Girifalco
Girifalco (IPA: [ʤiriˈfalko][3], Girifarcum in latino[4]) è un comune italiano di 5 860 abitanti[1] della provincia di Catanzaro in Calabria.
Girifalco comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Pietrantonio Cristofaro dal 31-5-2015 |
Territorio | |
Coordinate | 38°49′N 16°26′E |
Altitudine | 456 m s.l.m. |
Superficie | 43,1 km² |
Abitanti | 5 860[1] (31-8-2017) |
Densità | 135,96 ab./km² |
Comuni confinanti | Amaroni, Borgia, Cortale, San Floro, Squillace, Vallefiorita |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 88024 |
Prefisso | 0968 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 079059 |
Cod. catastale | E050 |
Targa | CZ |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Nome abitanti | girifalcesi |
Patrono | San Rocco |
Giorno festivo | 16 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Geografia fisica
Territorio
Il territorio di Girifalco si estende tra la zona submontana del monte Covello (sottogruppo montuoso del monte Serralta nelle Serre settentrionali) e l'altopiano che degrada verso est e in direzione della valle, detta Caria, che scende verso il Golfo di Squillace. Storicamente da questa valle passava l'antica via istmica greca che collegava, passando per il pianoro di Girifalco e attraversando l'Istmo di Catanzaro, lo Ionio al Tirreno.[5] Proprio al centro dell'Istmo si trova Girifalco adagiato a 456 m s.l.m. ai piedi di monte Covello, con una superficie di 43,1 km².[6]
Nel territorio comunale nasce il torrente Alessi.
Storia
Antichità e origini
Come dimostrato da alcuni ritrovamenti in contrada Carìa, nella parte alta del torrente Alessi, vi erano degli insediamenti precedenti alla Magna Grecia. La necropoli rinvenuta risale al Neolitico superiore e consente di affermare che nel territorio erano presenti delle popolazioni, presumibilmente autoctone, che si erano stanziate nelle valli fluviali.[5][7]
Tuttavia per avere una prima testimonianza scritta sulle origini dell'insediamento bisogna fare riferimento ad un vecchio articolo del giornale La tribuna illustrata del 7 febbraio del 1937, in cui si legge:[8]
Gli abitanti di questi due antichi villaggi, Toco e Carìa posti di fronte al golfo di Squillace verso est, risalivano ai tempi delle migrazioni greche ed erano insediamenti presenti nella vallata, i quali probabilmente non vennero mai conquistati dai Bruzi perché si trovavano nei pressi dell'antica Scolacium, essendo questi in continuo conflitto con le città della Magna Graecia. Prima dell'arrivo dei Normanni in Calabria, in piena epoca Bizantina, per difendersi dalle incursioni dei Saraceni che infestavano quelle contrade tra il IX e il X secolo, la popolazione si rifugiò in un luogo più alto e sicuro dal quale era visibile l'intera valle. Quel luogo era una rupe che denominarono Terravecchia e che in seguito sarà conosciuta come Pietra dei Monaci (probabilmente perché in quella zona sorse un convento in epoca bizantina o medioevale del quale sono visibili delle mura e un pozzo). In quel luogo nacque il primo nucleo abitativo, Pioppi, tipicamente medioevale adagiato su uno sperone roccioso, che si popolò degli abitanti della vallata.[9][5]
Periodo Normanno
Non molto è documentato sulla dominazione Normanna nella terra di Girifalco. Tuttavia uno scrittore e viaggiatore inglese, Edward Lear, percorse a piedi il sud Italia, e così scrisse nel suo Diario di un viaggio a piedi[10]:
Per il sovrano svevo, Girifalco, trovandosi nel punto più stretto della Calabria, poteva costituire una postazione strategica, infatti, dall'alto del Monte Covello si scorgono l'uno e l'altro mare e una guarnigione, quindi, sarebbe stata molto utile. All'epoca era diffusa la caccia con il falco e nella corte di Federico II vi erano dei falconieri, ufficiali preposti all'allevamento e addestramento dei falconi per le battute di caccia. Essendo il sovrano di Sicilia lui stesso un grande falconiere, aveva creato una grande riserva di caccia fino ai territori confinanti ed è dunque molto probabile che dei falconieri normanni risiedessero nella terra di Girifalco, visto che il territorio costituisce tutt'ora un passaggio obbligato per questi rapaci.[9]
Intorno al 1220 Federico II, una volta domati i Saraceni e riconquistato le roccaforti musulmane in Sicilia, ne trasferì una parte a Girifalco, oltre a quelli di Lucera (che era la colonia principale) e Acerenza, per evitare un loro ritorno sull'isola dando inizio a nuove rivolte. Ma questi iniziarono a spingersi di nuovo troppo a sud verso la Sicilia costringendo così il sovrano di Svevia, il 25 dicembre del 1239, a emanare un decreto in base al quale tutti i Saraceni del continente dovevano essere rigorosamente confinati nella città di Lucera, la più distante delle tre località iniziali dall'isola. Questo sancì l'abbandono della colonia di Girifalco, insieme a quella di Acerenza.[11]
Con il sistema feudale, che in Calabria era stato diffuso durante il periodo normanno, la terra di Girifalco venne temporaneamente assegnata al feudo di Maida.
