Festa di sant'Alfio a Lentini
La festa di sant'Alfio o meglio i festeggiamenti in onore dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino sono la più importante festa religiosa della città di Lentini, la quale celebra i suoi santi patroni tutelari. Si svolgono tutti gli anni il 9-10-11 maggio e il 2 settembre (data che ricorre il rientro delle sacre reliquie dei tre fratelli in città, nel 1517). Sant'Alfio è considerato il patrono dei muti.
Festeggiamenti in onore dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino | |
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Tipo | religiosa locale |
Periodo | Dal 9 all'11 maggio; 2 settembre |
Celebrata a | Lentini (SR), San Fratello (ME), Sant'Alfio (CT), Scifì (frazione di Forza d'Agrò, ME), Trecastagni (CT), Vaste (frazione di Poggiardo, LE), Stati Uniti d'America e Australia |
Religione | Cattolicesimo |
Oggetto della ricorrenza | Martirio dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino; rientro delle loro spoglie |
Tradizioni religiose | I Nuri, a Via, offerta della cera, processioni |
Tradizioni profane | Luminarie, cerei, altre |
Tradizioni culinarie | arancini, gelati, crispelle |
Vita dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino
Nelle Puglie, terra in cui il Cristianesimo ebbe una larga diffusione sin dai primi secoli dopo Cristo, vi è un piccolo villaggio composto da poche migliaia di abitanti: Vaste, antichissima città sotto la dominazione greca e poi romana, che in un tempo assai remoto godette di grande fama. Qui, agli albori del III secolo, nacquero i tre fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino. Dai nobili natali, discendevano da Benedetta di Locuste - anch’ella martirizzata - e dal Principe Vitale, padre di quattro figli (la primogenita fu madre del martire Erasmo). I loro nomi, le cui radici presentano eminentemente una derivazione ellenica, evidenziano tre significati ben precisi: Alfio (di carnagione chiara), Filadelfo (amico del fratello), Cirino (piccolo signore).
Nel 250 l'imperatore Treboniano Gallo, succeduto a Gaio Messio Quinto Traiano Decio, emanò un editto in cui si esigeva che ogni persona sospettata di Cristianesimo offrisse incenso ad una qualsiasi divinità romana, Imperatore compreso. La validità di questo editto venne estesa su tutto il territorio romano, colpendo indifferentemente i membri delle diverse comunità cristiane, i loro beni e la loro fede. Nel 251 il prefetto Nigellione ordinò che tutti i cristiani di Vaste fossero condotti al suo cospetto. Furono arrestati molti individui fra cui i santi fratelli e questi ultimi, dopo esser stati interrogati, vennero condotti a Roma e successivamente a Pozzuoli dal prefetto Diomede, famoso per la rapidità delle sue sentenze. Diomede tentò qualsiasi lusinga per farli distogliere dalla loro fede, ma non riuscì nel suo intento. Alfio, Filadelfo e Cirino, essendo di nobile famiglia, furono risparmiati ed inviati in Sicilia.[1]
Il 25 agosto del 252 giunsero a Taormina da Tertullo, giovane patrizio romano e preside dell'isola, che aveva acquistato la fama di funzionario integerrimo ed autoritario. Costui li accolse nel suo maestoso palazzo per interrogarli, ma non riuscendo a scostarli dal loro credo li affidò ai soldati capitanati da Mercurio. Furono quindi inviati a Lentini, ove trovarono la morte. Durante il tragitto, il gruppo costeggiò l'Etna e si fermò dove in seguito nacquero i paesi di Sant'Alfio e Trecastagni.[2] Verso la fine di agosto, di sera, giunsero a Catania e furono rinchiusi in un carcere che ai giorni nostri si trova in una chiesa di fronte all'ospedale santa Marta, l'Immacolata ai Minoritelli. Lì è possibile ammirare una lapide in marmo e un quadro. All'alba vennero avviati a Lentini e attraversarono il fiume Simeto ch'era in piena. Vi furono spinti da otto soldati fanatici pagani; i tre fratelli lo passarono incolumi, mentre gli otto soldati che li avevano spinti e seguiti annegarono. Il 2/3 settembre del 252 giunsero finalmente a Lentini: la città si presentava ricca di palme, ulivi, viti, fiorente d'ogni verdura e di fiori. Marco Tullio Cicerone la definì il «granaio di Roma». Vennero affidati al Ministro Alessandro (vicario di Tertullo) che, dopo vari interrogatori, li condusse infine nelle carceri del luogo.
