Traù
Traù[2][3][4][5][6] (in croato Trogir; in tedesco Trau; in dalmatico Tragur; in latino Tragurium; in greco antico Τραγούριον, Tragurion) è una città della Croazia, con 13.260 abitanti[1]. Viene considerata una delle città veneziane più belle e meglio conservate dell'intera Dalmazia. Secondo l'autorevole critico Bernard Berenson poche città al mondo annoverano tante opere d'arte in così poco spazio.
Traù comune | |
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(HR) Trogir | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Vedran Rožić |
Territorio | |
Coordinate | 43°31′N 16°14′E |
Altitudine | 0 m s.l.m. |
Superficie | 39,10 km² |
Abitanti | 13 260[1] (31-03-2011) |
Densità | 339,13 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 21220 |
Prefisso | 021 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Traurini |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Geografia fisica
Territorio
Traù è posta vicino alla costa adriatica su due isole della Dalmazia centrale, a circa 30 km a nord-ovest da Spalato. Traù è unita alla vicina isola di Bua per mezzo di un ponte girevole. È dotata di un porto attrezzato principalmente per imbarcazioni da turismo. Traù è attraversata dal fiume Jadro, corso d'acqua che fornisce d'acqua anche l'acquedotto di Diocleziano, antico acquedotto romano che si trova vicino alla città di Spalato[7].
Clima
Traù gode di un clima di tipo mediterraneo (Classificazione dei climi di Köppen) particolarmente mite, con una bassa escursione tra le temperature massime e quelle minime. Le precipitazioni sono medie e sono equamente distribuite durante tutto l'anno[8].
Origine del nome
Il nome "Traù" deriva dall'antico greco Tragurion (Τραγούριον), la cui etimologia deriva a sua volta da tragos, "caprone"[9]. Similmente il nome della vicina isola di Bua deriva dall'antico greco voua, che significa "mandria di bovini".
Storia
Epoca antica
Traù fu fondata nel III secolo a.C. dagli antichi Greci della stirpe ellenica dei Dori provenienti dall'isola Lissa a sua volta originari di Siracusa[9]. L'importanza della vicina Salona, importante emporio greco, di cui Tragurion rappresentava un suo potenziamento, non fece mai decollare Traù da un punto da vista economico.
Durante l'epoca romana Tragurium (nome latino di Traù) si trasformò in un importante porto. L'imperatore Claudio vi installò i suoi onorevoli veterani, fermo restando che il centro abitato più importante della zona rimase Salona. Tragurium entrò a far parte della provincia romana della Dalmatia.
Epoca medievale
Durante l'invasione della Dalmazia da parte degli Slavi meridionali parte degli abitanti di Salona, che fu duramente colpita, fuggirono, e poi si stabilirono, a Tragurium. A partire dal IX secolo Traù iniziò a pagare un tributo al Regno di Croazia e all'Impero bizantino.
La diocesi di Traù fu fondata nell'XI secolo, per poi venire abolita nel 1828, quando fu annessa all'arcidiocesi di Spalato-Macarsca. Nel 1107 fu conquistata da re Colomanno d'Ungheria, che ne fece un'importante città. A questi eventi seguirono la conquista di Traù da parte dei saraceni, e la distruzione della città nel 1123. Dal XII al XIII secolo Traù conobbe una cospicua crescita economica, che fu facilitata grazie ai commerci con la Repubblica di Venezia.
Nel 1242 re Béla IV d'Ungheria trovò rifugio a Traù con la sua flotta, che fu attacca dai Mongoli. Tra il XIII e il XIV secolo molti duchi di Traà, che erano eletti, appartenevano alla famiglia Šubić. Nel 1348 Mladen III Šubić, come comprovato anche da una lapide sepolcrale situata all'interno della cattedrale di San Lorenzo di Traù, pietra chiamata scudo dei croati, a dimostrazione che Mladen III fu uno dei membri più importanti della famiglia Šubić.