Dal 1300 al 1500
All'inizio del XIV secolo, Girifalco fu possedimento di Caterina Niceforo, figlia del tiranno e despota dell'Epiro. Successivamente fece parte, fino al 1494, della Contea di Arena. Da quell'epoca, con la dominazione spagnola nel Meridione, passò al Principato di Squillace sotto la famiglia dei Borgia fino al 1506, quando Ferdinando II d'Aragona l'annesse alla Contea di Soriano, sotto la Signoria dei Carafa. Nel 1526 la terra di Girifalco appartenne a un certo Camillo de Gennaro per poi ritornare sotto i Carafa fino al 1610.[12]
Durante il dominio dei Carafa, nel 1548, il vescovo Marco Laureo, fratello del cardinale Vincenzo Laureo, fece erigere il convento di San Domenico, che fu anche centro di studi teologici nel quale pare vi abbia dimorato il frate domenicano Tommaso Campanella, nativo di Stilo, di ritorno in Calabria sul finire del secolo per partecipare a un convegno contro la dominazione spagnola ed esporre il suo piano di rivolta.[5][13]
1600 e 1700 - Epoca Ducale
Nei primi anni del XVII secolo Girifalco fu feudo dei Caracciolo per poi appartenere alla famiglia Ravaschieri. Dopo qualche anno il feudo ritornò sotto i Caracciolo grazie al matrimonio tra la Duchessa Ravaschieri di Girifalco con un certo Annibale Caracciolo. Da essi nacque Fabrizio Caracciolo, secondo Duca di Girifalco, artefice di un periodo assai fiorente per il feudo durante il suo Ducato che durò dal 1634 al 1683, consolidando lo sviluppo socio economico della cittadina con la presenza dell'universitas e dell'istituzione feudale. Il Duca fece costruire, nel 1635, un convento (divenuto successivamente, nel XIX secolo, ospedale psichiatrico) e lo concesse ai frati minori riformati che, per ringraziarlo, nel 1669 fecero erigere una statua in suo onore e la collocarono all'interno del convento stesso.[14]
Contemporaneamente il sindaco Carlo Pacino fece realizzare delle opere di grande importanza come la monumentale fontana Barocca nel 1663, la prima Casa Comunale nel 1665 e l'ampliamento della chiesa di San Rocco. Nel XVII secolo dunque il centro abitato si andava sempre di più espandendo e vi era la presenza di diverse importanti strutture sia religiose che civili: le chiese erano cinque e cioè la Matrice dei Pioppi Vecchi con la limitrofa chiesa dell'Immacolata, la chiesa di San Rocco, la chiesa del convento dei frati minori riformati e la chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento dei domenicani (chiesa Matrice attuale); c'erano due importanti conventi successivi al più antico che era nato nella zona Pietra dei Monaci (probabilmente distrutto da un sisma); la prima casa comunale, il palazzo Ducale (residenza del duca) e la fontana Barocca. In quel periodo venne anche realizzato lo stemma della città con le tre torri sorvolate dal falco.