Vivevano in città due giovani contesse, di nome Tecla e Giustina, cugine tra loro nonché ricche proprietarie terriere. Tecla - cugina di Alessandro - da oltre sei anni soffriva di un’irreversibile paralisi alle gambe; Giustina invece era cieca in un occhio. Nessun medico era mai riuscito nell'impresa di guarirle. Venendo a conoscenza dei prodigi che - durante il tragitto da Roma a Lentini - avevano accompagnato i tre fratelli, Tecla formulò la richiesta rivolta al cugino di voler conoscere quei giovani per implorare, mediante la loro intercessione, una miracolosa e tanto sperata guarigione. Richiesta che venne esaudita da Alessandro, con suo grande rischio, in uno dei giorni di assenza del Preside. Il vicario di Tertullo, successivamente, si convertirà al Cristianesimo e si farà battezzare con il nome di Neofito da Agatone, per poi diventare il primo Vescovo di Lentini. Egli condusse i tre giovinetti da Tecla e quest'ultima, con animo ricolmo di speranza, chiese loro di intercedere con preghiere rivolte alla sua salute; e così fu. Il mattino seguente, trovandosi miracolosamente guarita, decise di recarsi al carcere per ringraziare i tre giovinetti con l'aiuto di Alessandro, visibilmente sbigottito. Anche Giustina fu guarita. Da quel giorno, Tecla continuò a far loro visita segretamente insieme alla cugina assistendoli, confortandoli e portando loro dei viveri per rifocillarsi nelle notti di miseria e solitudine.
Tuttavia la sua opera durò poco giacché Tertullo, arresosi di fronte alla loro inflessibile fede, emanò la sua inappellabile sentenza. La sterminata piazza di Lentini era gremita di folla in attesa di un grande evento storico: dopo averli fatti girare ammanettati e frustati per le vie della città, esposti nudi e scalzi allo scherno del popolo inferocito ed urlante, ad Alfio venne strappata la lingua, Filadelfo bruciato su di una graticola e Cirino, nondimeno, gettato in una caldaia d'olio bollente. Era il 10 maggio del 253. Alfio aveva ventidue anni e sette mesi, Filadelfo ventuno, Cirino diciannove e otto mesi.
Nel mentre Tertullo fece arrestare e martirizzare due giovani lentinesi presenti al sacrificio, Cleonico e Stratonico, poiché osarono inveire contro il tiranno accusandolo di crudeltà. Su ordine del Preside dell’isola, i corpi martirizzati e privi di vita dei Tre Fratelli furono legati con funi e trascinati in una foresta, per poi esser gettati in un pozzo vicino la dimora della nobile Tecla. Nella notte tra il 10 e l'11 maggio, accompagnata da Giustina, estrasse i loro corpi conferendone una dignitosa sepoltura sfruttando una piccola grotta nelle immediate vicinanze. Nel 261, in quel luogo ormai sacro, fu eretto un maestoso tempio in onore ai santi martiri originari di Vaste. Ancora oggi è possibile osservare il luogo della sepoltura all'interno della Chiesa Madre (Ex Cattedrale) Santa Maria la Cava e Sant'Alfio di Lentini. La breve vita terrena dei tre santi si concluse, dunque, in modo tragico. Essi vennero però a costituire il seme della chiesa lentinese, che ebbe il privilegio di essere elevata a sede vescovile, sino al 790.
