlet (via Piave 129): espone la collezione di antiche maioliche di Castelli, è ospitato nella storica Villa Urania del 1896;
- La Fontana La Nave di Pietro Cascella, al centro di largo Mediterraneo;
- Palazzetto Imperato: progettato da Antonino Liberi e Nicola Simeone nel 1926, è senza dubbio una delle architetture liberty più pregevoli della città. Sorge ai margini di piazza Sacro Cuore, in corso Umberto I.
- Il Palazzo Mezzopreti (1890) e l'adiacente ex Municipio di Castellammare Adriatico (1883) di via Leopoldo Muzii, oggi sedi del Conservatorio di Musica "Luisa D'Annunzio";
- Il Palazzo Verrocchio, oggi sede di un hotel, che si affaccia su Piazza I Maggio dal 1910;
- La moderna Chiesa di San Pietro o Chiesa del Mare con opere di Basilio Cascella, costruita nel 2005 in viale della Riviera nord;
- La Chiesa del Sacro Cuore del 1886, nell'omonima piazza;
- Il Palazzo del Governo, sede della Provincia ed il Palazzo di Città di Vincenzo Pilotti, principali esponenti del Razionalismo italiano in città, entrambi costruiti nel 1927 in piazza Italia. che dal dopoguerra ospita anche la fontana La Pescara di Giuseppe di Prinzio ed un mezzobusto bronzeo di D'Annunzio ad opera di Renata Setta Ranieri;
- L'antica stazione di Castellammare Adriatico (in seguito Pescara Centrale) del 1881, che sorge in piazza della Repubblica;
- Il Palazzo delle Poste e dei Telegrafi di Cesare Bazzani in Corso Vittorio Emanuele II;
- Il Liceo Classico "D'Annunzio" di Cesare Bazzani in via Venezia.
Dal 1988 sono operativi la nuova stazione di Pescara Centrale, principale scalo ferroviario della città ed il Terminal Bus di piazza della Repubblica per gli autobus urbani ed extraurbani.
II Circoscrizione Portanuova
Portanuova (Pescara Vecchia)
Il quartiere prende il suo nome dalla Porta Nuova, aperta a fine '800 sui resti della mai completata chiesa settecentesca che avrebbe dovuto rimpiazzare l'antica Santa Gerusalemme. Il piccolo centro urbano, fino a fine 800, era circondato dalla vecchia Fortezza borbonica ed aveva il suo centro nell'odierna piazza Garibaldi. Questa parte della città, oggi chiamata Portanuova, circonda il piccolo centro storico della vecchia fortezza (fino al 1927 la città odierna era divisa in due comuni: Pescara a sud del fiume e Castellammare Adriatico a nord).[3]
Il quartiere è situato nella zona sud-est della città e dista 1 km dal centro cittadino, le vie principali sono: corso Manthoné, viale Marconi, via D'Avalos, e viale Vespucci, che collega viale Marconi con il lungomare Cristoforo Colombo. Le piazze principali sono piazza Garibaldi, piazza Unione, piazza Salvo D'Acquisto, piazza Grue, piazza Luigi Gonzaga, piazza della Marina e piazza Ovidio.
Esso confina:
- a nord-ovest con il centro città; i due quartieri sono divisi dal fiume Aterno-Pescara
- ad est con il Mare Adriatico
- ad ovest con i quartieri di Fontanelle e San Donato
- a sud con la Pineta di Pescara e San Silvestro Colle
Nell'area immediatamente prospiciente il fiume Pescara, si sviluppa il centro storico cittadino. Esso si innesta sul tessuto urbano della vecchia Piazzaforte Borbonica[4], costruita a partire dalla metà del XVI secolo come struttura difensiva del Regno di Napoli.[5] Essa venne poi progressivamente smantellata a seguito dell'Unità di Italia, e oggi ne rimane solo una parte delle mura in una sala interna del Museo delle Genti di Abruzzo, al tempo sede delle caserme di fanteria e del tristemente noto Bagno Borbonico, duro carcere per oppositori politici. Le due arterie principali sono Corso Manthoné e via delle Caserme, che rappresentano anche uno dei centri della vita notturna cittadina. Le due vie si ricongiungono in piazza Unione, dov'è anche presente la rampa d'accesso all'Asse attrezzato (SS16dir/C).