Il frate Giovanni Fiore da Cropani nella sua opera storiografica, Della Calabria illustrata, nel XVII secolo scriveva su Girifalco:[13]
Durante quel periodo, Girifalco venne colpita dal terremoto nel marzo del 1638, dove venne gravemente danneggiata quasi la totalità del centro e soprattutto il rione Pioppi con l'annessa chiesa Matrice, la quale venne successivamente ricostruita. L'evento è citato da un certo Lutius De Urso: "Girifalco di fuochi 180. Fu negli anni addietro poco men che disfatto dal terremoto (anno 1626); la terra si fracassò e particolarmente una torre altissima di fabbrica assai antica; in una delle due parti della terra si è spezzato il monte e fatta apertura, molti cittadini hanno fatto le case in altro luogo. Il Duca Fabritio dell'illustrissima famiglia Caracciolo che ne è padrone, l'avea non solo restaurata, ma abbellita; ma in questo 27 marzo rovinò con la morte di 50 persone ordinarie". La torre menzionata dal De Urso probabilmente era un'antica torre difensiva costruita in località Pietra dei Monaci e dalla sua sommità si poteva osservare tutta la vallata fino al Golfo di Squillace. Questo potrebbe spiegare la presenza delle torri nello stemma cittadino.[15]
Dopo la morte del Duca Fabrizio Caracciolo, avvenuta nel 1683, subentrarono i Caracciolo di Gioiosa tramite il matrimonio della figlia del Duca, Maria Virginia detta Cilla, con un Caracciolo di Gioiosa fino al 1696, quando ereditò il Ducato Nicola Maria, nipote del Duca Fabrizio. Il nuovo Duca nei primi anni del XVIII secolo riuscì a ingrandire il patrimonio feudale, che già comprendeva le terre di San Vito e Cenadi, annettendo le Baronie di San Demetrio, Stefanaconi e San Floro.
In quegli anni, precisamente nel 1723, a Girifalco venne fondata la loggia massonica denominata Fidelitas, la prima nata sul suolo Italico. I Caracciolo erano signori della cittadina da quasi un secolo e la loggia nacque grazie alla loro influenza e al loro potere.[16][17][18]
Il Ducato di Nicola Maria durò fino al 1736, anno della sua morte e negli anni successivi altri suoi discendenti furono Duchi di Girifalco fino alla fine del '700, chiudendo un'era molto importante che terminerà con l'amministrazione feudale temporaneamente affidata alla famiglia dei Magno Oliverio, una volta che i Caracciolo fecero ritorno a Napoli, capitale del Regno.
Sul finire del XVIII secolo un altro terremoto colpì gravemente la Calabria e la cittadina di Girifalco, quello del 28 marzo 1783. Il centro venne distrutto o danneggiato gravemente, come il rione Pioppi con la chiesa Matrice (già danneggiata gravemente nel terremoto del 1638) che si decise di non ricostruire più. Per il graduale abbandono dei Pioppi Vecchi a causa del sisma e per l'espansione del borgo in direzione del convento dei Domenicani, si decise di trasferire le funzioni di Matrice alla chiesa di quel convento, essendo in una zona più centralizzata.
Negli ultimi anni del '700 il Regno di Napoli decise di andare verso la soppressione del patrimonio ecclesiastico, che rimase alla mercé degli avvenimenti politici insieme ai beni del feudo, causando delle tensioni all'interno della società. Inoltre, nel 1799, i Borbone fuggirono a Palermo, mentre a Napoli nacque la Repubblica Partenopea, alla quale aderirono numerosi comuni della Calabria. Girifalco, insieme ad altri centri, rimase invece fedele ai Borbone con delle spedizioni che si unirono al Cardinale Ruffo e al suo Esercito Sanfedista, il quale si stava dirigendo verso Napoli contro i Francesi.[5]
1800 - Fine del feudo e istituzione del comune
Nel febbraio del 1806 Giuseppe Bonaparte invase il Regno di Napoli e attuò le leggi eversive della feudalità decretando la fine dei feudi, compreso quello di Girifalco che vide così definitivamente la fine dei Caracciolo nel proprio territorio.