Festività e riti
I festeggiamenti in onore dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino vengono annunciati il 1º maggio dal suono delle campane della Chiesa Madre e dallo sparo di mortaretti (alle ore 07:00, 08:00, 09:00. 11:00 e 17:00). Durante la notte precedente u paraturi ha addobbato con drappi rossi e bianchi l'Ex Cattedrale ed è stato preparato l'altare sulla cripta che racchiude il sepolcro dei tre fratelli. Le bande musicali percorrono le vie cittadine per annunciare a tutti l'evento della festa. Alle ore 20:00, presso la Chiesa della Fontana eretta nel luogo in cui i tre santi subirono il martirio e ove fu strappata la lingua a sant'Alfio (la leggenda narra, a riguardo, che qui sgorgarono tre sorgenti d'acqua), viene celebrata la novena dei santi martiri. L'altare è ornato con rose rosse e fiori bianchi di sambuco. Dall'1 al 9 maggio il cerimoniale della festa prevede, ogni giorno: all'alba spari e suono di campane; alle 11:00 e alle 17:00 novena; la sera novena solenne nella Chiesa della Fontana. Nel frattempo, nel carcere (o grotta) dei tre santi sita in Via Paradiso, viene allestita la scena del martirio. Nella cappella che custodisce il fercolo di sant'Alfio si lucidano gli argenti e si provano le luci. Le strade si riempiono di bancarelle. Sono allestite le luminarie. Nella Chiesa della Campana si prepara il busto reliquiario contenente il cuore di sant'Alfio.
Alle ore 20:00 del 9 maggio viene aperto il portone principale della Chiesa Madre. Esce il Capitolo dell'Ex Cattedrale, con gli anziani della confraternita che indossano la gualdrappa di velluto nero lucido. Seguono chierichetti, canonici, comitato dei festeggiamenti, devoti spingitori, labor non honor, scout, banda musicale. Il corteo passa davanti al municipio dov'è issato il gonfalone della città. Va alla Chiesa della Campana attraverso Via Regina Margherita e Piazza Oberdan e Via San Francesco d'Assisi. Breve sosta davanti alla Chiesa della Campana, rintocco della campana e fuochi d'artificio alle 21:00. Il corteo si spinge fino alla Chiesa della Fontana, risale via Lisso fino a Piazza Oberdan e di nuovo a Piazza Duomo tra la folla festante. Qui in piazza avviene u iocu focu del 9 maggio alle ore 23:00, uno dei momenti culminanti della festa: il grandioso spettacolo dei fuochi d'artificio. Il busto reliquiario è fatto rientrare in Chiesa Madre. Tutto è pronto per l'atteso momento successivo. I devoti spingitori si riuniscono davanti all'Ex Cattedrale. All'1:00 del 10 maggio si ha il rintocco della campana dell'orologio, lo scampanio del campanone principale, lo sparo di botti e l'apertura delle porte dell'Ex Cattedrale. I devoti spingitori gridano alcune invocazioni come «Agghiamamulu a Sant'Affiu!», «Agghiamamulu 'ccu tuttu u cori a Sant'Affiu!» o «Prima Diu e poi li Santi!» e la folla rispettivamente con «Sant'Affiu!» o «Mattri Santi!». Inizia a questo punto uno dei momenti più suggestivi: i Nuri che percorrono il Giro Santo (a Via). Uomini a torso nudo, scalzi, indossando solo un paio di calzoni bianchi corti e un nastro rosso, tenendo una mano dietro la schiena e nell'altra un cero o un mazzo di fiori. Corrono per le strade di Lentini ricordando il giro che fecero i Tre Martiri. Dietro a loro corrono anche le donne, scalze. Una corsa silenziosa, tra due ali di folla ammutolita.[3]
Alle ore 9:00 del mattino seguente, nell'altare eretto sulle tombe dei tre santi martiri all'interno della Chiesa Madre, i sacerdoti celebrano la santa messa. La gente si riunisce in Piazza Umberto con indosso i vestiti migliori (i robbi di sant'Affiu). Dalla porta laterale della Chiesa Madre, in Via Garibaldi, esce portato a spalla dai canonici lo scrigno con le reliquie dei tre santi. Lo scrigno viene poggiato sul fercolo di sant'Alfio e spinto davanti alla porta della chiesa: è a nisciuta do Santu. Sono le 10:00 del mattino. Tripudio di fuochi d'artificio. Il corteo esce dal sagrato: tempietto argenteo del santo e dietro i chierici, i cavalieri del santo sepolcro con l'antica divisa (mantello bianco crociato di rosso) e le loro dame, le associazioni cattoliche, la deputazione, i canonici, il comitato dei festeggiamenti, i devoti spingitori, i labor non honor, gli scout, la banda musicale. Sindaco e giunta comunale si aggiungono al corteo quando questo passa davanti al Municipio. La folla dona alla "vara" fiori, ceri, nastri, banconote; i bambini sono avvicinati alla statua e simbolicamente donati al santo. Il corteo effettua il Giro d'onore in Piazza Umberto. Poi continua il giro per le strade principali della città. Alcuni dei momenti più salienti del giro del fercolo di sant'Alfio sono la salita presso la Chiesa di Santa Croce e arrivo presso l'arco trionfale (Potta Jaci), la porta dell'antica città sita in Piazza Oberdan. Dopo il fuoco dell'1:00 dell'11 maggio, il fercolo va a riposare presso la Chiesa della Fontana.