Luoghi d'interesse e strutture
- la Cattedrale di San Cetteo in viale D'Annunzio
Cattedrale di San Cetteo - Il Museo casa natale Gabriele D'Annunzio, di corso Manthonè, monumento nazionale;
- La casa natale dello scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano in piazza Garibaldi;
- Il Museo Civico "Basilio Cascella" in viale Marconi;
- Il Museo delle Genti d'Abruzzo, situato vicino alla casa natale di D'Annunzio e ospitante varie mostre temporanee e reperti archeologici e storici della zona: esso trova posto in una delle poche vestigia rimanenti della Piazzaforte, cioè negli edifici delle vecchie caserme (da cui prende il nome via delle Caserme), che nel XIX secolo ospitarono anche un duro carcere per oppositori politici del Regno delle Due Sicilie, noto come Bagno borbonico, in cui furono rinchiusi molti patrioti meridionali ed abruzzesi;[6]
- Il Mediamuseum, che ospita mostre permanenti, una vasta cineteca, e che organizza varie iniziative legate al cinema e alla letteratura, e che si trova nell'edificio del vecchio tribunale in piazza Emilio Alessandrini;
- Il Teatro Michetti, costruito nella prima metà del 1900 in stile liberty in viale D'Annunzio.[7] Attualmente in disuso, ne è in progetto la ristrutturazione.[8]
- Il Circolo Aternino, sito sul lato sinistro della casa natale D'Annunzio, l'edificio, di origini settecentesche, ha ospitato fino alla fine dell'Ottocento il comune di Pescara (difatti l'attuale piazza Garibaldi era conosciuta come piazza del Municipio, o piazza Grande). Con lo spostamento del municipio, l'edificio cambiò destinazione d'uso, iniziando ad ospitare una delle sedi culturali di massimo spicco nel quadro storico della Pescara del primo ‘900, ossia il Casino Aternino, che prende il nome dal Circolo Aternino che vi aveva sede.[9] Ricostruito secondo il progetto originale nel 2007 (l'edificio fu danneggiato e profondamente alterato dopo gli eventi bellici), oggi ospita eventi e mostre temporanee.
- Il mosaico tardoantico ritrovato nel 2001 sulla Golena Sud del fiume, ora provvisoriamente reinterrato in attesa di una ristrutturazione definitiva[10].
Impianti sportivi
- Lo Stadio Adriatico è il principale stadio di Pescara ed il più grande della regione. Ospita le gare interne del Delfino Pescara 1936 e le attività dei club cittadini di atletica leggera.
- Il campo sportivo in erba sintetica Adriano Flacco, detto "antistadio", dove svolgono gli allenamenti alcune categorie giovanili del Pescara Calcio ed altre squadre cittadine.
- Il PalaElettra, impianto polivalente coperto utilizzato per le attività sportive di pallacanestro, pallavolo, pallamano e pugilato
- Il Pala Elettra 2, che sorgendo di fianco al primo ne costituisce un raddoppio per gli sport di pallacanestro, pallavolo e pallamano.
- Il Circolo Tennis Pescara, principale impianto cittadino per questo sport.