Nel decennio francese (1806 - 1815) divenne dunque comune dell'allora Calabria Ulteriore con la legge del 4 maggio 1811, per la nuova circoscrizione delle quattordici province del Regno di Napoli. Durante il Regno delle Due Sicilie (1816 - 1861) a Girifalco, che all'epoca era parte della Calabria Ulteriore Seconda, ci furono dei cittadini che parteciparono ai moti di Napoli del 1821 e soprattutto a quelli del 1848. Nel mese di febbraio di quell'anno, dopo che Ferdinando II dovette concedere nuovamente la Costituzione al Regno, a Girifalco nacque una setta carbonara, Gioventù italica e fratellanza, che cospirava contro il governo borbonico per i disagi generali che affliggevano la popolazione. Dopo vari tumulti cittadini una spedizione di volontari partì per Filadelfia, dove era stanziato un accampamento delle armate di rivoluzione della provincia di Catanzaro, con il compito di ostacolare i movimenti dell'esercito borbonico guidato dal generale Nunziante che stava per approdare e collocare una base operativa a Monteleone.[9][5]
In seguito all'unità d'Italia, negli anni '70 del XIX secolo, il Prefetto di Catanzaro Colucci fu promotore dell'istituzione di un manicomio interprovinciale nella Calabria. Dopo la verifica di varie strutture presenti in altri comuni più o meno nella zona, nel 1878 venne ritenuto idoneo il convento dei frati minori riformati di Girifalco, costruito dal Duca Fabrizio Caracciolo più di due secoli prima, che nel 1881 venne così trasformato nel manicomio interprovinciale diretto dallo psichiatra Dario Maragliano. L'ospedale rappresentò una grande fonte di beneficio per Girifalco, dando inizio allo sviluppo e alla modernizzazione dell'economia cittadina.[19]
Simboli
Lo stemma araldico di Girifalco raffigura tre torri sorvolate da un falco.
La blasonatura del gonfalone recita:
Nello stemma comunale venne accolta la leggenda dalla quale pare discenda il nome della cittadina girifalcese, che vuole un falco volteggiare ad ali spiegate nel cielo, dall'alto di tre torri.[20]
[21][22]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Rocco
Gioiello di architettura barocca tutelata ipso-jure, come attesta il Ministero per i beni culturali e ambientali, soprintendenza per i beni architettonici artistici e storici della Calabria. Al suo interno custodisce la pregevole statua di San Rocco, opera d'arte realizzata in legno massiccio che risale al '500, epoca di fioritura artistica.
Le sue origini si perdono nel tempo e sulla sua prima fondazione non si hanno fonti certe (probabilmente XVI secolo), ma è comunque assai remota e resta uno dei monumenti più antichi di Girifalco. Edificata, secondo la leggenda, dopo il ritrovamento di un'effige del Santo di Montpellier tra gli arbusti di un pantano nel luogo dove in seguito fu innalzata la chiesa. Di certo si sa che l’antica chiesa, di maggiori proporzioni dell’attuale, venne distrutta o pesantemente danneggiata da un terremoto nel XVII secolo, probabilmente quello del 1626 con epicentro proprio a Girifalco o il sisma del 1638[23]. Nel 1672 per l’estendersi del paese e della popolazione, per l’incremento del culto del Santo e per l'importanza assunta dalla chiesa, la medesima venne elevata a Parrocchia. Riedificata in quel secolo con grandi sacrifici di tutto il popolo senza subire più gravi danneggiamenti, nonostante la spaventosa potenza di terremoti come quello del 1783 che distrusse quasi l’intero paese e non venne modificata in modo rilevante fino al 1860. Fu consacrata solennemente nel 1914 dal cardinale e arcivescovo Mons. Eugenio Tosi, in quell'epoca vescovo di Squillace.
Sulla facciata ci sono quattro colonne con capitello, il portale lapideo è sormontato da una grande finestra a mezzaluna e sulla sinistra il campanile decorato con delle trabeazioni presenta un orologio posto nella parte superiore. L'interno, che è costituito dalla grande navata centrale e una laterale sul lato del campanile, custodisce varie opere di grande pregio oltre la statua del Santo, tra cui un ostensorio barocco, l'altare maggiore opera di scalpellini di Serra San Bruno, cinque altari laterali tra cui l'altare di San Michele Arcangelo, che fu l'antico patrono del paese, adornato con candelieri in ottone. Nell'abside è presente un grande quadro di San Rocco.[24][25]
Chiesa Matrice Santa Maria delle Nevi
