Vittorio Anedda

archeologo, dirigente d'azienda (1876-1959)

Vittorio (noto Giovanni) Anedda (Orroli, 25 giugno 1876Orroli, 18 dicembre 1959) è stato un dirigente d'azienda italiano, primo cultore, scopritore e studioso del Nuraghe Arrubiu di Orroli, Ispettore onorario Antichità e Belle Arti e Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.

Ritratto di Vittorio Anedda, in una foto degli anni '50

Biografia

Famiglia

Nacque nel 1876 da Salvatore (figlio di Giuseppe) e Anna Irene Caria in una famiglia di proprietari terrieri residenti da generazioni nel comune di Orroli, in Sardegna. Da parte di madre è nipote di Francesco Caria, direttore delle Dogane a Cagliari nel periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Primogenito di quattro fratelli (Angelo, Costantino, Vittorio e Francesco) e tre sorelle (Lorenza, Massimina e Carmela), fu particolarmente legato al fratello Costantino (1891 - 1972), direttore minerario, proprietario terriero e ufficiale di artiglieria durante il primo conflitto mondiale, col quale tra l'altro condivise l'esperienza professionale nell'Indocina francese. Il 10 settembre 1910 sposò Maria Carelli e dal matrimonio nacquero due figli: Bruno (1911 - 1978), ingegnere minerario, già dirigente dell'Istituto minerario di Iglesias e direttore del Corpo delle miniere sarde, e Bice[1].

Carriera

Dopo la licenza tecnico-commerciale alla Scuola italiana all'estero di Tunisi e il diploma di Perito minerario conseguito alla Scuola Mineraria di Iglesias, completò nel 1922 gli studi in Ingegneria mineraria presso l'École Spéciale des Travaux Publics, du bâtiment et de l'industrie di Parigi.

Tra il 1906 e il 1930 ha ricoperto numerosi incarichi di direzione di miniere in Tunisia, nell'isola di Thasos in Grecia, nell'Iglesiente in Sardegna, a Gavorrano in Toscana e nell'Indocina francese. Negli anni trenta, rientrato stabilmente in Sardegna, svolse la libera professione come tecnico in ambito minerario ed edilizio e si dedicò allo studio del territorio nel circondario di Orroli, con particolare riferimento al sito archeologico del Nuraghe Arrubiu, collaborando con Antonio Taramelli, Giovanni Lilliu, Ercole Contu. Effettuò numerose analisi e studi geologici di diverse aree della Sardegna, in particolare del territorio del Sarcidano, pubblicando una lunga serie di articoli in riviste specializzate quali i "Resoconti dell'Associazione Mineraria Sarda" e "Cagliari economica", periodico a cura della Camera di Commercio di Cagliari. Collaborò inoltre con i geologi Silvio Vardabasso, Antonio Cavinato, Enzo Beneo, fornendo studi e analisi sul territorio orrolese.

Nel 1935 divenne Presidente della Cassa Rurale di Prestiti di Orroli, incarico che ricoprì fino al 1959.

Più volte impegnato nell'amministrazione locale ad Orroli, fu Commissario Prefettizio dal 1949 al 1952 (periodo in cui si occupò anche della progettazione e attuazione del nuovo Piano regolatore comunale), Presidente della Commissione Pascoli dal 1932 al 1935 (cosiddetta "Comunella", autorità incaricata di dirimere le controversie tra pastori e affittuari di terreni) e Capo del Corpo dei Barracelli. Nominato Ispettore Onorario alle Antichità dal 1951 al 1959, nel 1953 fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Studi sul Nuraghe Arrubiu

 
Il Nuraghe Arrubiu in una foto del 2010

Tra gli anni venti e gli anni cinquanta del XX secolo Vittorio Anedda ebbe modo di studiare e valorizzare il monumento del proprio paese natio, il Nuraghe Arrubiu di Orroli. Il 9 agosto 1922 pubblicò su Il Giornale d'Italia la prima descrizione del sito archeologico, redatta in occasione della visita ad Orroli dell'allora direttore del Museo Archeologico di Cagliari, professore Antonio Taramelli.

La descrizione del Nuraghe effettuata da Vittorio Anedda, comprensiva di rilievi e planimetrie del monumento, è la prima ad essere stata fatta, precedendo di oltre trent'anni gli articoli scientifici dedicati al sito archeologico[2].

