Chiesa del Santissimo Crocifisso (Palmi)
La chiesa del Santissimo Crocifisso è un luogo di culto cattolico di Palmi. È ubicata nel rione Cittadella e prospetta sulla piazzetta dell'Annunziata. In passato il luogo di culto era conosciuto anche come chiesa dell'Annunziata[3] o come chiesa dei Monaci[4]. L'edificio è vincolato quale «bene di interesse storico artistico» dal Decreto Ministeriale n. 1012 del 30 novembre 2011 del Ministero dei Beni Culturali ed al suo interno custodisce un pregevole Crocifisso ligneo risalente al XVII secolo[5] e segnalato nell'Inventario degli Oggetti d'Arte d'Italia. Nella cripta sottostante la chiesa è collocato il Sacrario diocesano della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, che conserva numerose reliquie di santi.[6] La chiesa ricade nel territorio della parrocchia di Maria Santissima del Soccorso.
Chiesa del Santissimo Crocifisso | |
---|---|
![]() | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | File:Palmi-Stemma.pngPalmi[1] |
Coordinate | 38°21′26.21″N 15°50′37.68″E |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | Crocifisso[1] |
Diocesi | Oppido Mamertina-Palmi |
Stile architettonico | neoromanico |
Inizio costruzione | 1537 (prima chiesa di cui si abbia documentazione)[2] |
Sito web | parrocchiamariassdelsoccorso.it/ |
Storia
Nel 1537 venne eretto, da un certo frate Antonio, un piccolo monastero di religiosi dell'ordine dei Frati Minori Osservanti, chiamato La Annunziata, e contiguo alla congregazione laicale di Santa Maria De Caravellis.[2] Con ogni probabilità il luogo di culto del monastero venne edificato sulle rovine di una preesistente chiesa.[7][8]
Nel 1621 il convento dell'Annunziata passò all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini[2] e, nel 1638, la chiesa venne eretta a "provincia religiosa".[9] Nel periodo feudale, la chiesa fu adibita a parlamento cittadino e in essa, il 22 dicembre 1635, il popolo chiamato in parlamento dal suono della campana, espresse la volontà di distaccarsi da Seminara e far divenire Palmi universitas autonoma.
Il 21 aprile 1652, con la riforma papale di Papa Innocenzo X,[10] il convento dell'Annunziata di Palmi venne soppresso.[11] La chiesa venne citata, nel 1693, dall'abate Giovan Battista Pacichelli nell'opera Il Regno di Napoli in Prospettiva.[12]
Nel 1704 il convento venne demolito e ricostruito, e la chiesa fu abbellita.[13][14] In occasione della visita del 1707, effettuata dal vescovo della diocesi di Mileto Domenicantonio Bernardini, venne evidenziata la presenza nella chiesa di una confraternita del Santissimo Crocifisso.
La chiesa ed il convento subirono gravi danni a seguito del terremoto del 1783.[15] La chiesa inoltre fu il luogo di seppellimento di tutte le vittime cittadine provocate dal sisma[16] e venne riaperta al culto nel 1798, con i lavori effettuati tramite l'obolo dei fedeli.[1]
Le leggi francesi soppressero il convento il 7 agosto 1809, ma lo stesso venne ripristinato nel 1822.[17]
Il convento fu nuovamente soppresso il 7 luglio 1866, quando il governo del Regno d'Italia decretò la soppressione di tutti gli ordini religiosi.[9][18] L'anno seguente lo stato italiano donò l'edificio al Comune di Palmi,[1] che in un primo tempo si adoperò affinché continuasse ad essere officiato,[19] anche se, negli anni seguenti, venne adibito a seggio elettorale, ad aula di tribunale, a sala per comizi ed altro.[9]
Nel 1875, a seguito della proposta di istituzione della nuova diocesi di Palmi, la chiesa fu ipotizzata come sede della cattedrale e del vescovado.[20] Nel maggio del 1883 la popolazione, con il supporto del reverendo Lopresti, insorse contro la giunta municipale del tempo, che aveva deciso l'abbattimento del monumento religioso per far posto ad un battaglione di soldati.