La sua prima fondazione risale al XVI secolo ed è dedicata alla Madonna delle Nevi (titolo che ha ereditato dalla distrutta chiesa Matrice del rione Pioppi Vecchi). Venne edificata sul sedime della chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento di San Domenico, costruito nel 1548 per volere del vescovo Marco Laureo. Della vecchia struttura del convento dei frati domenicani esistono ancora oggi interessanti ruderi e arredi, tra i quali l'ampio giardino interno delimitato dalle antiche mura con al suo interno il pozzo e la fossa comune per le sepolture. La facciata un tempo era di stile barocco (oggi presenta uno stile tipicamente moderno essendo stata restaurata negli anni cinquanta del '900) e possiede un grande portale lapideo affiancato da due nicchie al quale si accede tramite una doppia scalinata. L'ingresso laterale è incorniciato in un portale bugnato e si trova nella struttura del campanile dove sono presenti tre campane e l'orologio. L'interno è tipicamente bianco sia per il richiamo al titolo stesso della chiesa, Madonna delle Nevi, e sia per il richiamo all'ordine dei domenicani, dai quali la chiesa deriva, il cui colore simbolo è il bianco. La grande navata è adornata da una serie di archi con fregi e capitelli dorati. Adiacente alla chiesa Matrice è situata la chiesa del SS. Rosario.[24][26]
Chiesa del SS. Rosario
Fu edificata alla fine del XVIII secolo. Nella Lista di Carico della cassa sacra, al capitolo Fabriche Religiose, non ne viene fatta alcuna menzione e la sua costruzione è, dunque, posteriore al terremoto del 1783, ossia in seguito alla promozione della chiesa del convento dei domenicani (chiesa di Santa Maria delle Grazie) a Matrice. Pertanto, i confratelli ne costruirono una nuova dedicandola alla Beata Vergine del Rosario. La chiesa presenta due navate in stile barocco e sulla facciata il portale in pietra chiara è sormontato da una monofora circolare affiancata da due nicchie. Sul soffitto, proprio al di sopra dell'altare principale, si può leggere l'antifona biblica Domus mea domus orationis vocabitur, mentre alla sommità dell'arco centrale è presente lo stemma dei frati domenicani.[24]
Chiesa dell'Addolorata
La sua prima edificazione risale al XV secolo, epoca in cui era situata poco al di fuori del centro urbano, mentre oggi delimita il versante occidentale del centro storico. Adagiata su una piccola collina, venne più volte riedificata nel tempo e l'attuali struttura e aspetto risalgono al XVIII secolo. L'interno è composto da tre navate di piccole dimensioni abbellite da colonne e decori in oro. Al di sopra dell'altare, che è di color rosa antico e bianco, è riposta la statua della Madonna Addolorata. Sull'ala di sinistra si erge il campanile, mentre di fronte la facciata ci sono delle interessanti icone sormontate da croci che raffigurano alcune scene del calvario di Gesù Cristo.[24]
Chiesa dell'Annunziata
Risale al XVIII secolo. Nella Lista di Carico della cassa sacra, redatta dopo il terremoto del 1783, si rileva che in epoca antecedente al sisma al posto della chiesa attuale ne sorgeva un’altra, ossia una cappella rurale con delle proprie rendite. Infatti fino agli anni ’60 del XX secolo era fuori dal centro abitato, in mezzo agli ulivi in contrada Conella, prima che l'espansione urbana la circondasse. Annessa alla chiesa c'era una celletta per il Romito, l’eremita.
Ruderi dell'antica chiesa Matrice dei Pioppi Vecchi
La Matrice che sorgeva ai Pioppi Vecchi era la principale chiesa di Girifalco ed era dedicata alla Madonna delle Nevi, titolo che venne poi ereditato dall'attuale chiesa Matrice. Era di probabile origine medioevale e dunque la più antica delle chiese di Girifalco di cui si ha conoscenza certa. Fu praticamente rasa al suolo dai due terremoti che si verificarono nel 1638 e nel 1783. Questi avvenimenti sono descritti nella Relazione ad Limina del vescovo della diocesi di Squillace nel 1661 e nel verbale che fu stilato dall'allora arciprete del paese dopo il sisma del 1783. Era risaputo che quella zona fosse molto a rischio, infatti, all'indomani del sisma del 1638 in molti si chiesero se ricostruire la chiesa in quel luogo o altrove. Ventidue anni dopo ancora si stava discutendo sul da farsi, come documentato nella relazione del 1661 e alla fine si decise di ricostruirla nello stesso medesimo posto, i Pioppi Vecchi. Ma nel secolo successivo, il terremoto del 1783 la distrusse nuovamente, lasciando il paese ancora una volta senza chiesa Madre. Si ripose quindi il problema della riedificazione nello stesso luogo o spostarne la parrocchia in una delle due altre chiese abbastanza grandi del paese, quella di San Rocco o quella del convento dei padri riformati (futuro ospedale psichiatrico). La prima fu