Strutture commerciali
- Portanuova è sede di un mercato rionale, il Mercato coperto di via dei Bastioni, nei pressi della stazione di Porta Nuova
- Sulla sponda meridionale della foce del fiume è stato attivo per circa sessant'anni un ampio mercato ortofrutticolo (gestito dal Consorzio Orto Frutticolo d'Abruzzo, da cui l'area prende il nome di area ex-COFA), oggi delocalizzato nel vicino comune di Cepagatti.[11] L'ampia area, di proprietà della Regione, è stata liberata con la demolizione dei precedenti edifici ed ha ospitato le cerimonie inaugurali e conclusive e le premiazioni dei Giochi del Mediterraneo sulla spiaggia nell'estate 2015[12]; è adesso oggetto di progetti di riqualificazione a vocazione turistico-ricreativa, sfruttando la prossimità con il Porto Turistico.[13]
Architettura
Oltre alle strutture museali e monumenti del centro storico, nel quartiere vi sono:
- il Ponte del mare di Walter Pichler, che collega le due riviere dal 2009
- Il Complesso "Il Molino" (di cui fa parte la stazione Porta Nuova) progettato da Oriol Bohigas
Parchi e riserve naturali
Il parco principale del quartiere è quello della "ex Caserma di Cocco", spesso sede di eventi e manifestazioni come l'Indierocket Festival.
Trasporti
Portanuova è anche sede di uno dei 5 scali ferroviari di Pescara, la Stazione di Pescara Porta Nuova, di cui è stato recentemente ultimato un progetto di riqualificazione, a opera dell'architetto spagnolo Oriol Bohigas.
A ridosso della foce del fiume vi è il porto turistico Marina di Pescara, Bandiera Blu d'Europa ininterrottamente dal 1990 ad oggi.[14]
Zona universitaria
Incentrato su viale Pindaro e vie limitrofe, nei pressi del "parco dell'ex caserma di Cocco" e dello Stadio Adriatico, si sviluppa il quartiere universitario della città, così chiamato per la presenza sede della Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" che ospita i dipartimenti di Lingue letterature e culture Moderne, Economia, Scienze giuridiche e sociali, Economia aziendale ed Architettura, per un totale di circa 17.000 studenti.[senza fonte]
Nella stessa zona è presente la nuova cittadella giudiziaria, inaugurata il 13 luglio 2004, che ospita gli uffici del Tribunale e del TAR: è il quinto immobile, per ampiezza, fra le proprietà del Ministero di Grazia e Giustizia, e l'intero progetto comprende anche opere di Enzo Cucchi, Michelangelo Pistoletto ed Ettore Spalletti.
Quartiere Pineta
Nella zona sud della città, fra la Riserva naturale Pineta Dannunziana e la costa, vi è un elegante quartiere composto da villini liberty ed organizzato secondo il Progetto Pineta (1912) di Antonino Liberi, con l'intenzione di costruire una città giardino.[15] In quegli stessi anni venne costruito il Kursaal, pensato come circolo ricreativo, poi riadattato a liquorificio dell'Aurum a seguito di un ampliamento progettato da Giovanni Michelucci, ed oggi struttura mussale-polivalente di proprietà del comune, riaperta al pubblico dal 2007.[16] Nella zona, oltre a questo edificio di maggiore importanza, rimangono numerosi edifici, soprattutto residenziali. I villini si trovano ad una distanza minima di 40 metri dal mare ed hanno un piano o spesso due, molti sono abbelliti da un torrino-altana e sono tutti dotati di giardino. Grazie alla lontananza dalle stazioni ferroviarie principali (l'unico scalo del quartiere era il capolinea della ferrovia Pescara-Penne) ed alla posizione periferica rispetto al centro, è uno dei quartieri meglio conservati della città, attraversando i conflitti mondiali sostanzialmente indenne; ciononostante la sua integrità architettonica ed estetica viene minacciata, anche in tempi recenti, dalla speculazione edilizia[17]. Ai margini della pineta è presente l'uscita Pescara sud della Tangenziale di Pescara.
Teatro D'Annunzio
Costruito sul lungomare Cristoforo Colombo nel 1963, non molto distante dalla Pineta Dannunziana, il Teatro monumento Gabriele D'Annunzio è l'unico teatro cittadino in attività, nonostante essendo una struttura all'aperto non sia fruibile durante tutto l'anno. Oltre ai vari spettacoli teatrali, ospita la manifestazione Pescara Jazz e la premiazione del Premio Flaiano; adiacente al teatro sorge l'Auditorium dedicato ad Ennio Flaiano.