La chiesa fu uno dei pochi luoghi di culto cittadini che non riportarono danni a seguito del terremoto del 1894, che colpì la città di Palmi la sera del 16 novembre.[21]
Nemmeno il terremoto del 1908 distrusse l'edificio, a differenza del monastero che non venne mai più ricostruito.[1]
Fino al 1918 i riti vennero ancora officiati dai Frati Minori Riformati, ridotti allo stato secolare e, nel 1933, il podestà Vincenzo Silipigni concesse la chiesa alla diocesi di Mileto.[1]
La seconda guerra mondiale recò gravi danni alla copertura dell'edificio[1] e, nel periodo 1970-1984, vennero eseguiti dei lavori di restauro per l'interno (tra i quali l'altare maggiore e quelli laterali).[1]
Il 10 giugno del 1979 la chiesa passò, come tutta la città di Palmi, dalla giurisdizione della diocesi di Mileto (alla quale era stata soggetta fin dalla fondazione), alla nuova diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.[22]
Nel 1992 fu effettuato un nuovo restauro dell'edificio, da parte della Soprintendenza di Reggio Calabria e di Vincenza Posterino Bagalà, riguardante la copertura, l'abside e la facciata, con cerimonia di riapertura al culto il 3 luglio 1993.[1]
Nel 2008 venne effettuato il trasferimento di proprietà della chiesa dal Comune di Palmi alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.[1]
Descrizione
Esterno
La facciata della chiesa, a capanna, ha un unico portale d'ingresso incorniciato da due lesene corinzie che sorreggono un timpano curvilineo spezzato. Ai lati del portale sono invece collocate delle paraste che sorreggono a loro volta un frontone triangolare che chiude dalla parte superiore il prospetto.][1] Tra il portale ed il frontone è collocata una monofora semicircolare. La facciata si innalza da sopra una base in marmo, che si sviluppa per tutta la larghezza della stessa, alla cui sommità è posta una croce in ferro.
Le facciate laterali e quella tergale non presentano alcun tipo di elemento architettonico, eccezion fatta per una serie di monofore.
La copertura dell'edificio è a doppia falda, con manto in coppi e tegole.][1]
Il campanile è a vela, realizzato nella parte posteriore dell'edificio, sopra la copertura.][1]
Interno
Al suo interno l'edificio è costituito da un'unica navata che termina con un transetto ed un'abside. L'aula corrisponde alla navata mentre il presbiterio, rialzato di tre gradini rispetto al resto dell'edificio, equivale al transetto e all'abside.][1]
Navata
Le pareti laterali sono suddivise in campate di diversa profondità, ricavate nello spessore dei muri perimetrali, tramite lesene composite alternate ad arcate a tutto sesto. Nella campate si alternano, tra gli altari secondari, due finestre per parete con vetrate artistiche rappresentanti i quattro santi evangelisti. Quasi al ridosso della copertura è presente una trabeazione. Tutti gli altari laterali sono realizzati ad opera di maestranze calabresi, in muratura intonacata e stucco modellato, dipinti e raffiguranti ornamenti vegetali, con tabernacolo in legno intagliato.
Gli altari laterali della parete sinistra sono i seguenti:[5]
- Altare laterale di Sant'Antonio da Padova (XVIII secolo),[23] alla cui sommità è posta la colomba dello Spirito Santo. Lo sportello di tabernacolo illustra un calice (XX secolo)[24] mentre la pala d'altare, di scuola calabrese, realizzata in olio su tela rappresenta sant'Antonio da Padova (XIX secolo);[25][26]
- Altare laterale della Deposizione di Gesù (XVIII secolo),[27] alla cui sommità è posta una testa di angelo. Lo sportello di tabernacolo illustra un ostensorio (XX secolo)[28] mentre la pala d'altare, in olio su tela, rappresenta la Deposizione di Gesù;
- Altare laterale dell'Immacolata Concezione, con quadro a tempera dell' Immacolata e Santi francescani, opera del pittore napoletano Francesco De Rosa.[26]
Gli altari laterali della parete destra sono invece i seguenti:[5]
- Altare laterale della Madonna Assunta (XVIII secolo),[29] alla cui sommità sono poste due statue di angeli. Lo sportello di tabernacolo illustra un ostensorio (XX secolo)[30] mentre la pala d'altare, di ambito calabrese, in olio su tela rappresenta la Madonna Assunta e angeli (XIX secolo) sovrastata dalla scritta <<per divozione e fede - Domenico Basili>>;[31][26]