La mattina seguente l'arcivescovo di Siracusa celebra il solenne pontificale in onore dei tre santi martiri. Di pomeriggio la "vara" riprende il suo giro: l'antico quartiere san Paolo, la Chiesa della Trinità. Quasi all'alba sparo del mortaio e suono delle campane: sono aperte le porte della Chiesa Madre. Si forma un corteo composto dal Capitolo dell'Ex Cattedrale e dal sindaco, che risale Via Regina Margherita andando incontro al fercolo di sant'Alfio che finisce il suo giro riportato in Chiesa Madre. Nuovi boati e saluti da parte di folla e campane.
I festeggiamenti in onore dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino a Lentini rientrano negli appuntamenti religiosi, culturali e folkloristici più importanti nel panorama italiano e siciliano.
La chiesa e i santi martiri
Alfio, Filadelfo e Cirino sono tre santi cristiani del III secolo. Secondo la tradizione agiografica erano tre fratelli, figli di due patrizi di fede cristiana (Vitale e Benedetta), vissuti nella cittadina di Vaste in provincia di Lecce. I tre sarebbero stati uccisi durante l'epoca delle persecuzioni imperiali, accusati di aver provocato la generale rovina in cui era caduto l'Impero romano. Si concludeva così la breve vita terrena dei tre santi, ma il loro sangue non era stato versato invano. L'ultimo vescovo Costantino (787), intimorito dai pericoli di un'imminente invasione musulmana, impose in gran segreto il trasferimento delle sacre reliquie nel suo convento di Fragalà al principio del IX secolo e da allora i lentinesi non ne ebbero più notizie. Sino al 22 settembre del 1516 quando alcuni operai, nell'abbattere un muro del monastero di Fragalà, trovarono nascosta in un sacco di tela una cassetta contenente ossa umane e un manoscritto in greco antico. Informato l'abate, questi si premurò di far tradurre il documento che confermò essere quelle ossa i resti umani dei tre giovani fratelli che erano stati martirizzati a Lentini. Grande fu la gioia dei monaci che, dopo una solenne processione, conservarono le reliquie nella loro chiesa sotto l'altare da tempo consacrato ai tre martiri. La notizia ben presto giunse a Catania e poi a Lentini, dove si decise di mandare cinque sacerdoti e un laico alla badia di Fragalà per sondare gli umori di quei monaci e nello stesso tempo per studiare la topografia del convento nel caso si dovesse optare per un ricorso alla forza. La missione non ebbe, purtroppo, un esito felice: sulla loro richiesta i monaci non si pronunciarono apertamente, avallarono diritti e chiesero di sentire prima i loro superiori.
Al ritorno a Lentini questa presa di posizione fu illustrata dagli sconfitti ambasciatori ai loro concittadini che, desiderosi di avere al più presto i resti dei propri martiri protettori, votarono ad unanimità in assemblea di armare una spedizione per avere con la forza quello che non erano riusciti ad ottenere con la forza di quella legge naturale che dava loro il diritto al possesso delle sacre reliquie. Questa, al comando di Giovanni Musso, giunse sul far della notte del 29 agosto di fronte al convento di Fragalà. Dopo aver bussato ripetutamente e rassicurato i monaci delle loro intenzioni i lentinesi, visti vani i tentativi di pacifico accesso, decisero l'azione di forza. In breve entrarono nel cortile. Ai monaci, impauriti per quella brusca invasione di armati, parteciparono ancora una volta il nobile scopo della loro missione, che altro non era di ritornare in possesso delle reliquie dei loro Santi protettori; reliquie che alla fine furono loro consegnati dall'abate. il 2 settembre 1517, quindi, ottanta cavalieri entrarono al galoppo a Lentini accolti dagli applausi e portavano, sorretta da fra servo di Dio la cassetta con le reliquie dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino. Questa fu consegnata ai sacerdoti della chiesa di Lentini e, dopo una solenne processione, venne custodita nella chiesa dei martiri.