In lingua dalmatica, idioma romanzo (o, secondo alcuni studiosi, un gruppo di lingue romanze[10]) derivato direttamente dal latino, Traù iniziò a essere chiamata Tragur. La lingua dalmatica, oggi estinta, era un tempo parlata un tempo lungo le coste della Dalmazia, dal golfo del Quarnaro ad Antivari. La lingua dalmatica è stata suddivisa tradizionalmente in due varianti principali, determinate in base soprattutto alla documentazione storica disponibile: il dalmatico settentrionale o veglioto, così chiamato perché proprio dell'isola di Veglia, e il dalmatico meridionale o raguseo, per il quale esistono attestazioni antiche relative a documenti e memorie della Repubblica di Ragusa, che era parlato anche a Traù. Il dalmatico settentrionale si è estinto il 10 giugno 1898, con la morte del suo ultimo locutore, Tuone Udaina, mentre il dialetto meridionale tra il XIV e il XV secolo.
Dopo la guerra di Chioggia, conflitto combattuto tra la Repubblica di Genova e la Repubblica di Venezia tra il 1378 ed il 1381, Traù strinse un'alleanza con la città dalmata di Zara contro Venezia. Il casus belli fu il fatto che Venezia decise proteggere meglio militarmente Chioggia, a partire dal 1412, con l'obiettivo di fare di Sebenico un'importante punto di snodo del monopolio del sale, il cui traffico partiva proprio da Chioggia dirigendosi in tutto il Mare Adriatico.
Epoca veneziana
Nel 1420 Traù fu annessa ufficialmente dalla Repubblica di Venezia, rimanendo nei suoi domini marittimi, chiamati Stato da Mar, per quattro secoli, durante i quali il nome più diffusi con cui è stata conosciuta la città è diventato l'italiano Traù, diventando poi una delle più importanti città dei Balcani veneziani.
Gradualmente l'economia di Traù diventò sempre di più florida, e la presenza architettonica a artistica di stile veneziano divenne sempre più diffusa. Dopo la conquista di Traù, la repubblica veneziana incaricò Pietro Loredan, capitano generale in Golfo, di munire la città di nuove e più potenti fortificazioni. Nel 1437 è costruito il castello principale, chiamato poi Castel Camerlengo, su progetto dall'ingegnere della Repubblica Lorenzo Pincino, che prende il posto della grande “torre della catena”, così detta perché doveva chiudere l'accesso alle navi con una catena tirata sul mare.
Sul torrione principale venne collocato un pregevole bassorilievo in marmo col Leone di San Marco col libro chiuso, tuttora in loco, benché danneggiato. Intorno al 1650 a Traù fu trovato un manoscritto di epoca romana, un Satyricon di Petronio, contenente l'intero libro XV che comprendeva la celeberrima Cena Trimalchionis ("La cena di Trimalcione"), che rappresenta il più antico manoscritto sopravvivente del Satyricon e la più importante scoperta di un manoscritto di letteratura romana[11]. La dominazione veneziana ebbe termine per Traù nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia.
Epoca austriaca
Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, il trattato di Campoformio, firmato il 17 ottobre dello stesso anno da Napoleone Bonaparte e dall'Arciducato d'Austria, decretò l'annessione degli ex territori dell'ex repubblica veneta, e con essi Traù, all'Arciducato asburgico. Traù entrò poi a far parte nel 1806, rimanendoci fino al 1809, del Regno d'Italia napoleonico, per poi passare sotto diretto controllo della Francia metropolitana inquadrata nelle Province illiriche, governatorato francese costituente un'exclave, rimanendoci dal 1809 al 1813.
Dopo la caduta di Napoleone, con il congresso di Vienna, durato dal 18 settembre 1814 al 9 giugno 1815, la Dalmazia, e con essa Traù, vennero annesse all'Impero austriaco, Stato nato evoluzione dell'Arciducato d'Austria come parte del Regno di Dalmazia, territorio sotto il dominio diretto della corona austriaca, rimandoci fino al termine della prima guerra mondiale (1918). Nel 1828, come già accennato, fu soppressa la diocesi di Traù.
Le autorità asburgiche stabilirono che il Regno di Dalmazia sarebbe stato governato da una propria assemblea, chiamata Sabor, con sede a Zara, dove si potevano confrontare i due maggiori partiti politici austriaci dell'epoca, ovvero il Partito autonomista e il Partito popolare. La Dalmazia diventò quindi una monarchia, avente come lingua ufficiale il tedesco, governata da un'élite locale bilingue (croata e italiana).