- Altare laterale della Madonna Addolorata (XVIII secolo),[32] alla cui sommità è posta una testa di angelo. Lo sportello di tabernacolo raffigura un ostensorio (XX secolo)[33] e, sotto di esso, è collocato un paliotto in raso ricamato (XX secolo)[34] mentre nella parte superiore è posta una nicchia contenente un manichino in legno scolpito e dipinto, unico nel suo genere in tutte le chiese cittadine, rappresentante la Madonna Addolorata (XIX secolo), di scuola napoletana;[35]
- Altare laterale del Sacro Cuore di Gesù (XVIII secolo),[36] alla cui sommità è posta la colomba dello Spirito Santo e, al di sotto, è posta una pala d'altare in olio su tela rappresentante il Sacro Cuore di Gesù (XIX secolo), opera dell'architetto locale Nino Bagalà.[37][26]
Addossate alle pareti laterali della chiesa sono collocate due vare processionali in legno, una antica ed una di recente realizzazione, usate per trasportare a spalla in processione le due icone lignee del Crocifisso collocate sul presbiterio. Completano le opere d'arte delle pareti laterali tre dipinti della Via Crucis, realizzate del pittore Cristoforo Santanna di Rende,[26] le stazioni della Via Crucis, opera del pittore Saverio Ungheri, un dipinto raffigurante il Padreterno con Angeli, Gesù con la Croce e sopra di loro lo Spirito Santo,[26] ed un confessionale realizzato da artigiani locali.[26]
La navata dispone un soffitto formato da capriate in legno a vista.][1]
La pavimentazione della navata è formata da lastre di pietra granitica e presenta inoltre delle lastre di vetro trasparenti a protezione delle lapidi del XVII secolo e del XVIII secolo, che fungono da copertura delle fosse tombali sottostanti la chiesa.][1]
Transetto
Salendo sul presbiterio, in corrispondenza del transetto, al centro dello stesso è posta la mensa, oltre ad un ambone in legno, mentre alle due estremità, addossati alle pareti laterali, sono collocati due ulteriori altari laterali, sovrastati entrambi da una finestratura. I due altari, opera di maestranze locali e realizzati in muratura intonacata e stucco modellato e dipinti, sono i seguenti:
- Altare laterale del Santissimo Crocifisso (XVIII secolo),[38] con paliotto mobile del secondo dopoguerra in tessuto ricamato in seta, opera di manifattura calabrese,[39] sovrastato da un Crocifisso (1961) in legno scolpito e dipinto, con autore dell'ambito di Ortisei[40] e usato per la processione del 3 maggio, collocato a lato sinistro del transetto;
- Altare della Madonna e santi (XVIII secolo),[41] con sportello di tabernacolo in legno intagliato (XX secolo), di bottega calabrese,[42] e pala d'altare in olio su tela raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e santi (XVIII secolo), di scuola dell'Italia meridionale,[43] collocato a lato destro del transetto;[26]
Il soffitto del transetto è formato da capriate in legno a vista, continuazione della copertura generale dell'edificio.][1]
La pavimentazione del transetto è invece formata da piastrelle in cotto e, davanti la mensa, è collocata una botola in ferro per l'accesso alla cripta sottostante.][1]
Abside
L'abside, di forma rettangolare, conduce tramite due porte collocate nelle due pareti laterali, a due ambienti dei quali uno avente la funzione di sacrestia. Sulla parete di fondo, inaccessibile per la presenza di una inferriata, sono collocate due monofore.
Al centro dell'abside è collocato l'altare maggiore del Santissimo Crocifisso (XVIII secolo), anch'esso opera di maestranze locali e realizzato in muratura intonacata e stucco modellato e dipinti. Nella parte inferiore dell'altare è posizionato un paliotto in tessuto di seta bianco ricamato (XX secolo), manifattura dell'Italia meridionale,[44] sovrastato da un tabernacolo ligneo intagliato (XIX secolo) di scuola calabrese[45] e da una edicola che conserva un Crocifisso ligneo del XVII secolo, [5] realizzato in legno scolpito e cartapesta modellata policromi,[46] opera di bottega dell'Italia meridionale ed attribuito a frate Umile da Petralia. L'opera è segnalata nell'Inventario degli Oggetti d'Arte d'Italia con la seguente descrizione:
Completano l'altare due statue policrome di angeli reggicandelabro (XXI secolo), posti ai lati dell'edicola.
