Concezio Chiaretti

sacerdote e partigiano italiano (1917-1944)

Don Concezio Chiaretti (Stati Uniti d'America, 1917Leonessa, 1944) è stato un religioso e militare italiano.

Chiaretti Concezio, don
NascitaStati Uniti, 7 luglio 1917
MorteLeonessa, 7 aprile 1944
Cause della morterappresaglia tedesca
ReligioneCattolica
Dati militari
Paese servitoRegno d'Italia
ArmaRegio Esercito
CorpoAlpini
SpecialitàOrdinariato Militare
Unità39° Battaglione "Monte Berico" del 167° Reggimento Alpini
Anni di servizio1940-1943
GradoTenente Cappellano
GuerreSeconda Guerra Mondiale
CampagneFronte alpino occidentale
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Biografia

Nasce negli Stati Uniti nel 1917[1] da famiglia originaria di Leonessa (RI). Rientrato in Italia prende i voti e, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è cappellano del 39° Battaglione "Monte Berico" del 167° Reggimento Alpini[2] distaccato in Francia e alle dipendenze della Divisione di Fanteria “Legnano”, parte della IV Armata.

L'Armistizio dell'8 settembre 1943 lo coglie a Leonessa, paese natìo della famiglia, nel quale è parroco. Da sacerdote accoglie e sostiene chiunque abbia necessità, senza tenere conto dell'orientamento di ciascuno. Contribuisce a fondare borgo laziale una delegazione del Comitato Liberazione Nazionale. Nel frattempo, agli inizi del 1944, comincia ad operare nell'area umbra e alto-laziale la "Antonio Gramsci" brigata di partigiani comunisti, formazione partigiana comunista costituitasi agli inizi del mese precedente[3]. Negli stessi periodo e zona combatte anche una formazione militare, la banda di Mario Lupo[4] [5], con base a Cepparo frazione di Rivodutri, responsabile dell'attacco alle forze di polizia e della Guardia Nazionale Repubblicana a Poggio Bustone, nel corso del quale perdono la vita 14 militi della RSI e il Questore di Terni Bruno Pannaria[6] (10 marzo 1944). Così l'intensificarsi dell'attività partigiana, la morte del funzionario e la necessità di rendere sicuri i collegamenti fra la Capitale e le aree appenniniche, spingono il Comando tedesco di Rieti ad organizzare un articolato attacco (Operazione "Osterei")[7] guidata dal colonnello Ludwig Schanze che, fra il 29 marzo e il 7 aprile 1944, coinvolge Leonessa e le frazioni Albaneto, Cumulata,Ponte Riovalle, Vallunga, Villa Carmine, Villa Pulcini costringendo i partigiani a trincerarsi nel borgo Leonessa. In una seconda fase dell'offensiva, i resistenti abbandonano il paese rapidamente conquistato dai militari germanici (appartenenti a Heer, Luftwaffe, Waffen SS)[8]; segue la caccia e l'arresto ai fiancheggiatori della Resistenza alcuni dei quali denunciati dietro delazione di una donna del luogo che indica in don Concezio un sostenitore dei partigiani. Condannato a morte è giustiziato il 7 aprile, giorno della Pasqua '44, insieme a 50 concittadini.

Memoria

Sebbene il suo nome sia inciso sulla lapide dei caduti della Brigata "Gramsci" di Terni e del Gruppo combattimento "Cremona", un familiare del sacerdote leonessano ha recentemente sollevato dubbi sull'effettiva adesione del parroco alla formazione partigiana comunista. Dubbi che Giuseppe Chiaretti ha espresso in un articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire il 9 dicembre 2014:

"[...] Eppure don Concezio non aveva aiutato solo i partigiani (aveva fondato il CLN locale), ma anche i fascisti. Una dichiarazione del 26 febbraio 1944, firmata da tre militi leonessani della Guardia Nazionale Repubblicana che indico solo con le iniziali (A.R., S.G., Z.V.), dal loro comandante (R.P.), da un elettricista testimone (A.L) e controfirmata da don Concezio Chiaretti, testimonia che i tre fascisti nei pressi di Villa Pulcini furono salvati dalla fucilazione da parte di un grosso manipolo (una quindicina) di partigiani che li avevano già svestiti, proprio per la mediazione di don Concezio, che quel giorno si trovava lì a cercare qualcosa da mangiare per suo fratello malato. Dopo l’8 settembre, infatti, il sacerdote si era dedicato alle opere d’assistenza: si ricordano suoi interessamenti per aiutare una famiglia ebrea che viveva a Leonessa e le visite nel carcere comunale ai giovani militari fuggiti in montagna per non essere trasferiti ai lavori forzati in Germania [...]"[9].

Antifascista, dunque, ma non al punto tale da abbracciare la causa della Brigata né da esserne ricordato quale caduto.

Note

  1. ^ Ministero della Difesa, ONORCADUTI, Banca dati dei Caduti e Dispersi della 2ª Guerra Mondiale
  2. ^ Truppe Alpine,
  3. ^ Ghini C., La Resistenza in Umbria in S. Bovini (a cura di), L'Umbria nella Resistenza, vol. I, Editori Riuniti, Roma 1972
  4. ^ Marcellini M., I giustizieri, Mursia 2009
  5. ^ Gubitosi G., Alfredo Filipponi, diario di un comandante partigiano, Editrice Umbra 1991
  6. ^ Marcellini M., in op. cit.
  7. ^ Climinti E., Il gruppo di combattimento «Schanze» nella grande impresa contro le bande, Settimo Sigillo, coll. Historiae 2006
  8. ^ Carlo Gentile ITINERARI DI GUERRA: LA PRESENZA DELLE TRUPPE TEDESCHE NEL LAZIO OCCUPATO 1943-1944, pubblicazione a cura di Deutsches Historisches Institut in Rom Istituto Storico Germanico di Roma
  9. ^ Leonessa, la strage del venerdì santo di Giuseppe Chiaretti, Avvenire 9 dicembre 2014

Bibliografia

  • Climinti E., Il gruppo di combattimento «Schanze» nella grande impresa contro le bande, Settimo Sigillo, coll. Historiae 2006
  • Ghini C., La Resistenza in Umbria in S. Bovini (a cura di), L'Umbria nella Resistenza, vol. I, Editori Riuniti, Roma 1972
  • Carlo Gentile ITINERARI DI GUERRA: LA PRESENZA DELLE TRUPPE TEDESCHE NEL LAZIO OCCUPATO 1943-1944, pubblicazione a cura di Deutsches Historisches Institut in Rom Istituto Storico Germanico di Roma