A seguito della primavera dei popoli e della crescita del romanticismo nazionalista, in Dalmazia apparvero due fazioni politiche. La prima, filo-croata e detta "unionista" o dei puntari, che si riconosceva nel Partito Popolare e nel Partito dei Diritti, sosteneva l'unificazione della Dalmazia con il Regno di Croazia-Slavonia, che era invece sotto l'amministrazione ungherese. Nel frattempo l'Impero austriaco si era trasformato in "Impero austro-ungarico", entità statale che nacque nel 1867 grazie al cosiddetto Ausgleich, ovvero a un compromesso tra la nobiltà ungherese e la monarchia asburgica inteso a riformare l'Impero austriaco.
Il Partito Autonomista, che era guidato da autorevoli esponenti delle famiglie cittadine italiane e italofile di Traù, governò la città dalmata fino al 1887, favoriti dal fatto che la maggioranza dei cittadini di Traù fossero italiani. In particolare, gli italiani iniziarono a non essere più l'etnia dominante di Traù, da un punto di vista numerico, a partire dal 1850. Anche a Traù erano infatti presenti, vista il secolare dominio della Repubblica di Venezia, i Dalmati italiani, ovvero gli italiani e gli italofoni autoctoni della Dalmazia.
Dopo il 1860 il Partito Autonomista rimase al potere anche grazie a un meccanismo elettorale che privilegiava la rappresentanza delle classi più abbienti e istruite, in prevalenza italiane, rispetto quelle meno abbienti, che erano diventate a maggioranza croata in seguito a trasferimenti in città di popolazioni croate provenienti dalle campagne circostanti. Questo fenomeno, che iniziò ebbe un picco verso la seconda metà del secolo XIX, portò poi, dopo decenni, alla quasi scomparsa dei dalmati italiani di Traù.
Come conseguenza della terza guerra d'indipendenza italiana (1866), che portò all'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste.
Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla germanizzazione o slavizzazione dell'aree dell'impero con presenza italiana:
Dopo l'incorporazione del Lombardo-Veneto all'Italia (1859-1866), il governo austriaco favorì il formarsi di una coscienza nazionale croata, allo scopo di contrastare l'Irredentismo italiano. La presa di coscienza dell'identità croata e il crescente afflusso di croati dalle zone circostanti fece regredire anche l'uso della lingua italiana, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco ed ebbe un certo suo rilievo fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel 1909 la lingua italiana venne vietata in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono ufficialmente estromessi dalle amministrazioni comunali[14]. Quindi anche Traù fu coinvolta nel processo di croatizzazione della Dalmazia avvenuto durante la dominazione austroungarica. Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.
Annessione alla Jugoslavia
Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia dal Patto di Londra, accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles (1919), che fu invece firmato alla fine del conflitto[15].
Un tentativo irredentista di annessione manu militari nel 1919 non andò a buon fine. Questo evento è conosciuto dalla storiografia on il nome di "Fatti di Traù", tentativo perpetrato dal conte Nino Fanfogna il 23 settembre 1919, non andato a buon fine e volto all'annessione della città dalmata al Regno d'Italia, similmente a quanto fatto da Gabriele D'Annunzio nell'impresa di Fiume, che andò a invece a buon fine portando poi l'annessione della città di Fiume all'Italia.
Tuttavia l'Italia, nel corso della conferenza di pace di Parigi del 1919, decise di non rivendicare Traù, al fine di ottenere la parte di Dalmazia promessale dal patto di Londra, ovvero quella settentrionale (Traù si trovava infatti nella Dalmazia meridionale). Non di meno, nel corso della conferenza, venne anche avanzata la proposta di creare uno Stato dalmata indipendente di cui anche Traù avrebbe fatto parte[16].
Il trattato di Rapallo del 1920 assegnò poi Traù al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi diventato Regno di Jugoslavia, con il nome di Trogir. Il nome italiano Traù non fu più ufficialmente utilizzato da allora, con il nome croato Trogir che iniziò a comparire in modo esclusivo in tutti gli ambiti ufficiali.
Con l'annessione della maggior parte della Dalmazia al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, si verificò l'esodo di una parte consistente degli italiani ed italofoni della Dalmazia, tra cui gli traurini italiani, verso Zara, Lagosta (invece annesse al Regno d'Italia) e verso la penisola italiana stessa.
Ai dalmati italiani rimasti – diverse migliaia[17] concentrati prevalentemente a Veglia[18], Sebenico, Spalato, Traù, Ragusa e in alcune isole – fu concesso il diritto di richiedere la cittadinanza italiana rinunciando a quella jugoslava grazie ad alcune clausole contenute nel trattato di Rapallo (1920), che consentiva loro di rimanere nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni senza dover emigrare verso l'Italia.