Il soffitto e la pavimentazione dell'abside risultano essere, per tipologia e materiali, la continuazione di quelli presenti nel transetto.[1]
Cripta
Sottostante il transetto e l'abside è collocata una cripta, dove un tempo trovavano un tempo sepoltura i frati del convento annesso che esisteva nei secoli passati, ed è raggiungibile tramite un botola che si apre al centro del presbiterio, dalla quale inizia una scala che conduce al luogo interrato. Attualmente la cripta è utilizzata come sacrario diocesano[6] e, nelle nicchie presenti nelle murature perimetrali (usate in passato come loculi per i frati), sono collocate alcune reliquie di santi. Tra le numerose reliquie ve ne è una di San Rocco.[47]
Titoli
- Sacrario diocesano.[6] È visitabile il 1 novembre di ogni anno.
Festività e ricorrenze
- Festa del Santissimo Crocifisso, il 3 maggio.
- Raduno della corporazione dei bovari della Varia (ultima domenica di agosto - evento correlato al corteo storico della Varia di Palmi);[48]
Note
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Chiesa del Santissimo Crocifisso, su http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/. URL consultato il 29 novembre 2016.
- ^ a b c De Salvo, pag. 151
- ^ Poiché inizialmente dedicata all'Annunciazione.
- ^ Per l'antico monastero annesso alla stessa.
- ^ a b c d Guida Touring, pag. 629
- ^ a b c S. Messa al Sacrario Diocesano - S. E. Rev.ma Mons. Francesco Milito Palmi (RC), su www.oppido-palmi.chiesacattolica.it. URL consultato il 4 gennaio 2015.
- ^ Il Crocifisso dei Monaci in Palmi, su http://www.arteculturafotoin.it/. URL consultato il 12 dicembre 2014.
- ^ Questa ipotesi è dovuta all'esistenza di una cripta sotto il presbiterio, che gli archeologi suppongono possa aver fatto parte di una chiesa più antica del XVI secolo.
- ^ a b c I CROCIFISSI DI PALMI E TERRANOVA SAPPO MINULIO - Antonio Tripodi (PDF) [collegamento interrotto], su www.lalbadellapiana.it. URL consultato il 12 dicembre 2014.
- ^ Bolla Instaurandae regularis disciplinae (15 agosto 1652) il pontefice rese noti i conventi destinati alla chiusura nella penisola italiana. Furono soppressi i conventi che ospitavano meno di sei monaci
- ^ De Salvo, pag. 152
- ^ L'abate osservò che: «i Riformati di San Francesco sono vi ben trattenuti». Di particolare rilievo viene citato che, nel grande convento annesso alla chiesa, vi era un professorio (cioè un seminario nel quale venivano educati i novizi per il sacerdozio), un ampio chiostro ed un vasto refettorio affrescato con la scena dell'Ultima Cena.
- ^ Status Provinciae Reformatorum Sanctorum Septem Martyrus, 6 gennaio 1724.
- ^ Nella ricognizione del 6 gennaio 1724, si attestò che il convento venne ricostruito data l'inadeguatezza di quello precedente, e che i lavori furono eseguiti con l'obolo dei fedeli e con la manovalanza dei frati stessi. Alla data della ricognizione il convento era formato da 22 celle, 2 sale delle quali una in comune (in quanto deposito), un'infermeria, ed una biblioteca in corso di realizzazione. Anche la sacrestia della chiesa non era stata completata e gli arredi sacri ed i paramenti erano risposti in una cella vicina al luogo di culto. Attorno al convento vi era un orto, con produzione di olio e di frutta per i religiosi, cinto da muri e per un'estensione di mezzo miglio. I religiosi vivevano esclusivamente grazie alle questue della cittadinanza ed ai 35 ducati donati dalla pubblica amministrazione. Le rendite che entravano al convento erano gestite da un "sindaco apostolico".
- ^ Entrambi gli edifici ebbero gravi lesioni. Furono demoliti il frontespizio della chiesa, il campanile (che non venne più ricostruito) ed il muro laterale est, poiché pericolanti. Fu ricostruito i dormitorio dei frati. Inoltre, negli anni seguenti, la Cassa Sacra spogliò la chiesa di tutte le opere d'arte che erano state realizzate con le rendite e con gli oboli dei fedeli.