Ma se il cittadino era stato soddisfatto nelle sue aspirazioni la chiesa leontina, invece, non poteva chiudere questo capitolo della sua nobile storia con quell'atto di forza extra legem. Così mandò vari doni ai monaci di Fragalà e, successivamente, tramite la brillante arringa di difesa di don Costantino, inviato espressamente dal senato lentinese in Vaticano, chiese e ottenne dal sommo pontefice Leone X la conferma della titolarità del possesso delle reliquie e la remissione di ogni censura.
I vescovi lentinesi fino al IX secolo
La breve vita terrena dei tre santi si concluse, dunque, in modo tragico. Essi vennero però a costituire il seme della chiesa lentinese, che ebbe il privilegio di essere elevata a sede vescovile sino al 790. Il primo vescovo di Lentini fu Neofito, nuovo nome di quell'Alessandro, vicario di Tertullo, convertitosi anch'egli al cristianesimo e consacrato nel 259. Seguirono Rodippo (290), Crispo (305), Teodosio Maratonide (338), Feliciano (372), Herodion (407), Teodosio (438), Crescenzio (496), Luciano I (538), Alessandro (600), Lucido (643), Luciano II (649) e infine il già citato Costantino (787), con il quale si chiude la serie storicamente accertata.
Inni ai santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino
Col passare del tempo, i cittadini lentinesi hanno elaborato una serie di inni in onore dei loro santi patroni. Attualmente, gli inni maggiormente utilizzati sono due.
A Lentini di zagara adorna
Testo di monsignor Salvatore Moschitto, musica di don Paolo Leggeri
1. A Lentini di zagara adorna,
nella luce dei santi più bella,
il tuo sangue, cadendo, risorse
in fulgore di splendida stella.
Ritornello: O martire Sant'Alfio,
dammi l'ardente brama
del cielo e dell'amore,
dammi la forza indomita
di confessar la fé.
2. Tre fratelli di stirpe latina,
in quell'era di strage e tormenti,
dieder forti la vita novella,
per ardore di fede roventi.
Ritornello: O martire sant'Alfio…
3. In un'alba di maggio dorata
tre cherubini spiriti aleggianti,
sorvolando con strofe desiata,
tre corone riportano al cielo.
Ritornello: O martire Sant'Alfio…
4. Le corone che mai sulla terra
vengon spente dall'ira e dal sangue,
che dal mondo ne fanno una serra
di germogli, di gigli e di Santi.
Ritornello: O martire Sant'Alfio…
O Sant'Alfio glorioso
Testo di don Giovanni Maria D'Asta
1. O Sant'Alfio glorioso
dal tuo trono eccelso in ciel
volgi il guardo tuo pietoso
sul tuo popol fedel.
Ritornello: Tutti noi concittadini
t'invochiamo con amor
o Sant'Alfio su Lentini
le tue grazie spargi ognor.
2. Tre fratelli giovinetti
Alfio Filadelfo e Ciro
per la fede nei lor petti
il martirio qui subiron.
Ritornello: Tutti noi concittadini
v'invochiamo con amor
o fratelli su Lentini
vostre grazie date ognor.
Leggende
Attorno alle tre figure dei santi martiri della chiesa di Lentini ruotano numerose leggende e credenze popolari che vengono trasmesse oralmente da padre in figlio. Alcune di esse trovano riscontro nelle documentazioni storiche, altre sono basate su testimonianze scritte dagli storici, altre ancora vengono semplicemente raccontate. Qui di seguito ne riportiamo alcune.
La leggenda del Simeto
Si narra che durante le persecuzione dei cristiani da parte dei romani, i tre fratelli di Vaste, giunti ormai nei pressi di Lentini, più esattamente al fiume Simeto, si trovarono nella necessità di doverlo attraversare, avendo i soldati romani alle loro spalle: il Simeto era allora più grande e vorticoso di quanto sia oggi. I tre fratelli, non avendo alternative, si avventurarono in quelle acque turbinose ma invece di affondarvi vi camminarono sopra, mentre i soldati romani che volevano prenderli vi annegarono.