Fontanelle
Il quartiere è situato nella periferia sud-ovest di Pescara distante 4–5 km dal centro della città. Ad ovest costeggia l'Aeroporto di Pescara. La popolazione è di circa 5000 abitanti estendendosi su circa 2 km quadrati.[senza fonte] Il principale asse viario è la Via Tiburtina Valeria (SS5).
Esso confina:
- a nord con i quartieri San Donato e Rancitelli
- ad est con San Silvestro Colle
- ad ovest con l'Aeroporto di Pescara
- a sud con Sambuceto, popolosa frazione del comune di San Giovanni Teatino al centro dell'area metropolitana di Pescara
Negli ultimi anni nel quartiere di Fontanelle si è radicata una forte attività criminale dedita a vari racket fra cui lo spaccio di droga e l'usura, nonostante le continue attività di contrasto messe in atto dalle autorità locali[18].
Rancitelli
Il quartiere è situato nella periferia sud-ovest di Pescara e dista circa 5 km in linea d'aria dal centro città.
Esso confina:
- a nord con il quartiere Portanuova
- ad est con il quartiere San Donato
- ad ovest con il rione San Giuseppe, oltre il fiume
- a sud con la zona industriale Pescara est-ovest e l'Aeroporto di Pescara.
Rancitelli è uno dei quartieri più recenti di Pescara sviluppatosi in gran parte negli anni sessanta e settanta in assoluto disordine urbanistico e senza alcun rispetto per le poche presenze storiche in zona come la masseria della famiglia D'Annunzio in via Raiale 147, risalente alla metà del 700 (e demolita nel 1975 per far posto ad una zona industriale oggi in dismissione) di cui oggi resta solo una torre in pessime condizioni di conservazione, circondata da capannoni industriali ed edifici abbandonati[19]. Il quartiere fu costruito soprattutto per ospitare la forte richiesta di edilizia popolare causata dell'espansione della città, volendo realizzare una zona residenziale per i lavoratori della zona industriale. Salito alle cronache nazionali per una sempre maggiore attenzione giornalistica ai problemi della zona[20], il quartiere soffre come Fontanelle di una storica e radicata presenza della criminalità locale, incentrata sullo spaccio di sostanze stupefacenti e simboleggiata dagli edifici di edilizia popolare noti come "Treno" e "Ferro di cavallo", dove si concentrano la maggior parte dei traffici.
San Donato C.E.P.
San Donato è un quartiere popolare situato nella periferia sud-ovest della città e dista 5 km dal centro cittadino. La popolazione è di circa 30.000 abitanti estendendosi su 8 km quadrati.[senza fonte]
Ospita il progetto C.E.P. (Coordinamento di edilizia popolare) di Pescara, risalente ai primi anni '60. Il quartiere è attraversato dalla Ferrovia Roma-Pescara ed è servito dalla Stazione di Pescara San Marco. Questa zona ospita gli ultimi lotti di terreno in piano non ancora edificati della città (la cui appetibilità è però condizionata dalla presenza del carcere cittadino), e per questo recentemente sono stati avviati molti interventi privati di urbanizzazione, fra i quali la sede della Fater S.p.A del 2008, progettata da Massimiliano Fuksas.
Esso confina:
- a ovest con Rancitelli;
- a est con il quartiere Fontanelle;
- a nord con il quartiere Portanuova e con la zona sud;
- a sud con il comune di San Giovanni Teatino.
Impianti sportivi
In esso è presente il campo sportivo "San Marco" in erba sintetica dove si allenano le giovanili del Pescara, dove giocano anche altre società calcistiche della città e anche squadre di rugby e il Palasport "Giovanni Paolo II".