ritenuta non molto grande per soddisfare le esigenze della popolazione nelle festività, mentre la seconda era troppo distante dal centro del paese che intanto si stava estendendo verso la collina del convento dei domenicani, la futura piazza Umberto I. Si decise alla fine di riedificare la chiesa di Santa Maria delle Grazie del sopracitato convento, che fu anch'essa distrutta dal sisma del 1783, trasferendovi le funzioni di chiesa Matrice, assegnandola alla Madonna delle Nevi, come la distrutta chiesa del rione Pioppi Vecchi. Questa decisione fu presa per la necessità di collocarne la sede in una zona più centrale, vista l'espansione del centro urbano e per il graduale abbandono del rione Pioppi dopo il tremendo sisma di fine XVIII secolo. Oggi sono ancora visibili i suoi ruderi e in particolar modo le mura della navata laterale sinistra.[24]
Architetture civili
Fontana Carlo Pacino
Monumentale fontana, realizzata in stile Barocco dai maestri scalpellini locali, sita nel centro storico in piazza Vittorio Emanuele II a fianco della chiesa di San Rocco. Fu costruita nel XVII secolo per volontà del sindaco di quell'epoca Carlo Pacino. La fontana è realizzata in pietra calcarea (travertino calabrese) con una pianta particolare a doppia forma, circolare all'interno e ottagonale all'esterno. Sulla vasca maggiore si legge la scritta Carolo Pacino MDCLXIII Sindico, grazie alla quale la si può datare all'anno 1663. L'opera è stata eseguita in due tempi: la prima porzione fino alla vasca maggiore è del '600, mentre i tre pezzi superiori sono stati realizzati nell'anno 1830 come si può evincere dalla scritta MDCCCXXX. Su quest'opera aleggia una leggenda popolare riguardo la sua realizzazione ad opera del diavolo (da dove nasce l'appellativo fontana del diavolo) che l'avrebbe realizzata in una sola notte ponendola davanti alla chiesa di San Rocco quasi in segno di sfida e una volta terminata l'opera si sarebbe allontanato dal centro abitato a grandi passi, lasciando una delle orme sui gradoni della fontana e l'altra fino alla località Pietra dei Monaci.[27][24]
Complesso Monumentale - Ospedale Psichiatrico
Imponente struttura del vecchio manicomio provinciale istituito nel 1881. In passato era un convento dei frati minori del XVII secolo.[19][28]
Edifici Storici
- Prima Casa Comunale: risale al 1665 ed è situata in piazza Vittorio Emanuele II. È fregiata dallo stemma della famiglia dei Caracciolo. Oggi al suo interno è presente un piccolo museo dell'epoca borbonica e in passato è stata biblioteca comunale.
- Palazzo Municipale: sede del comune e della biblioteca comunale.
- Palazzo Ducale: ubicato in piazza Umberto I è stato per lungo tempo residenza signorile. Risale al XIII secolo, costruito dopo la VI crociata. Fu di proprietà della famiglia Ravaschieri e passò ai Caracciolo agli inizi del XVII secolo. Nel tempo ha subito diverse trasformazioni in particolare dopo il terremoto del 1783. Il portone d'ingresso è incorniciato da un portale bugnato e conserva al suo interno un altare palatino. All'esterno, a fianco al portone d'ingresso è collocata la statua del Duca Fabrizio Caracciolo risalente al 1669.
- Palazzo Spagnuolo
- Palazzo Ciriaco - De Stefani
- Palazzo Staglianò
- Palazzo Giampà - Valentini
- Palazzo Cefaly
Altre opere
- La Cannaletta: fontana a sei cannali risalente al 1897. Nella parte superiore si può leggere la scritta salus publica suprema lex esto.
- Località Vottandìari: resti di un antico acquedotto del XVII secolo. Faceva parte dell'antica via dei mulini (13 in origine) che da monte Covello scendeva fino al centro abitato per poi dirigersi a valle.
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Veduta dei Pioppi Vecchi, nucleo più antico di Girifalco. Sulla sinistra si può notare palazzo Spagnuolo
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Portale del Palazzo Ducale con la statua del Duca Fabrizio Caracciolo
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Fontana La Cannaletta
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Acquedotto località Vottandìari
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Località Pietra dei Monaci con vista sul centro storico
Siti archeologici
- Località Pietra dei Monaci e località Pioppi Vecchi: distrutti dal terremoto del 1783, molti ruderi sono ancora presenti tra i quali i resti dell'antica chiesa Matrice, della quale si possono ancora intravedere le mura di una delle navate laterali. Era annessa alla Matrice la chiesa dell'Immacolata, anch'essa distrutta dal sisma sopracitato.