La leggenda del cavallo
Nella grotta rupestre di Tertullo, chiamata a rutta di ra Tattullu o più semplicemente il carcere dei tre santi, nella parte di destra in alto si possono vedere delle orme di zoccoli di cavallo, di cui non si sa ben spiegare l'origine. Alcuni dicono sia stato un cavallo alato, altri dicono si trattasse del cavallo di Tertullo che cadde dalla sommità della grotta, altri ancora le attribuiscono al mito di Pegaso alato.
La leggenda della peste
Quando i tre fratelli originari di Vaste giunsero a Lentini, la trovarono appestata. Riuscirono però a miracolarla, liberandola dalla peste. Oggi, nella chiesa di San Francesco di Paola, a sinistra dell'altare, si trova un frammento di roccia che conserva le orme dei tre fratelli che sarebbero state lasciate nel momento in cui Lentini fu liberata dalla peste.
La leggenda dei pozzi
Quella dei pozzi è forse l'unica leggenda che si avvalga di elementi materiali che ne spieghino l'origine. Si racconta che, durante il martirio dei tre fratelli, la lingua mozzata di Alfio sia caduta a terra, facendo tre balzi e scavando tre pozzi. Ancora oggi nella chiesa di Maria della Fontana, edificata sulle basi di un foro romano, è possibile vedere i tre pozzi nel luogo in cui avvenne il martirio. In occasione della festa patronale, quello centrale viene aperto e l'acqua santa contenuta miracolosamente si innalza di livello.
La leggenda del terremoto
Questa leggenda riguarda sempre la chiesa di Maria della Fontana (o dei tre santi), nella cui abside si trovano le statue di cera raffiguranti i tre fratelli. Si racconta che il 2 settembre 1517, in occasione del ricordo della traslazione delle reliquie, le statue vennero portate fuori dalla chiesa. Nello stesso istante si abbatté su Lentini un violento terremoto, tanto che le statue vennero immediatamente riportate all'interno e il sisma cessò. Da allora non vennero più spostate.
Curiosità
- Nella notte tra il 10 e l'11 di maggio il fercolo di sant'Alfio viene riposto all'interno della Chiesa della Fontana con lo sguardo rivolto verso i fratelli, collocati da secoli nell'abside. Quest'antica usanza rispecchierebbe l'unione fraterna tra i santi martiri, la quale supera ogni barriera temporale.
Festività in Italia
I santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino sono patroni/compatroni delle seguenti città italiane:
- Lentini
- San Fratello
- Sant'Alfio
- Scifì (frazione di Forza d'Agrò)
- Trecastagni, compatroni
- Vaste (frazione di Poggiardo)
Sono venerati nelle seguenti città italiane:
Festività nel mondo
I santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino sono celebrati nelle seguenti città sparse per il mondo:
- Lawrence, dal Massachusetts
- Omaha, dal Nebraska
- Swedesboro, dal New Jersey
- Silkwood, dal Queensland
Note
- ^ Giuseppe Pitrè, pp. 234
- ^ Giuseppe Pitrè, pp. 235
- ^ Giuseppe Pitrè, pp. 287
Bibliografia
- Giuseppe Pitrè, "Feste patronali in Sicilia", Volume unico, Torino - Palermo, Carlo Clausen, 1900.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su festa di sant'Alfio a Lentini
Collegamenti esterni
- Sito Ufficiale della Chiesa Madre (Ex Cattedrale) di Lentini
- Sito Ufficiale dei "Devoti Spingitori" della Vara di Sant'Alfio
- Breve agiografia dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino | Emanuele Grillo
- Descrizione accurata della Festa | Elio Cardillo
- Sito dedicato alla vita e al martirio dei Santi Alfio Filadelfo e Cirino, Patroni della città di Lentini | Francesco Centamore
- Video riguardante i Festeggiamenti in onore dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino | Salvo Vinci
- http://www.lentinionline.it/lentini_ss_santi.htm | www.lentinionline.it
- http://www.lentinionline.it/itin_foto_salfio.htm | www.lentinionline.it
- Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino | Santi e Beati