Le istituzioni scolastiche italiane vennero poi ulteriormente ridotte, ma la comunità italiana residua riuscì comunque a sopravvivere culturalmente.
Con il passare degli anni, a Traù, complice la politica intrapresa dal governo jugoslavo, si acuì all'estremo la tensione fra l'elemento italiano e la maggioranza croata. L'avvento del fascismo in Italia e le sue rivendicazioni irredentiste (secondo il motto ovunque c'è il leone di San Marco, ivi è l'Italia) scatenarono reazioni sulla costa dalmata contro le vestigia veneziane. Otto leoni di San Marco vennero distrutti o rimossi dal centro storico nei primi di dicembre del 1932 da militanti dei Sokol,[19] nonostante le proteste degli stessi intellettuali croati.
Tra questi, venne completamente distrutto anche un celebre leone andante, bassorilievo cinquecentesco di Nicolò Fiorentino e Andrea Alessi del 1471, che campeggiava all'interno della Loggia Pubblica. I resti di tali vestigia sono oggi conservati nel museo cittadino e nell'ex convento di San Domenico.[20][21]
Annessione all'Italia
Il 15 aprile 1941, dopo l'invasione della Jugoslavia, operazione militare della seconda guerra mondiale, Spàlato fu occupata dal Regio Esercito italiano[22]. Un mese dopo, in occasione della firma del Trattato di Roma, che avvenne il 18 maggio 1941 e che comprendeva anche le clausole che istituivano lo Stato Indipendente di Croazia[23], Spàlato venne annessa assieme a Cattaro al nuovo Governatorato della Dalmazia, divisione amministrativa del Regno d'Italia.[24][25]. In particolare, durante la seconda guerra mondiale, l'idroscalo di Traù era sede della 143ª e della 183ª Squadriglia idrovolanti sui CANT Z.501 della Regia Aeronautica italiana.
Traù fu annessa al Regno d'Italia come parte della provincia di Spalato. La provincia di Spalato, che fu ufficialmente istituita il 20 maggio 1941, quindi due giorni la costituzione del Governatorato della Dalmazia, comprendeva, oltre alla città di Spalato, i comuni limitrofi di Traù e Sebenico, oltre alle isole di Lissa (comprendenti i comuni di Lissa e Comisa), Curzola (con i comuni di Curzola, Blatta, Lombarda, Smoquizza e Vallegrande), Lagosta (amministrata dall'unico comune di Lagosta), Cazza (amministrativamente appartenente al comune di Lagosta), Pelagosa (amministrata dall'unico comune di Comisa) e Meleda (amministrata dall'unico comune di Meleda)[26].
La composizione etnica nel Governatorato della Dalmazia era costituita, a fronte di 390 000 abitanti totali, da 5 000 italiani, 90 000 serbi e 280 000 croati[23].
Con la caduta del fascismo, che avvenne il 25 luglio 1943, il personale amministrativo del Governatorato della Dalmazia, giunto dalla penisola italiana nel 1941, e le organizzazioni politiche italiane iniziarono a sfollare. Al proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che segnò l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità verso gli Alleati durante la seconda guerra mondiale e l'inizio di fatto della resistenza italiana contro il nazifascismo, seguì la soppressione, il 19 agosto 1943, del Governatorato della Dalmazia[23].
Subito dopo Traù fu occupata dalle brigate di Josip Broz Tito, con centinaia di persone che si arruolarono volontarie tra i partigiani jugoslavi. Poco dopo, dopo una vana resistenza, i partigiani furono costretti a ritirarsi a causa dell'avanzata nazista, con le autorità tedesche che posero poi Traù sotto l'autorità dello Stato Indipendente di Croazia. La città fu quindi occupata dai tedeschi e dagli ustascia croati fino a quando i partigiani di Tito, nel 1944, la liberarono definitivamente.