- ^ Ferraro, pag. 58
- ^ Caldora, pag. 227
- ^ In data 4 febbraio 1867, la Sottoprefettura del Circondario di Palmi comunicò che tutti i frati avevano abbandonato il convento.
- ^ Per volontà dell'amministrazione comunale, la quale, il 28 novembre 1866 dichiarò che «la Chiesa annessa a tale Fabbricato si rende necessaria ed utile a quella parte di abitanti che dimorano in quel Quartiere, non essendovene altra vicina per adempiere essi agli servigi religiosi». Inoltre due anni dopo, il 12 ottobre 1868, l'amministrazione precisò che «la quale Chiesa come accessoria del Convento il Municipio potrà chiudere o tenere aperta al pubblico, avvertendo che in quest'ultimo caso saranno a suo carico le spese tutte relative, come altre sì dell'Ufficiatura. In la quale essendo prescelto un religioso della soppressa Congregazione, questi dovrà svestire l'abito monastico, e vestire invece quello di prete secolare».
- ^ Domenico Guardata riporta: «In Palmi esiste un vasto convento appartenente ai PR Riformati dispersi, al quale è annessa una vasta chiesa. Adesso Convento e Chiesa sono divenuti proprietà del Comune, il quale, eretto il Vescovado, è pronto a cederli per Episcopio e Seminario».
- ^ Calogero, pag. 10
- ^ pag. 1361 (PDF), su vatican.va. URL consultato il 4 marzo 2013.
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare di Sant'Antonio
- ^ Bottega calabrese sec. XX, Sportello di tabernacolo con calice
- ^ Scuola calabrese sec. XIX, Sant'Antonio da Padova
- ^ a b c d e f g h i PIAR - Piano Integrato Area Rurale - Piana di Gioia Tauro Archiviato il 5 ottobre 2013 in Internet Archive.
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare della Deposizione di Gesù
- ^ Bottega calabrese sec. XX, Sportello di tabernacolo ligneo dipinto
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare della Madonna assunta
- ^ Bottega calabrese sec. XX, Sportello di tabernacolo con cornice sagomata
- ^ Ambito calabrese sec. XIX, Madonna Assunta e Angeli
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare della Madonna addolorata
- ^ Bottega calabrese sec. XX, Tabernacolo ligneo
- ^ Manifattura calabrese sec. XX, Paliotto ricamato
- ^ Bottega dell'Italia meridionale sec. XIX, Madonna Addolorata
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare del Sacro Cuore di Gesù
- ^ Ambito calabrese sec. XX, Sacro Cuore di Gesù
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare del Crocifisso
- ^ Manifattura calabrese sec. XX, Paliotto mobile
- ^ Ambito di Ortisei (1961), Crocifisso
- ^ Maestranze calabresi sec. XVIII, Altare della Madonna e santi
- ^ Bottega calabrese sec. XX, Tabernacolo
- ^ Scuola dell'Italia meridionale sec. XVIII, Madonna con Bambino e Santi
- ^ Manifattura dell'Italia merid. sec. XX, Paliotto dell'altare maggiore
- ^ Bottega calabrese sec. XIX, Tabernacolo
- ^ Bottega dell'Italia meridionale sec. XVII, Cristo crocifisso
- ^ AA.VV., p. 38
- ^ Bovari, su http://www.mbuttaturidellavaria.it/. URL consultato il 22 novembre 2014.
Bibliografia
- AA. VV., Guida d'Italia - Basilicata Calabria, Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-3453-8.
- AA. VV., San Rocco, Palmi, La Piana Edizioni, 2011, ISBN 978-88-903600-1-5.
- Rocco Calogero, Dopo dieci anni: la Madonna del Carmine e il terremoto del 16 novembre 1894 in Palmi, Messina, Tipografia Crupi, 1904.
- Antonio De Salvo, Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro, Napoli, Lopresti, 1889.
- Umberto Caldora, Calabria Napoleonica, Napoli, 1960.
- Domenico Ferraro, La chiesa del Crocifisso dei monaci, Palmi, Banca Popolare Cooperativa di Palmi, 1994.
- Domenico Ferraro, Palmi nella fede, Edizioni De Pasquale, 2002.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa del Santissimo Crocifisso