San Silvestro Colle - San Silvestro Mare
I primi cenni storici che riguardano San Silvestro Colle, risalgono al 30 marzo 1806, quando Napoleone Bonaparte nomina Re di Napoli e di Sicilia il fratello Giuseppe.
In questo periodo nelle campagne si aveva ancora un sistema amministrativo ex feudale legato alle Parrocchie ed ai Consigli dei "Camerlenghi" ed era necessario una riorganizzazione del territorio e la creazione di un catasto, per semplificare e ottimizzare l'amministrazione delle comunità di sudditi: intorno alle Ville ex Feudali si riunivano gruppi di abitanti dei territori agricoli dai quali i governanti ricavavano la maggior fonte di sostentamento per le spese statali. Da questo momento in poi, l'Università di Villa San Silvestro, come altri ex feudi del Regno delle due Sicilie, comincia la sua vita municipale che durerà oltre tre quarti di secolo.
Il nascente comune di San Silvestro comprendeva, le Ville di Fontanella e Vasciola, le contrade di Chiappini, Fontechiara e Valledirocco. Il comune confinava a Nord con Pescara, a Sud con Torrevecchia e Forcabobolina, a Est con Francavilla e a Nord-Est con il mare Adriatico. I collegamenti con Pescara, Chieti e Francavilla erano veri e propri viottoli non utilizzabili per tutto l'anno.
Il comune venne soppresso nel 1879 e i suoi territori vennero ripartiti tra i comuni di Forcabobolina, ora San Giovanni Teatino, Francavilla al Mare, Pescara, a cui fu aggregata la frazione capoluogo, e Torrevecchia Teatina, all'epoca tutti facenti parte della provincia di Chieti.
III Circoscrizione Colli
Pescara Colli - Madonna dei Sette Dolori
Il quartiere è situato nella zona nord-ovest di Pescara e dista circa 4 km dal centro di Pescara. È il nucleo storico collinare della vecchia Castellammare, e sorge intorno alla settecentesca Basilica della Madonna dei sette dolori. Il quartiere ha una popolazione di circa 25.000 abitanti e si estende su circa 10 km quadrati.[senza fonte]
Esso confina:
- a nord con Zanni e Santa Filomena
- ad est con San Giuseppe ed il centro città
- ad ovest con la zona collinare di Montesilvano
- a sud con la zona collinare di Spoltore
Luoghi di interesse
- Basilica della Madonna dei sette dolori, fulcro del quartiere e centro storico dell'antica Castellammare collinare.
- La Fontana delle cinque cannelle, costruita nel 1880 dall'allora sindaco Muzii nei pressi della basilica[21].
San Giuseppe (rione Ospedale)
Prima della guerra il quartiere era sede delle prime attività industriali dell'allora Castellammare Adriatico, come la Filanda Giammaria (i cui resti furono definitivamente demoliti nel 2015[22]) o lo stabilimento bacologico, trasformato in ospedale civile negli anni 30 ed oggi parte integrante del nuovo presidio ospedaliero. Il quartiere ha una popolazione di circa 15.000 abitanti.[senza fonte] Nel quartiere sorge l'ospedale Santo Spirito, principale presidio sanitario del circondario, storicamente affiancato da una clinica privata. Esso confina:
- a nord con il centro città;
- ad est con il quartiere Rancitelli, oltre il fiume
- a ovest con il quartiere Colli
- a sud con la frazione Villa Raspa di Spoltore
Impianti sportivi
- Centro Sportivo Febo
- PalaRigopiano
Note
- ^ Storia di Pescara: ecco cosa rimane della Fortezza Borbonica. - IlPescara.it, su ilpescara.it, aprile 2016.
- ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 4
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Bibliografia
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- V. Lopez, Pescara. Dalle origini ai nostri giorni, Nuova Italica, 1993
Collegamenti esterni
- Comune di Pescara su PortaleAbruzzo.com, su portaleabruzzo.com.