Il ritorno alla Jugoslavia
Dopo al guerra Traù entrò a far parte della Repubblica Socialista di Croazia all'interno della nuova Jugoslavia per i successivi 40 anni. Durante il periodo socialista la città conobbe un importante boom economico e demografico, con la fondazione di decine di nuove fabbriche e aziende, con la popolazione della città che quasi triplicò tra il 1945 e il 1991. Dal 1977 il centro storico di Traù fa parte della lista dei patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
L'appartenenza alla Croazia
Dopo l'inizio della guerra d'indipendenza croata, che è datato giugno 1991, Traù entrò a far parte della moderna Croazia, che ottenne poi il riconoscimento ufficiale nel 1992, quando fece il suo ingresso nell'ONU. Traù fu coinvolta, come tutta la Dalmazia, dalle guerre jugoslave, che scoppiarono nel marzo del 1991 con la guerra d'indipendenza slovena e che portarono infine, con la perdita anche della Bosnia ed Erzegovina, alla formale dissoluzione della Jugoslavia (1992). Traù, a causa della guerra, subì danni, che ebbero i prodromi con la guerra d'indipendenza croata.
Negli anni successivi alla fine della guerra la città conobbe una forte e duratura recessione economica. Solo dal XXI secolo Traù, come tutta la Dalmazia, ha ritrovato un certo dinamismo economico e produttivo, soprattutto grazie al turismo, che è in costante crescita. Dall'essere solamente un nodo di transizione del traffico turistico, Traù è diventata una delle destinazioni dei turisti europei, soprattutto quelli interessati alle visite culturali e i turisti che navigano il Mar Adriatico con piccole imbarcazioni. Per questi ultimi è stato ampliato il porto di Traù, che dopo i lavori ha raggiunto la capacità massima di 500 imbarcazioni. Come conseguenza, a Traù, sono stati edificati nuovi hotel e resort.
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia c'è stato un timido risveglio della coscienza etnica dei dalmati italiani presenti a Spàlato e nel resto della Dalmazia[27].
Monumenti e luoghi d'interesse
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Città storica di Traù | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (ii) (iv) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1997 |
Scheda UNESCO | (EN) Historic City of Trogir (FR) Scheda |
Traù ha una storia di circa 2300 anni.La sua cultura artistica, architettonica e urbanistica è stata stata influenza dagli antichi Greci, dagli antichi Romani e dalla dominazione della Repubblica di Venezia. Il centro storico di Traù possiede un'alta concentrazione di palazzi, chiese e torri oltre a una fortezza situata sull'isola di Bua.
Traù possiede la più vasta architettura romanica-gotica dell'Europa Centrale e la parte più antica dell'abitato che è di origine medievale. Quest'ultimo è contornato da mura, piccole fortezze e torri, a cui aggiungono, più esternamente palazzi dimore romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche. La più importante chiesa di Traù è la cattedrale di San Lorenzo, il cui portale principale è stato realizzato da Mastro Radovan. È il più importante edificio religioso di stile romanico-gotico della Croazia.
Il centro storico di Traù è stato inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[28]:
Architetture religiose
- Cattedrale di San Lorenzo
- La cattedrale di San Lorenzo è stata costruita sulle fondamenta di una precedente cattedrale paleocristiana distrutta dai Saraceni nel 1123, durante il sacco di Traù. I lavori dell'attuale edificio iniziarono nel 1213 e terminarono nel XVII secolo. Come la vecchia cattedrale è dedicata a san Lorenzo, ma l'attuale cattedrale è nota per la devozione a san Giovanni. La maggior parte della cattedrale è in stile romanico, mentre l'interno della volta, costruita nel XV secolo, è in stile gotico.
- Chiesa di San Pietro
- La chiesa di San Pietro è parte di un monastero benedettino che è stato fondato, secondo la leggenda, da Béla IV d'Ungheria. La facciata della chiesa è abbellita da un portale barocco decorato con un busto di San Pietro realizzato da Niccolò di Giovanni Fiorentino. Gli interni sono stati successivamente restaurati in stile barocco della seconda metà del XVII secolo. risale allo stesso periodo il soffitto ligneo, che è costituito ovali, semiovali e esagoni che decorano i suoi bordi. sono anche presenti due altari laterali, una dedicato alla Madonna e l'altro a sant'Ignazio di Loyola. l'altare maggiore è in legno, ma dell'originale sono solo sopravvissute due statue, una dedicata a san Pietro e l'altro a san Paolo. Sotto il pavimento della chiesa si possono trovare le tombe di famiglia di nobili casati di Traù, gli Andreis e i Cippico.