Dagli studi sul Nuraghe Arrubiu nacque inoltre il rapporto di amicizia e la collaborazione tra Vittorio Anedda e il professore Giovanni Lilliu, considerato il massimo conoscitore della civiltà nuragica, con il quale collaborò agli scavi del villaggio "Su Putzu" di Orroli. Nel maggio del 1950, nell'ambito dell'escursione archeologica ad Orroli programmata a valle del Congresso internazionale di Studi Sardi, Giovanni Lilliu e Vittorio Anedda illustrarono i risultati delle prime scoperte negli scavi tra i nuraghi di Orroli. Le notizie e le informazioni fornite da Anedda verranno poi riprese dall'archeologo Ercole Contu, che pubblicò nel 1952 un pezzo sul monumento in "Studi Sardi" dal titolo "La fortezza nuragica di Nuraghe Orrubiu (Nuoro)". Nell'articolo di Contu si fa riferimento alla visita di Taramelli ad Orroli nel 1918, guidato da Vittorio Anedda, nonchè alla descrizione del sito archeologico fatta su Il Giornale d'Italia nel 1922. Contu afferma come "la notizia destò allora meraviglia ed incredulità" ma la cosa cadde tuttavia "nella dimenticanza"; per avere "un'altra breve descrizione" del nuraghe bisognerà aspettare quindi la pubblicazione dell'articolo Una visita di studiosi di archeologia ad Orroli in un importante villaggio preistorico: il grandioso complesso del nuraghe "Arrubiu" su Il Quotidiano Sardo del 14 gennaio 1950, sempre ad opera di Anedda[3]. In tale articolo, Vittorio Anedda raccontò del sopralluogo nell'area archeologica del professore Gennaro Pesce, sovrintendente alle Antichità della Sardegna e del professore Giovanni Lilliu, direttore degli scavi nel villaggio preistorico di Orroli, offrendo una accurata descrizione del sito. Nel 1952 Vittorio Anedda partecipò a Roma al II Convegno nazionale degli Ispettori Onorari alle Antichità dove ebbe modo di far conoscere scritti, foto e disegni sul monumento orrolese, facendosi promotore di specifiche visite di ricercatori al sito. Per l'avvio dei primi interventi di scavo nell'area archeologica del Nuraghe Arrubiu bisognerà tuttavia attendere il 1981. Le campagne di scavo proseguirono fino al 1996, per poi essere riprese a partire dal 2012.

L'attività di studio del Nuraghe Arrubiu da parte di Vittorio Anedda venne citata anche dallo scrittore Marcello Serra nella sua opera più importante, Sardegna, quasi un continente, pubblicata nel 1958, dove parlò di Anedda come di "un archeologo istintivo e geniale che per molti lustri, con passione incompresa, ma con singolare sagacia, ha frugato fra queste pietre, individuando e rilevando tutta la zona nuragica"[4].

Dediche

  • A lui è stata dedicata la Via Vittorio Anedda nel Comune di Orroli.

Onorificenze

«in considerazione di particolari benemerenze»
— Roma, 2 giugno 1953. Su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.
  • Ispettore Onorario Antichità e Belle Arti (1951 - 1959)

Bibliografia

  • Gianni Onano, Sul solco della memoria, Vittorio Anedda il Padre del Gigante Rosso e intrepido avventuriero, Cagliari, Arkadia Editore, 2018, ISBN 978-88-68511951.
  • Fulvia Lo Schiavo e Mauro Perra, Il nuraghe Arrubiu di Orroli. Vol. 1: torre centrale e il cortile B: il cuore del gigante rosso, Cagliari, Arkadia Editore, 2017, ISBN 978-88-68511-500.
  • Marcello Serra, Sardegna: quasi un continente, Cagliari, Editrice sarda F.lli Fossataro, 1958.

Voci correlate

Controllo di autoritàSBN GEAV026479
  1. ^ Gianni Onano, Sul solco della memoria, Vittorio Anedda, il padre del Gigante Rosso e intrepido avventuriero, Cagliari, Arkadia Editore, 2018
  2. ^ Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra, Il nuraghe Arrubiu di Orroli. Vol. 1: torre centrale e il cortile B: il cuore del gigante rosso, Cagliari, Arkadia Editore, 2017
  3. ^ Ercole Contu, La fortezza nuragica di Nuraghe Orrubiu presso Orroli (Nuoro), Studi Sardi, X-XI (1950-1951), 1952
  4. ^ Marcello Serra, Sardegna, quasi un continente, Cagliari, Editrice Sarda F.lli Fossataro, 1958