- Località San Vincenzo: resti di un antico Cimitero Ebraico databile al VII secolo D.C.
Monumenti
- Statua marmorea del Duca Fabrizio Caracciolo, posta all'esterno del palazzo Ducale e risalente al 1669. Fu scolpita dai frati minori riformati e donata come segno di riconoscenza al duca medesimo.
- Monumento ai Caduti, situato in piazza Umberto I.
- Monumento ai Caduti di Monte Covello, situato in località Rimitello (Monte Covello) è dedicato ai Carabinieri caduti il 31 ottobre 1977 mentre con un elicottero sorvolavano l'entroterra calabrese.
Aree naturali
- Monte Covello: sottogruppo montuoso del Monte Serralta, Monte Covello, che raggiunge l'altezza di 848 metri, è noto per la ricchezza della flora abbondante di boschi, per la varietà faunistica e per la qualità delle acque oligominerali.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[29]

Tradizioni e folclore
- Festa di San Rocco: 15-24 agosto
- Madonna del Rosario: 1ª domenica di ottobre
- "Cumprunta": domenica di Pasqua
- Festa dell'Addolorata: 15 settembre
- Festa dell'Annunziata: 25 marzo
- "Azata": vigilia delle ceneri
- Festa di San Giuseppe: 19 marzo
- Festa della Madonnina di Monte Covello: 1ª domenica di agosto
Note
- ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2017.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it.
- ^ Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, composto dall'Abate D. Francesco Sacco e dedicato alla maestà di Ferdinando IV Re delle Sicilie, 1795, p. 347
- ^ a b c d e f Aspetti e momenti del Risorgimento a Girifalco: il 1848.
- ^ Italiapedia - Comune di Girifalco, su italiapedia.it.
- ^ Storia della Calabria: dall'antichità ai giorni nostri.
- ^ Girifalco, in La Tribuna illustrata - Anno XLV - N. 6 - 7 febbraio 1937 - Anno XV.
- ^ a b c Storia - Comune di Girifalco, su www.comune.girifalco.cz.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi.
- ^ Insediamenti musulmani di Lucera, Acerenza e Girifalco, su pensare.ovh.
- ^ Italiapedia - Comune di Girifalco - Storia, su www.italiapedia.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ a b Giovanni Fiore, Della Calabria illustrata.
- ^ Duca Fabrizio Caracciolo, su gw.geneanet.org.
- ^ G. Boca, Luoghi sismici della Calabria.
- ^ Rocco Ritorto, Tavole Massoniche 2.
- ^ In Calabria la prima Loggia Massonica d’Italia, su nuovomonitorenapoletano.it.
- ^ La Massoneria Italiana, su grandeorienteitaliano.com.
- ^ a b SIUSA - Ospedale psichiatrico di Girifalco, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ girifalco.asmenet.it, http://girifalco.asmenet.it/index.php?action=index&p=76 .
- ^ Comuni italiani.it - Stemma di Girifalco, su comuni-italiani.it.
- ^ Studio comparato di due stemmi calabresi, su notiziarioaraldico.info.
- ^ Terremoti più forti della Calabria - righe 8, 9, su calabriaportal.com.
- ^ a b c d e f Identità Storico-Culturali dei comuni nel territorio del G.A.L. Serre Calabresi.
- ^ Chiesa di San Rocco, su sanroccodigirifalco.it.
- ^ Progetto di ricostruzione della Chiesa Madre di Girifalco, su movio.beniculturali.it.
- ^ Fontana Carlo Pacino, su artbonus.gov.it.
- ^ Manicomio provinciale di Girifalco, su spazidellafollia.eu.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
Bibliografia
- La Tribuna illustrata - Anno XLV - N. 6, 1937 - Anno XV
- Giovanni Fiore, Della Calabria illustrata, 1691
- Gabriele Barrio, De Antiquitate et Situ Calabriae, 1571
- D. Francesco Sacco, Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, 1795
- M. Rosanò, Aspetti e momenti del Risorgimento a Girifalco: il 1848, 1987
- G. Boca, Luoghi sismici della Calabria, 1981
- Rocco Ritorto, Tavole Massoniche 2, 1996
- Augusto Placanica, Storia della Calabria dall'antichità ai giorni nostri, 1994
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Girifalco
Collegamenti esterni
Scheda su Girifalco su Comuni-italiani.it
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