- Chiesa di San Sebastiano
- La chiesa di San Sebastiano è stata realizzata nel 1476 come cappella votiva costruita grazie alle offerte donate dai cittadini di Traù per il ringraziamento per salvataggio da un'epidemia. Il frontale è rinascimentale, mentre due statue presenti all'interno, una rappresentanti san Sebastiano e l'altra il Cristo Salvatore, sono state realizzate da Niccolò di Giovanni Fiorentino. Sono anche presenti, all'interno, due scudi, uno dell'arcivescovo Giacomo Torlon e l'altro del duca Malipiero. Pregevoli sono le due torri che sorgono lungo la facciata, su una delle quali è situato un orologio. Sul muro orientale della chiesa sono presenti sei piccole absidi appartenenti all'antica chiesa di Santa Maria. Sulla parete occidentale sono invece una targa con riportati i nomi dei traurini morti durante la guerra d'indipendenza croata.
Architetture civili
- Loggia di Traù
- il primo documento che cita la Loggia di Traù risale al XIII secolo. Fu costruita per avere uno spazio adibito ai raduni pubblici dei cittadini di Traù, che avvenivano in giorni particolari e per i più svariati motivi, tra cui la lettura pubblica di leggi comunali, la firma di contratti pubblici, di annunci pubblici e di processi pubblici. Nel 1471 la Loggia di Traù fu ristrutturata da Niccolo di Giovanni Fiorentino, che restaurò anche il vicino palazzo di giustizia, sul cui muro orientale fece collocare tre nicchie aventi al loro interno un Leone di Venezia, san Lorenzo e san Giovanni, entrambi santi patroni di Traù. Questo trittico scultoreo fu un tributo alla Repubblica di Venezia. In particolare il Leone di Venezia fu rimosso nel 1932. Lungo il suo muro meridionale è stato scolpito un cavaliere rappresentate Petar Berislavić, Bano di Croazia dal 1513 al 1520, che venne realizzato dallo scultore Ivan Meštrović. La Loggia fu poi rinnovata nel 1892.
- Palazzo Garagnin-Fanfogna
- Il Palazzo Garagnin-Fanfogna è costituito da due ali, una in stile romanica e l'altra in stile gotico, che furono unite a metà del XIX secolo su progetto dell'architetto Ignacije Macanović. Oggi al primo piano è situato il lapidarium della città di Traù, all'interno del quale sono custoditi, ad esempio, pietre della mura cittadine, oltre a una galleria d'arte. L'ingresso principale del palazzo, che è in stile barocco, è invece situato sul lato est dell'edificio, lungo la via principale di Traù. All'interno del palazzo sono anche presenti ambienti riccamente decorati da stucchi, tra cui dove un tempo era situata la biblioteca.
Altri importanti edifici civili di Traù sono il palazzo ducale, che risale al XIII secolo, e il palazzo dei Cippico, che invece risale al XV secolo.
Architetture militari
- Castello di Camerlengo
- Il castello di Camerlengo è una fortezza realizzata dalla Repubblica di Venezia per difendere la città soprattutto dagli attacchi dell'Impero ottomano. È stato realizzato a metà del XV secolo come espansione della Torre della Veriga, a sua volta edificata nel tardo XIV secolo. È utilizzato come sede per spettacoli culturali durante i mesi estivi. In origine era la sede del camerlengo, ovvero del funzionario amministrativo della Repubblica di Venezia. L'antico sistema difensivo di Traù è completato dalle mura cittadine, che risalgono al XV secolo, e dalla porta cittadina principale, che risale al XVII secolo e che è anche'essa giunta sino a noi.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti (migliaia):[29]

Etnie e minoranze straniere
Secondo il censimento del 2011, la città, in prevalenza abitata da croati (96,68%), seguiti da altre etnie con un numero trascurabile di percentuale. Tali etnie sono serbi (0,73%), albanesi (0,56%), bosniaci (0,24%), sloveni (0,18%), altre etnie in proporzione minore, tra cui una piccola minoranza italiana autoctona (0,08%)[30].
La presenza autoctona di italiani
Come già accennato, fino al 1850, l'etnia italiana, a Traù, era maggioritaria. Secondo i censimenti austriaci, nel 1880 si contavano 1960 italiani su 3129 abitanti, che negli anni successivi diminuirono bruscamente. Nel 1890 gli italiani erano solo 171, mentre nel censimento del 1900 se ne registrarono 170. Secondo il censimento ufficiale croato del 2011, gli italiani presenti a Traù erano 10[31].
Geografia antropica
Urbanistica
La città sorge su due isole collegate alla terraferma da due ponti ed è unita alla vicina isola di Bua (Čiovo) per mezzo di un ponte girevole. Detta anche la "piccola Venezia", è un piccolo gioiello che conserva numerosi edifici medievali di impronta veneziana.
Traù, con il suo centro storico risalente quasi interamente al XIII secolo e comprendente più di 10 chiese diverse, ha nella cattedrale romanica di San Lorenzo (1180-1250) il suo punto di maggiore interesse.
Altri monumenti sono la Loggia pubblica (1308), il castello del Camerlengo (1420-1437), il Maschio di San Marco, la torre dell'Orologio, palazzo Cippico, la chiesa di San Domenico, la chiesa di San Nicola con annesso il monastero delle benedettine, la porta di Terraferma, la porta Marina e, a fianco, la loggia della Pescheria del 1527.
Il lungomare deve il suo fascino alla contrapposizione tra le belle architetture delle abitazioni e le barche (spesso veri e propri yacht di gran lusso) ormeggiati lungo il canali.
Suddivisioni amministrative
Il comune di Traù è diviso in 9 insediamenti (naselja)[32] di seguito elencati. Tra parentesi il nome in lingua italiana, a volte desueto.
- Arbanija (Albania[33][34]), nell'isola di Bua (Čiovo)
- Divulje (Divuglie)
- Plano
- Mastrinka (Santa Croce[35]), nell'isola di Bua
- Slatine (Arona), nell'isola di Bua
- Trogir (Traù)
- Žedno (Zedno[36] o Nogaro), nell'isola di Bua
- Drvenik Veliki (Zirona Grande[37][38]), nell'isola omonima
- Drvenik Mali (Ploča) (Zirona Piccola[38][39]), nell'isola omonima
Economia
Il turismo è la maggior fonte di sostentamento della città, che fornisce il 50% delle del comune e che offre una capacità ricettiva in albergo ed abitazioni private di oltre 20.000 posti letto. Il porto di Traù è uno dei porti croati che ha conosciuto la maggiore espansion negli ultimi anni, con il suo traffico croceristico e di imbarcazioni da diporto che è cresciuto costantemente. Molto importanti, per l'economia di Trù, sono anche l'agricoltura, che vien praticata nelle aree circostanti al centro abitato, e la pesca.
L'altra attività importante è quella della cantieristica navale con la presenza di una'importante industria che è nata all'inizio del XX secolo e che è stata in grado di varare, dall'anno dell'indipendenza della Croazia (1991), oltre 90 navi anche di stazza lorda di oltre 55.000 tonnellate. Dal 1990 al 2004 al cantiere navale di Traù sono state costruite, in totale, 93 imbarcazioni.
Infrastrutture e trasporti
Traù si trova a sei chilometri dall'aeroporto di Spalato, a cui è collegata da linee di autobus extraurbane. A Traù sono presenti due baie che sono adibite ad attracco di piccole imbarcazioni, yacht compresi.
Amministrazione
Gemellaggi
Sport
Le due squadre sportive principali di Traù sono la società calcistica HNK Trogir e la società di pallacanestro KK Trogir.
Note
- ^ a b Censimento del 2011.
- ^ Cfr. "Traù" nell'enciclopedia Treccani.
- ^ Cfr. "Traù" nell'enciclopedia Sapere.
- ^ Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, pp. 856-892.
- ^ Usporedno Talijansko-Hrvatsko nazivlje mjestat ("Tabella comparativa italiano/croato dei toponimi") pubblicata su Fontes (ISSN 1330-6804 , rivista scientifica croata edita dall'Archivio di Stato), giugno 2000.
- ^ Touring Club Italiano, Croazia. Zagabria e le città d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali, Touring Editore, Borgaro Torinese (TO) 2004, pp. 95-98.
- ^ Diocletian's Palace, su megalithic.co.uk, The Megalithic Portal. URL consultato il 14 aprile 2019.
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Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Traù
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Traù
Collegamenti esterni
- Articolo del Corriere della Sera sulla morte di Mila Schon, su corriere.it.
- I. Petricioli (a cura di), voce Traù in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Treccani.it, 2000, su treccani.it.
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